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Bilancio Continental: È stata un'annata di esperimenti - Cos'ha funzionato e cosa non è andato

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La Mg.Kvis-Trevigiani impegnata nella cronosquadre iridata © BettiniphotoIl dibattito circa le Continental italiane ha infiammato l'autunno 2013 e le discussioni attorno ad esse non si sono placate per tutto il 2014. Frange di ortodossi e di innovatori si sono scontrate più volte, dal vivo, negli incontri promossi da Ruggero Cazzaniga, come sui giornali e sui social network. Finita la stagione agonistica in Italia, è arrivato il tempo di tirare le somme e valutare questo esperimento.

Cosa ha funzionato
Uno dei principali vantaggi della presenza delle Continental è essenzialmente la possibilità di chiamare sei squadre in più alle gare italiane professionistiche. E dunque i vari organizzatori italiani non si sono trovati nell'imbarazzo di corse con 60, 70 corridori, come è successo per i colleghi spagnoli. Si temeva che l'accesso delle Continental alle corse dilettantistiche venisse sistematicamente ostacolato, invece non è stato così, anzi in alcuni casi è avvenuto l'esatto contrario (come vedremo). E nelle suddette corse le Continental hanno rivaleggiato con Zalf e Colpack, soffiando loro qualche successo: 8 le gare nazionali andate a team Continental, 6 quelle internazionali su territorio italiano. Ma più che i risultati, l'importante è che ci fosse il confronto, anche per capire chi fosse da convocare ai Mondiali. Tutte le Continental, chi più o chi meno, hanno portato i propri corridori all'estero, con esperienze spesso vincenti più che in Italia.

Cosa non ha funzionato
Purtroppo tra le promesse della Federazione ed i fatti c'è stata una sensibile discrepanza. Si disse che le Continental sarebbero state tutelate dai giri di luna degli organizzatori, così non è stato. Esemplare il caso della Sabatini, dove l'organizzazione si è "accontentata" di avere 12 team al via tra World Tour e Professional, ha aumentato a 10 il numero di corridori ammessi al via per squadra e se l'è cavata così. E anche quando le Continental erano ammesse, il trattamento non è stato dei migliori: quasi mai rimborsate, nelle corse a tappe spesso mandate nelle ospitalità più lontane, in situazioni di evidente disagio per gli atleti. D'altra parte, la qualità media si è rivelata spesso scarsa, ed i corridori delle Continental che hanno ottenuto risultati di rilievo nelle corse professionistiche sono per lo più ex professionisti o Élite non proprio di primo pelo. In soldoni, i talenti del vivaio italiano sono rimasti per lo più ancorati alle formazioni dilettantistiche. Come vedremo nella successiva analisi, inoltre, tutte le squadre (con l'unica eccezione della Mg.Kvis) hanno affrontato difficoltà non da poco, come calendario povero o radicalmente ridimensionato in corso d'opera, incertezza per il futuro, assenza di risultati.

Le 6 squadre: promossi e bocciati
Ogni formazione ha interpretato a suo modo le possibilità concesse dal regolamento federale. La più attinente agli schemi predefiniti è stata forse la Mg.Kvis-Trevigiani: hanno corso tanto, sia all'estero che in Italia, ed in tutte le categorie, non precludendosi nulla. Ed i risultati non sono mancati: 7 vittorie totali e tanti piazzamenti. Busato ha vinto la Kreiz Breizh e si è garantito finalmente l'agognato contratto professionistico, così come Chirico che ha colto il risultato più importante, un secondo posto al Circuito de Getxo con in corsa diversi atleti di livello. Soprattutto, l'annata appena trascorsa è parsa come un rodaggio per l'anno che verrà, per il quale l'Mg.Kvis ha costruito una formazione più competitiva. Totalmente diversa l'impostazione invece dell'Area Zero, che ha agito da team professionistico a tutti gli effetti: nessuna corsa nel calendario dilettantistico, con conseguente programma gare un po' povero. Va detto che il programma iniziale era radicalmente diverso e molto più internazionale, segno che in qualche modo le cose non sono andate come ci si aspettava. Pasqualon (2 successi) e Chinello hanno ottenuto i risultati più eclatanti, tra i giovani Petilli si è mostrato come il più interessante.

