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Campionati Europei 2014: Oro a Bertizzolo e medaglie Affini - All'Italia i titoli juniores. Filosi e Cecchini, argento e rammarico

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La nona tappa del Tour de France è di Tony Martin © Bettiniphoto

Uno dei compiti fondamentali di ogni commissario tecnico di una nazionale prima di prendere parte ad una delle competizioni più importanti dell'intera stagione (sia esso un mondiale o, come nel nostro caso specifico, un europeo) risiede nella stima del tracciato di gara, in modo tale da poter costruire una squadra in grado di esprimersi al meglio su tale percorso ed affrontare l'appuntamento senza trovarsi impreparati a qualunque evenienza, anche perché è noto che la corsa la fanno sempre i corridori.

Adesso che sulla rassegna continentale di Nyon, la cittadina svizzera sede dell'edizione 2014 dei campionati europei, è calato il sipario possiamo affermare tranquillamente che per l'Italia si è trattata di una delle edizioni più proficue delle ultime stagioni ed una di quelle in cui praticamente tutte le nazionali azzurre impegnate hanno disputato una corsa pienamente all'altezza della posta in palio, con atleti sempre nel vivo dell'azione e capaci di cogliere l'attimo fuggente, tanto che il peggior risultato ottenuto nelle quattro prove in linea dislocate nelle giornate di sabato e domenica scorsa, è stato un secondo posto (ottenuto in entrambe le categorie Under 23), nonostante resti più di un rammarico per l'esito di queste ultime prove, come avremo modo di vedere.

Si dice spesso che la migliore difesa sia l'attacco e così le varie nazionali proposte da Marino Amadori, Dino Salvoldi e Rino De Candido sono risultate sempre ben presenti fin dalle battute iniziali, potendo contare ognuna su più soluzioni, qualora la carta dell'anticipo avesse avuto esito negativo. Del resto il tracciato elvetico era di quelli da prendere con le molle, con una particolare conformazione che ad un paio di strappi impegnativi abbinava lunghi tratti in falsopiano e rapide discese, che anche a causa delle avverse condizioni climatiche (la pioggia è stata tutt'altro che rara nelle quattro giornate di gara, cronometro comprese) potevano dar vita ad una corsa dall'esito altamente incerto, in cui la volata di gruppo poteva assolutamente essere scongiurata.

Così è stato e non è un caso che in tutte e quattro le prove l'esito è stato quello di arrivi di gruppi ristretti, con il plotone principale tagliato del tutto fuori oppure costretto ad arrivare nelle immediate vicinanze dei primi. Le scelte alla fine hanno pagato ed hanno consentito al nostro movimento di uscire benissimo da uno degli appuntamenti più sentiti della stagione, che torna periodicamente a ricordarci come il riuscire a formare attraverso le esperienze internazionali e  un lavoro ben mirato i giovani talenti pone le prime basi per un futuro che potrebbe riservare soddisfazioni ancora maggiori.

Edoardo Affini gioisce sul podio © uec.chAffini caparbio e premiato
Neanche a dirlo i due titoli continentali con cui l'Italia ha fatto ritorno in patria sono giunti proprio dalle categorie juniores, che nelle edizioni precedenti avevano sempre svolto un ruolo determinante per rendere altamente positiva l'intera spedizione. A far risuonare per la prima volta l'Inno di Mameli è stato nel pomeriggio di sabato 12 il mantovano Edoardo Affini, che in una stagione già densa di soddisfazioni (ben 8 vittorie tra cui spicca il titolo italiano nella cronometro a squadre, oltre al secondo posto nell'individuale) si è regalato la gioia più bella, confermando uno stato di forma eccellente già palesato la settimana precedente in Toscana, dove si era aggiudicato il Trofeo San Rocco. Per il forte passista della Contri Autozai però la prova in linea rappresentava anche l'immediato riscatto per una cronometro disputata al di sotto delle attese, cosicché l'occasione andava colta quanto prima.

Affini non si è fatto pregare e dopo appena una decina dei 129,6 chilometri del tracciato è riuscito già ad infilarsi in un importante tentativo di fuga a cinque, in cui erano presenti alcuni atleti temibili come il francese Rayane Bouhanni (fratello minore dell'ormai celebre Nacer) o il bielorusso Piashkun e andata avanti per circa metà gara. Poi, dopo che sul tracciato si sono susseguiti altri tentativi che hanno visto protagonisti anche il nostro Gabriele Giannelli ed altri atleti attesi come il belga Planckaert e il francese Madouas (entrambi figli d'arte), la corsa si è decisa a poco più di 10 chilometri dalla conclusione, quando in uno dei tratti in salita è stato il francese Pierre Idjouadiene a promuovere l'attacco, seguito poco dopo proprio da Affini e dallo svizzero Gino Maeder, a cui poi si è unito anche il belga Jordi Warlop.

