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Mondiale in linea Under 23 2014: Bystrøm campione, Moscon impreca - Il norvegese anticipa, Gianni cade sul più bello

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Il norvegese Sven Erik Bystrøm conquista l'oro a Ponferrada © Bettiniphoto

Conclusa la gara delle Donne Juniores al mattino stavamo già a prefigurarci il film più scontato che potesse andare in onda in quel di Ponferrada per le prossime gare: corsa con pochi lampi significativi, con l'azione più volitiva penalizzata da un percorso troppo poco selettivo ed un gruppo abbastanza nutrito di atleti (40? 50? Fate voi...) a giocarsi la tanto agognata maglia iridata. A tardo pomeriggio, ora che anche gli Under 23 hanno portato a termine la propria fatica, la convinzione che un gruppo discretamente numeroso di atleti arrivi a giocarsela allo sprint nelle successive due giornate può restare ma senza dubbio qualche riserva in più la si può avere.

Merito di uno di quei corridori che sicuramente non ti saresti aspettato di veder giungere ad un alloro così importante, ovvero quello Sven Erik Bystrøm che prima di quest'oggi si era dimostrato buon corridore sì ma certamente non un crack rispetto ad altri ben più celebrati colleghi, capaci persino di calcare ribalte di un certo rango nella massima categoria. Per vincere occorre osare ed il norvegese classe 1992 (22 anni compiuti lo scorso 21 gennaio) l'ha fatto proprio nel posto giusto al momento giusto, sfruttando le ultime centinaia di metri sulla salita di Mirador (circa 5 chilometri dalla conclusione) per piazzare l'affondo a cui nessuno è riuscito a replicare con efficacia, gettandosi poi a tomba aperta in quella discesa in cui iniziava a comparire un arcobaleno iridato.

Occorre quindi stare particolarmente svegli in qualunque frangente di questa prova iridata all'apparenza scontata e la Norvegia in questo pomeriggio ce l'ha ampiamente dimostrato, andando a cogliere un risultato di squadra eccezionale (oltre al titolo mondiale anche il bronzo ottenuto da Skjerping e il quinto posto di Enger, a podio sul gradino più basso lo scorso anno a Firenze) in barba a tutti coloro che già pregustavano il finale più gettonato. Cocente delusione invece per chi in quella maglia ci ha sperato fin dal primo metro di questo mondiale, ovvero la nazionale australiana che si è presa la briga di controllare la corsa fin da subito ma che ha finito poi per disunirsi proprio nel momento topico, dovendosi accontentare della medaglia d'argento con un Caleb Ewan che se non partiva da superfavorito poco ci mancava e al quale quell'iride su strada continua a sfuggire (ci andò vicinissimo già due anni fa a Valkenburg, quando fu bruciato allo sprint da Mohoric tra gli juniores).

Epilogo diverso che si attendeva anche l'Italia, costretta per la quarta volta nelle ultime cinque edizioni del mondiale Under 23 ad accontentarsi del sesto posto come miglior risultato ottenuto e a cui forse resta il rammarico (al di là della sfortunata caduta di Moscon prima dell'ultima ascesa) per quei pochi metri che potevano contribuire a scrivere un finale diverso, dal momento che Iuri Filosi oltre ad essere il migliore dei nostri quest'oggi era sicuramente il miglior discesista e prendendo l'ultima picchiata con un qualche metro in meno da Bystrøm avrebbe potuto senz'altro aspirare a qualcosa in più, dopo una gara trascorsa dagli azzurri quasi totalmente nella pancia del gruppo, lasciando che fossero proprio gli australiani a sobbarcarsi la maggior parte della fatica per ricucire sulle varie azioni sviluppatesi. Di certo, l'epilogo finale odierno dovrà suggerire a Cassani di operare la prevista condotta garibaldina atta a far fuori alcuni clienti scomodi (impresa non impossibile anche se ardua) con un lavoro ai fianchi ben orchestrato e con un'azione decisa in uno dei punti più insidiosi del tracciato (il trampolino del Mirador può essere uno di questi). Oltre alla possibile volata con Sonny Colbrelli (che però dovrà guadagnarsela) occorrerebbe una potente stoccata da finisseur ed inevitabilmente la mente non può che tornare a Vincenzo Nibali e allo stupendo finale di Sheffield, anche se di acqua ne è passata sotto i ponti da quella giornata di inizio luglio e la condizione del siciliano è senza dubbio diversa, In ogni modo domenica avremo le risposte e nel frattempo ci sarà tutto un sabato di gare da ammirare e sperare di smuovere quel medagliere inaugurato stamane da Sofia Bertizzolo.

