Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Protagonisti: Da Aru a Nibali, vai con la staffetta - Fabio sboccia al Giro, Vincenzo viene richiamato da Vinokourov

Versione stampabile

Vincenzo Nibali e Fabio Aru in azione © Bettiniphoto

Nel ciclismo c'è ben poco, se non nulla di casuale. Intendiamoci: non è questo un dogma, ma con le due ruote senza motore s'inventa poco. Succede così che a vincere il Giro d'Italia sia sì un colombiano, il primo della fila, classe '90. Nairo Quintana, 24 anni compiuti ed un volto da capo indiano. Per lui si sono spese e si spenderanno vagonate d'inchiostro.

Si potrebbe fare lo stesso anche senza parlare del vincitore, ma soffermandosi sul terzo gradino del podio di questo Giro. Anche qui c'è un classe '90, ma spegnerà 24 candeline il 3 luglio, due giorni prima che inizi il Tour de France. Tenetelo a mente, questo particolare. Questo giovincello ormai è conosciuto anche dallo spettatore occasionale: si chiama Fabio Aru.

Viene dalla Sardegna, da Villacidro, ma vive a Bergamo. Emigrato dalla terra natale alla Lombardia per correre nella Palazzago di Olivano Locatelli, Under 23. Il podio del Giro d'Italia a 23 anni non lo raggiunge per caso: fisico da scalatore, due volte vincitore al Giro della Valle d'Aosta, una volta al Giro delle Valli Cuneesi, Toscana-Terra di ciclismo, 2° al Giro Bio 2012. Il primo centro nel 2011, nella Bassano-Monte Grappa (ricorda qualcosa?): come a mettere ben in chiaro quali fossero le sue caratteristiche.

Magro, magrissimo, 61 chili e mezzo dopo Montecampione, dove ha vinto. Il preparatore Paolo Slongo vorrebbe limare ancora qualcosa. Villacidro-Bergamo non è l'unico viaggio che ha intrapreso Fabio Aru, destinato a dominare al scena di corse in linea ed a tappe (purché impegnative), nei prossimi decenni. No, Fabio è passato professionista con una squadra kazaka, l'unica del World Tour. L'Astana di Vincenzo Nibali. O meglio, l'Astana dove Fabio ha trovato anche Vincenzo Nibali.

Un altro "terrone" (ci si passi il termine, come se l'avesse detto Agnoli), un altro migrante: da Messina alla Toscana per correre nella Mastromarco, quand'era Under 23, dall'Italia, dove ha corso con Fassa Bortolo e Liquigas, al Kazakistan: con l'Astana ha portato a compimento quel processo che l'ha fatto diventare il ciclista italiano di punta. Del resto, uno che arriva alla corte di Vinokourov con un terzo posto al Giro (corso fa gregario per Ivan Basso, nel 2010), un'altra piazza d'onore al Giro (in origine, quello del 2011, era un terzo posto dietro a Contador e Scarponi), la vittoria alla Vuelta a España 2010, un 3° posto alla Sanremo, un 2° alla Liegi e tanta, tantissima voglia di far corsa garibaldina, sempre, è pronto per il grande salto.

Salto che non può avvenire con altri se non con l'Astana. Nel 2013 un Giro ed un secondo posto alla Vuelta, ci mettiamo anche la quarta piazza al Mondiale fiorentino. Quest'anno l'obiettivo è il Tour, sta lavorando per sé. Nibali ed Aru, tecnicamente abbastanza (diciamo pure molto) diversi, ma dalle storie simili. Ci sono sei anni tra i due, oltre alla consapevolezza che Nibali, se non è all'apice della carriera, poco ci manca. Aru, invece, ha appena iniziato a divertirsi e far divertire.

Lui, che nemmeno pensava di correre in bici. Fino a 15 anni tennis e calcio, poi qualche uscita, così per gioco, nel ciclocross ed in MTB. Ci prende gusto e va ai Mondiali di Val di Sole. Riserva. Va bene anche nel ciclocross, anche lì Mondiali ed Europei di categoria. Il CT Fausto Scotti vede in lui la stoffa del campioncino, ma lo consiglia: Fabio, non hai il fisico del crossista, sei poco esplosivo. E passa su strada, non dimenticando però le campestri, di tanto in tanto.

