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Giro d'Italia 2014: Canola di cuore e di cervello - Il vicentino il migliore della fuga, seconda vittoria da pro' per lui

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Marco Canola esulta sul podio di Rivarolo Canavese © Bettiniphoto

"Sii come le onde del mare, che pur infrangendosi trovano la forza di ricominciare". Recita così un famoso aforisma attribuito a Jim Morrison e che incita a non mollare mai di fronte alle avversità. Marco Canola, vicentino di Torri di Quartesolo nato il 26 dicembre 1988 (pertanto sono 26 anni ancora da compiere per lui), la forza di ricominciare l'ha trovata più e più volte. Anche quando il mondo sembrava cadergli addosso per la dolorosa perdita dell'affetto paterno. Anche quando il traguardo lo vedeva lì vicino, così vicino da non poterci credere e poi si è allontanato lasciandogli il miraggio di poter vivere il giorno più bello.

Torniamo indietro di appena un anno, alla quinta tappa del Giro d'Italia 2013: è la Cosenza-Matera, che col suo finale insidioso chiama all'opera solo i velocisti più resistenti. La Bardiani crede molto in Sacha Modolo ma una scivolata dello sloveno Mezgec innesca una caduta che coinvolge il trevigiano ed altri atleti. Così davanti resta proprio lui, Canola, che prova a dar fondo alle poche energie rimaste per trovare il successo più bello ed insperato da quando cominciò a correre da bambino in categoria G6. Invece quel portento di John Degenkolb lo andò a riprendere con una progressione paurosa a 250 metri dall'arrivo per andare a vincere con irrisoria facilità mentre il buon Marco veniva pian piano risucchiato dal resto del plotone, tanto da non riuscire a chiudere neppure tra i primi 10 (fu 12esimo per la precisione).

Marco Canola però è uno che non si arrende, che conosce alla perfezione il valore della fatica per aver macinato sempre chilometri e chilometri al servizio dei propri compagni di squadra o magari per tentare la sorte e lasciarsi dietro i pensieri più tristi, giungendo sul traguardo davanti a tutti e dar sfogo alla propria esultanza. Un vero e proprio maratoneta della bici, lui che di uno che è stato maratoneta di livello mondiale è cugino (parliamo di Gelindo Bordin, medaglia d'oro ai Giochi Olimpici di Seul nel 1988, quando Marco ancora doveva venire al mondo). Passista veloce ma che sa tenere molto bene anche sulle salite non lunghe, tanto che all'ultima Tirreno-Adriatico le sue azioni da lontano gli hanno fruttato la maglia verde di miglior scalatore, difesa fino al termine della gara.

A furia di provare e riprovare però la giornata buona prima o poi sarebbe dovuta arrivare in una di quelle occasioni che contano davvero. Già, perché in realtà lui la prima vittoria da professionista è già riuscito ad ottenerla proprio nella prima stagione tra i grandi, quando nella settima frazione del Tour de Langkawi 2012 riuscì ad inserirsi, neanche a dirlo, nella fuga di giornata e a mettere tutti in fila sul traguardo. Questa però ha un sapore decisamente diverso, è una di quelle giornate che può aprirti nuovi orizzonti e far sì che più di un addetto ai lavori si annoti il tuo nome su un taccuino. L'abbiamo fatta lunga, lo ammettiamo, ma possiamo dire senza remore che il vincitore della Fossano-Rivarolo Canavese, tredicesima puntata di questo appassionante romanzo rosa, è stato proprio Marco Canola, ovvero colui che più di tutti l'ha voluta e cercata e che ha saputo interpretare il finale con consumata freddezza da veterano. Sembrava l'ennesimo finale già scritto, con i velocisti pronti a battagliare su un traguardo pronto a dare come sempre grandi emozioni ma qualcosa quest'oggi non ha funzionato e di questo aveva già avuto evidente sentore quella volpe di Roberto Reverberi, inevitabilmente compiaciuto e gongolante a fine tappa per la splendida impresa del suo ragazzo.

Eppure Canola, che ai tempi della Zalf si era già distinto come preziosa pedina da poter giocare in ogni evenienza, come dimostrano il prestigioso successo al Giro del Veneto nel 2011 o podi e top ten importanti in gare come Trofeo ZSSDI, Palio del Recioto o GP di Capodarco, aveva già sviluppato un particolare feeling con le strade piemontesi, tanto da riuscire a vincere ben due tappe del Giro delle Valli Cuneesi (nel 2008 e nel 2009) che curiosamente si concludevano entrambe a Sampeyre e che, nel primo caso, prendeva il via proprio da Fossano. Troppo forte quindi il richiamo delle Langhe, terre di tartufi, vino buono e della celeberrima Nutella, anche se nulla è stato più dolce di quell'epilogo desiderato e inaspettato, nel cuore del Canavese. In certi casi ci si aspetta esultanze incontenibili, al limite dello sguaiato ed invece anche in questo Canola ha dato sfoggio di stile, indicando sè stesso e poi rivolgendo l'indice al cielo, a ricordare papà Walter, scomparso prematuramente nel 2009, artefice insieme a nonno Gabriele dell'inizio della sua avventura ciclistica.

