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The Women's Tour 2014: Festa britannica, buona la prima! - Generale a Vos. Ratto, una tappa e il terzo posto. Italiane in evidenza

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Marianne Vos, Emma Johansson e Rossella Ratto sul podio finale © womenstour.co.ukTutto era iniziato a Londra, domenica 29 luglio 2012. Giochi Olimpici, gara in linea femminile, piove. Anzi no, diluvia. Il giorno prima Alexandre Vinokourov aveva chiuso la carriera con un oro, ma quella domenica, sul circuito della Box Hill e sulla strada che conduce a The Mall, il pubblico sembra ancor più numeroso del sabato. Strano, per essere la gara femminile... Logico che Pooley, Vos, Cooke, chiedano più attenzione. Vi faremo sapere. Poi Wiggins, con la sua Fondazione, mette preziose sterline nelle casse della Wiggle Honda (team fondato da Rochelle Gilmore, con Giorgia Bronzini come punta, ma pure l'olimpionica Laura Trott), ed è lo stesso britannico, allora maglia gialla al Tour, ad auspicare una Sky femminile. Ma niente.

Ci vorrebbe una corsa in casa, visto che alle Olimpiadi c'era così tanto pubblico. La Cooke s'è ritirata, la Pooley s'è presa un anno sabbatico, ma abbiamo altre campionesse: la Garner in rampa di lancio, quella Armitstead che ha vinto l'argento olimpico. E le pistard, da Laura Trott a Danielle King, da Joanna Rowsell, alle giovani Elinor Barker e Katie Archibald. Alla fine questo Giro della Gran Bretagna tinto di rosa arriva. È la prima gara a tappe UCI a varcare la Manica.

C'è sempre una prima volta. Talora anche più di una. Sotto il cielo, la pioggerellina, il freddo britannico, sulle sue stradine, le colline in sequenza che alla lunga tanto bene alle gambe non fanno, è nata una nuova corsa: The Women's Tour, anche se il nome completo è The Friends Life Women's Tour. Una corsa che riassume in se stessa tante delle caratteristiche di cui necessita il settore femminile per spiccare finalmente il volo: grandi nomi alla partenza, ottima promozione sul territorio, notevole presenza di pubblico durante le tappe, una copertura mediatica a tappeto; non solo i soliti social, ma soprattutto la tv, che porta nelle case, alla sera, le ragazze che pedalano come leonesse. Insomma, le girls trattate quasi come i boys, e così The Women's Tour diventa un successo (Marianne Vos per non sbagliare l'ha subito vinta, dichiarandole il suo amore. A suo avviso, fino ad ora, è la migliore corsa femminile al mondo). Gara che la Gran Bretagna ha creato, confezionato, messo sul tavolo, e l'impressione (e la speranza!) è che adesso che ha preso il largo, non si fermerà tanto facilmente. Come detto, vince Marianne Vos, che quando c'è un primato in palio (si tratti di cicloturistiche, Mondiali, o prime edizioni di una corsa) ferma tutte: mio! Ed è suo, come no.

A Bedford Rossella Ratto ha la meglio su Susanna Zorzi © Anton Vos

C'è sempre una prima volta. O arriva per caso o doveva arrivare, prima o poi. Prendiamo Rossella Ratto, una tra le più giovani al via, con i suoi vent'anni e spiccioli. Ha iniziato a correre a fine marzo, a Cittiglio. Prima si era preparata al calduccio (relativo) della costa ligure (prima ancora in Messico), seguita dalla mamma, fidata allenatrice della talentuosa di Colzate. La Gran Bretagna, almeno climaticamente, è ben diversa da Messico e Liguria, ma su quelle salitelle brevi e talora assassine Rossella si sente ispirata. Nella prima tappa lo fa subito vedere, prova la fuga, non va in porto. Nella seconda la giovanotta non cambia copione. Parte al GPM, guadagna sul gruppo, ma da sola dove vuoi andare, Ross... Infatti il vantaggio cala. Arriva in soccorso la croce azzurra kazaka, meglio, europea, diciamo pure tricolore: in sintesi, Susanna Zorzi. Vicentina di Cogollo del Cengio, da quest'anno in forza all'Astana-BePink, campionessa continentale in carica, anche in quell'occasione dopo una lunga fuga. È un po' la specialità della casa. Se le compagne hanno bisogno di restare coperte, chiamano la Susy. Lei non si tira indietro nemmeno se minacciata, solitamente, e mantiene andature più che notevoli. Ecco, se una Ratto da sola è pericolosa ma raggiungibile, mettete una Zorzi a farle il ritmo e vedrete che la fuga raggiungerà vette di 2' di vantaggio, anche di più. Ah, nota a margine: le due sono amiche. Entrambe in Nazionale, si conoscono bene, si stimano e là davanti importa arrivare, respingere il gruppo. Chi se ne frega se Susanna parte battuta in una volata a due con Rossella. Questo pensa la Zorzi, tira un sacco e non sprinta quasi, regalando a Rossella Ratto la prima da Élite. La fuga, come la prima vittoria, doveva arrivare. È giunta roboante, prepotente, non si fermerà certo qui, Rossella. Dietro il gruppo non ha raggiunto le nostre per tanto così, visto che Marianne Vos chiude terza a 6". C'è chi rosica e risponde al nome di Lizzie Armitstead. Una vittoria tra i suoi connazionali sarebbe stata qualcosa di meraviglioso, ma la leader di Coppa del Mondo sostiene che promuovere l'inseguimento non fosse compito della sua Boels-Dolmans, bensì dell'Orica. La squadra australiana il giorno prima, a Northampton, aveva conquistato tappa e prima maglia gialla con Emma Johansson. L'Orica però fa spallucce, la fuga arriva, Lizzie se ne farà una ragione e si consola con la maglia di miglior britannica della corsa.

Marianne Vos con una piccola fan © Twitter

Nel frattempo Marianne Vos è stata battuta, appunto a Northampton, da Emma Johansson (l'iridata anticipa i tempi dello sprint e deve cedere alla svedese), a Bedford s'è vista beffata dall'ottima coppia tricolore. Non ha certo smesso, Marianne, di racimolare secondi qui e là, tra traguardi volanti (infatti è leader della classifica a punti) ed arrivi. È giunto però il momento di lasciare il segno nella terra di Albione, due anni dopo l'oro conquistato ai Giochi olimpici. Dalla costa est, nell'Essex, si va nell'entroterra: partenza da Felixstowe, arrivo nuovamente sul mare, a Clacton-on-Sea. Marianne non sbaglia. La volata la prende in testa Lucy Garner, classe '94, tra le Juniores due titoli iridati ed uno europeo, tra le Élite ha già timbrato in una tappa del Tour of Chongming Island 2013. L'esperienza la sta facendo, ma quell'ultima curva presa in testa, al vento, non è il massimo se vuoi vincere. E infatti ad uscire dal gruppo è Marianne Vos. Allunga proprio, con Emma Johansson che non la tiene e si accontenta. Dietro Giorgia Bronzini è terza, Elena Cecchini (stagione spettacolare, la sua, fino ad ora) quinta. Vos che si prende tappa e maglia gialla con una volata impressionante, lunghissima, da fantascienza. Si ripeterà il giorno dopo, a Welwyn Garden City, ed il giorno dopo ancora, nella frazione finale di Bury St. Edmunds. Fermarla? Forse con le cannonate. Ci prova Giorgia Bronzini, già a podio nella terza frazione, nelle ultime due tappe: a Welwyn Garden City è l'unica a tenere la ruota della Vos in volata ma al momento di uscire dalla scia dell'iridata la piacentina si ritrova davanti una moto dell'organizzazione che procede al posto sbagliato.

Bronzini, Johansson, Vos ed Armitstead nella conferenza stampa di presentazione della corsa © womenstour.co.uk

Brucia ma Giorgia ci riprova a Bury St. Edmunds, domenica, ed anche lì Marianne Vos vince per distacco. Doveroso segnalare nelle ultime due frazioni l'iniziativa di Emma Pooley. Si era rivista praticamente solo sul Mur de Huy, alla Freccia Vallone, è andata in testa a riprendere la prima fuggitiva, Gracie Elvin. Raggiunte presto da Annemiek Van Vleuten, Katarzyna Pawlowska, Janel Holcomb e Chantal Blaak, le cinque non avranno più di 50" di vantaggio. La fuga, destinata ad essere risucchiata, terminerà repentinamente, allorché un incidente nei chilometri immediatamente precedenti la corsa costringerà gli organizzatori a neutralizzare la tappa e ripartire da zero. Lizzie Armitstead vorrebbe prender parte alla volata ma la fortuna in questa gara a tappe casalinga non è dalla sua: fora ai -4 e la vittoria della Vos se la farà raccontare (per chiudere il cerchio, si ritira per problemi di stomaco prima dell'ultima tappa). Pooley in fuga anche domenica, nella Harwich-Bury St. Edmunds. Con lei Lisa Brennauer, Loes Gunnewijk e Lauren Hall, prendono il largo, ma proprio la Pooley sarà la prima ad arrendersi. La sfortuna in questo caso si presenta sotto forma di foratura, il fatto di essere raggiunta dal gruppo è solo una diretta conseguenza. Stesso destino per le tre fuggitive rimaste e terza tappa di fila vinta dalla maglia gialla Marianne Vos. Sua anche la classifica finale davanti ad Emma Johansson, ma la nota più positiva è rappresentata dal terzo posto di Rossella Ratto. Bronzini e Zorzi a seguire, con Elena Cecchini decima e costante come non mai.