Partenza fissata alle ore 13 in punto con il circuito di 18,2 chilometri che per gli Under prevede 10 tornate complessive da affrontare per un totale di 182 chilometri. Il tempo che la bandierina si abbassi e dopo poche centinaia di metri un terzetto ha dato il via al primo tentativo di giornata: a proporlo l'austriaco Schönberger, il rumeno Grosu (che milita in Italia nelle file della Vini Fantini) e il turco Reis, con quest'ultimo che ha perso contatto già nel primo tratto di salita e avvicendato dall'azero Isgandarov, che ha trovato subito un buon accordo con gli altri due battistrada. Per loro una trentina di secondi di vantaggio mentre Mathieu Van Der Poel restava vittima di una caduta ed un gruppetto di quindici atleti (presenti, tra gli altri, il francese Latour e il tedesco Zepuntke) a cercare di riportarsi in testa alla corsa sfruttando i tratti in salita, salvo poi incontrare le resistenze della nazionale australiana, già particolarmente vigile in testa al gruppo (in particolar modo con Clements e Spokes).

La veemente reazione degli aussie ha avuto la conseguenza non solo di annullare l'azione degli inseguitori ma anche del terzetto di testa. Non si è però perso d'animo Sebastian Schönberger che lungo la seconda ascesa verso Confederacion è ripartito, portandosi questa volta con sè l'algerino Barbari ed il russo Kustadinchev, trovando il via libera del plotone che ha lasciato fare. Il nuovo terzetto ha pertanto aumentato il proprio vantaggio fino a toccare un massimo di 3'40" all'inizio del quinto giro, quando le acque in gruppo sono state nuovamente mosse dalla Polonia, che si è portata in testa al gruppo per preparare lo scatto di Owsian subito dopo il passaggio accanto al Castello dei Templari, suscitando la reazione di altre nazionali come il Belgio (con De Tier), la Francia (con la Tour), l'Olanda (con Hofstede) e la Norvegia (con Lunke), su cui però ha chiuso nuovamente l'Australia mentre l'Italia manteneva tutti i suoi effettivi tranquillamente a ruota,

Il passo dei fuggitivi si è fatto insostenibile per Barbari, che ha lasciato la testa della corsa già salendo verso Confederation ed è stato raggiunto dall'avanguardia del gruppo sul Mirador, dove sono stati nuovamente gli attivissimi Hofstede e Latour a cercare di portar via un'azione interessante prima dell'inizio della discesa. Chiara quindi la volontà del team olandese di animare la gara, palesata ulteriormente dallo scatto di Mike Teunissen (ex campione del mondo di ciclocross e vincitore in stagione della Parigi-Roubaix Espoirs) che ci ha provato all'inizio del sesto giro (distacco dei battistrada sceso a 1'40" nel frattempo) prima di essere presto riassorbito dal gruppo. Dopo una fase di calma apparente, in cui Schönberger e Kustadinchev hanno riguadagnato terreno (il vantaggio è risalito a 2 minuti lungo l'ascesa verso Confederation), il cileno Rodriguez ha infiammato nuovamente la situazione, lanciandosi tutto solo all'inseguimento dei due di testa; poco dopo è stata la volta di un nuovo drappello ben assortito con il tedesco Zepuntke, il francese Latour e l'olandese Hofstede (ancora loro!), il belga Van Rooy, il kazako Maidos, il sudafricano Smit e l'eritreo Gebrezgabihier che tra Confederation e Mirador è riuscito a costruire un interessante gap di circa un minuto nei confronti del plotone, nel quale l'Australia ha continuato a non scomporsi (nonostante la scivolata di Clements) ed in cui ha cominciato a fare bella mostra nelle posizioni d'avanguardia l'iridato a cronometro Campbell Flakemore. Con questa situazione si è pertanto chiusa la sesta tornata con il duo austro-russo con 1'25" sugli immediati inseguitori (che nel frattempo avevano riassorbito Rodriguez) e 2'14" sul gruppo principale.

La settima ascesa verso l'Alto de Confederacion ha indotto il tedesco Zepuntke a rompere gli indugi ed il forte passista, autore nelle scorse settimane di ottime prestazioni al Tour of Alberta (chiuso al terzo posto con un successo di tappa) a forzare l'andatura in salita, con il solo Lennard Hofstede in grado di seguirne il passo. La seconda coppia si è pertanto portata all'inseguimento della prima mentre da dietro è stato il francese Pierre-Roger Latour a palesare una condizione invidiabile producendosi in uno scatto con cui si è riportato tutto solo sul quartetto costituitosi al culmine della prima ascesa, prima che anche il kazako Maidos (precedentemente staccato dal transalpino) riuscisse a rientrare e a costituire un sestetto che poteva vantare poco più di 1'10" al nuovo passaggio sul traguardo.

Restavano quindi solamente tre tornate da affrontare (-54 chilometri al traguardo) e l'inizio dell'ottava tornata ha visto una nuova veemente reazione australiana, col vantaggio sceso sotto il minuto e con le maglie della nazionale sudafricana ad affiancarsi in testa al gruppo a quelle della formazione oceanica. Il perché è stato immediatamente chiarito all'inizio della nuova ascesa al Confederation: con un'azione particolarmente decisa è infatti uscito dal gruppo Louis Meintjes, medaglia d'argento a Firenze lo scorso anno e con la dote di un'ottima condizione fisica, ottenuta grazie alla partecipazione alla Vuelta con la MTN-Qhubeka e palesata anche dalla prova a cronometro, conclusa con un buon ottavo posto. Che il sudafricano in quel frangente non sentisse la catena lo si è visto nel momento in cui ha facilmente ripreso e staccato il drappello di testa (che nel frattempo aveva perso l'esausto Schönberger) mentre alle sue spalle scoppiava nuovamente la bagarre, nei confronti della quale l'Australia non ha fatto la piega, nonostante iniziassero a muoversi calibri importanti: dal plotone sono infatti usciti dapprima il campione europeo Stefan Kueng e il polacco Brozyna e poi anche il colombiano Bohórquez (a dimostrazione che anche per il team sudamericano cominciava ad arrivare il momento di agire) e il messicano Prado.

Meintjes ha proseguito con ottimo piglio verso il Mirador, con un vantaggio oscillante tra i 30 e i 40 secondi e proprio sull'ultima ascesa del circuito lo svizzero Kueng ha forzato il ritmo, dal momento che il gruppo alle sue spalle si faceva sempre più vicino e, proprio quando, gli inseguitori sembravano prossimi al ricongiungimento un ulteriore drappello è fuoriuscito dal plotone, andando a costituire un unico gruppo all'inseguimento del sudafricano: a comporlo il tedesco Buchmann, i belgi Teuns e Vliegen, il russo Foliforov, il francese Ledanois, gli olandesi Van Der Poel e Oomen, il polacco Brozyna e l'attentissimo Luca Chirico, che dava per la prima volta tangibile dimostrazione della presenza italiana in testa al gruppo. Situazione quindi particolarmente delicata all'inizio del nono e penultimo giro, con l'Olanda rappresentata da ben tre elementi, Francia e Germania con due rappresentanti, l'Italia presente, come detto, grazie a Chirico e l'Australia fuori dal tentativo ma impegnatissima nel proseguire nelle operazioni d'inseguimento.

Il ritmo degli aussie si è ulteriormente alzato lungo la penultima ascesa al Confederation, iniziando a far male a molti, mentre nel drappello di testa la situazione continuava a mutare col passare dei chilometri: Kueng ha finito col cedere di schianto dopo lo sforzo profuso in precedenza ed in testa, al termine di un allungo sicuramente bello a vedersi, si è portato Merhawi Kudus, il promettente eritreo della MTN-Qhubeka, reduce anch'egli da una Vuelta portata a termine a soli 20 anni e che nei giri precedenti era rimasto attardato da un inconveniente meccanico. Nonostante la buona volontà però il drappello di testa ha finito col perdere ulteriormente terreno ed il francese Kevin Ledanois (uno dei tanti figli d'arte presenti alla gara) ha tentato la fortuna verso il Mirador, ritrovandosi così a comandare la gara con una decina di secondi sugli inseguitori. Proprio sul Mirador (23 chilometri alla conclusione) la Colombia ha provato a giocare una delle sue carte più pregiate, con il vincitore del Tour de l'Avenir Miguel Angel Lopez che ha prodotto uno scatto proprio in prossimità dello scollinamento, trascinandosi anche lo spagnolo Soler ed un brillante Gianni Moscon, prima di venire riassorbito dal plotone in fondo alla discesa, che ha fatto così da preludio al suono della campana.