Con quattro delle principali formazioni ben rappresentate, il vantaggio dei fuggitivi si è fatto subito importante, tanto da toccare i 30" a circa 5 chilometri dalla conclusione con l'Italia perfetta nel rompere i cambi in gruppo per favorire l'azione. In questo modo i quattro hanno potuto acquisire un margine di sicurezza e a quel punto è stato chiaro che sarebbero stati loro a giocarsi il titolo: Affini, che era inizialmente partito col compito di favorire nel finale il campione italiano Plebani, è partito di forza negli ultimi 200 metri, lasciandosi alle spalle Warlop, Idjouadiene e Maeder per un titolo europeo forse insperato ma di sicuro pregevolissimo. Poi, dopo che il lussemburghese Wirtgen ha tagliato il traguardo in quinta posizione, la festa azzurra è stata completata dal sesto posto di Davide Plebani e dal settimo di Francesco Romano, che hanno suggellato una giornata perfetta che ha riportato il titolo continentale di categoria dopo cinque anni (l'ultimo ad imporsi era stato infatti Luca Wackermann nel 2009).

La felicità di Sofia Bertizzolo © uec.chBertizzolo, che accoppiata col Tricolore!
Proprio in quell'edizione belga dei campionati europei il titolo in linea conquistato dai ragazzi juniores fu affiancato dal medesimo conquistato delle ragazze ed esattamente come allora (in questo continuo gioco di analogie che ci piace molto) ad imporsi fu la stessa atleta che poche settimane prima conquistò il titolo italiano. In quell'occasione la ragazza in questione fu Elena Cecchini (che questa volta, come vedremo, sarà protagonista di un epilogo ben più amaro) e dello stesso exploit è stata protagonista Sofia Bertizzolo, una delle autentiche rivelazioni di questo 2014 per quel che concerne la categoria, che ha realizzato la pesantissima accoppiata dopo settimane in cui aveva mostrato un'invidiabile continuità di rendimento.

La giovane di Borso del Grappa, ben piazzata anche nella cronometro (dove ha sfiorato il titolo tricolore) nella mattinata di venerdì 11, si è ottimamente esaltata su un percorso particolarmente adatto alle sue qualità di passista ma capace di dire la propria anche in salita e non si è fatta sorprendere nel momento decisivo della gara, distribuita su sei tornate per complessivi 86,4 chilometri. Una corsa che per i piani azzurri ha anche rischiato di complicarsi parecchio, non tanto per la temuta concorrenza mostrata dalle altre nazionali (Francia campionessa uscente in primis) quanto per due cadute che hanno di fatto posto fine alle ambizioni sia di Claudia Cretti (velocista designata in caso di arrivo a ranghi compatti, costretta al ritiro) e Sofia Beggin, compagna di team al Breganze Millenium con cui la stessa Bertizzolo aveva finora mostrato un'intesa perfetta, arrivata poi sul traguardo in forte ritardo.

In questo modo la gara si è animata soprattutto a due giri dalla fine (una ventina i chilometri da percorrere ancora), quando la Bertizzolo, ben coadiuvata da Ragusa e Wackermann, si è dapprima infilata in un drappello di una decina di atlete e poi ha dato impulso all'azione assieme ad un'ottima Katia Ragusa per formare un quintetto assieme alla svizzera Koller, l'olandese Van Den Bos e la russa Egorova. Grande esclusa dal tentativo la francese Grete Richioud, costretta ad inseguire con la propria nazionale e col vantaggio che pian piano cresceva fino a superare i 20". Quando poi il vantaggio ha superato i 40" è diventato chiaro che il titolo se lo sarebbero giocato le cinque fuggitive ma altrettanto chiaro era che portare tutte assieme allo sprint poteva essere mossa rischiosa ed è proprio qui che la Bertizzolo ha operato la sua stoccata: sfruttando l'ultimo tratto in salita del tracciato, la veneta ha attaccato con veemenza, dopo che la Ragusa aveva esaurito il suo compito, ed è così riuscita a far fuori l'olandese Van Den Bos, tirando dritta fino al traguardo assieme alle due superstiti.

Giunta sul rettilineo conclusivo poi, Sofia è riuscita a produrre un notevole spunto che l'ha resa imprendibile per le contendenti e le ha regalato una vittoria bellissima e fortemente voluta. Medaglia d'argento per Nicole Koller, bronzo per Daria Egorova mentre Jip Van Den Bos e la generosissima Katia Ragusa hanno poi concluso nell'ordine a 13". Ben più distanziato il gruppo con tutte le altre azzurre, felicissime ovviamente per l'epilogo, regolato a 50" per il sesto posto dalla francese Soline Lamboley. Vittoria di pregevole fattura quindi per un'atleta d'indubbio talento, da seguire ancora con deciso interesse e che ha regalato all'Italia di Salvoldi il sesto titolo europeo nelle ultime otto edizioni disputate, un ruolino di marcia davvero invidiabile.

