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Dwars door Vlaanderen 2014: Terpstra si copia, 30 km solo e vince - Secondo Farrar, bene Gatto e Valverde

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L'esultanza di Niki Terpstra al traguardo di Waregem © Bettiniphoto

Quando si corre una gara di un giorno con muri e pavé ormai siamo abituati a considerare la Omega Pharma-Quick Step come la formazione di riferimento in gruppo: i risultati della banda di Patrick Lefévère hanno contribuito da creare questo mito e per questo un anno a vuoto come il 2013 (complici i problemi fisici di Boonen) non poteva che fare scalpore e creare nella squadra una voglia di rivalsa. In questo 2014 quindi era già arrivato il grande trionfo di squadra alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne e oggi c'è stato il successo di Niki Terpstra alla Dwars door Vlaanderen al termine di un'altra solida prestazione corale.

La stagione di Niki Terpstra era già iniziata con il piede giusto già al Tour of Qatar quando s'impose nella prima tappa e riuscì a resistere fino alla fine in maglia di leader: l'olandese classe '84 non è mai stato un corridore da molte vittorie stagione ma i grandi miglioramenti fatti da questo ragazzo negli ultimi anni sono stati decisamente evidenti e le tre vittorie di questo 2014 sono già il suo record personale da quando milita in questa di prima fascia.

Passata la Milano-Sanremo, la Dwars door Vlaanderen (o Attraverso le Fiandre in italiano) è la corsa che ci porta al nord e ci fa tuffare nelle grandi classiche dei muri e del pavé: evidentemente in gruppo erano in tanti a sentire in modo particolare questa corsa e la testimonianza sta nella prima ora in cui il gruppo ha percorso la bellezza di 51 chilometri anche grazie all'effetto del vento. Per la prima vera fuga abbiamo dovuto attendere fino al chilometro 63 quando dal plotone principale è riuscito finalmente 

ad evadere David Millar (Garmin): in scia del britannico s'è portato subito il terzetto fiammingo Kris Boeckmans, Kenneth Vanbilsen e James Vanlandschoot ed in quattro sono riusciti a guardare una trentina di secondi.

Nonostante la fuga, in quel frangente la situazione era tutt'altro che stabile ed infatti dopo una quindicina di chilometri in testa alla corsa s'è formato un drappello molto pericoloso di ben 23 unità: ai quattro già citati era riusciti ad aggregarsi anche Longo Borghini (unico italiano), Sutton, Cummings, Irizar, Silvestre, Maes, Muravyev, Smukulis, McCarthy, Bagdonas, Van Emden, Saramotins, Veuchelen, Van Asbroeck, Zingle, Songezo, Jarc, Schorn e Murphy. Una fuga con validi pedalatori che, oltre ad essere in tanti, sono riusciti a trovare subito un buon accordo: davanti infatti era rappresentate 19 delle 22 squadre in gara con l'onere dell'inseguimento che spettava quindi a Orica-GreenEDGE, Movistar o Androni; tempo quindi di organizzarsi i davanti si sono trovati con 2'30" di vantaggio.

A prendersi l'onere dell'inseguimento è stata soprattutto la Orica con un infaticabile Svein Tuft. Il distacco così è andato progressivamente a calare e di conseguenza è diminuito anche l'accordo tra i battistrada: Jos Van Emden ha allungato sul Valkenberg a 70 km dall'arrivo, Gatis Smukulis invece ci ha provato ai meno 60 con il vantaggio era ormai era sceso di poco sotto al minuto.

Ad accendere veramente la corsa è stato il muro del Taaianberg a 52 chilometri dal traguardo: davanti Vanbilsen ha piazzato uno scatto secco e con lui sono riusciti a resistere solo il compagno di squadra Van Asbroeck (ottimi i due portacolori della Topsport Vlaanderen), Maes, Irizar, Saramotins, Van Emden, Zingle e Bagdonas; alle spalle della fuga invece s'è mosso in prima persona Tom Boonen che è scattato sul suo strappo preferito, quello in cui attacca praticamente in ogni gara in cui è inserito per smuovere la corsa o anche solo per testare la gamba. In questo caso la mossa di Boonen non ha prodotto molto, ma diversi uomini già stanchi hanno perso contatto da un gruppo che ormai si trovava a 30" dalla testa della corsa.

Dopo questa doppia sfuriata la situazione è rimasta immutata per diversi chilometri con l'Omega Pharma e l'Astana in testa al plotone a tenere un'andatura regolare in modo da tenere gli otto fuggitivi superstiti a quella distanza di mezzo minuto: da segnalare in questa un foratura di Ian Stannard che però è riuscito a rientrare prontamente in gruppo. A 35 chilometri dall'arrivo si è arrivati finalmente al settore decisivo della corsa: sull'Oude Kwaremont c'è stato prima un forcing di Stannard, poi finito il tratto in pavé la Omega Pharma ha iniziato le grandi manovre mandando avanti Guillaume Van Keirsbulck. Dopo una manciata di chilometri, però, si era già su Paterberg e qui ci sono stati i fuochi d'artificio: Niki Terpstra ha voluto imboccare la salita in prima posizione a tutti costi tanto che è arrivato anche a toccarsi leggermente con Stannard, però poi l'olandese ha cambiato passo con decisione, ha recuperato tutti i corridori che erano davanti a lui e nel tratto in falsopiano appena terminata la salita ha fatto il vuoto alle proprie spalle.

