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Tour of Beijing 2014: Bel Modolo di finire l'anno - A Sacha l'ultima tappa, a Gilbert la corsa

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Ottava vittoria stagionale per Sacha Modolo - Foto Tour of Beijing © WatsonUna degna conclusione per il Tour of Beijing, corsa che non ci ha entusiasmato più di tanto, ma che è giunta all'ultima tappa con diversi fattori d'incertezza. A cominciare dalla classifica, con distacchi risicati e tutta da definire dalla quinta posizione in poi; per passare alla classifica a punti, con Farrar e Mezgec a duellare. E poi c'è quella cellula impazzita che ogni tanto prevale sul ciclismo moderno, e quasi realizza i nostri sogni romantici più sfrenati. Tipo che un modesto gregario francese, all'ultimo impegno della sua carriera, vada molto vicino a beffare il gruppo lanciatissimo allo sprint.

Ecco, partiamo da quella che doveva essere una passerella, un premio alla carriera, e per poco non si è trasformata in una fuga gloriosa. 15 km dopo la partenza da Piazza Tien An Men, quando il gruppo entra nel circuito del Bird's Nest da affrontare 12 volte, Laurent Mangel, FDJ classe 1981, riesce ad andare in fuga col belga Tosh Van Der Sande della Lotto. Per Mangel non si tratta di una giornata qualunque: è il suo addio alle corse ed ha deciso di onorarlo in questo modo. La fuga tranquillizza Gilbert, distanziato di soli 3" da Martin, ma non quieta gli animi visto che per molti corridori un secondo di abbuono potrebbe valere il quinto posto: il paciere è Reinardt Janse Van Rensburg, che con la doppia funzione di difesa della posizione di Barguil e della classifica a punti di Mezgec va a prendere l'abbuono in entrambi i traguardi volanti, beffando Chernetskiy prima ed Urán poi. Nel mezzo, anche un tentativo di Pieter Serry di evadere dal gruppo per un abbuono che gli sarebbe valso un decimo posto. Oggi non si butta via proprio niente.

I due di testa, intanto, che avevano raggiunto un vantaggio massimo di 3'15" all'inizio del quinto giro, sembrano alla mercè del gruppo. Il loro vantaggio si contrae in prossimità degli sprint e si rialza dopo. Nel caso del secondo sprint si rialza un po' troppo: quasi due minuri il vantaggio del duo di testa a 10 km dal traguardo. Mangel pregusta già l'epico finale, ma deve fare i conti con le gambe in croce, sia per lui che per il suo compagno di fuga. Dietro, il gruppo ha finalmente deciso di mettersi "a pecora", come si suol indicare la posizione aerodinamica con le mani sulla parte bassa del manubrio, e sono i Belkin a dare le maggiori trenate. La velocità aumenta e c'è chi ne paga le conseguenze: Simon Yates (Orica), già fratturatosi la clavicola quest'anno, assaggia l'asfalto pechinese procurandosi qualche bella abrasione sui glutei, e per fortuna niente più. Ai -5 il miracolo sembra ancora possibile: 43" di vantaggio in altre situazioni sono stati più che sufficienti. Purtroppo non è il caso odierno. All'ultima curva, Mangel si gira, vede il gruppo a 10" ed ha un gesto di stizza: verranno ripresi all'altezza dei 500 metri dall'arrivo.

È qui che parte una caotica volata, con la Belkin in testa per Hofland troppo in anticipo. Sulla sua destra parte Sacha Modolo, che riesce a guadagnare il margine necessario per vincere: si tratta dell'ottavo successo stagionale per il trevigiano, il quale tuttavia mancava l'appuntamento vincente da 4 mesi, in corrispondenza della quinta frazione del Tour de Suisse. Un Modolo che esulta con una sicurezza quasi eccessiva, visto che il buon Greg Henderson (Lotto), anzianotto ma ancora ruspante, arriva lì al pelo a una ventina di centimetri. Ed è vicinissimo, in terza posizione, anche Edvald Boasson Hagen (Sky), ributtatosi negli sprint dopo che si è comprovato lo scarso stato di forma di Ben Swift. Segue quarto Tyler Farrar, che riesce a togliersi la soddisfazione di conquistare la classifica a punti per un solo punto su Mezgec, sesto: nel mezzo Hofland. A completare la top ten Appollonio, Swift, Ewan e Sanz. 

Conquista così Philippe Gilbert questa corsa, a coronamento di una stagione per niente da buttare, segnata da 7 successi tra i quali anche l'Amstel Gold Race. Anche Daniel Martin può dirsi soddisfatto di salire sul podio, così come Esteban Chaves (qualsiasi risultato è un successo, per quello che ha passato l'anno scorso). Dopo Rui Costa, il quinto posto se lo aggiudica Chernetskiy, il quale ha praticamente preso parte allo sprint (tredicesimo), seguono Barguil, Arredondo, Nocentini (ottavo e miglior italiano) e Urán. Nel gruppettino per la decima posizione è invece Cherel a prevalere, col suo diciannovesimo posto. 

E così il Tour de Beijing si chiude qui, per sempre. Un bene? Un male? La corsa cinese ci ha dimostrato che l'ASO non basta per fare un ciclismo bello e serio in posti esotici. Serve un clima accettabile e soprattutto interesse locale. Ritentate altrove, magari sarete più fortunati.

Nicola Stufano

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