Sabrina Stultiens sopravanza Elena Cecchini © uec.chElena Cecchini e quell'esultanza pagata a caro prezzo
Dicevamo in precedenza di Elena Cecchini che nel 2009 tra le juniores realizzò l'accoppiata Europeo-Italiano ed anche per questa stagione la friulana era partita sulle strade di Nyon con l'obiettivo di replicarla tra le Under 23, dopo aver dimostrato di essere senza dubbio una delle atlete più in forma del momento. Il 29 giugno a Varese infatti, al termine di una gara particolarmente difficile per le condizioni climatiche, aveva dimostrato di saper giocare anche perfettamente d'anticipo, cosicché il suo allungo in discesa era stato sufficiente per farla involare verso il traguardo ed indossare meritatamente il tricolore. Lecito quindi aspettarsi una grande prestazione in Svizzera su un tracciato che si sposava perfettamente con le caratteristiche della 22enne dell'Estado de Mexico-Faren che anche in questa situazione si era venuta a trovare nuovamente nel posto giusto al momento giusto. Purtroppo però la simpatica atleta di San Marco di Mereto di Tomba questa volta è stata tradita dalla troppa voglia di vincere e così ha visto in pochissimi metri un oro che sembrava ormai cosa fatta tramutarsi in un argento che non poteva non lasciare un sapore amarissimo.

Ad approfittare di tutto ciò è stata l'olandese Sabrina Stultiens, 21 anni compiuti da pochi giorni e militante, neanche a dirlo, nella Rabo Liv Women di Marianne Vos che ha letteralmente cannibalizzato il recente Giro Rosa, giunta alla più bella affermazione della fin qui giovane carriera dopo aver dato bella mostra di sé soprattutto nel ciclocross (disciplina dove nel novembre scorso sfiorò proprio il titolo europeo tra le Under 23). L'olandese assieme alla Cecchini e alla francese Annabelle Dreville (con loro anche la portoghese Daniela Reis, poi staccatasi in salita) ha dato vita all'affondo decisivo nel corso del settimo dei nove giri in programma (129 chilometri da percorrere come gli uomini juniores), dopo che in precedenza c'era stato un tentativo che aveva visto come protagonista la francese Eugénie Duval e dove anche la nostra Lara Vieceli si era fatta vedere in avanscoperta per alcuni chilometri.

L'accordo del terzetto di testa, composto da ottime passiste, si è fatto subito ottimale ed il vantaggio nei confronti del gruppo (tirato soprattutto dalla Russia, incapace d'inserire una propria atleta nel tentativo) è salito sensibilmente fino a superare il minuto. L'Italia si è quindi trovata in una botte di ferro, avendo in tale azione proprio l'atleta designata per un'eventuale arrivo allo sprint e così le possibilità di coronare vittoriosamente il tentativo si sono fatte enormi, tanto che le inseguitrici hanno poi mollato, col vantaggio giunto fino al minuto e mezzo prima di una reazione divenuta ormai tardiva. Si è così giunti allo sprint a tre dove la Dreville si presentava come la più debole e con Elena Cecchini determinatissima nel cercare il successo. Lo spunto della friulana sembrava pressoché perfetto ma l'esultanza giunta qualche metro prima della riga ha permesso alla Stultiens di rifarsi sotto e piazzare il più beffardo dei colpi di reni, andandole così a strappare in un amen la maglia blu stellata. Grosso rammarico quindi per un titolo sfuggito sul più bello che comunque non cancella una prestazione indubbiamente positiva. Detto della Dreville a cui è andata la medaglia di bronzo, il gruppo è giunto sul traguardo con un ritardo di 41", regolato allo sprint dalle olandesi Thalita De Jong e Anouska Koster davanti all'elvetica Indergand, l'altra olandese Mackaij, la francese Bravard, la russa Chekina e la nostra Rossella Ratto che ha chiuso la top-10. Ben piazzate anche la campionessa uscente Susanna Zorzi, dodicesima, e Michela Pavin, ventesima.

