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Vuelta a España 2014: Froome fa il faro, Contador lo vede - Aru non è lontano dai big della classifica | Cicloweb

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Vuelta a España 2014: Froome fa il faro, Contador lo vede - Aru non è lontano dai big della classifica

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Chris Froome tampinato a vista da Alberto Contador © BettiniphotoVoler capire chi vincerà la Vuelta dopo aver assistito a questo arrivo in salita - breve e molto pendente - di La Zubia sarebbe un po' come pretendere di capire chi vincerà la Liegi guardando come i big della corsa scalano la prima côte. Esercizio prima ancora sterile che complicato.

È vero che la corsa spagnola è quella che - tra i GT - generalmente scava i distacchi meno profondi in classifica; ma ugualmente non bisogna cadere nella tentazione di dare troppo peso ai secondi volati oggi tra i vari Froome e Quintana, Contador e Aru, Valverde e Rodríguez. E verrebbe quasi la tentazione, a due settimane e tre giorni dalla fine della corsa, di non dare un peso enorme nemmeno al minutino lasciato per strada da gente come Rigoberto Urán o Daniel Martin. In fondo quello che abbiamo visto oggi altro non è se non un grado primigenio della lotta tra i tanti big di questa Vuelta: schermaglie, punturine, badalucchi... nulla di paragonabile a quanto potremo vedere su salite diverse, in frazioni diverse rispetto a quella odierna.

Ciò non toglie che comunque abbiamo avuto a La Zubia un primo riscontro reale sullo stato di forma dei vari contendenti: certo più veritiero di quanto possiamo aver dedotto nelle precedenti tappe riservate ai velocisti. Una sensazione che avevamo maturato nei primi giorni, ad esempio, era che Alberto Contador non stesse poi così male come aveva lasciato intendere nella fase di avvicinamento alla Vuelta. E questa sensazione è stata proprio confermata dalla sesta tappa.

Alle spalle dell'indiavolato Valverde degli ultimi tre chilometri, Contador è stato tra quelli più pimpanti. Più di Quintana (che però carbura piano, quindi i metri da lui persi oggi nel finale fanno poco testo), non troppo meno di Froome, e nemmeno di Rodríguez, il quale, una volta fatta la sua sparata ai 700 metri senza riuscire a fare la differenza, ha palesato un minimo affanno.

Contador, reduce dalla frattura alla tibia patita al Tour, ha evidentemente lavorato bene nelle scorse settimane per presentarsi in una forma ben più che accettabile. Bisognerà capire quanto è costata in brillantezza al madrileno la pausa forzata, ed è presente il timore che Alberto non possa interpretare la gara d'attacco che normalmente sarebbe nelle sue corde. Se però la sua corsa di difesa è quella mostrata oggi a La Zubia, i suoi tifosi possono tornare a sperare in qualcosa di più che nella semplice ricerca di un successo di tappa.

Quanto a Chris Froome, è chiaro che il britannico abbia avuto meno problemi, dal suo infortunio, rispetto al capitano della Tinkoff; e non è affatto casuale che l'anglokenyano abbia agito oggi come se fosse il faro della Vuelta. Quando Purito ha inscenato il suo prevedibile affondo, tampinato da un Valverde in versione extralusso, a ricucire sui due è stato proprio Froome, che si è incaricato di riportarsi sotto, trainando di fatto pure Contador e - finché ha tenuto, ovvero fino a poche decine di metri dalla linea d'arrivo - Quintana.

Froome potrà contare su due fattori importanti: il primo è la possibilità di crescere sul piano della condizione; il secondo è una squadra che - seppur non paragonabile a quella vista nello scorso biennio - lo potrà aiutare molto, a partire dal ruolo di Mikel Nieve (oggi arrivato non lontano dai primi).

Il sestetto dei big si completa di un Joaquim Rodríguez che sta bene ma non è ancora al top (in un altro momento oggi la sua sparata non avrebbe lasciato scampo agli avversari) e di un Fabio Aru che, coerentemente con le attese, è lì non lontano dai migliori, ma con qualcosa in meno rispetto ad essi. Oggi il sardo ha chiuso al sesto posto, a 18" da Valverde-Froome-Contador, a 10" da JRO e a soli 6" dal rivale del Giro Quintana, e in vantaggio rispetto a tutti gli altri.

Al momento Fabio è a 40" dal podio, e diciamo senza tema di essere tacciati di disfattismo che il suo obiettivo massimo è appunto di avvicinare quel podio, magari - in presenza di qualche prestazione di totale rilievo - salendovi. La concorrenza è tanta, ma un grande giro è lungo e i ribaltoni sono sempre dietro l'angolo: Aru deve comunque rimanere tranquillo, in fondo il suo bravo terzo posto al Giro l'ha conquistato, quello che verrà alla Vuelta per lui sarà in ogni caso utile a livello di esperienza.

Tra gli altri nomi di spicco della corsa iberica, qualche segnalazione: Gesink nella Belkin sembra al momento più in palla di Kelderman; Barguil è il francese del mese, sarà lui a cercare di portare a casa qualche risultato, visto che il connazionale Pinot è già abbondantemente fuori classifica (ed Elissonde è troppo acerbo); interessante la prestazione di Esteban Chaves, che sta provando a misurarsi con la classifica di un GT (almeno finché terrà); nella norma i vari Navarro, Nieve, Pardilla (spagnoli di seconda schiera, anche se Mikel - come scritto più su - ha un ruolo importante accanto a Froome), un po' deludenti Dan Martin e soprattutto Urán (che si è staccato all'ultimo chilometro e ha perso 1'04" da Valverde e soci).

Lontani - ma c'era da sospettarlo - Zubeldia, Evans, Hesjedal, Van den Broeck, e già fuori dai giochi (un po' a sorpresa) pure Andrew Talansky, oggi a 4'52". In discesa, rispetto alla classifica dei giorni scorsi, anche Damiano Caruso: se Aru oggi ha rimontato 13 posizioni nella generale (andando a installarsi all'ottavo posto), il siciliano della Cannondale ne ha perse 8 (dalla quinta alla 13esima): per lui il discorso classifica può essere accantonato, ma appena perderà altro terreno si aprirà tutto un discorso relativo alle fughe da lontano: da qui a Compostela il terreno per tentarci non manca, e Damiano lo sa bene.

Marco Grassi

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