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Giro della Valle d'Aosta 2014: Suadente Suaza, Senni chiude terzo - Crono, vittoria con polemiche per Arslanov

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Bernardo Suaza festeggia la vittoria del Giro della Valle d'Aosta © RodellaCi sono annate che più di altre per alcuni Paesi sono baciate da uno stato di grazia particolare, dove tutto sembra filare per il verso giusto con gloria e onori a bizzeffe, oltre alle immancabili speranze che in futuro ci si possa ulteriormente migliorare. Ora che siamo giunti alla conclusione del 51esimo Giro della Valle d'Aosta possiamo parlare senza mezzi termini del 2014 come dell'anno di grazia per il ciclismo colombiano.

Non bastasse infatti lo storico primo successo al Giro d'Italia di Nairo Quintana (con Rigoberto Uran in seconda posizione) tra i professionisti, anche la più importante gara a tappe internazionale riservata agli Under 23 del nostro territorio ha preso la via del Sudamerica, per merito di un ragazzo i cui margini di miglioramento sono ancora tutti da scoprire. Bisogna assolutamente affermare questo per introdurre al meglio Bernardo Suaza Arango, ovvero colui che per la seconda volta ha portato al trionfo la Colombia nella cornice impareggiabile delle vette alpine, sette anni dopo Alex Ardila Cano, l'unico altro escarabajo ad essere riuscito nell'impresa.

A ripensarci il cugino del più celebre Mauricio possedeva un talento anche maggiore in prospettiva, che poi non riuscì a far emergere come avrebbe voluto tra i professionisti ma la tenacia e la voglia di giocarsela fino all'ultimo metro espressa da Suaza ci fanno capire che il ragazzo potrebbe sicuramente dire la sua in altre occasioni future. Del resto il 21enne (ne compirà 22 nel prossimo mese di novembre) proveniente dal dipartimento di Antioquia ha imparato ben presto il valore della fatica, proveniendo da una famiglia di agricoltore ed ha sviluppato un legame talmente forte con la terra che proprio gli sterrati sono stati il suo primo ideale terreno d'espressione.

Solamente dallo scorso anno infatti Suaza ha iniziato a praticare una regolare attività da stradista dopo essersi cimentato con buoni risultati nella Mountain Bike e se è vero che il quinto posto ottenuto alla Ronde de l'Isard (gara che spesso sa essere una garanzia riguardo i giovani talenti) nel maggio scorso e con prove più che positive su alcune famose ascese pirenaiche rappresentava una prima indicativa credenziale, possiamo affermare che il successo, seppur sofferto, ottenuto in questo Valle d'Aosta può farci pensare che il percorso di maturazione del portacolori della 4-72 è lungi dall'essere compiuto.

A conti fatti l'ultima frazione, la cronoscalata di 5,4 chilometri che chiamava i protagonisti a ripetere la scalata da Morillon a Les Esserts, già affrontata nel finale di tappa di ieri, non ha riservato ulteriori colpi di scena per quanto riguarda le zone altissime della classifica, nonostante la pioggia battente costituisse di certo un'insidia in più con cui misurarsi nel corso della prova (alla quale non si è schierato al via il campione italiano di specialità Davide Martinelli, che sarà impegnato tra pochi giorni nei campionati europei su pista). I veri colpi di scena però ci sono stati ed hanno riguardato innanzitutto l'esito finale della frazione: dopo i primi riscontri cronometrici significativi (con il belga Van Breussegem, il giovane Rupiani e il francese Guerin ad alternarsi momentaneamente in testa alla gara), il tempo fatto registrare da Simone Andreetta (uno strepitoso 13'37"45) aveva subito fatto capire come il veneto della Zalf fosse difficilmente battibile. Così in effetti è stato, con nessun atleta capace di riuscire a sopravanzarlo e quindi col team trevigiano pronto a festeggiare una vittoria in grado di salvare il bilancio di una corsa decisamente poco fortunata. 

Alcuni minuti dopo la conclusione della gara però la doccia fredda: in seguito alla presentazione di un ricorso, la Giuria ha ritenuto opportuno intervenire urgentemente ed ha squalificato Andreetta dalla prova (pare a causa di un traino ricevuto dall'atleta nel corso della prova). Una decisione che naturalmente non ha mancato di creare polemiche ma che di fatto ha sancito la vittoria del russo Ildar Arslanov, 20enne dell'Itera-Katusha che già da juniores seppe mettersi in bella mostra nelle gare a tappe del nostro Paese (nel 2011 si aggiudicò la classifica finale del Giro di Basilicata): per lui, che aveva realizzato il miglior tempo proprio pochi minuti prima di Andreetta, il cronometro si è fermato sui 13'57" ad una media di poco superiore ai 23 chilometri orari.

Una soddifazione per l'entourage russa che ripaga un Giro in cui l'atteso Foliforov è uscito subito di scena (ritirandosi poi nella tappa di ieri) e che è servita anche a mitigare l'altro clamoroso colpo di scena della giornata: Matvey Mamykin, già terzo nella prima frazione in linea e che al mattino occupava l'ottava posizione nella generale con un distacco di 2'33", si è infatti presentato al via della prova con ben 4 minuti di ritardo rispetto all'orario prestabilito dall'ordine di partenza e nonostante un'ottima prova (senza l'inghippo avrebbe fatto segnare il quarto tempo assoluto) è giunto al traguardo con il cronometro che ha segnato 18'10", ovvero 4'13" di distacco dal compagno Arslanov ma che per appena 2" non gli hanno consentito di terminare entro il tempo massimo. Top ten finale quindi sfumata nella maniera più inattesa e clamorosa possibile.