Iuri Filosi e Sefan Kueng © uec.chFilosi s'inchina solo a un grandissimo Kueng
A conclusione della quattro giorni europea la prova riservata agli Uomini Under 23, disputata domenica pomeriggio con un tempo inclemente e con 12 tornate di circuito (172,8 i chilometri da percorrere) ad attendere i vari atleti. C'è mancato davvero poco anche qui, con Iuri Filosi scaltro nel riuscire a rientrare proprio negli ultimi chilometri sull'azione decisiva ma che si è visto piegato solamente da un superlativo Stefan Kueng che oltre alla soddisfazione d'imporsi davanti al proprio pubblico è divenuto anche il primo atleta a vincere nello stesso anno sia il titolo europeo in linea che quello a cronometro, confermandosi pertanto un prospetto interessantissimo per il futuro. Filosi invece si consola parzialmente con l'ennesima grande prestazione stagionale, dopo aver vinto in maggio il Giro delle Pesche Nettarine ed aver sfiorato anche il successo alla Vuelta Bidasoa, gara a tappe basca in cui ha conquistato anche due successi di tappa. Una condotta di gara che comunque piace, quella del trentino del Team Colpack, che non ha paura di attaccare e che si dimostra anche un ottimo discesista.

Gara che ha vissuto quasi del tutto su una fuga di otto atleti, composta dall'azero Jabrayilov, il belga Van Rooy, il tedesco Plarre, il francese Chetout, il norvegese Bystrøm, il portoghese Guerreiro, lo svizzero Schir ed in cui è stato pronto ad inserirsi anche il nostro Alessandro Tonelli, sgravando così l'Italia da compiti d'inseguimento. In questo modo il tentativo ha avuto vita fino ad una decina di chilometri dal termine (Chetout, Bystrøm e Van Rooy gli ultimi a mollare) dopo aver avuto un vantaggio massimo superiore ai 3 minuti ed il suo della campana che annunciava l'ultimo giro ha dato il là alle schermaglie che preannunciavano il momento decisivo. Momento che è arrivato a poco meno di 10 chilometri dal traguardo, quando il francese Anthony Turgis ha attaccato in salita, prontamente inseguito da un brillante Kueng (protagonista anche di una caduta senza conseguenze nel corso della gara e sempre presente nelle posizioni d'avanguardia). Il duo ha immediatamente trovato un buon accordo, guadagnando circa 15" nei confronti dei più immediati inseguitori, col gruppo che andava man mano sfaldandosi ed è stato proprio a 5 chilometri dalla conclusione che Filosi ha compreso come l'azione del tandem di testa potesse essere quella decisiva.

Il corridore trentino si è così reso protagonista di un bel numero, allungando in discesa e riuscendo a riportarsi su Kueng e Turgis per comporre un terzetto che si è mantenuto costantemente con 10" di vantaggio sul gruppo. Situazione particolarmente delicata soprattutto per la Francia, che aveva in Thomas Boudat uno degli uomini più rapidi allo sprint ma che non poteva indubbiamente sacrificare a priori l'azione di Turgis. Così si è giunti all'ultimo chilometro in cui Kueng ha gestito la situazione con ottima padronanza e furbizia: dopo essersi messo in coda, dando l'idea di aver speso decisamente più energie degli altri, l'elvetico è partito di forza ai 400 metri, non trovando l'immediata reazione dei due compagni d'avventura. Esitazione, questa, che è divenuta fatale, dato che la potente progressione di Kueng ha così potuto avere buon gioco e lo svizzero è andato a prendersi una meritatissima doppietta europea mentre a Filosi non è rimasto altro che sprintare per la seconda posizione, agguantando l'argento dinanzi a Turgis. Il gruppo inseguitore è invece giunto vicinissimo ai battistrada ma non è riuscito a colmare in tempo il gap e così la volata che ne è conseguita è valsa a Boudat solamente la medaglia di legno, davanti al sorprendente finlandese Matti Manninen e all'interessante belga Tiesj Benoot, grande protagonista nelle scorse settimane. L'Italia ha piazzato un uomo anche qui con Liam Bertazzo, uomo veloce designato, che ha ottenuto la settima posizione davanti al norvegese Enger, l'altro svizzero Bohli e all'atteso Silvio Herklotz che ha chiuso le prime dieci posizioni. Presente nel drappello anche Paolo Simion, classificatosi ventesimo.

In conclusione quindi un'edizione 2014 che si è chiusa in maniera assolutamente positiva per i colori azzurri, dal momento che l'Italia ha concluso la rassegna con 2 medaglie d'oro e ben quattro d'argento, considerando anche le due piazze d'onore di Davide Martinelli e Alice Gasparini nelle prove contro il tempo. Risultati lusinghieri che attenderanno ulteriori conferme e che hanno promosso indubbiamente anche le scelte operate dai Commissari Tecnici. Non ci sarà però tempo per rilassarsi, visto che dal 22 al 27 luglio prossimi la località portoghese di Anadia attenderà ancora una volta gli atleti per assegnare i titoli europei su pista sempre per quanto concerne le categorie Under 23 e juniores e dove l'Italia cercherà ancora una volta di tornare a casa con un cospicuo bottino.

Vivian Ghianni

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