Ultimo giro iniziato quindi con Ledanois ancora davanti a tutti ma col transalpino che inevitabilmente ha dovuto alzare bandiera bianca all'inizio dell'ultima scalata verso il Confederation, dove prevedibilmente si è accesa nuovamente la bagarre nel plotone, alla ricerca di quell'attimo che poteva rivelarsi decisivo. La prima veemente stoccata l'ha portata il portoghese Joaquim Silva, a cui ha cercato di accodarsi per pochi metri lo spagnolo Iturria ma è stato poi un altro portacolori della Colombia ad aumentare vertiginosamente l'andatura, portandosi così al comando della gara: stiamo parlando di Brayan Ramirez, atleta che milita in Italia nel Cycling Team Cascine, che con una decisa accelerazione è riuscito a fare la differenza, guadagnando una decina di secondi su un gruppo in cui l'Australia iniziava a fare fatica a controllare la situazione in maniera impeccabile come nei precedenti giri e dove in diversi cominciavano ad accusare il caldo e la fatica (tra questi anche Federico Zurlo, uomo designato in caso di conclusione allo sprint e costretto ad alzare bandiera bianca).

In una simile situazione anche gli scatti si sono fatti più insistenti nell'avanguardia (restavano ormai poco più di 10 chilometri da percorrere) e in questa fase è salito decisamente in cattedra il nostro Gianni Moscon, che già dal giro precedente aveva dato l'idea di voler provare a lasciare un segno in questo mondiale: il trentino dapprima è rientrato sul portoghese Silva e sull'americano Putt, scattati in precedenza, e poi si è gettato con grande impeto in discesa all'inseguimento di Ramirez, che nel frattempo proseguiva sicuro nel suo tentativo. La troppa voglia di riportarsi sul colombiano ha però finito per giocare un brutto tiro al giovane trentino classe 1994, che proprio nella curva che immetteva nel ponte sulla diga che precedeva l'ultima scalata di giornata ha perso il controllo della propria bici ed è caduto pesantemente a terra nonostante il disperato tentativo di raddrizzare la traiettoria: per lui inseguimento sfumato e gruppo che lo ha preso e superato, prima che si rialzasse tenacemente e riprendesse la marcia malgrado gli evidenti segni del ruzzolone.

Ramirez pertanto è rimasto ancora in solitudine verso il culmine dell'ascesa al Mirador ma dietro di lui il gruppo si è fatto minaccioso, con un paio di stilettate che hanno indubbiamente sbrindellato l'avanguardia del plotone: la prima, operata dallo svizzero Lienhard, è servita per allungare le fila ma la successiva, di cui è stato protagonista il norvegese Bystrøm negli ultimi 300 metri di salita, ha fatto decisamente male e gli ha consentito di riprendere in men che non si dica Ramirez mentre da dietro Power ha finalmente rotto gli indugi, trascinandosi dietro l'altro colombiano Lopez, con Iuri Filosi un po' più indietro prima dell'inizio della discesa. Bystrøm ha così scollinato con 5" nei confronti degli inseguitori ed il suo vantaggio dava ancora speranze di ricongiungimento ma è stato proprio qui che il norvegese, reduce da uno stage con la Katusha, ha finito col fare la decisiva differenza, gettandosi senza alcun timore verso la picchiata che riportava il gruppo per l'ultima volta verso Ponferrada. A 3 km dall'arrivo sono diventati così 11 i secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore, in cui anche Filosi cercava di fare il possibile per ricucire il gap, senza alcun successo.

