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Giro dei Paesi Baschi 2014: Impulso Martin, impeto Contador - Kwiatkowski-Péraud sul podio finale, Cunego dal 3° all'11° posto | Cicloweb

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Giro dei Paesi Baschi 2014: Impulso Martin, impeto Contador - Kwiatkowski-Péraud sul podio finale, Cunego dal 3° all'11° posto

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Tony Martin, imbattibile a crono anche al Giro dei Paesi Baschi © www.omegapharma-quickstep.comCara Michelle, qui la situazione si fa seria. Hai voglia, tu, di scrivere tweet acidi all'indirizzo di questo Contador: il ragazzo avrà pur sempre i suoi bravi trascorsi emogastronomici (no, non è un refuso), ma pare tornato proprio quello di qualche anno fa. Dopo una stagione da dimenticare, nella quale era sembrato il parente povero del vincitore di 7 grandi giri, si sta riproponendo in questo 2014 come un vero spauracchio per il tuo amato Chris, in ottica Tour de France. Non possiamo sapere, oggi, a 3 mesi di distanza dalla Grande Boucle, se la pedalata sghemba di mister Froome basterà per avere ragione della ritrovata verve di questo campione; ma se il tuo compagno volesse chiedere informazioni a quelli che Contador l'hanno incrociato sulle strade dei Paesi Baschi, in quest'ultima settimana, magari inizierebbe ad essere colto da qualche sudorino freddo.

Dopo aver visto Alberto pimpante in salita come non si vedeva da tempo, ci mancava il tassello della cronometro; ebbene, oggi, nella tappa conclusiva della corsa d'Euskal, anche quest'ultimo pezzetto del mosaico sembra tornato a posto: e basta dire che il madrileno della Tinkoff, al termine dei 24 chilometri della tappa, si è piazzato al secondo posto a soli 7" da un certo Tony Martin, per fornire un quadro della situazione quantomai completo.

Quindi, soave quanto sboccata Michelle (Cound è il cognome, per chi non la conosce), che facciamo? Insinuiamo/insultiamo su Twitter ogni volta che ci viene in mente il "nemico" venuto da Pinto, oppure optiamo per un profilo più basso, per non sembrare troppo rosiconi? E già, il tema del giorno, al termine delle sei tappe basche, è proprio questo: Alberto Contador, dopo averlo suggerito in tutti i modi da gennaio ad oggi, si è confermato veramente il corridore che più di ogni altro (più di Nibali, pure, ahinoi!) può ambire a ridimensionare il fantasmagorico Froome del Tour 2013. In questi giorni ha attaccato e vinto in salita, ha resistito ai tentativi di risposta operati da Valverde (non dall'ultimo arrivato, quindi), e ha infine apposto un sigillo pesantissimo nella cronometro. Più di questo, veramente, non si sa cosa il capitano della Tinkoff poteva fare.

Oggi la prova contro il tempo, molto lunga per far parte di una corsa di 6 giorni, prevedeva due salitelle lungo il percorso, e diciamo salitelle, non "scalate da paura". Tant'è vero che Tony Martin (non certo un grimpeur) le ha superate di slancio (soprattutto la prima, l'Alto de Gontzagaigana, più scorrevole), e insomma, pare chiaro che su un percorso del genere non fosse automatico che quelli forti in salita erano destinati a finire nei primi posti dell'ordine d'arrivo. Per cui, bisognava spingere proprio come dei veri cronoman, ed esattamente questo ha fatto Contador.

Che Martin fosse fuori portata, per lui, è vero fino a un certo punto, perché quei 7" di vantaggio con cui il tedesco della Omega Pharma ha chiuso sullo spagnolo sono il frutto di una partenza più lanciata, tant'è vero che all'intertempo del km 13.4 la distanza tra i due era già quella, 7". Da lì alla fine, Contador ha viaggiato proprio come il passistone di Cottbus, e qualcosa ci dice che se la crono fosse stata più lunga, o appena più accidentata, chissà...

Buon per Contador, quindi, che non ambiva certo a vincere questa tappa (per Tony si tratta invece di una bella doppietta, dopo l'affermazione ottenuta al secondo giorno grazie alla splendida fuga verso Dantxarinea), ma che di sicuro ci teneva a portare a casa la Vuelta al País Vasco, corsa che aveva già conquistato nel 2008 e nel 2009; e l'ha vinta con margine, visto che il secondo risulta relegato a 49" di distacco, e il terzo a 1'04". Ci sono Valverde e/o Cunego, in queste due posizioni di rincalzo? No, perché la generale, al di là del primo posto, è stata rivoluzionata dalla crono di Beasain, e quelli che condividevano il podio con Alberto sono stati sbalzati indietro.

