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Giro dell'Emilia 2014: In pensione? Andateci voi! - Rebellin trionfa a 43 anni e può guardare con fiducia al 2015

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Davide Rebellin, vincitore del Giro dell'Emilia 2014 © BettiniphotoAlla sua età c'è gente che si ritira da nonno felice, nell'incenso di stampa e tifosi e nel tripudio di un Record dell'Ora (vedi alla voce Jens Voigt); oppure c'è altra gente che vorrebbe correre di più, ma si deve fermare ogni tot a causa di questo o quell'acciacco (do you know Chris Horner?). Poi c'è lui, che degli ultraquarantenni del ciclismo è l'uomo più ferreo di tutti.

Ferreo nella volontà, nella mente, prima ancora che nelle gambe. Davide Rebellin è arrivato a quota 43, traguardo tagliato due mesi fa, e quella che sta portando a termine è la sua 23esima stagione da professionista in sella a una bicicletta. Se le ultime due annate l'avevano visto centrare qualche rado successo secondario (la classifica del Tour du Gévaudan nel 2012; quella del Sibiu Cycling Tour nel 2013, con annesse una tappa nella medesima corsa rumena e una frazione nella polacca Szlakiem Grodow Piastowskich) nel mezzo di una moltitudine di piazzamenti, questo suo 2014 si chiude proprio col botto.

Il successo nel 97esimo Giro dell'Emilia, oggi, è indiscutibilmente una delle perle della sua carriera. Intanto perché giunge all'età in cui giunge (Davide si era imposto sul San Luca, già anzianotto, nel 2006); e poi perché si tratta di una delle corse più belle del calendario italiano, una delle tre più intriganti (se togliamo le due Monumento, alle quali il buon Rebellin per una serie di motivi vede preclusa la propria partecipazione), con la recente Strade Bianche e l'antica Tre Valli Varesine. Tre Valli che poi rappresentava l'ultimo successo di peso (prima d'oggi) del veneto, ottenuto nel 2011.

Vincere il Giro dell'Emilia, oltre che una sorta di chiusura del cerchio, per Rebellin rappresenta anche quella che potrebbe essere una tappa di svolta nella carriera: posto che il ragazzo non ha alcuna voglia di finirla qui, e che continua ad essere uno dei più meticolosi e scrupolosi professionisti, per quel che riguarda abnegazione e applicazione sin dagli allenamenti; posto che, visto il diradarsi degli obiettivi - vuoi perché è in una Professional minore che non riceve troppi inviti a corse importanti, vuoi perché certi suoi trascorsi non lo rendono presenza benvoluta in diverse gare di rilievo (le Monumento di cui sopra) - diventa sempre più difficile tenere alta la concentrazione tra una corsa e l'altra (e ancora, in tal senso: chapeau alla sua grande forza mentale)...

...Poste queste cose, gli consiglieremmo di ripensare i prossimi impegni: perché non dedicarsi, ad esempio, al cross in inverno? Gareggiare continuativamente sul fango rappresenterebbe per lui un nuovo stimolo e soprattutto gli permetterebbe di tenere un ritmo di gara che, alla sua età, gli diventerebbe poi utilissimo per raggiungere prima dell'autunno successivo la forma necessaria per battagliare su traguardi come quello di oggi. Insomma, perché passare un altro anno a correre tra Bulgaria e Portogallo (con tutto il rispetto) nell'attesa di sparare qualche fuoco in ottobre, e non provare ad anticipare i tempi di un motore che giocoforza si fa via via sempre più diesel?

Mentre Davide pensa a queste cose (oggi secondarie, perché in queste ore è primario festeggiare), noialtri possiamo passare a descrivere l'andamento del Giro dell'Emilia. Da come si erano messe le cose nei primi chilometri, la corsa pareva poter assumere caratteristiche di totale anarchia: fuga di 22 uomini, quasi tutte le squadre rappresentate, davanti gente d'esperienza o comunque dotata di un certo brio (tra gli altri, Emanuele Sella, Antonino Parrinello, Luca Dodi, Manuele Mori, Danilo Napolitano, Paolo Longo Borghini, Antonio Piedra, Serguei Klimov, Mattia Frapporti, Fabio Chinello), e dietro solo la Neri Sottoli a lavorare per ricucire.

Gli uomini di Scinto ci hanno comunque messo una pezza, e al km 50 il gruppo è tornato compatto. Nel giro di una trentina di chilometri ha preso il via una seconda fuga, stavolta composta da soli tre atleti che hanno avuto il via libera dal plotone: è iniziata così l'avventura di Gianfranco Zilioli, Jacques Janse van Rensburg e Sergey Firsanov. Quella di quest'ultimo è finita in verità abbastanza prematuramente, visto che appena alla prima scalata del San Luca, a poco meno di 40 km dalla fine, il russo si è staccato.

Gli altri due hanno proceduto insieme per una tornata, la prima dello spettacolare circuito finale della corsa, dopodiché alla seconda scalata dell'arcigna rampa bolognese, l'italiano ha fatto ciao ciao con la manina e si è sbarazzato della compagnia del corridore della MTN. Il buon Zilioli aveva da amministrare circa 2'30" sul gruppo, abbondante lascito degli 8' di vantaggio massimo toccati (con gli altri due) al km 109 di gara.

