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Vuelta a España 2014: I Tre Caballeros si punzecchiano - Contador-Valverde-Rodríguez, rivalità e lotta aperta

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Alejandro Valverde, Alberto Contador e Joaquim Rodríguez © Bettiniphoto

Passano i giorni, passano le tappe, qualche contendente alza bandiera bianca (Quintana), qualche altro emerge prepotentemente (Aru), qualcuno continua a macerarsi nei propri dubbi esistenziali (Froome), ma i Tre Caballeros della Vuelta continuano la loro marcia senza cedimenti. I Tre Caballeros sono ovviamente - e in ordine di classifica - Alberto Contador, Alejandro Valverde e Joaquim Rodríguez, rispettivamente primo, secondo e quinto della generale.

(Ce ne sarebbe, a dire la verità, pure un quarto, ovvero Samuel Sánchez, che in classifica non è lontano - è sesto - ma ha qualcosa in meno rispetto agli altri). Tutti e tre hanno partecipato al Tour e ne sono usciti con le ossa rotte. Uno - com'è noto - non in senso metaforico; gli altri due minati nell'umore dal fatto di aver fallito i rispettivi obiettivi (il podio per Valverde, sfumato di poco; una vittoria di tappa e/o la maglia a pois per Rodríguez).

La rivalità che inevitabilmente li divide (e che per Rodríguez nei confronti di Valverde è quasi odio) dà molto pepe a una disputa che in questi giorni infiamma la corsa spagnola. Sulle salite di casa i tre fanno la voce grossa, poi magari non vincono (Valverde ci è riuscito a La Zubia), ma continuano a salire in classifica, a guadagnare sui rivali, a tenere a bada quello che era uno degli spauracchi della vigilia (Froome), e intanto a punzecchiarsi l'uno con l'altro.

Oggi, nell'undicesima tappa, da Pamplona a San Miguel de Aralar (una salita che culminava con un durissimo tratto in cemento), il fermento era alto già in partenza: non si spiega sennò il dato di una prima ora di corsa a 50 km orari. E ne son successe di cose, in quell'ora: intanto la caduta di gruppo (pare provocata dalla moto di un fotografo) che ha fatto fuori Quintana (e Steve Morabito; più avanti si son ritirati pure i francesi Bouet e Pinot); poi una fregola strana in Contador, che al km 42 (a 111 dalla conclusione!) si è infilato in una superfuga da 32 uomini, chissà perché.

La fuga è stata annullata (al km 50) dalla Movistar subito riorganizzatasi intorno al superstite Valverde, ma di lì a poco abbiamo capito il motivo del bizzarro tentativo di Contador, e l'abbiamo capito quando il madrileno è scattato in vista del traguardo volante di Tafalla, al km 59. Era interessato all'abbuono, o comunque a infastidire Alejandro, ma quello ha reagito da par suo e ha dolcemente mazzuolato l'avversario, passando in testa allo sprint intermedio e guadagnando lui i 3" di bonus (contro i 2" di Contador, secondo).

Solo a quel punto gli animi si sono un po' placati ed è potuta finalmente partire la fuga, con Vasili Kiryienka, Johan Le Bon, Pim Ligthart ed Elia Favilli; ai quattro si è poi aggiunto poco dopo anche Pello Bilbao, e il vantaggio massimo (4'05") è stato toccato al km 75, dopodiché la Katusha si è assunta l'incarico di tirare il gruppo e tenere il gap entro limiti accettabili.

Uno strappetto dopo il secondo traguardo volante, al km 98, è stato l'occasione per Kiryienka di staccare i colleghi e tentare un difficile assolo. In quel momento il margine per il battistrada era già inferiore ai 2', e all'inizio della salita conclusiva, a 9 km dalla vetta, il bielorusso è stato inevitabilmente raggiunto. Preso il corridore della Sky, i suoi compagni si sono portati in testa al gruppo per dettare il ritmo. Un ritmo non infernale, per non far male a Chris Froome che non era certo nella giornata migliore della carriera.

Lo si è capito quando - al primo scattino di Arredondo ai 7.5 km - il britannico ha iniziato a boccheggiare, a perdere metri, a fare l'elastico. La curiosa scena di Chris attaccato coi denti alla coda del gruppo, e del suo compagno Cataldo in testa a tirare il gruppo medesimo, è una fotografia impietosa: il gregario impegnato a rallentare l'andatura per non far staccare il capitano. Una situazione che ovviamente non poteva durare all'infinito, e che è stata rotta da Warren Barguil, scattato a poco più di 6 km dall'arrivo.

L'attacco del francesino è stato un campanello per il ritrovato Robert Gesink, partito a sua volta per raggiungere Barguil e superarlo in tromba. Gli ultimi 5 km di gara non hanno visto azioni definitive (se non quella, splendida, di Aru), ma sono stati tutto un susseguirsi di scatti e controscatti. Anacona, quarto della generale, ha perso contatto dai migliori proprio ai 5 km, e Froome si è staccato una seconda volta su un attacco di Dani Navarro ai 4 km; il capitano della Cofidis non è andato lontano, e allora ci ha provato in contropiede Dan Martin a poco meno di 3 km dalla vetta.

L'irlandese ha preso qualche buon secondo di margine, avvicinando Gesink che era ancora in testa da solo, ma a quel punto l'attenzione è stata catalizzata dal nuovo rientro di Froome (ai 2.5 km), il quale, cambiando completamente maschera (come già più volte ci ha fatto vedere in passato), si è addirittura portato in testa, accennando un forcing. A quel punto Contador non ci ha visto più ed è partito secco. Mancavano 1800 metri al traguardo, e Valverde e Rodríguez (ma anche Aru e Urán) si sono rapidamente accodati ad Alberto. Pure Froome, col suo incredibile caracollare, si è rifatto sotto, mentre Martin e Gesink venivano risucchiati.

Un colpetto d'assaggio di Aru ai 1500 metri e un nuovo tentativo di Navarro ai 1100, entrambi rintuzzati da Contador, hanno anticipato l'affondo decisivo del sardo dell'Astana, che al triangolo rosso dell'ultimo chilometro è partito per andare a vincere. I Tre Caballeros hanno chiuso, pedinati da Froome, a 6" da Aru; e Valverde, sprintando per il secondo posto, ha rosicchiato a Contador (quarto e preceduto pure da Rodríguez) altri 6", che sommati al secondo del traguardo volante fanno 7"; il che vuol dire che il distacco di Alejandro da Alberto in classifica scende da 27" a 20". Inezie, certo, ma ribadiamo per la 125esima volta che i distacchi della Vuelta non sono, in genere, corposi come quelli degli altri GT. I secondi in Spagna, quindi, pesano di più.

Ed è nell'ordine dei secondi che vanno considerati i distacchi tra tutti i principali protagonisti della corsa: Urán ha chiuso sesto a 13", Sánchez e Martin settimo e ottavo a 15", Navarro nono a 16", Gesink decimo a 21". Poco più indietro Dani Moreno (ottimo aiutante di JRO), quindi Barguil a 49" e Damiano Caruso a 56"; Anacona, in una giornata abbastanza negativa, ha pagato 1'14" ad Aru, Kelderman ci ha rimesso 1'35".

Contador guida la generale con 20" su Valverde, e questo s'è capito; a seguire, troviamo Urán a 1'08", Froome a 1'20", Rodríguez a 1'35", Sánchez a 1'52", Aru (settimo) a 2'13", Anacona a 2'22", Gesink a 2'55" e Damiano Caruso ottimamente ancorato alla top ten, decimo a 3'51" dal primo (ma deve guardarsi da Daniel Martin che è in recupero e lo tampina a soli 8" di distanza).

Dopo la crono di ieri e l'impegnativo arrivo di oggi, i big domani potranno tirare parzialmente il fiato nella 12esima tappa, tutta in circuito a Logroño. Una delle frazioni più facili della Vuelta, 166 km per velocisti, ad anticipare una decisiva quattro giorni di arrivi all'insù, da venerdì a lunedì.

Marco Grassi

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