Valverde, vera delusione di giornata, non è stato proprio all'altezza dell'avversario, finendo col perdere terreno da lui (55") ma anche da Michal Kwiatkowski, Jean-Christophe Péraud e Simon Spilak, che hanno finito per precederlo in classifica. Quanto a Cunego, non parliamone nemmeno: 20esimo di tappa a 1'57" da Martin, è rotolato fino all'11esima piazza nella generale, a 2'26" dal vincitore. Non la definiamo però una mazzata, per il veronese: intanto perché la sua settimana resta molto positiva (in quanti avrebbero scommesso uno scellino sul fatto di vederlo così competitivo al cospetto di questi avversari?), poi perché una controprestazione a cronometro era nell'ordine delle cose, e infine perché, se tutto va come deve, potremo dire che il Giro dei Paesi Baschi ha funto per lui come ottimo avvicinamento alle classiche delle Ardenne, quelle sì obiettivi di prim'ordine per il corridore di Cerro. Il problema, semmai, sarebbe nello scoprire che il miglior Cunego di stagione si è esaurito qui in Euskal, ma a un'eventualità del genere (pur temendola) non vogliamo minimamente pensare, oggi come oggi.

L'ordine d'arrivo, allora: dei 7" tra Martin e Contador abbiamo già detto. Al terzo posto si è piazzato Kwiatkowski, a 15" dal vincitore, al quarto Spilak a 16"; poi saltello fino ai 35" di ritardo del quinto, Péraud, e poi a seguire troviamo al sesto posto l'ottimo giovane Tom Dumoulin a 38", al settimo Ion Izagirre a 41", all'ottavo Valverde a 1'02", al nono Van Garderen a 1'05", al decimo un buon Thibaut Pinot a 1'25", all'undicesimo un Evans non scintillante a 1'27".

La classifica si chiude con Contador primo con 49" su Kwiatkowski e 1'04" su Péraud, e anche questo l'avevamo già scritto; giù dal podio si accomodano Spilak e Valverde a 1'07" (a parità di distacco valgono i centesimi della crono, e nel nostro caso tale computo premia lo sloveno della Katusha); stesso discorso per capire chi è sesto e chi settimo nella coppia BMC formata da Van Garderen ed Evans, entrambi a 1'56" (è più avanti l'americano, anche se ciò non rende la sua settimana basca meno deludente di quanto è stata); quindi, alle spalle di Trofimov ottavo a 2'13" e Pinot nono a 2'14", l'altro ballottaggio, a 2'26" da Contador, riguarda Poels e Cunego, e si risolve in favore del rinato olandese, con Damiano che resta per un nonnulla fuori da una top ten che pure avrebbe meritato (ma l'ha meritata pure Wouter, quindi non stiamo tanto a sottilizzare).

Cosa ci lascia questa sei giorni nei Paesi Baschi? A parte i discorsi in ottica Tour de France (per dire: Contador ora stacca la spina e non parteciperà alle classiche valloni), possiamo notare il buon bottino della Omega Pharma (tre vittorie di tappe e il podio finale), contrappunto alle delusioni collezionate dall'armata di Lefévère nelle Fiandre; e possiamo parlare della buona vena di alcuni attesi personaggi da Liegi (sì, Cunego, ma non diciamolo troppo, scaramanticamente; ma anche Gilbert non è stato malaccio; di Valverde e del suo strepitoso avvio di stagione non occorre dire altro; Kreuziger ha affinato la condizione lavorando molto per Contador; Rui Costa invece ha un po' giocato a nascondino, mentre Betancur ha pagato guai fisici che potrebbero trascinarsi ancora per diverse settimane).

A conti fatti, una corsa dura ben oltre quel che sembrava sulla carta, se è vero che il 20esimo della generale (Warren Barguil, nella fattispecie) ha pagato più di 10' di ritardo dal primo, e per tanti ottimi corridori i minuti di distacco sono arrivati a carrettate. Per l'Italia, dietro a Cunego, poco da segnalare: il secondo dei nostri è stato alla fine Damiano Caruso (solo 35esimo), e il terzo Davide Malacarne (59esimo). E se qualcuno è tornato a casa con le ossa rotte (letteralmente: Nocentini ci ha rimesso una scapola), possiamo quantomeno essere contenti per l'esperienza fatta da giovani come Davide Villella e Alberto Bettiol. Poco, ma di questi tempi bisogna giocare ad accontentarsi.

Marco Grassi

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