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Giro d'Italia 2014: Frizzi e lazzi, vince Pirazzi - Stefano va in fuga, arriva da solo, ottiene la prima da pro'. Poi lo sfogo

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A Vittorio Veneto la prima vittoria da pro' di Stefano Pirazzi © Bettiniphoto

E te la meriti sì, caro Pira! Te la meriti alla grande, questa vittoria, la prima da professionista. Il gesto dell'ombrello fatto a caldo, sul traguardo, contro tutti coloro che sostenevano e sostengono che il corridore di Fiuggi sbagli i tempi (suvvia, non è una rarità, mettiamola così a costo di beccarci un sonoro vaffa), è la conclusione quasi logica, scontata, per una giornata come quella appena trascorsa. La inseguiva da cinque anni, questa vittoria, e da giovane alla ricerca dell'importante affermazione personale Pirazzi era diventato una sorta di macchietta: un fuoco di paglia, uno scatto à la Pirazzi, per definire in breve un tentativo d'attacco apparentemente senza logica.

Oggi il corridore di Fiuggi mette a tacere tutti con un capolavoro, il primo personale, il terzo in questo giro della Bardiani-CSF. Dopo il tappone di Val Martello era quasi scontata la fuga: Pirazzi ci entra. Non basta, perché davanti sono in 26, e sulle terribili pendenze di Ca' del Poggio c'è chi si vuole avvantaggiare. È il caso di Thomas De Gendt, alla ricerca di una vittoria di tappa che possa far rosicare un po' meno Patrick Léfèvre, grande capo dell'Omega Pharma-Quick Step dell'ex maglia rosa Rigoberto Urán.

Lì Stefano Pirazzi capisce che è il suo momento, e parte all'inseguimento del belga. Lo raggiunge e, come sempre, lo incita a non rialzarsi. Rilancia, è anche merito suo se l'azione dei cinque arriva in porto. Un porticciolo in cui Pirazzi non vuole approdare in compagnia. Allunga ai -2, lo riprendono. Il solito Pirazzi, quante energie sprecate... E invece non va così, come altre volte: parte ai 1300 metri, gli altri si guardano, si studiano. Tanto lo riprendiamo, quel Pirazzi... Non lo riprenderanno, i dormienti.

Un ultimo chilomero in apnea, una vittoria bellissima, Tim Wellens e Jay McCarthy, a podio oggi, si devono accontentare. È, Pirazzi, uno degli atleti che meglio incarnano la Bardiani-CSF dei Reverberi. Tenace, sempre all'attacco, e qualche volta capiuta pure che vinca, il greenteam. In questo Giro siamo già a quota tre: non fosse bastato lo splendido assolo di Marco Canola a Rivarolo Canavese, ecco Enrico Battaglin ad Oropa, con uno schema fatto di fuga, resistenza, recupero e volatina finale.

Contando anche i 14 tentativi di fuga, il bilancio ad oggi poteva essere più che in attivo. Non bastava, e allora ecco Canola, Boem e Pirazzi - tutti alla seconda fuga nella corsa rosa - a buttarsi nel gruppo dei 26. La tattica prevedeva "il Pira" a cercare al vittoria, Boem e Canola a supporto: accipicchia se ha funzionato! Da Sarnonico a Vittorio Veneto, 208 km mossi nel finale, destinati a veder arrivare la fuga. Dopo Gavia, Stelvio e Val Martello e con Rifugio Panarotta, cronoscalata del Grappa e Zoncolan da affrontare, è dura trovare squadre in grado di tener chiusa al corsa. E così il gruppo chiuderà ad oltre un quarto d'ora dal vincitore.

Dopo la prima ora in cui la fuga non prende il largo - grazie, si corre ai 52 km/h di media! - vanno via in 25 dopo 81 km: si tratta di Enrico Gasparotto (Astana), Matteo Montaguti (Ag2R), Stefano Pirazzi, Nicola Boem, Marco Canola (Bardiani), Jos Van Emden (Belkin), Daniel Oss (BMC), Oscar Gatto (Cannondale), Johan Le Bon e Jussi Veikkanen (FDJ), Damiano Cunego e Matteo Bono (Lampre), Lars Bak e Tim Wellens (Lotto), Igor Antón (Movistar), Thomas De Gendt e Serge Pauwels (Omega), Davide Malacarne (Europcar), Simon Geschke (Giant), Alberto Losada e Eduard Vorganov (Katusha), Philip Deignan (Sky), Evgeny Petrov e Jay McCarthy (Tinkoff), Fabio Felline (Trek).

A loro si unirà, una decina di chilometri dopo, Marco Frapporti (Androni-Venezuela). Il vantaggio sale a poco a poco, il gruppo chiuderà con 15'36" di ritardo su Pirazzi. Il belga Tim Wellens è uno dei più attivi, forse il più scalpitante: va a prendersi Gpm e traguardi volanti, però non conclude. Davide Malacarne lo raggiunge dopo lo scollinamento di Santo Stefano, lo invita a proseguire nell'azione. Il gruppo si può sorprendere. Non se ne farà nulla.

L'azione decisiva ai -25, con De Gendt che piazza un allungo secco. Mentre dietro Vorganov scivola ad una rotonda, trascinando a terra anche Frapporti e Le Bon, davanti inizia Ca' del Poggio. De Gendt scollina per primo, Pirazzi insegue da solo e si riporta sul belga. Geschke e Gatto vengono messi fuori causa, l'uno da una caduta, l'aaltro da un guaio meccanico, e così in testa restano Montaguti, Wellens, McCarthy, Pirazzi e De Gendt. Ad inseguire Felline e Boem, quindi gli altri.

Il finale è noto, con scatti e controscatti negli ultimi chilometri, poi ci prova Pirazzi. La prima volta con un semplice allungo che gli altri quattro chiudono, la seconda, ed ultima, ai 1300 metri. I quattro ex compagni di fuga si studiano, Pirazzi ci crede, e ci crede ancora, e ancora sin sul traguardo. Esulta e manda a quel paese chi non credeva in lui, chi lo sfotteva, chi diceva che i tempi dei suoi attacchi erano sbagliati. Beccatevi 'sta vittoria, prima che domani tornino protagoniste le montagne.

Saranno 171 km da Belluno al Rifugio Panarotta, arrivo in salita. La classifica è rimas a invariata, con Quintana in maglia rosa ed Urán a 1'41". Il campesino della Movistar ha 3'21" su Evans, 3'26" su Rolland, 3'28" su Majka, 3'34" su Aru, 3'49" su Pozzovivo, 4'06" su Kelderman, 4'16" su Hesjedal, 8'02" su Kiserlovski. A meno che stasera i direttori sportivi rimasti attardati ieri sullo Stelvio non costringano il Giro a ritoccare i distacchi in fondo alla Cima Coppi. Per Quintana sarebbe solamente uno stimolo in più per far volare i minuti da qui allo Zoncolan.

Francesco Sulas

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