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Vuelta a España 2014: Il DeMa fa la demo del vincere in fuga - De Marchi superlativo. Froome cade ma alla fine guadagna

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Alessandro De Marchi vince ad Alcaudete © BettiniphotoAlessandro De Marchi è così. Combattivo. E non solo perché al Tour de France è stato premiato con il numero rosso - appunto il premio che spetta al corridore più combattivo nell'arco di quelle tre settimane - ma perché quando va in fuga, il gruppo dovrà lavorare sodo per riportarsi sul plotone del rosso di Buja. Al Tour ci ha provato diverse volte, senza ottenere quel successo che era giunto a Risoul, nel 2013, ultima tappa del Critérium del Delfinato.

Lanciato nel 2011 dall'Androni Giocattoli di Gianni Savio (era stato stagista già nel 2010), autentico scopritore di talenti, sudamericani e non, De Marchi ha trascorso le ultime due stagioni alla Cannondale. È proprio la sua dal 2015 ex squadra che il pimpante corridore ringrazia sul traguardo, conscio di tutto quel che ha dato a lui e viceversa.

Dall'anno prossimo De Marchi andrà a correre in BMC e si aprirà un nuovo capitolo della sua vita, anche se il modo di correre non si cambia di certo. C'è la dedica alla squadra ma soprattutto quella ad Alfredo Martini. Prevedibile per la prima vittoria di un italiano in questa Vuelta a España. Non poteva che giungere da un corridore come De Marchi, gran lavoratore che ha dimostrato di sapersi ritagliare per bene i propri spazi.

Dopo l'arrivo in salita breve ma intenso di ieri a La Zubia, la settima tappa, 169 km da Alhendín ad Alcaudete, si presta molto alle fughe. De Marchi e la Cannondale mettono un circoletto rosso sulla frazione odierna, infatti quando vanno via in 14 (David Millar, Pirmin Lang, Alexandr Kolobnev, Lloyd Mondory, Luis León Sánchez, Simon Clarke, Johan Le Bon, Jérôme Coppel, Vincent Jérôme, Gorka Izagirre, Adam Hansen, Nikias Arndt, Bob Jungels e Manuel Quinziato) è proprio la Cannondale a mettersi in moto per ricucire.

Una volta chiuso, dopo 33 km, si riparte da capo con il gruppo compatto. Non dura molto, visto che attaccano Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp), Hubert Dupont (AG2R LA Mondiale), Johann Tschopp (IAM Cycling), Alberto Losada (Katusha), Carlos Verona (Omega Pharma-Quick Step), Ivan Santaromita (Orica GreenEDGE), Oliver Zaugg (Trek), Mikel Landa (Astana), Dominik Nerz (BMC), Antonio Piedra (Caja Rural-Seguros RGA), José Serpa e Przemyslaw Niemiec (Lampre-Merida), Alessandro De Marchi (Cannondale), Kenny Elissonde (FDJ.fr), Guillaume Levarlet e Yohan Bagot (Cofidis).

Sull'Alto de Íllora Hesjedal e Tschopp allungano, ma dietro si consuma un piccolo dramma sportivo: Chris Froome, che sia al Delfinato che al Tour cadde malamente, finisce a terra. È una maledizione (o una tecnica che, a voler essere gentili, scarseggia). Perde un minuto nei confronti del gruppo, recupera pian piano, facilitato da un percorso non certo pirenaico. Rientra e farà vedere qualche ora più tardi di non essere affatto bollito. Sull'Alto de Íllora Tschopp precede Hesjedal, con Dupont a seguire.

Si forma così un quartetto al comando della corsa, con Ryder Hesjedal, Hubert Dupont, Johann Tschopp ed Alessandro De Marchi a guidare. Dopo 66 km il gruppo è a 4'58", ma è un gap che tende a salire. A 80 km dal termine è praticamente certo che la fuga andrà in porto, visto che il plotone, non troppo desideroso d'impegnarsi, è a 7'02". Si metteranno in testa Movistar prima, poi Lampre-Merida, che punta tutto su Pippo Pozzato, per la tappa odierna; vedendo che nessuno si fa carico del lavoro, sono Cunego e compagni ad aumentare il ritmo.

Ad azione corrisponde reazione, con i fuggitivi che distano ancora 5'47" quando mancano 34 km all'arrivo di Alcaudete. Nel frattempo si registrano le cadute di Ivan Santaromita (stagione nera per l'ex Campione italiano, si frattura un dito ed è costretto al ritiro), Bryan Nauleau ed Aleksejs Saramotins, caduti con l'unico italiano in forza all'Orica. Cadono anche davanti, è il turno del canadese Ryder Hesjedal, vincitore del Giro d'Italia 2012. Dupont perde terreno, nonostante sull'Alto Ahillo fosse brillante (terzo dietro a Tschopp ed appunto Hesjedal).

Hesjedal finisce a terra ai -15, restano davanti Tschopp e De marchi. Il rosso di Buja non indugia ed attacca: ha ancora 13 km non semplicissimi davanti a sé, ma è la sua giornata. In pochi chilometri guadagna 45" su Tschopp ed 1'10" su Dupont ed Hesjedal. Il gruppo ormai s'è arreso e procede ad andatura regolare. Buon per De Marchi, che deve solo - ed è un "solo" grande così - preoccuparsi di spingere fino al traguardo. Lo fa, naturalmente e dedica la vittoria allo scomparso Alfredo Martini, alla Cannondale ed a se stesso.

Dietro al vincitore c'è un abisso, 1'34" prima che Ryder Hesjedal tagli il traguardo, seguito da Dupont e Tschopp dopo un secondo. Daniel Martin, staccatosi ieri verso La Zubia, allunga nel finale, precedendo il gruppo. Lo segue Philippe Gilbert e sul traguardo lo precede; 2'17" il ritardo del vallone e dell'irlandese. Ma esce allo scoperto anche quel Chris Froome che ad inizio tappa, dopo la caduta, sembrava in gran difficoltà. Si porta in avanti e rosicchia al plotone con tutti i migliori un paio di secondi (2'18" il distacco da De Marchi).

Il gruppo arriva a 2'20" regolato dal nostro Gianluca Brambilla, che si mette alle spalle Alejandro Valverde, Alberto Contador, Robert Gesink, Nairo Quintana, Damiano Caruso, Joaquim Rodríguez, Michael Matthews, Fabio Aru.

La classifica generale non cambia radicalmente, ma vede Chris Froome avanzare (per adesso) pian pianino. In maglia roja c'è sempre Valverde, con Quintana a 15", Contador a 18", Froome a 20". Più indietro Chaves, a 45", Gesink a 55", Aru a 58", Barguil (ogggi caduto nei pressi del traguardo) a 1'02", Kelderman a 1'06". Damiano Caruso è 13° a 1'12", davanti ad Urán che dovrà recuperare 1'18".

Domani ritornano in scena i velocisti, nei 207 km che da Baeza porteranno il plotone ad Albacete. Nemmeno un Gran Premio della Montagna (classifica guidata da Más Bonet, mentre nella graduatori a punti guida Degenkolb e nella combinata Valverde), sarà ancora una sfida tra Bouhanni, desideroso di rivalsa, e Degenkolb. E molti altri, si capisce.

Francesco Sulas

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