In pochi però potevano prevedere che l'azione dei sei avventurieri, apparsi più forzati della strada in una giornata che doveva consacrarsi agli dei supremi dello sprint, iniziata dopo appena 3 dei 157 chilometri che metteva a referto la tabella di marcia, potesse veramente riuscire nel suo intento, per giunta nell'ennesima pazza giornata atmosfericamente parlando, capace di alternare sole, pioggia e persino una grandinata (per fortuna precedente al passaggio dei corridori) di proporzioni bibliche. Invece il francese Tulik, il venezuelano Rodríguez, il russo Belkov, il belga Dockx, il colombiano Romero e Canola l'hanno presa con piglio giusto ma non ossessivo, ben sapendo che dietro il plotone (guidato per buona parte dai FDJ pronti a lanciare verso il poker di successi Bouhanni) era pronto a giocare con loro come meglio credeva. In questo modo non si sono visti vantaggi esorbitanti (3'38" il massimo, raggiunto ai -60 dal traguardo) e così la corsa non ha offerto spunti di cronaca rilevanti, se si fa eccezione per la rocambolesca caduta di Gusev a causa della mantellina pericolosamente infilatasi tra i raggi della bicicletta del russo.

Neppure l'unico GPM di giornata ha offerto scossoni ma ha dato una prima chiara indicazione su chi ne avesse decisamente più di tutti gli altri nel drappello dei fuggitivi: non appena infatti la strada ha iniziato ad inerpicarsi verso Rivara è stato proprio Canola a tentare l'allungo, raggiunto poco dopo da Rodríguez e Romero, anche se poi il colombiano ha iniziato a dare i primi segni di cedimento. La corsa si è così velocemente portata alla volta di Rivarolo Canavese per il primo passaggio sotto lo striscione d'arrivo, per poi proseguire in un giro di una ventina di chilometri attraverso Valperga e Cuorgnè, sede del traguardo volante. Qui si è registrata praticamente la svolta del giorno: la FDJ e Bouhanni, fino a quel momento in testa al gruppo, hanno deciso che per quest'oggi poteva bastare e che quindi sarebbero dovuto essere gli altri velocisti, ancora a bocca asciutta in quetso Giro, a dover mettere a tirare concretamente i compagni per ricucire il gap. In fondo a Nacer poteva anche bastare il fare lo sprint per un semplice piazzamento che gli consentisse di consolidare in ogni caso la leadership nella classifica a punti. Proprio quel frangente però ha fatto storcere il naso a tutte le altre formazioni, tanto che in testa si sono viste nell'ordine Omega Pharma-Quick Step, BMC, Saxo e Movistar, ovvero squadre preoccupate soltanto di evitare qualsiasi tipo di rischio ai propri leader per la classifica generale e quindi per nulla interessate a tirare allo spasimo.

Capita l'antifona ed essendo andati intelligentemente di conserva, i fuggitivi hanno così iniziato a preparare il proprio piano diabolico e, ancora una volta, l'artefice è stato proprio Marco Canola: scattato infatti ad una quindicina di chilometri dal traguardo, il vicentino ha trovato la pronta risposta di Rodríguez e Tulik mentre sorpresi di netto sono stati sia Belkov che Dockx, perdendo così un treno irripetibile (il belga dispone infatti di un discreto spunto veloce mentre il russo, già vincitore a Firenze lo scorso anno, avrebbe potuto operare una pericolosa stoccata negli ultimissimi chilometri), così come l'esausto Romero già staccatosi ben prima di loro. É così iniziata una corsa contro il tempo che ha visto, a fasi alterne, ricomparire in testa al gruppo maglie della Trek, della Cannondale e qualche svogliato FDJ (incitato da Bouhanni subito dopo il traguardo volante) ma il vantaggio, attestato ancora sul minuto e mezzo ai -10 lasciava ancora spazio alla fantasia e alle speranze. Così, la nuova fase di stasi che si è prodotta andando verso il cartello dei -5 ha messo la pietra tombale sulle speranze odierne degli sprinter.

A quel punto, ben consapevoli che sarebbero stati loro 3 a giocarsi il successo di tappa, Canola, Tulik e Rodríguez hanno iniziato le fasi di studio, abbozzando anche qualche tentativo di allungo prontamente rintuzzato. Dietro di loro una Garmin disperata (desiderosa di lanciare Farrar) dava fondo a tutte le proprie energie, trovando la collaborazione di Giant e FDJ, rassegnandosi però a dover osservare ancora i fuggitivi a distanza di sicurezza, superato il triangolo rosso dell'ultimo chilometro. Qui, tra un pericolo di surplace e di un ricongiungimento beffa, è iniziata la vera e propria partita a poker tra i tre battistrada e Canola si è rivelato giocatore abilissimo, ponendosi in seconda ruota dietro il più esperto Jackson Rodríguez e cercando di tenere a bada il francese Tulik, pronto all'effetto sorpresa in terza ruota.