A metà il giudizio per la Marchiol, unica squadra con la "doppia" formazione e molto bene sul calendario italiano con i successi di Cecchin, Vaccher e Antonini, ma povera di talenti nella categoria Under 23 e poco presente all'estero, vista giusto in alcune occasioni tra Svizzera, Francia e Balcani. Discorso simile per il Team Idea, apprezzabile nell'impegno delle corse, nonostante un po' di problemi (Dall'Oste che ha dato buca a inizio stagione e Delle Stelle "scappato" alla Mg.Kvis) ma un po' troppo umorale nel suo assetto interno, con l'annuncio di chiusura a metà stagione rettificato a inizio settembre. Una conseguenza di ciò è la perdita del maggior talento in organico, Davide Ballerini: anche lui andrà tra le fila dell'Mg.Kvis.

Bocciatura per la Vega-Hotsand, la formazione più lontana dallo spirito sotto il quale la Federazione ha promosso le Continental. Per entrare nel quadro delle squadre ammesse hanno sfruttato i punti di Sante Di Nizio (il corridore più "anziano" di queste formazioni) in gare amatoriali, non proprio il modo corretto di utilizzare la multidisciplinarietà, e hanno messo in organico giovani corridori palesemente non pronti per confrontarsi con la categoria professionistica, in modo tale da rientrare nei parametri richiesti per l'età media. Un modo di fare che cozza nettamente con le richieste di progettualità, sebbene nelle regole, che ci spinge a farci una domanda: che bisogno c'era di ottenere la licenza Continental?

Anche per la Nankang-Fondriest si è trattato di una stagione da dimenticare, ma va ricordato che a inizio anno Forconi e Borgheresi sono stati costretti a ripartire da zero, col main sponsor andato via alla chetichella e diversi atleti di punta che han subito trovato un'altra sistemazione. Chi è rimasto è ripartito a marzo con un evidente svantaggio rispetto ai colleghi. Vista però la forza del nuovo sponsor, può darsi che la prossima stagione risulti meno negativa.

Stato dell'arte
Dopo il primo anno di sperimentazione, il progetto Continental può classificarsi come un mezzo fiasco. Non tanto per ciò che è successo quest'anno, ma per ciò che avverrà l'anno prossimo: a fronte di una new entry, il GM Cycling Team-Velo Club Abruzzo che parte sotto buoni auspici, con organico e staff già per lo più definiti ed entrambi di discreto livello, c'è un po' d'incertezza sul resto della comitiva. Mg.Kvis, Area Zero e Idea hanno già reso noto il loro impegno per il 2015, per Vega e Nankang si attendono notizie, mentre in casa Marchiol si va verso la fusione col team svizzero Roth Felt di staff e organico, ancora tutta da definire. La nota più negativa però è che resta alta la diffidenza dei team dilettantistici italiani, ancor meno interessati a fare il salto di categoria. Ciò significa che anche l'anno prossimo avremo Zalf e Colpack (soprattutto Colpack, visto che la Zalf vedrà tanti dei suoi cambiare casacca) a spadroneggiare sul territorio, e gli altri a raccogliere le briciole. Una situazione di squilibrio che a lungo andare può risultare lesiva: che ne sarà degli altri team, se continueranno a correre per un piazzamento? E cosa ne sarà dell'interesse per le gare regionali, per lo spettacolo, se continueremo ad assistere a doppiette, triplette degli stessi team?

La mancanza di equilibrio attuale è evidente. Tuttavia, non si possono costringere queste compagini col fucile spianato a cambiare idea: hanno visto gli altri in avanscoperta, si sono fatti due conti in tasca e si son resi conto che il gioco non vale ancora la candela. Per il 2015 (o il 2016, o il 2017) l'attenzione si sposta dunque sui team satellite di squadre World Tour: le regole sul numero dei corridori stranieri in organico dovrebbero equipararsi a quelle UCI, ciò significa che l'unico limite per acquisire la licenza italiana sarà quello di avere il gruppo di atleti italiano come quello più numeroso, con conseguente apertura a team internazionali in stile Etixx o Leopard Ct.

Nicola Stufano

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