A quel punto della corsa, a meno di 30 dall'arrivo, non era eresia pensare che il 24enne della Androni potesse riuscire nell'impresa della vita: non facile, certo, ma neanche impossibile riuscire a salvare col cuore e coi denti quel margine fino alla fine. Purtroppo per il bergamasco conterraneo di Savoldelli (è nato a Clusone proprio come il mitico Falco), tra i sogni e la loro realizzazione s'è messo di mezzo Rebellin.

Il vecchiaccio della CCC è stato colui che, sin dalla seconda delle cinque scalate al San Luca, al termine del primo dei quattro giri del circuito, ha dato fuoco alle polveri in gruppo. Davide si è mosso con Manuel Bongiorno e Ángel Madrazo, e tale azione ha immediatamente provocato la selezione che avrebbe determinato l'esito della classica. Intorno al terzetto si è coagulato un drappello con bei giovani (la coppia Cannondale dei Davide, Formolo e Villella; Edoardo Zardini, immancabile in questa fase della stagione e pronto a supportare il compagno Bongiorno; l'interessante Louis Meintjes) e un altro vecchietto oltre a Rebellin (ovvero Franco Pellizotti, già impegnato a fare amichevolmente a spallate proprio con Davide l'altro giorno all'arrivo della Coppa Sabatini).

Anche se nella successiva discesa si è contato qualche rientro su questo drappello, sono stati proprio gli uomini citati ad andare a giocarsi la vittoria alla fine: troppo severo il giudice San Luca per permettere a chi aveva meno gambe di resistere coi più forti. La terza scalata alla salita costeggiata dallo splendido porticato ha visto ancora Rebellin andare all'attacco con Madrazo; in cima Zilioli è scollinato con 1'45" su Janse van Rensburg e 2'05" su un drappello con Bongiorno, Villella, Formolo, Pellizotti, Zardini, Rebellin e Madrazo (Meintjes si è staccato).

Al giro successivo il sudafricano è stato riassorbito dal gruppetto, che ha però perso Villella, vittima di una foratura a poco più di 15 km dalla conclusione: brutto colpo anche per Formolo, che ha così perso un prezioso supporto. Al quarto approccio al San Luca non rimaneva che un minutino a Zilioli, e lungo la salita è stato Zardini a lavorare a fondo in favore di Bongiorno, mentre proprio Formolo perdeva brillantezza. Con 45" da difendere nell'ultimo giro, Zilioli si faceva il segno della croce sperando in un miracolo, ma ben sapendo che sarebbe stato ormai difficilissimo salvarsi.

A 5 km dalla fine il margine era di appena 26", ed è stato Madrazo a rompere gli indugi sulle prime rampe dell'ultimo San Luca. Lo spagnolo della Caja Rural è scattato fortissimo e ha chiuso per primo il gap su Zilioli, a poco meno di 2 km dalla fine. Purtroppo per lui, la salita verso la Basilica è spietata con chi non fa bene i conti, e l'occhialuto iberico non si è dimostrato granché ferrato in aritmetica: superata la tremenda Curva delle Orfanelle, laddove la strada s'impenna in maniera esasperata, l'acido lattico gli ha pervaso financo i pori della pelle, lasciandolo mezzo piantato.

Proprio in quel momento Bongiorno provava a mettere a frutto il gran lavoro svolto sin lì da un encomiabile Zardini, e partiva secco; Rebellin, scafatissimo, ha preso la ruota del calabrese, e non ci ha messo troppo a prendere le misure al giovin Francesco Manuel e a saltarlo, mettendo nel mirino l'esausto Madrazo. Alle sue spalle, anche Pellizotti, salendo d'esperienza, superava Bongiorno, ma ormai era troppo tardi per sperare di riportarsi sugli altri due.

Rebellin invece aveva calcolato tutto al millimetro, ed è piombato sullo spagnolo a 600 metri dalla vetta, l'ha saltato 100 metri più avanti, ed è andato a prendersi di forza e in solitaria questa meritatissima e quantomai voluta vittoria. 11" dopo è transitato Madrazo, quindi a 15" è stato cronometrato Pellizotti, terzo (come due giorni fa a Peccioli). Nel finale Zardini (a cui resterà il senso di una corsa un po' sprecata: avesse fatto lui il capitano Bardiani e non il Bongio, forse parleremmo di un finale un po' diverso, chissà) ha superato il compagno, andando a piazzarsi al quarto posto a 27" da Rebellin, quindi il calabrese è passato quinto a 32", e Formolo sesto a 36". Zilioli, fantastica tenacia, ha salvato il settimo posto, a 1'45" dal primo e col compagno Diego Rosa giuntogli a ruota; appena dietro, Marcos García e Michel Kreder hanno completato la top ten di una corsa chiusa da appena 39 corridori (a conferma della durezza del finale sul San Luca).

Domani il GS Emilia replica col GP Beghelli, ultima gara della stagione italiana, ed estremo terreno di scontro per la vittoria della Coppa Italia a squadre tra Bardiani e Neri: in palio, la wild card per il Giro d'Italia 2015, un premio che vale una stagione per le formazioni Professional. Tra Colbrelli da una parte e Ponzi dall'altra, resterà da vedere se qualche terzo riuscirà a godere tra i due "litiganti".

Marco Grassi

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