Un ruolo fondamentale, in una situazione simile, non poteva non giocarla l'ultima curva, già visionata da fuggitivi e gruppo, posta a 250 metri dal traguardo ed è proprio lì che Canola ha operato la scelta di tempo decisiva: superando in uscita il venezuelano dell'Androni, ha sprigionato il suo spunto veloce, scavando così un gap decisivo per rendere inutile il disperato recupero di Rodríguez (non sembra portare decisamente bene questo Giro ai possessori di tale cognome). Esulta così Marco Canola, esulta e si prende i meritati applausi, andando a mettere a segno la terza vittoria italiana, che è anche la prima di un corridore che non si chiami Diego Ulissi. Una boccata d'aria fresca per i nostri colori che giunge ventiquattr'ore dopo la "cronometro dei vini" in cui qualche spunto per essere fiduciosi i nostri portacolori ce l'avevano regalato e in attesa che i vari Pozzovivo, Aru, Basso e, perché no, ancora Ulissi possano farci sognare nelle prossime giornate infarcite di montagne.

Vittoria pesante per Canola e per la Bardiani tutta, che chiuderà il proprio Giro d'Italia ancora una volta col bilancio in attivo e con un altro vicentino sugli scudi, dopo che nella scorsa stagione la scena fu tutta di Enrico Battaglin, vincitore a Serra San Bruno. Proprio Battaglin, già autore di ottimi piazzamenti, sarà uno dei più attesi tra i Reverberi's Boys nelle prossime giornate, in special modo nella tappa di Vittorio Veneto, dove pure Enrico Barbin e Sonny Colbrelli, atleti veloci e resistenti, potrebbero dire decisamente la loro. La linea verde (mai colore fu più azzeccato anche sulle divise) continua pertanto a pagare e chissà che anche Stefano Pirazzi non possa cercare di raddrizzare un Giro fin qui poco fortunato provando a dare l'assalto alla maglia blu nelle prossime giornate, anche se Arredondo ha già dimostrato di essere un osso duro nonché serio pretendente.

Per una Bardiani che esulta troviamo un'Androni che recrimina per essere riuscita a trovare l'ennesima giornata da protagonista in fuga con un proprio tesserato e che è andata davvero vicina a quel successo che per Gianni Savio (anche lui di casa sulle strade piemontesi e, nella fattispecie, torinesi) avrebbe costituito la più bella rivincita dopo le polemiche scaturite dalla giornata di Savona. Rodríguez, tra l'altro, oltre ad essere uno degli atleti più esperti poteva contare anche su uno spunto veloce non indifferenti e così la tappa odierna assume tutti i crismi dell'occasione sfumata, anche se i demeriti del venezuelano finiscono lì dove iniziano i meriti di Canola. Si può comunque star certi che gli Androni ci riproveranno molto presto e con le loro azioni a lunga gittata proveranno magari anche a mettere un po' di bastoni tra le ruote a qualche formazione che nella lunga giornata ligure aveva visto malvolentieri le poderose trenate dei ragazzi di Savio. Un Pellizotti in buona forma, un Sella che finora si è visto pochissimo e un Rosa che, se dovesse aver recuperato dalla brutta caduta di Montecassino, potrebbe far vedere belle cose in salita, oltre all'immancabile Marco Bandiera, a caccia del titolo di superfuggitivo di questa edizione, potrebbero essere garanzia di spettacolo.

In tutto questo ha racimolato un podio anche la Europcar con Angélo Tulik, atleta interessante e già capace di lasciare il segno in questo 2014 (a fine aprile ha fatto propria la Route Tourangelle) mentre a 11" Bouhanni ha per l'ennesima volta messo in fila tutto il gruppo, costringendo all'ennesimo piazzamento (sicuramente meno beffardo in questo caso) Giacomo Nizzolo, con Viviani, Mezgec, Swift, Farrar e Bozic a completare la top ten dei rimpianti. Nulla pertanto cambia in classifica generale, in attesa che Oropa, in un'altra giornata dedicata al ricordo di Marco Pantani, chiami decisamente all'opera tutti i pretendenti alla maglia rosa, per cercare di mettere in difficoltà un Rigoberto Uran che dopo ieri appare decisamente in pompa magna.

Oggi però è la giornata di Marco Canola, vincitore a 25 anni della sua prima tappa al Giro d'Italia. Da domani tornerà a lavorare per i propri compagni, a far gruppetto per raggiungere il traguardo in attesa della prossima occasione. Perché siamo certi che ci vorrà riprovare. Esattamente come le onde del mare.

Vivian Ghianni

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