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Vuelta a España 2014: Podio Aru, difficile ma non impossibile - Damiano Caruso rientra nei 10, altra bella fuga di De Marchi | Cicloweb

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Vuelta a España 2014: Podio Aru, difficile ma non impossibile - Damiano Caruso rientra nei 10, altra bella fuga di De Marchi

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Fabio Aru guarda in alto: il podio dista due minuti © BettiniphotoNon si è scherzato per nulla, oggi alla Vuelta. Una delle tappe più dure della corsa, forse la più difficile in assoluto, è quella che ci ha introdotti nella terza settimana: come dire, la summa del Grande Giro (recupero, resistenza, percorsi scoscesi) in un giorno solo. Domani finalmente si riposa, dopo quattro tappe una più complicata dell'altra, ed è il momento di fare il punto della situazione su alcuni corridori che ai nostri lettori stanno particolarmente a cuore.

Fabio Aru ha guadagnato in questi giorni posizioni e credibilità. Dopo la vittoria di San Miguel de Aralar, che lo aveva imposto alle attenzioni anche in Spagna dopo l'ottimo Giro, l'esame di quest'ultimo fine settima "allungato" era particolarmente severo per il giovane sardo. Ne esce bene, sostanzialmente: in classifica ha risalito un paio di posizioni (dalla settima alla quinta), pur non trovando più colpi risolutori come quello dell'11esima tappa (quella appunto da lui vinta).

Gli è "bastato" tenere il ritmo dei migliori della classifica, o rimetterci pochi secondi per volta, per rimanere in qualche modo agganciato a un trenino niente male: Alberto Contador, la maglia rossa, lo precede di 3'38", il podio (completato al momento da Alejandro Valverde e Chris Froome) è lì a un paio di minuti, e di mezzo c'è anche il quarto incomodo, Joaquim Rodríguez, che ha poco più di un minuto di margine su Aru.

Diciamolo senza mezzi termini: guadagnare quel posticino sul podio, per Fabio, non sarà affatto facile. Anzi, sarà molto difficile, visto che di tappe in cui uno scalatore come lui può pensare di far la differenza ne son rimaste giusto un paio, e alla fine della corsa ci sarà pure una cronometro di 10 km in cui lui dovrà difendersi.

Cinicamente, il sardo dovrebbe augurarsi che uno dei 4 fortissimi avversari che lo precedono saltasse, buscando in un colpo solo un sonoro ritardo (un po' quello che è accaduto oggi a Rigoberto Urán); e al contempo, dovrebbe fare in modo di scavalcarne almeno un altro, attaccando dove possibile. Programma piuttosto impegnativo, onestamente.

Non impossibile, però, per un paio di ragioni: la prima è che la crisetta può essere dietro l'angolo per chiunque (anche per corridori solidi o comunque fortissimi come quelli di cui parliamo); la seconda è che Aru un suo traguardo minimo (il quinto posto) l'avrebbe raggiunto, in un anno in cui ha pure conquistato il podio al Giro. Alle sue spalle, infatti, c'è un buon solco, che parla di quasi 3' di margine sul sesto (Dan Martin) e ancor di più sui vari Gesink, Sánchez, Barguil (che seguono). Insomma stiamo dicendo che ci sarebbe lo spazio per azzardare qualcosa, visto che - dovessero andar male le cose - sarebbe comunque difficile essere scavalcati nella generale.

Tutto un altro discorso invece per Damiano Caruso, che è letteralmente tampinato da Dani Navarro: con il rovescio di Urán il siciliano ha riguadagnato una posizione, e con essa la top ten in classifica. Solo che l'undicesimo (appunto Navarro) lo segue a soli 14" di distanza. Caruso sta interpretando una Vuelta molto saggia tatticamente, corre chiaramente in difesa (dovendo confrontarsi in salita con alcuni dei migliori scalatori al mondo, non è peraltro facile voler andare all'attacco), ma ci sta quasi stupendo per la tenuta che esibisce.

Perde ogni giorno qualcosa, ma meno di quanto si potesse pensare, ed è ancora lì a meritare un posto tra i migliori 10 di questa Vuelta ricca di protagonisti. Intorno a lui, in classifica, non ci sono uomini che gli siano chiaramente superiori, in un GT, e ciò lo conforta: giocarsi quella top ten con il citato Navarro, con Dani Moreno, con un Nieve al servizio di Froome, con un Barguil non ancora sbocciato, è insomma operazione che può ragionevolmente concludersi in maniera positiva.

Come di sicuro positiva è la Vuelta di un compagno di Caruso, Alessandro De Marchi. Già vincitore di tappa ad Alcaudete, oggi il Rosso di Buja non è andato lontano da una clamorosa doppietta. Il corridore della Cannondale si è infilato (con notevole caparbietà) in una fuga comprendente anche altri tre italiani: Damiano Cunego (che onestamente non ha lasciato tracce, staccandosi quando si è accesa la bagarre sulla penultima salita di giornata), Adriano Malori (che su un percorso del genere non aveva grosse chance) e Gianluca Brambilla, che sarebbe stato pure ottimo protagonista fino alla fine, se non si fosse fatto espellere dalla corsa per essersi azzuffato con Rovny.

Le speranze tra i nostri si appuntavano quindi su De Marchi. Proprio lui in prima persona ha acceso la miccia, a 40 km dalla fine, per selezionare il drappello di 13 fuggitivi, nei pressi della vetta del Puerto de San Lorenzo. Con lui, nell'occasione, sono rimasti i due Omega Pharma Brambilla e Poels e Luis León Sánchez (sempre alla ricerca di punti Gpm per la sua maglia a pois). Lo spagnolo ha presto ceduto, Brambilla l'hanno fatto fuori i giudici a 15 km dal traguardo, e De Marchi ha fatto il resto, sbarazzandosi anche di Poels a 12 km dalla vetta dei Lagos de Somiedo.

De Marchi ha difeso ottimamente il minuto e mezzo scarso che aveva in quel momento, visto che ancora ai 6 km il margine era sostanzialmente immutato. Ma quando dietro Froome ha dato il la alle danze, è apparso chiaro che il bravo Alessandro sarebbe stato risucchiato. Così è accaduto, e ai 3 km il DeMa si è visti piombare addosso il britannico e Contador, che non ci hanno messo troppo a staccarlo, com'era nell'ordine delle cose.

Con la tenacia che tutti apprezzano in lui, il friulano si è però rifiutato di lasciarsi andare alla deriva, ed è riuscito a precedere all'arrivo tutti gli altri big della generale, salvando un terzo posto di giornata che ne sottolinea una volta di più le doti di grande lottatore. In questo 2014 l'Italia ha festeggiato Nibali, ha avuto conferme importanti da altri corridori (Trentin, ad esempio), e ha vissuto la piena esplosione di questo ragazzo di 28 anni la cui crescita pare continuare inarrestabile. Nella speranza che prosegua così anche il prossimo anno, in maglia BMC.

Marco Grassi

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