Il triangolo rosso dell'ultimo chilometro non ha fatto altro che confermare la sensazione secondo la quale riprendere Bystrøm era divenuta impresa ormai impossibile e così il norvegese ha continuato a spingere ma con la sicurezza di essere riuscito nell'impresa, che gli ha consentito di ottenere la più bella e importante vittoria della carriera dopo una serie di piazzamenti non disprezzabili (tra questi i decimi posti al Fiandre Espoirs e al Tour des Fiords, il settimo allo ZLM Tour e il nono alla Ronde Van Drenthe) che sicuramente ora potrà spalancargli le porte per un ingaggio in una formazione ben più importante. Il tutto appena all'indomani della notizia dell'assegnazione dell'edizione 2017 dei mondiali a Bergen, ragion per cui miglior spot per il movimento norvegese non poteva decisamente esserci, considerato anche che nelle scorse settimane il suo corridore più rappresentativo (Thor Hushovd, unico iridato nella massima categoria) ha annunciato il suo ritiro dall'attività agonistica.

Mentre Bystrøm alzava le braccia e riportrava in patria il titolo 17 anni dopo Kurt-Asle Arvesen (titolo conquistato, guarda caso, in Spagna a San Sebastian) il gruppo si lanciava in una volata disperata in cui restavano disponibili soltanto le medaglie dal metallo meno prezioso: 7" sono occorsi per vedere Caleb Ewan prodursi in uno spunto tanto rabbioso quanto carico di rimpianti per quel grandissimo successo che continua a sfuggirgli mentre alle sue spalle la festa norvegese è proseguita col terzo posto di Kristoffer Skjerping (vincitore di una bella tappa all'ultimo Tour de l'Avenir) e il quinto posto ottenuto dall'atteso Sondre Horst Enger, inframezzati dall'interessantissimo belga Tiesj Benoot, che ha ottenuto al fotofinish la quarta posizione. Sesto un comunque bravo Iuri Filosi, che se fosse riuscito a riagganciare il norvegese nell'ultima discesa, avrebbe potuto scrivere indubbiamente un finale diverso. Bohórquez, Davidenok, l'altro grande atteso Herklotz e Mathieu Van Der Poel hanno completato la top ten nel drappello di trentotto atleti giunto a disputarsi la volata ed in cui sono finiti anche altri delusi quali lo sloveno Pibernik (quindicesimo), il britannico Doull (diciannovesimo), il francese Boudat, altro atteso uomo veloce (solo ventisettesimo) e un Robert Power (trentacinquesimo) che al pari di Ewan può avere ben più di un rimpianto.

Tutti più distanziati invece gli altri azzurri con Luca Chirico (buono nel complesso il suo mondiale) che dopo aver speso le ultime energie in favore di Filosi (rischiando anche la caduta nell'ultimo chilometro) ha terminato 42esimo a 36", quindi è stata la volta dello sfortunatissimo Moscon (51esimo a 1'13") e delle due ruote più veloci costretti ad arrendersi prima del finale, con Zurlo 53esimo a 2'01" e Martinelli 62esimo a 3'46". Prosegue dunque il digiuno di successi che dura dal 2002 (ultimo successo ad opera di Chicchi a Zolder) mentre l'ultima medaglia conquistata (l'argento di Simone Ponzi a Varese) è ormai distante sei stagioni. Il maggior rammarico non può che riguardare la gestione dei chilometri finali, con i nostri mancati per un soffio nel momento topico (mai momento fu più inopportuno per la caduta di Moscon) visto che nelle tornate precedenti la condotta di gara meno dispendiosa possibile ha consentito ai nostri di non spendere energie supplementari che poi avrebbero potuto essere pagate in termini di uomini nel finale, anche se l'andatura operata dall'Australia ha finito per intossicare le gambe di molti, compresi i nostri velocisti. Oltre a questo appare ormai assodato come non sia possibile sottovalutare nessuna nazionale avversaria, dal momento che anche nelle categorie giovanili il livello della contesa è ormai divenuto altissimo (a maggior ragione se in molti dei presenti hanno a che fare regolarmente col professionismo).

Domani programma di gare che avrà nuovamente il suo inizio alle ore 9 con la prova riservata agli uomini Juniores (127.4 i chilometri da percorrere, distribuiti su 7 tornate) in cui Affini&Co. cercheranno di ottenere una medaglia preziosissima per tutto il settore maschile, anche se la maggior parte delle attese sarà concentrata sulla gara che dalle ore 14 vedrà in scena le donne Élite, con Giorgia Bronzini alla ricerca di uno storico tris iridato che sulla carta è meno improbabile di quanto possa apparire.

Vivian Ghianni

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