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Vuelta a España 2014: Una gran bella ammucchiata - Big vicini, bene Aru. Vittoria di tappa a Niemiec

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Przemyslaw Niemiec vince ai Lagos de Covadonga © BettiniphotoNon vinceva dal lontano 2010, quando ancora vestiva la maglia della Miche. Przemyslaw Niemiec è un polacco che per anni, in questa Miche, ha militato, dimostrando di avere numeri da serie A del ciclismo. Non vinceva, Niemiec, da quel Tour des Pyrénées con seconda tappa che arrivava a Pla d'Adet e da quando corre per la Lampre-Merida questo è il suo primo centro in quattro anni. Non un bottino invidiabile, anche se il motore dell'ormai non più ragazzo (è nato nell'aprile del 1980) polacco è sempre stato notevole.

Eppure quel salto di categoria non arrivava, probabilmente è giunto troppo tardi, solamente nel 2011, dalla Miche alla Lampre. Da allora diversi motivi (la condizione, le dinamiche di gara, il lavoro di gregariato da svolgere) gli hanno sempre impedito di esultare. Un'astinenza molto lunga, che viene spezzata in un luogo abbastanza noto, non certo mitico, ma sicuramente non una montagna semplice della Vuelta a España, i Lagos de Covadonga. Niemiec è andato in fuga con altri quattro, poi ha raggiunto un Cameron Meyer che sull'erta finale avrebbe voluto sorprendere tutti, infine ha dovuto resistere al ritorno di Contador, Rodríguez, Valverde, Aru e Froome. non certo gli ultimi arrivati.

Taglia il traguardo da solo, un gesto liberatorio come esultanza, e la Lampre-Merida coglie il suo secondo successo di tappa nella Vuelta, dopo quello di Anacona a Valdelinares. Una frazione tipica da Vuelta, 152.2 km ma con due sole asperità serie: l'abbordabile Puerto del Torno dopo la bellezza di 117 km e, in conclusione, i Lagos. La pioggia battente rende più difficile il tutto, ma non troppo, anche perché nelle fasi finali l'acqua sarà solo quella rimasta sull'asfalto.

Ieri Chris Froome aveva rifilato 7" ad Alberto Contador sulla terribile (e orribile, a nostro avviso) ascesa da garage di La Camperona, si pensava che il vantaggio per il britannico fosse più nel morale che nella classifica. Sbagliava chi pensava ad un Alberto Contador abbacchiato, forse in leggero calo (e non si può escludere), visto che oggi è stato lui a lanciare il primo attacco.

Un Contador più determinato che mai a rimettere le cose a posto, a staccare, anche solo di un po', quel Froome che lì a 1'13" era davvero pericoloso. Diciamo che il fuoriclasse di Pinto non ha mandato alla deriva quell'atleta assurdo, mai visto, a suo modo fantastico - anche se non ci farà innamorare - e sicuramente dotatissimo, il kenyano bianco. Però ha rimesso le cose a posto: 7" persi ieri sulla salita secca e terribilmente pendente, 7"ripresi oggi dalla maglia roja a suon di scatti, controscatti, tutto uno zampettare sui pedali, un voltarsi per vedere dov'era l'avversario numero uno, un esortare i compagni d'avventura (Valverde e Rodríguez), ai quali non importava granché di tirare. Si muova Contador, se ha le gambe.

E Contador si muove, ma non potrà non tirare le orecchie ai connazionali dopo la tappa, visto che con una maggior collaborazione Froome sarebbe stato staccato. E invece no, perde 7" e torna a 1'20" dalla roja senza passare dal via, il frullatore incallito: è ancora pericoloso, Contador lo sa, cercherà di mandarlo fuorigiri. Difficilissimo, non impossibile. La cronaca è piuttosto scarna, dopo una cinquantina di chilometri vanno via in cinque: Przemyslaw Niemiec (Lampre-Merida), John Degenkolb (Giant-Shimano), Cameron Meyer (Orica-GreenEDGE), Kristof Vandewalle (Trek) e Javier Aramendia (Caja Rural-Seguros RGA).

Alla Tinkoff-Saxo, come al solito, la fuga sta benissimo (significa zero abbuoni per Valverde e soci), così il quintetto prende un bel vantaggio: oltre i dieci minuti, poi la Movistar di Valverde prende in mano la situazione ed il vantaggio crolla. Sul Puerto del Torno non accade nulla di rilevante, almeno non in salita. La discesa invece è viscida, si curva sulle uova. C'è chi, come Castroviejo (Movistar), prende male una curva e finisce nel dirupo, tra alberi ed arbusti.