Come detto invece poche sorprese per la lotta riguardante il podio e le posizioni più attese: dopo che il norvegese Oskar Svendsen con un ottimo 14'03" aveva fatto segnare la seconda prestazione assoluta con un ritardo di 6", ugualmente bene è stato in grado di fare l'interessante Odd Christian Eiking, classe 1994 che potrebbe essere uno dei primi atleti del paese scandinavo a dire la propria nelle gare a tappe, ha concluso in 14'16" che l'hanno portato a chiudere con un ritardo di 18". Meglio di lui però è riuscito a fare proprio Bernardo Suaza, già autore di una bella prestazione nel prologo da Planaval  a Valgrisenche, che perfettamente a suo agio sulle pendenze che portavano a Les Esserts, ha chiuso in 14'06", vale a dire a 8" da Arslanov e proprio davanti al norvegese diretto concorrente per la vittoria finale. Non è invece riuscito nella sua rimonta Manuel Senni, che probabilmente ha finito con l'accusare i grandi sforzi operati nelle prime due giornate, concluse positivamente col successo di tappa: per il romagnolo del Team Colpack un 13esimo posto con un ritardo di 44" (14'42" il suo tempo) che l'ha visto scavalcato da Eiking ma gli ha comunque consentito di terminare sul gradino più basso del podio. Ben più consistente è stato il ritardo accusato da Paolo Bianchini (43esimo a 1'33") che ha visto pure il bravo atleta del Delio Gallina retrocedere di una posizione nella generale.

Ottima invece la prova odierna di Giulio Ciccone, miglior scalatore di questa edizione, che ha chiuso in quinta posizione sul traguardo a 21", riuscendo a precedere il tedesco Silvio Herklotz (buon finale di corsa per lui, sesto a 28") e l'austriaco Felix Grossschartner, terminato settimo a 32". Il belga Van Broekhoven (ottavo a 38"), il colombiano Osorio (nono a 39") e un ancora valido Edward Ravasi (decimo a 40") hanno poi completato la top ten di giornata. In classifica finale quindi Bernardo Suaza ha prevalso con 33"  su Eiking e 46" su Manuel Senni (che oltre ai due successi parziali si consola con la conquista della maglia della classifica a punti), unici due atleti a chiudere sotto il minuto di distacco. Quarta posizione firmata ancora Team Colpack (nel complesso ottima prestazione di squadra per i bergamaschi) con Ravasi quarto a 1'15" davanti all'altro norvegese Lunke (altra rivelazione della gara) che ha invece chiuso a 1'41". Pregevole top ten anche per Giulio Ciccone, che ha chiuso sesto a 2'29" e per Paolo Bianchini (2'31" il suo distacco per la settima posizione), con il britannico Pearson (ottavo a 4'05"), il kazako Kozhatayev e il belga De Tier (entrambi a 4'34") che hanno chiuso le prime dieci posizioni. Molto interessante in prospettiva la prestazione del primo anno Simone Ravanelli, già decimo al Giro delle Pesche Nettarine: l'atleta classe 1995 del Team Pala-Fenice ha chiuso al tredicesimo posto a 7'45", risultando il primo tra gli Under 20 e di lui pare che si parli già un gran bene, per cui se saranno rose fioriranno.

Si è chiusa così una gara che non ha avuto un vero e proprio dominatore ma che ha sicuramente premiato un atleta (Suaza appunto) in grado di gestire comunque con nervi saldi i momenti difficili, tanto da riuscire a portare a casa il successo finale pur senza aver ottenuto vittorie di tappa; che ci ha sicuramente detto che altri paesi sono pronti a fare capolino da protagonisti in competizioni a tappe dove una volta il massimo sarebbe stato ottenere un successo parziale (la Norvegia, ad esempio) e dove anche i colori azzurri non escono di certo ridimensionati, con un corridore come Manuel Senni che probabilmente è giunto ad un momento di svolta del proprio percorso e potrebbe quindi ancora recitare nel breve un ruolo da protagonista. Se invece dobbiamo parlare di pecche sicuramente possiamo citare l'assenza di qualche altro validissimo contendente, soprattutto parlando di squadre francesi (un corridore come Chetout avrebbe potuto senz'altro dire la propria) rappresentate da un solo team in questa edizione mentre per quanto riguarda il Belgio bisogna dire che uno dei possibili grandi favoriti (ovvero Louis Vervaeke) è giunto il (meritato) passaggio al professionismo nella Lotto Belisol ad impedirgli di calcare la scena valdostana. Una scena che si spera possa tornare a coinvolgere in futuro in maniera maggiore anche il territorio della valle, toccato solamente da due frazioni in questo 2014.

La prossima settimana il proscenio sarà ancora una volta dedicato ad una gara a tappe, visto che domenica 27 scatterà il Giro delle Valli Cuneesi, che chiamerà all'azione altri protagonisti e non mancherà di offrire, in ogni caso, emozioni.

Vivian Ghianni

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