Olivano Locatelli lo svezza alla Palazzago, i risultati arrivano pian piano, la voglia di mollare tutto per via della saudade sarda, una volta trasferitosi in pianta stabile a Bergamo, sparisce. Il palmarès dello scalatore di Villacidro parla per lui, il Giro d'Italia lo corre nel 2013, in supporto a Nibali, ma si leva lo sfizio di fare quinto nella bufera delle Tre Cime.

Torna quest'anno: Michele Scarponi è arrivato dalla Lampre. Dovrà correre al fianco di Nibali al Tour, ma il Giro non può essere snobbato, e così il marchigiano si ritrova in casa Astana a fare la punta proprio con Fabio Aru: la strada deciderà. Ed il verdetto della strada fa male, almeno per Michele: cade a Montecassino, soffre, finisce col ritirarsi.

Fabio invece sembra un pesciolino nel Mediterraneo, sembra che abbia corso tra i pro' - e da capitano in un GT - da una vita. Stupisce la sua maturità, la pazienza, il modo in cui non segue ogni scatto, ma riprende, passo dopo passo (sempre il suo), i coraggiosi. Quando vince a Montecampione, salita che ricorda Marco Pantani (e quale non lo ricorda?), non ci crede nemmeno lui, ma in fondo, se quest'inverno aveva visionato quella tappa con il fido Tiralongo, un motivo doveva pur esserci.

Sul Grappa dà spettacolo, solo Quintana lo batte per 17", a ben vedere pochini, ma tant'è. Lo Zoncolan, nella penultima tappa, non gli permette di portare l'attacco alla seconda posizione di Urán, ma ormai il podio è blindato. Quel gioiellino di nome Fabio Aru ha soltanto proseguito ciò che aveva compiuto da dilettante, ma l'ha fatto tra i pro'.

È lui l'ideale erede, come uomo di punta del pedale italiano di Vincenzo Nibali, tant'è che in molti - pare - stanno sparando cifre astronomiche per il sardo. Aru, come Nibali, ha un contratto che lo lega all'Astana sino al 2016: cosa farà l'uno e cosa l'altro a fine stagione, semmai si dovessero dividere, lo vedremo. Certo è che Nibali quest'anno potenzialmente può vincere l'unico GT che gli manca, e non è roba da poco. Anche arrivasse un podio al Tour, Vincenzo sarebbe soddisfatto, la parte kazaka della squadra (quindi i vertici) decisamente meno.

Tanto che a fine aprile, dopo un inizio di stagione non esattamente esaltante, Vinokourov ha mandato a Nibali una lettere di richiamo per scarso rendimento. In effetti il 2014 di Vincenzo non è fino ad ora lo specchio della stagione ideale, né fa ben sperare in vista dell'avvicinamento al Tour che scatta il 5 luglio. Lettera che fa venire a galla una serie di divergenze tra l'anima kazaka del team (quelli che ci mettono la moneta sonante, con Alexandre Shefer che dirige il versante sportivo) e quella italiana (che ha portato fino ad ora la maggior parte delle vittorie, con Giuseppe Martinelli a capo). Insomma, Nibali e tutta la squadra del Tour sono stati avvertiti: in Francia non si potrà più cincischiare, bisognerà vincere.

In quest'ultimo caso a Nibali mancherebbe "solo" qualche classica pesante, una Liegi, un Lombardia o una Sanremo (col nuovo percorso, più duro e adatto a lui...). Il Mondiale? Magari, Vincenzo, magari! Se Nibali ha però vinto non certo tutto ma sicuramente molto, Aru sta imparando (e lo fa velocemente). Dal ciclocross ha preso il passo, utile nelle crono e nelle lunghe ascese, da madre natura ha ricevuto l'attitudine a spianare le salite. L'anno prossimo, se correrà il Giro, lo farà per portarsi a casa tutto.

Poteva diventare un calciatore, forse al massimo sarebbe rimasto in quella riserva indiana chiamata Cagliari. Poteva essere un buon tennista ed emulare il suo idolo, Rafa Nadal. Gli è toccato entrare con una prepotenza che non è cosa sua in questo mondo chiamato ciclismo, e rimpiazzare, più prima che poi, Vincenzo Nibali come faro italiano nelle piccole, medie e grandi corse a tappe.

Dal Sud Italia al Kazakistan passando per le vittorie di prestigio: vale per Vincenzo Nibali e per Fabio Aru. Perché nel ciclismo, con corridori del genere, c'è ben poco di casuale.

Francesco Sulas

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano