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Vuelta a España 2014: Contador in faccia a Froome - Chris attacca la maglia roja, Alberto resiste e stacca il rivale

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A La Farrapona esulta Alberto Contador © Bettiniphoto

Un colpo solo. Nel capolavoro di Michael Cimino, Il cacciatore, Michael Vronsky, interpretato da un Robert De Niro d'annata, cerca di persuadere i compagni di caccia con quest'argomento: «Tu devi contare su un colpo solo, hai soltanto un colpo. Il cervo non ha il fucile, deve essere preso con un colpo solo. Altrimenti non è leale». La trasposizione sportiva della scena, calata nella Vuelta a España, vede Alberto Contador, maglia roja ed ideale fucile bello carico, alle prese con Chris Froome, anglo-kenyano che, proprio come un cervo, cerca di scappare dal cacciatore. Per vincere la Vuelta, non certo per salvare la pellaccia.

Contador, la maglia roja come il sangue, è un cacciatore che vuol essere sì leale, proprio come Michael Vronsky, nei confronti del forte avversario, ma che sa di dover temere Froome. Un colpo solo, quindi, un po' per timore, un po' perché ormai Froome lo si conosce: si stacca, sembra destinato ad andare alla deriva, infine si riprende incredibilmente. Contador ci si è scottato e scontrato al Tour 2013, con quest'atleta mai visto e così intrigante, comunque la si pensi. Ora lo conosce a memoria, l'ha studiato, l'ha capito, l'ha perfino tenuto, su qualche salita.

Quando lo Sky scatta a 4 km dal traguardo di La Farrapona c'è solo una cosa che deve fare Contador: seguirlo e tentare di restare alla sua ruota. Lo fa, non sembra faticare nonostante Chris proceda allungando: venti secondi di sprint, poi si calma, riprende un'andatura elevata. La tecnica è ormai nota, spesso difficile da contrastare. Restano in due, due stili completamente differenti di interpretare le salite: Contador ha un rapporto più duro, non durissimo, e procede quasi sempre en danseuse, Froome mulina le gambe da seduto, tranne quando si lancia, per così dire.

Sgraziato più di Contador, eppure entrambi maledettamente efficaci. Però Froome, per rientrare in lotta veramente in questa Vuelta, Contador lo deve staccare. Non ha scelta, deve forzare, anche a costo di tirare sempre fino in cima. Contador, del resto, può permettersi di tenere Froome a 1'20" e così resta a ruota. Ma si vede che quel colpo, quell'unico colpo buono che ha in canna, gli scappa. E quando entriamo nell'ultimo chilometro Froome tenta l'ultima frullata, fatica come una bestia, ma Contador non si schioda dalla sua ruota posteriore.

Per l'anglo-kenyano la storia sarebbe già così un bel po' deprimente, figurarsi vedere l'avversario scattargli in faccia, andarsene, non riuscire a rispondergli. Uno scatto, e basta, per mettere la Vuelta quasi in cassaforte. Non che il distacco inflitto da Contador a Froome sia abissale, visto che parliamo di 19", abbuoni inclusi, ma moralmente il fuoriclasse di Pinto ha mandato un messaggio preciso all'unico avversario che può far paura: non mi fai paura, per l'appunto. Attendevamo molto questa tappa, quella regina, così come avevamo già pregustato nei giorni scorsi il duello tra Froome e Contador. Nonostante le quattro salite impegnative incluse nel percorso, con arrivo all'insù, la corsa vera è iniziata, come al solito (purtroppo), a ridosso del traguardo.

Nei 160.5 km che da San Martín del Rey Aurelio portavano a La Farrapona, scalando Alto de la Colladona, Alto del Cordal, Alto de la Cobertoria e Puerto de San Lorenzo, la fuga buona fatica a prendere il largo. Superata la prima asperità, l'Alto de la Colladona, vanno via Adriano Malori (Movistar), Gianluca Brambilla e Wouter Poels (Omega Pharma-Quick Step), Peter Kennaugh (Team Sky), Ivan Rovny (Tinkoff-Saxo), Damiano Cunego (Lampre-Merida), Laurens Ten Dam (Belkin), Rohan Dennis (BMC), Pello Bilbao e Luis León Sánchez (Caja Rural-Seguros RGA), Alessandro De Marchi (Cannondale), Romain Sicard (Europcar) e Johan Le Bon (FDJ.fr). Subito il vantaggio sale fino a toccare gli 8'20" dopo 48 km di corsa.

Dietro si organizzano, la Katusha si mette in testa appena inizia l'impegnativo Alto de la Cobertoria e dimezza il gap. Proprio sulla Cobertoria Rigoberto Urán perde le ruote dei migliori; il colombiano dell'Omega Pharma-Quick Step ha passato la notte in bianco a causa di una brutta bronchite. Transita al Gpm con circa 30" dal gruppo maglia roja, a cui si riunirà in discesa. Ma il malessere fisico lo costringerà a mollare di nuovo sul Puerto de San Lorenzo, penultima salita di giornata. Chiuderà a 18' 53" da Alberto Contador.

Mentre nella discesa della Cobertoria viene ripreso Fabian Cancellara, che era andato via dal gruppo prima di scollinare ed evidentemente fa prove di Mondiale, all'inizio del Puerto de San Lorenzo troviamo in testa Alessandro De Marchi, Wouter Poels e Gianluca Brambilla, che si erano avvantaggiati ai -38. Proprio Brambilla, insieme a Rovny, era stato protagonista di una scazzottata, durante la fuga: i due si sono scambiati diverse carezze, verranno espulsi.

La testa della corsa ha 3'20" sul gruppo, che ora viene messo in fila dalla Sky di Froome: evidentemente il corridore di Nairobi vuol tentare qualcosa per ribaltare la Vuelta. La discesa è sempre guidata dagli Sky e si arriva all'attacco della salita finale, verso La Farrapona. Si tratta di 16.5 km al 6.2% di pendenza media. Sky ancora avanti e Giuria che comunica ad un Brambilla incredulo ed in lacrime che la scazzottata con Rovny gli costa l'addio alla Vuelta (andranno anche dal russo, cartellino rosso in mano).

Sky in testa, si diceva, ma davanti a tutti resta sempre la coppia formata da De Marchi e Poels. Appena espulso Brambilla, ai -10, De Marchi mette il turbo, lascia lì Poels e prova a bissare la vittoria di Alcaudete, nella settima tappa. Ci riuscirebbe anche, il rosso di Buja, se dietro gli ultimi 4 km non fossero un fuorigiri ad oltranza. AL gruppo maglia roja sono rimasti attaccati con lo sputo Nieve, Froome, Contador, Valverde, Rodríguez, Aru, Navarro, Daniel Martin, Samuel Sánchez ed Hesjedal.

Apre gas e danze, manco a dirlo, Chris Froome: accelerata delle sue, agile ma veloce, in piedi ed efficacissimo. Dietro solo Contador, poi Rodríguez e Valverde, aru ancora più staccato (riprenderà il duo spagnolo), gli altri gambe all'aria. Froome mulina e mulina, fatica e si vede. Contador, di staccarsi, non ne vuol sapere. Due, tre, quattro allunghi in corrispondenza dei tratti più aspri di questa lunga ascesa, ma la maglia roja è sempre attaccata a Froome.

De Marchi viene ripreso ai -3, prova a tenere il ritmo dei due corridori più forti di questa Vuelta, desiste dopo 500 metri. Ultimo chilometro, ultimo tentativo: Froome parte all'improvviso, tenerlo è un'impresa, Contador lo agguanta. Non solo: quando, dopo i canonici venti secondi di pura potenza, il kenyano bianco abbassa il ritmo (che non è sinonimo di riposo), Contador butta giù un dente. Scatto secco, prende un paio di metri, poi un altro paio, Froome non risponde. E allora? Allora Contador insiste nell'azione, il dado è tratto.

Taglia il traguardo per primo, il colpo di pistola - uno solo sulla salita - come esultanza, la maglia roja sempre più cucita addosso. Chris Froome taglia il traguardo con un ritardo di 15", Alessandro De Marchi è splendido e chiude terzo a 50", fregando l'abbuono ad Alejandro Valverde, quarto a 55". A 59" troviamo Purito Rodríguez, seguito da Fabio Aru, che paga 1'06", quindi Daniel Martin a 1'12", Robert Gesink a 1'22", Samuel Sánchez a 1'43", Ryder Hesjedal a 1'48".

La generale aggiornata vede un Alberto Contador sempre più rojo. Il distacco di Valverde è ora di 1'36", mentre a 1'39" c'è proprio Froome. A 2'29", praticamente tagliato fuori dal podio, troviamo Purito Rodríguez, quindi Fabio Aru a 3'38", Daniel Martin a 6'17", Robert Gesink a 6'43", Samuel Sánchez a 6'55", Warren Barguil a 8'37"; Damiano Caruso a 9'10". Perde posizioni su posizioni il povero Rigoberto Urán, stamane 6° a 2'57" da Contador, a fine tappa 16° a 18' 53".

Domani secondo ed ultimo giorno di riposo, si penserà a come, dove e quando scalzare quest'Alberto Contador dalla vetta della classifica. In particolare Chris Froome, oltre alla crono finale di Santiago de Compostela (soli 9.7 km), dovrà tentare il tutto per tutto giovedì, salendo verso Monte Castrove, e sabato, in un altro bel tappone che si concluderà al Puerto de Ancares.

Alberto Contador può permettersi, stasera più che mai, di restare a ruota dell'anglo-kenyano - come fosse semplice! - mentre Chris dovrà assestare diversi affondi, guadagnare minuti. Un colpo solo, a Froome, non basterà per staccare questo Pistolero e vincere questa Vuelta al sapore di camomilla.

Francesco Sulas

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