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Giro d'Italia 2014: Meteorologica-GreenEDGE - Cronosquadre influenzata dalla pioggia, podio Omega-BMC

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La Orica-GreenEDGE nel pieno del suo sforzo, tra la folla di Belfast © Bettiniphoto

È iniziato come ce lo si poteva aspettare, in fondo. Con tanta pioggia e con la festa degli splendidi padroni di casa rovinata dal ritiro di Daniel Martin, uno dei più attesi dai tifosi irlandesi (nord o non nord, poco conta). La "nemesi storica", maledetta, è sempre in agguato pronta a riequilibrare le situazioni in cui c'è troppa gioia; e stavolta ha messo ko proprio uno dei più convinti e contenti alla partenza della corsa rosa da Belfast, in un vero e proprio bagno di folla.

Si ride e si piange, lo sport è questo: per uno che ci rimette una clavicola su un tombino assassino e dice addio ai sogni di gloria, un altro si gode un'affermazione quasi fuori tempo massimo. Nel giorno del 37esimo compleanno, Svein Tuft è stato gentilmente omaggiato dalla Orica-GreenEDGE della maglia rosa. Che la formazione australiana avesse parecchie chance di vincere la cronosquadre di 21.7 km con cui si è aperto il Giro d'Italia 2014, lo sapevano tutti; in pochi conoscevano invece il nome prescelto dal team manager Matt White per passare per primo al traguardo (e andare quindi al comando della classifica in caso di effettiva vittoria del team).

Qualcuno pensava che sarebbe toccato a Santaromita, in quanto unico italiano della squadra, e invece è stato scelto il canadese, che proprio oggi compie 37 anni. Difficilmente ricorderà compleanni più felici (beh, sì, a parte quelli dell'infanzia, magari). La prestazione degli Orica, presenti al Giro senza un vero uomo di alta classifica (il citato Santaromita proverà a resistere... Weening pure, ma non c'è da aspettarsi trionfi), è stata come al solito di alto livello, in questo tipo di competizioni. Del resto una formazione abituata a imporsi al Tour sa evidentemente come fare per conquistare determinati traguardi. Ottima l'intesa di gruppo, dietro ad annunciati treni chiamati Durbridge (secondo a transitare al traguardo e miglior giovane del Giro), Hepburn, Meyer e Lancaster oltre allo stesso Tuft. Agganciato anche Matthews, che domani - se non naufraga in volata - potrebbe ereditare la rosa da Tuft.

Ma la Orica-GreenEDGE oggi la ribattezziamo con facile calembour Meteorologica-GreenEDGE perché bisogna dire che anche a livello di controllo del clima il sodalizio aussie dimostra passi da gigante: partiti con l'asciutto, appena lambiti dalla pioggia pochi minuti prima che un diluvio vero e proprio si abbattesse sulla corsa (influenzando pesantemente le prestazioni di Katusha e Movistar), gli uomini di White hanno concluso brillantemente in 24'42", ad una media di poco superiore ai 52 orari.

Subito dopo gli australiani (partiti per secondi dopo la marginale - almeno oggi - Colombia), giusto la Tinkoff ha fatto in tempo a salvarsi dalla pioggia (quarta a 23" alla fine), poi la FDJ ha evidenziato i propri limiti sull'esercizio, quindi la furia degli elementi ha investito la Katusha di un già acciaccato Purito Rodríguez, e pure la Movistar del favoritissimo Quintana: risultato, 1'33" sul groppone per JRO (19esima su 22 la sua squadra), 55" per Nairo (che ha un team più portato per le crono).

Il pesante scroscio è durato circa mezz'ora, dopodiché il cielo si è diradato ma le insidie sulla strada son rimaste (chiedere, per l'appunto, alla Garmin: spazzata via dallo scivolone di Martin - il quale non s'è accontentato di cadere in proprio ma ha tirato giù pure i tre che lo seguivano, ovvero André Cardoso, Koldo Fernández e Nathan Haas - ha chiuso all'ultimo posto a 3'26" dalla Orica). Però quel che han potuto fare le squadre partite per ultime - e tra queste le più specialiste, ovvero BMC e Omega Pharma - è stato senza dubbio più di quanto è stato concesso a formazioni partite col bagnato.

E infatti proprio queste due squadre hanno avvicinato sensibilmente la Orica, chiudendo a 5" (i belgi) e a 7" (i rossoneri). Per la formazione australiana una piccola rivincita dopo la beffa dell'ultimo Mondiale di specialità, gara in cui fu invece la Omega a vincere per un soffio (81 centesimi di secondo!).

In mezzo, tutta una serie di prestazioni così così: si va dall'undicesimo posto della Trek (a 1' tondo) al 13esimo della Belkin (a 1'01"), dal quinto posto della Sky (a 35") al nono della Giant (a 56") e al decimo della AG2R (a 58"). Ancora dopo BMC e Omega, è scesa in strada l'Astana, che ha chiuso anche lei senza infamia e senza lode, sesta a 38".

Le italiane? Non troppo bene, come da copione. La Cannondale alla fine - trovando strada via via più asciutta - ha salvato la baracca (settima a 53"), mentre la Lampre ha pagato un guaio meccanico di Niemiec, atteso dagli altri compagni (che vedono in lui un capitano almeno quanto lo vedono in Cunego - se non di più, a livello di solidità), e ha chiuso a 1'20", solo 17esima. Le Professional: la Colombia, nonostante sia stata favorita dal correre sull'asciutto (per prima), ha perso subito tre elementi e ha terminato al 18esimo posto a 1'23"; meglio l'Androni (15esima a 1'14"), ancor meglio la Bardiani (14esima a 1'07"), e quasi discreta la Neri Sottoli, partita per ultima e classificatasi al 12esimo posto a 1'01".

La classifica, al di là del filotto Orica ai primi posti, è interessante se analizzata in chiave big. Fissando il baricentro su Quintana, vediamo che Urán ha su di lui un vantaggio di 50", Evans e Sánchez di 48", Majka e Roche di 32", Cataldo di 20", Scarponi e Aru di 17", Basso di 2". Alle spalle di Nairo, Preidler paga 1", Pozzovivo 3", Arredondo e Kiserlovski 5", Kelderman 6", Pirazzi 12", Pellizotti 19", Cunego e Niemiec 25", Duarte 28", Rodríguez 38", Rolland 53", Hesjedal addirittura 2'31".

Distacchi che per alcuni protagonisti in rapporto ad alcuni altri sono del tutto trascurabili, ma che diventano già molto pesanti se consideriamo ad esempio le distanze tra un Urán e un Rodríguez (1'28"). Se ciò significa che chi insegue sarà obbligato ad attaccare prima del previsto, ciò potrebbe addirittura essere positivo per gli esiti spettacolari di questo Giro. Vedremo.

Quel che vedremo domani, intanto, sarà una tappa che sulla carta dovrebbe premiare i velocisti. Partenza e arrivo a Belfast, dopo un giro orario di 219 chilometri comprendente un ampio passaggio sul ventoso litorale del nord. Il vento, quindi, farà il suo giro; e oltre a ciò, pare che pioverà ancora, e molto. Le insidie insomma non mancheranno. Non dovrà mancare nemmeno la massima attenzione da parte di tutti, a partire dagli uomini di classifica.

Marco Grassi

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