Fortunatamente colui che fu la prima maglia roja di questa Vuelta si rialza con le sue gambe e riprenderà senza troppi problemi. E siamo all'ascesa finale, con i cinque fuggitivi ancora compatti, gruppo a 3'45", sempre i Movistar a tirare. Cameron Meyer è un australiano che nei velodromi ha posto le basi, a suon di prestazioni fenomenali e medaglie, tante, per una carriera su strada. Prova l'allungo ai -9.6, nessuno lo tiene. Il tempo di sognare l'arrivo ai Lagos in solitaria, per Cammy, e si materializza quel vecchio volpone di Przemyslaw Niemiec.

Vanno su insieme per un po', fino a quando il polacco della Lampre-Merida, ai -5, stacca il giovane Meyer. Si invola verso la vitoria che se ad inizio salita era cosa quasi certa, adesso è messa in pericolo dai big. Sì, perché la Katusha ha mandato in avanscoperta Giampaolo Caruso e Dani Moreno, subito in scia ad un generosissimo Warren Barguil, partito ai -6. Joaquim Rodríguez scatena quello che per Contador dovrebbe essere un inferno, lo stacca per pochi metri, quindi il madrileno si rifà sotto.

Con lui Valverde ed un gruppetto comprendente anche Fabio Aru, Daniel Martin, Chris Froome, Samuel Sánchez, Rigoberto Urán. Froome ormai non sorprende più, il suo elastico tra il fondo del gruppetto e le accelerate per riportarsi sui primi saranno una costante. Fabio Aru, parimenti, non stupisce già più: vede Contador, Rodríguez e Valverde che invece di andarsene cincischiano, si studiano, e allora il sardo dell'Astana si riporta sotto. Stessa cosa farà Chris Froome, ma Contador è più che mai determinato a staccare il kenyano bianco.

Uno, due, tre, quattro scatti, sempre potenti, mai a fondo: forse perché le energie, per il fuoriclasse di Pinto, sono quelle. C'è da dire che Valverde aiuta poco o niente, Rodríguez non scatta prima dei 150 metri, pena un bel soggiorno in Siberia (e senza neppure Dani moreno a fianco!), tocca far tutto ad Alberto. Alla lunga Froome si logora, ma non si staccherà mai quanto vorrebbe Contador: che Rodríguez e Valverde non si lamentino se Froome soffierà loro i piani alti della classifica, come del resto sta facendo. La salita termina con una discesa, in cui Froome raggiunge Aru e con lui rifiata, per poi rifarsi sotto nell'ultima rampa.

Contador, che conosce il suo pollo, ha già piantato l'ennesimo scatto, ben consapevole che portarsi al traguardo Valverde e Purito significa regalar loro degli abbuoni. Ed infatti, mentre Niemiec esulta - finalmente! - dopo lungo tempo, Valverde e Rodríguez staccano di 5" Contador, unendo un abbuono rispettivamente di 6" e 4". Contador è a 10" da Niemiec, Aru e Froome a 17", Daniel Martin a 28", Barguil a 44", Urán e Giampaolo Caruso a un minuto netto.

La nuova generale vede sempre Contador in testa ma con 31" su Valverde, 1'20" sia su Froome che su Purito. Fabio Aru raggiunge il traguardo che si era prefissato, il quinto posto: solido, sfacciato, un pochino inesperto ma ragazzi, questo sì che fa venir la pelle d'oca. Può ancora guadagnare terreno, visto che il distacco dalla maglia roja è di 2'22" (a 1'02" dal podio). Urán scivola a 2'57", a 4'55" Daniel Martin, a 5'02" Samuel Sánchez, a 5'11" Gesink, a 6'36" un ottimo Barguil.

Domani ultima tappa del trittico da brividi, poi sarà riposo e volata (in senso figurato) finale. È un tappone, quello che in 160.5 km condurrà il plotone da San Martín del Rey Aurelio a La Farrapona, decisivo quanto la penultima frazione, quella di Puerto de Ancares. Il menù prevede la scalata immediata del Alto de la Colladona (1a categoria), dopo 17 km, quindi l'Alto del Cordal (2a categoria), l'Alto de la Cobertoria (1a categoria), e nel finale un altro prima categoria, il Puerto de San Lorenzo, con la salita che porta a La Farrapona sulla quale i distacchi saranno buoni.

Froome vorrà tentare di riportarsi verso una roja che gli è sempre sfuggita fino ad ora, per farlo dovrà aspettare l'ultima salita e dare tutto, come sa far lui. Alberto Contador lo sa bene ed invece di aspettare i 16 km finali potrebbe tentare qualcosa prima, solo per fiaccare l'avversario più forte. Lo farà o preferirà (vogliamo dire che sarà costretto?) dare tutto sull'ultima ascesa? Chi può dirlo se non lui, che avendo vinto 7 GT nella sua carriera (2 gli sono stati tolti dopo la squalifica, ma la strada parla chiaro) sa come muoversi, come non prenderle, come suonarle.

Francesco Sulas

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