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Mondiale Cronometro 2014: Tony, can you hear me? - Wiggins le suona a Martin con un assolo fantastico. Malori 6°

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Oro iridato nella crono per Bradley Wiggins © Bettiniphoto

Primo? Sono primo? Il pollice retto di Bradley Wiggins sul traguardo, che significa primo così come "Ok, l'ho battuto!". L'oggetto è Tony Martin, mai così favorito in una crono iridata, mai così vicino al record di ori: con questo sarebbero stati quattro di fila, nessuno c'era mai riuscito. Fabian Cancellara ne ha vinti pure quattro, pur senza metterli tutti in fila. Dopo la doppietta tedesca di ieri, con Lisa Brennauer a primeggiare tra le donne e Lennard Kamna a stracciare tutti gli altri Juniores, Tony Martin pareva destinato a far da capotreno alla locomotiva d'Europa. Sir Bradley Wiggins, barba incolta, sguardo ribelle, pedalata stilosissima, gli ha rovinato il piano.

Dario Cataldo aveva lanciato l'avvertimento: «Attenti a Wiggo mercoledì, è in gran condizione». L'aveva lanciato dopo la cronosquadre in cui la Sky era rimasta troppo presto con soli quattro uomini, il minimo sindacale per staccare un tempo almeno discreto. Inutile negare che il grosso delle tirate se l'era sobbarcate il Sir, che all'arrivo non era troppo soddisfatto, per usare un eufemismo. Oggi invece è distrutto, raramente l'abbiamo visto così dopo il traguardo: a terra, la bocca aperta, le gambe che ancora girano, dopo un'ora di crono, l'asciugamano sul volto. S'è letteralmente spremuto, Wiggo, per battere Tony Martin. Questo Tony Martin.

Panzerwagen arrivava alla crono da favoritissimo: senza Fabian Cancellara, concentrato sulla prova su strada di domenica, Tony avrebbe dovuto controllare Wiggins, Dennis, magari Malori e Dumoulin. Per uno che nel 2014 ha vinto quasi tutte le cronometro disputate un'impresa non difficilissima. Già, le crono non vinte da Martin, quante e quali sono? Cinque, giusto per capire la portata del motore: nella breve prova del Dubai Tour è 4° (vince Phinney), in Algarve sono Kwiatkowski e Malori a sopravanzarlo, all'ultima tappa della Tirreno-Adriatico Malori, Cancellara e Wiggins se lo mettono alle spalle, al prologo del Romandia è 5° (vince Kwiatkowski) e nell'ultima crono, sempre al Romandia, Froome lo batte di un niente. Il resto è dominio assoluto ed incontrastato.

Difficile perciò pensare ad un altro iridato che non fosse lui. Eppure non va sottovalutata la forza mentale di Bradley Wiggins: lui, che proprio dopo il Tour 2012 vinto ha detto basta: io a far la fame per vincere un GT non ce la faccio più. Ecco, il Sir ha dimostrato più volte che se un appuntamento lo prepara, rischia di centrarlo. Esempio? L'ultima Parigi-Roubaix. La prepara bene, sa quello che vuole: non vince, nemmeno va a podio, ma perde terreno, poi rimonta, infine è nono. Soddisfatto, il prossimo anno tornerà per vincerla.

Intanto una medaglia al collo se la mette. Non che sia la prima, ma al Mondiale a crono Wiggo non aveva mai trionfato. Lo scorso anno fu argento, certamente, ma a 46" da Tony Martin. Se fosse andata come dodici mesi fa addio sogni di gloria. E invece Wiggo percorre i 47.1 km del circuito di Ponferrada dando quasi sempre l'impressione di averne eccome. Dopo il primo intertempo, dove transita a 4" da Martin, prende saldamente il comando. Finisce in crescendo e altro che sogni di gloria, qui tocca dargli un pizzicotto per svegliarlo, dirgli che sì, è tutto vero. Stacca un 56'25", poi scoppia, si piazza sul trono che non abbandonerà più ed aspetta Tony Martin. Quando il Panzerwagen sbuca sul rettilineo finale le lancette segnano già 56'26": è fatta, Wiggo!

E lui ha lo sguardo incredulo del bimbo 34enne che vince la prima corsa in vita sua, quando invece il palmarès del britannico è leggermente ricco, assolutamente variegato. Ma bisogna capirlo: forse nemmeno lui avrebbe scommesso su se stesso alla vigilia, visto il Tony Martin con cui si scontrava. Emblematica la frase, mai banale, pronunciata dal britannico in conferenza stampa: «Fino ai -5 non avevo alcun riferimento sui tempi. Poi mi hanno detto che Tony Martin era a 10" e mi sono cagato addosso». Come rendere meglio la fuga con cui Wiggins s'è portato a casa l'ennesimo oro di una grandissima carriera non ancora finita?

Si parte alle 13:30 con il macedone Gorgi Popstefanov che prende il via per primo. La vigilia è fatta di sensazioni e duelli: sensazioni che Martin coglierà il quarto oro di fila in una crono iridata, duello con Wiggins, l'unico in grado di impensierire il tedesco, se in giornata. Fortunatamente per lo spettacolo, Wiggo è in giornata, Tony meno. Il primo tempo di rilievo (e lo sarà alla lunga) è fatto segnare dal lusitano Nelson Filipe Santos Simoes Oliveira, per gli amici Mimmo, che con un 57'47" si porta in testa. Ci resterà a lungo.

