Tour de France 2014: Kristoff, un missile su Saint-Étienne - Il norvegese della Katusha precede Sagan. Trentin declassato
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- André Greipel
- Arnaud Démare
- Cyril Gautier
- Daniel Oss
- Daniele Bennati
- David De La Cruz Melgarejo
- Florian Vachon
- Grégory Rast
- Matteo Trentin
- Perrig Quéméneur
- Peter Sagan
- Sebastian Langeveld
- Simon Clarke
- Uomini
Una tappa che precede la prima frazione alpina della Grande Boucle non poteva iniziare che con una fuga e finire con una volata. La vince Alexander Kristoff, quasi carneade a marzo, quando fece sua la Sanremo, oggi velocista più che temibile. Nei 185.5 km da Bourg-en-Bresse a Saint-Étienne è andato in scena il copione classico: fuga con Sebastian Langeveld (Garmin), Grégory Rast (Trek), Simon Clarke (Orica), David De La Cruz (NetApp) e Florian Vachon (Bretagne), gruppo ad inseguire.
Nel finale sono rimasti al comando Langeveld e Clarke, con l'australiano più in forze dell'olandese. Da dietro intanto il duo Europcar formato da Perrig Quéméneur e Cyril Gautier usciva sulle rampa della Côte de Grammond. I due si riportavano su Clarke, transitato per primo al Gpm, mentre Langeveld aveva nel frattempo alzato bandiera bianca.
Clarke rimane in testa con Gautier, che chiede un cambio ma l'australiano fa cenno di no. Un minuto dopo però è proprio Gautier a scattare, e Clarke dietro, ma siamo ai -6, il gruppo è in forte rimonta. La volata è guidata dalla Katusha, con luca Paolini che tira fuori dal plotone Alexander Kristoff. Il norvegese vince su Peter Sagan ed Arnaud Démare, mentre al quarto posto, inizialmente occupato da Matteo Trentin (una scodata lo farà declassare, scendendo al 60° posto), troviamo Michael Albasini.
Seguono Ramunas Navardauskas, Daniele Bennati, Bryan Coquard, Daniel Oss, Samuel Dumoulin e José Joaquin Rojas. Oltre al fatto che André Greipel è caduto ai -4, restando quindi tagliato fuori dallo sprint, e che Marcel Kittel nemmeno ci si è avvicinato alla volata (pagherà oltre dieci minuti al traguardo), salta agli occhi il piazzamento al 2° posto di Peter Sagan.
Già ieri lo slovacco della Cannondale si era piazzato, così come nei primi dieci giorni di Boucle. Oggi poteva finalmente sbloccarsi, ma niente. Piuttosto è stato Kristoff, corridore pur sempre rispettabile, a trovare al zampata vincente. Ma a soffermarsi sulla volata di Sagan scopriamo che Elia Viviani, che lo slovacco lo dovrebbe lanciare, ha in realtà un po' corso per sé.
Tutto parte quando Sagan, inizialmente a ruota di Viviani, molla il veronese di Isola della Scala e si butta su Kristoff. Scelta azzeccata, per carità, ma a quel punto Viviani è diventato abbastanza irrilevante, se non per una seconda volata. Che però non disputerà mai, chiudendo al 32° posto (dopo aver lavorato in precedenza, questo è vero, ci mancherebbe). Insomma, se Peter Sagan non trova questa benedetta vittoria in questo Tour, per buona parte delle volte le colpe sono sue, troppo affamato e generoso nel cercare l'affondo, l'attacco, il gruppetto da portar via (e che regolarmente via non ci va).
Altre volte, però, lo slovacco non pare ben supportato da una squadra che generalmente lavora moltissimo nella prima parte di tappa, per chiudere su fuggitivi che ci sono sempre. nel finale però, quando Elia Viviani dovrebbe far da angelo custode a Peter Sagan, il treno verde non funziona sempre come dovrebbe (sorvoliamo sul fatto che stia viaggiando su un binario morto chiamato Garmin, con cui la Cannondale si fonderà - meglio: fornirà le biciclette - a fine stagione).
Sagan ne risente, di questo treno Cannondale in ritardo, e le occasioni per esultare con quella bella maglia verde indosso non saranno poi molte. Tre contando Parigi. Perché in mezzo ci saranno Alpi (già da domani) e Pirenei, tappe fatte di su e giù, dove Sagan al massimo si limiterà a prendere qualche punticino per la maglia verde, ad impennare come solo lui sa fare ed a portare a termine entro il tempo massimo la prova. Potrebbe, paradossalmente, invertire la tendenza di un Tour per lui bellissimo come prestazioni ma drammatico (sportivamente, s'intende) per le non vittorie, manco fosse il miglior Bersani, esultando a Parigi, sui Campi Elisi.
Ci sarà (se ci sarà) un certo Marcel Kittel da superare ma Sagan, nel bene e nel male, ci ha abituati alle sorprese. Sorprese anche Kristoff, a marzo, in quel di Sanremo: allora fu bollato dai più come meteora, illustre sconosciuto. Col tempo ha imparato a farsi rispettare e la vittoria al Tour de France non era cosa poi cos lontana dalle sue possibilità. Puntualissima, è arrivata.