A Bury St. Edmunds Emma Trott (di spalle) chiude la carriera. La sorella Laura l'abbraccia commossa © velouk.net

Per capire un po' di più The Women's Tour ed il contesto in cui si corre, bisogna fare un passo indietro. Terza tappa, quella che arriva sul mare, a Clacton-on-Sea. La prima stravinta dalla Vos, s'è già detto. Ma a noi stavolta non interessa l'olandese, né la Bronzini. No, perché c'è una compagna di team di Giorgia che cade. Ok, succede, cadono tutte, dov'è la novità? Che cade male, medita il ritiro. Finisce la tappa, va in ospedale, i raggi al gomito non evidenziano problemi, è in forse per la frazione del giorno dopo: visto che ha battuto pure la testa, se nella notte non starà bene, il medico della Wiggle Honda non darà il via libera per partire l'indomani da Cheshunt. L'atleta in questione è Laura Trott ed è difficile non conoscere questa ragazza, una biondina che a 22 anni ha già nel cassetto cinque ori mondiali, due olimpici ed altre medaglie, sempre su pista. Con il terzetto, nell'Inseguimento, ha stabilito tre record del mondo, con il quartetto, dopo il cambio dei regolamenti, altri due. Oggi il primato è ancora delle britanniche, un 4'16"552 realizzato il 5 dicembre 2013 ad Aguascalientes, ma allora la Trott non c'era. Per i meriti sportivi è Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico, come un altro olimpionico assai noto, il tennista Andy Murray. Bene, cosa c'entra Laura Trott con Cheshunt? Semplice: ci è nata, cresciuta ed ora è una piccola star (lo è, più in grande, in tutto il Paese). A Cheshunt c'è il Laura Trott Leisure Centre, inaugurato proprio sabato, vicino a casa sua. Un po' come se una sera, passeggiando per Piacenza, ci trovassimo di fronte al Centro Ricreativo Giorgia Bronzini, ma proveremo a cercare. Ha una sorella, Laura Trott. Emma, più grande di tre anni, non corre nella Wiggle Honda ma nella Boels-Dolmans. Le due vengono onorate, nella tappa che parte da casa loro (perché alla fine Laura lo prende il via), ed attraversano Cheshunt qualche metro davanti al gruppo. Emma è alla penultima apparizione. Ma non della corsa, né della stagione. Della carriera. È giovane, avrebbe ancora qualche annetto di discreto agonismo davanti, ma non ne vuole sapere. Domenica ha finito la corsa e, come annunciato poche ore prima, ha lasciato il ciclismo. La perdita di alcuni amici qualche mese fa, la mancanza di stimoli, essere alle gare e desiderare trovarsi altrove. Avanti così non si poteva andare. Riconosciuta sempre come "sorella di Laura-quella-che-vince", Emma qualche soddisfazione se l'è pur tolta. Per esempio, battere Marianne Vos in una cronometro al Gracia-Orlová 2010, stradominato appunto da Vos e Van Vleuten (in una tappa le due diedero la bellezza di 12' alla terza, Nicole Cooke. Quella Nicole Cooke). Non ha raccolto moltissimo in carriera ma ha gareggiato in grandi squadre, a fianco di ragazze vincenti (escludendo le parenti). Nicole Cooke ed Emma Pooley, Marianne Vos, Lizzie Armitstead ed Ellen Van Dijk, per fare qualche nome. Mancherà più Emma a Laura (che domenica, a fine tappa, piangeva, abbracciando la sorella) ed al gruppo che il gruppo ad Emma. Chiude un bellissimo capitolo della sua vita e ne apre un altro dalla diversa prospettiva.

Tanto pubblico lungo le strade e su tutti gli arrivi © womenstour.co.uk

The Women's Tour, la corsa delle donne, delle campionesse e delle giovanissime. Come Melissa Lowther, 17enne del Matrix Racing Academy, giusto per far capire che certo, se vince una Vos o una Johansson è importante, a livello d'immagine, ma le basi vanno sempre gettate. Una corsa che alla prima edizione è già ottima sotto molti punti di vista, quasi tutti (la conferenza stampa della vigilia, con Vos, Johansson, Bronzini ed Armitstead, ossia le big, quando mai s'è vista?). Un percorso apparentemente banale e da velociste - gli arrivi questo dicono, fatta eccezione per l'azione della Ratto - ma che con quelle salitelle scioglie le gambe delle ragazze nell'acido lattico. Il tutto logicamente è perfettibile, magari inserendo in futuro una cronometro ed un arrivo in leggera salita, giusto per dare un'opportunità veramente a tutte. Un presente già florido, un futuro promettente per la corsa che mira a rilanciare - o a lanciare davvero, e per la prima volta? - un ciclismo femminile molto professionale, quasi quasi ci vien da dire professionistico. The Women's Tour e le sue star, le sue strade, i suoi borghi, la sua folla (col sole e con la pioggia, quanta gente sulle strade!). È presto per dire se è nata una stella nel calendario, ma facendo un ideale filotto con La Course by Le Tour de France, il 27 luglio sui Campi Elisi, ed il Giro Rosa (a cui un bel po' di pubblico visto in Gran Bretagna spesso manca), le ragazze, da Marianne Vos in giù, hanno davanti un futuro un po' più roseo.

Francesco Sulas

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