Nell'ultima ora di gara ci si scalda, ci si diverte. Il russo Anton Vorobev, già Campione del Mondo di specialità tra gli Under 23 a Valkenburg, fa segnare intermedi interessanti, poi cala nel finale ed è momentaneamente secondo a 8" da Oliveira. Notevole la prova del danese Rasmus Christian Quaade: come da cognome, cade alla prima curva, perde tempo, recupera: sarà 13° a 2'16" da Wiggins, ma senza l'incidente sarebbe entrato probabilmente nei primi dieci. La tendenza a far segnare ottimi tempi in partenza per poi calare nell'ultimo terzo di gara verrà confermata da buona parte dei concorrenti.

Sylvain Chavanel passa primo ai primi due intertempi, poi la sua azione inizia a perdere forza e si dovrà accontentare di un 17° posto. Tejay Van Garderen delude (è solo 37° a quasi 4'), Jesse Sergent parte benino, chiuderà 12°. Bene invece il bielorusso Vasili Kiryienka, che non corre in Sky per puro caso. È un diesel, va avanti in progressione, con una costanza paurosa. Con un 57'13" scalza dal primo gradino del podio il portoghese Oliveira, che quasi cominciava a crederci.

Nel mentre Rohan Dennis, Adriano Malori, Tom Dumoulin, Sir Bradley Wiggins e Tony Martin sono in strada. Dennis segna un buon 13'38", Malori alto, 13'57", un po' meglio Dumoulin, 13'46". Passa Wiggins e va in testa con un 13'34"19 (Chavanel aveva fatto segnare un 13'35"12). mette tutti d'accordo Martin, che stacca un 13'30", per 4" precede Wiggo. Sarà l'ultima volta che lo farà, almeno per oggi. Il secondo intermedio porta proprio Wiggins al comando con soli 2" su Martin, 6" su Dennis, 17" su Kiryienka, 21" su Chavanel, 22" su un Dumoulin che rimonterà, 24" sul ceco Jan Barta, 28" su Malori.

Niente, anche per oggi il podio non sembra alla portata del parmense, anche se l'ultimo tratto di crono, con la salita e la picchiata verso Ponferrada, ha stravolto tempi che parevano ottimi, ridimensionato prestazioni, riscritto classifiche. La domanda è: riuscirà Bradley Wiggins a non subire la rimonta di Tony Martin o il 58x11 del tedesco porterà il quarto oro consecutivo, il terzo di fila in due giorni alla Germania? Wiggo pedala bene anche in salita ed al terzo intertempo mette ancora un po' di secondi tra sé e Martin: ne guadagna sette tondi tondi e si porta a +9", con Kiryienka che zitto zitto è terzo a 27".

Scavalcato anche Rohan Dennis, a 31", a 38" c'è Tom Dumoulin, a 43" Oliveira, passato ore prima, ed a 44", settimo, Adriano Malori. Il finale è al cardiopalma. Kiryienka stacca quel 57'13" che lo porta momentaneamente al primo posto, Rohan Dennis gli è alle spalle per 10". Adriano Malori deve dire addio al podio, visto che stacca un 57'37" che gli permette sì di essere terzo, ma devono ancora arrivare Dumoulin, Wiggins e Martin. L'olandese si porta al comando con un 57'06", gli ultimi due sono di un'altra categoria, basta guardare solamente i tempi: Wiggins taglia il traguardo, tanto elegante in bici quanto affaticato giù dalla sua Pinarello, con il 56'25" che sa di biglietto vincente della lotteria. La sua media è di 50.092 km/h, nessuno saprà fare di meglio.

Già, perché Tony Martin, per quanto vicino, chiuderà con una media di 49.710 km/h, che tradotto in tempi significa 56'51": 26" più indietro dell'incredulo Wiggo. Il bronzo va ad un meritevole Tom Dumoulin, primo olandese a medaglia in questa rassegna iridata. Dumoulin paga 40" a Wiggins. Ai piedi del podio troviamo Vasili Kiryienka, a 47", quindi l'australiano Rohan Dennis a 57", Adriano Malori a 1'11", l'ottimo Nelson Oliveira a 1'21", Anton Vorobev a 1'29" Jan Barta a 1'43", Jonathan Castroviejo a 1'44".

L'altro italiano, Dario Cataldo, è 30° a 3'25", ma può gioire per la vittoria del compagno di club: Cataldo, caduto alla Vuelta, correva con una spalla dolorante, una frattura all'inserzione di un tendine e diverse lesioni alle cartilagini, il tutto dovuto alla sublussazione. Alzare il braccio, in caso di vittoria, sarebbe stato impossibile per l'abruzzese della Sky, ma già correre un Mondiale in queste condizioni è un successo.

Se la sarà goduta per benino, il buon Dario, questa cronometro che ha consegnato a Wiggins una medaglia d'oro che ancora mancava: per il Sir britannico nativo di Gand si tratta, tra Mondiali su strada, pista ed Olimpiadi, dell'undicesimo oro, condito qui è là da alcuni argenti (10 contando anche i Giochi del Commonwealth), tre bronzi, un Tour de France.

Per il 2015 ha già segnato in calendario i giorni in cui tenersi libero, gli appuntamenti a cui non mancare: in primis la Parigi-Roubaix, perché se quest'anno ha fatto nono con una preparazione così così, vuoi non migliorare? E poi il Record dell'Ora, giusto per non darla vinta né a Jens Voigt, fresco detentore, né a Fabian Cancellara o Tony Martin, che prima o poi proveranno ad alzare l'asticella. Infine c'è Rio 2016, dove correrà su pista, probabilmente per chiudere in bellezza (per "bellezza" Wiggins intende arrivare all'oro).

E se ci ha già pensato, a queste tre nuove sfide, il Sir è a metà dell'opera. Quando si dice che il ciclismo dipende molto dalle gambe, ma altrettanto - o forse di più - dalla testa.

Francesco Sulas

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