La distanza dal traguardo era notevole per un corridore da solo ma Terpstra sapeva benissimo ciò che stava facendo visto che alla Dwars door Vlaanderen aveva vinto con un numero praticamente identico salutando tutti proprio sul Paterberg. Perso l'attimo buono è stata la Trek a mettersi in testa per Devolder ma la presenza degli uomini Omega Pharma a spezzare i cambi è stata costante e l'olandese è arrivato a toccare i 37" di vantaggio. Visto che l'inseguimento non dava frutti, a 20 dall'arrivo Devolder ha attaccato con Nicki Sørensen e alla loro ruota si sono portati Gert Steegmans (ancora in versione stopper) e niente meno che Alejandro Valverde.

Il murciano della Movistar aveva deciso di venire in Belgio per provare in gara il pavé in vista del Tour de France: una scelta sensata visto che nella sua lunga carriera professionistica non aveva mai neanche provato queste corse del nord. Oggi nelle Fiandre abbiamo visto un Valverde con una grande condizione e soprattutto molto attento in tutte le fasi di gara, una caratteristiche che spesso è il suo vero e proprio tallone d'Achille: già a più di 70 chilometri con la Orica impegnata a chiudere sulla fuga dei 23, la sagoma di Valverde era apparsa nelle primissime posizioni del gruppo su un tratto pianeggiante in pavé, ma il murciano era davanti anche praticamente su tutti i muri di giornata. Questa prestazione di Valverde apre anche a due piccoli rimpianti: il primo è sulla mancata partecipazione alla Sanremo dove vista la gamba di questo periodo sarebbe potuto essere l'unico in grado di evitare lo sprint; il secondo invece riguarda la carriera perché debuttare sul pavé a 33 anni e 11 mesi ed essere protagonista può far pensare a cosa sarebbe potuto essere se si fosse concentrato anche su queste corse e non solo su quelle Ardenne, un po' come Michele Bartoli che fece la prima Roubaix alla stessa età (e alla sua ultima stagione) innamorandosene subito.

Sugli ultimi muri gli inseguitori, con Steegmans sempre passivo, sono arrivati a soli 12" da Niki Terpstra ma da lì non sono andati oltre ed il corridore della Omega Pharma è riuscito a non crollare e il suo vantaggio è quindi tornato a salire fino a 25". A quel punto la vittoria di Terpstra era ormai sicura ma restava apertissima la lotta per il podio: sull'ultimo muro di giornata, il Nokereberg, s'è rivisto finalmente pimpante Nick Nuyens con Boonen sempre incollato a ruota e l'accelerazione del belga della Garmin ha permesso al gruppo (forte di una cinquantina di unità) di avvicinarsi notevolmente ai quattro dietro a Terpstra.

Alla fine il ricongiungimento è arrivato proprio sotto dello striscione dei meno 2 chilometri: un contropiede di Mirko Selvaggi ha provato ad evitare la volata ma l'italiano della Wanty non è andato molto lontano. Lo sprint, a 17" da Terpstra, ha premiato quindi Tyler Farrar che ha rimontato su Borut Bozic che era partito lungo: l'americano della Garmin ha manifestato la sua delusione per il mancato ritorno ad un successo importante con un pugno sul manubrio. Notevole anche il quarto posto del sempre più convincente lussemburghese Jempy Drucker (6° alla Het Nieuwsblad e 9° a Nokere) e applausi vanno anche a Tom Van Asbroeck che dopo la lunga fuga ha avuto ancora le forze per piazzarsi settimo.

Il migliore degli italiano all'arrivo è stato Oscar Gatto, ottavo: per il corridore della Cannondale buone sensazioni anche se poi in una volata abbastanza numerosa era difficile per lui chiedere un piazzamento migliore; ora dalla E3 Prijs (si corre questo venerdì) ci sarà da lavorare per Peter Sagan anche se una marcatura troppo stretta sullo slovacco potrebbe favorire una mossa di un vicecapitano proprio come Gatto. Tra gli altri buon piazzamento per Sylvain Chavanel (5°, sempre davanti ma senza il tocco in più per fare la differenza) mentre nel primo gruppo c'erano sia Alexander Kristoff (13°) che Tom Boonen (14°), tutta gente che ritroveremo competitiva anche nei prossimi appuntamenti.

Sebastiano Cipriani

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