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Volta a Catalunya 2014: Mezgec d'anticipo e di rimonta - Bel testa a testa con Leigh Howard. Daniele Ratto sesto

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Luka Mezgec batte Leigh Howard e Julian Alaphilippe nella prima tappa della Volta a Catalunya © www.as.comChe il Team Giant sia il più veloce del ciclismo mondiale, non vige ormai più alcun dubbio. Schiera tra le sue fila il plurivittorioso dell'ultimo Tour de France, quel Marcel Kittel da più parti indicato come l'attuale numero uno delle volate; laddove manchi Kittel, John Degenkolb è un più che temibile sprinter, con in più un'ottima resistenza sulle salitelle (e ieri avrebbe potuto vincere la Sanremo, senza una maligna foratura ai piedi del Poggio); quando nessuno dei due tedeschi è in gara, ci sono però altri giovani in grado di non farne sentire la mancanza, e uno di questi è Luka Mezgec.

Sloveno di Kranj (cittadina sede di tappa del Giro d'Italia 1994, vinse Ferrigato, e due giorni dopo il mondo avrebbe conosciuto un certo Marco Pantani), Mezgec si era messo in mostra a inizio anni '10 nel tentacolare ciclismo Continental est-europeo, e le 5 vittorie di tappa al Tour of Qinghai Lake 2012 convinsero i dirigenti della Argos (la precedente denominazione della Giant) a offrirgli una chance nel World Tour; una prima stagione, il 2013, di ambientamento, bagnata da una sola vittoria (nell'amata Cina, al Giro di Pechino). Quindi quest'anno il ragazzo (25 anni per ora) ha iniziato a mettere nel mirino corse di maggior rilievo. Ha una buona attitudine per le semiclassiche belghe (pochi giorni fa si è imposto alla Handzame Classic), nelle quali ha colto qualche piazzamento lo scorso anno; ed è veloce, ovviamente, come ha dimostrato già all'ultimo Giro d'Italia (tre volte terzo) e come ha confermato anche oggi nella prima tappa della Volta a Catalunya.

La Calella-Calella constava di 169 km non privi di variegate salite, ma era pur sempre frazione dal disegno troppo interlocutorio per chiamare all'azione qualcuno dei tanti big da gare a tappe presenti nella corsa spagnola. Lo svolgimento è stato quindi quello classicissimo della fuga da lontano a cui si sommano alcuni contrattacchi nel finale prima dello sprint generale che pone fine alla contesa.

Dopo 12 km dal via si sono mossi due francofoni, il giovanissimo belga Boris Vallee (21 anni a giugno) e il più esperto Romain Lemarchand, 26enne proveniente dall'Île-de-France. La coppia ha viaggiato in buon accordo fino all'ultima salita di giornata, passando nel frattempo da un vantaggio massimo di 7'50" al km 50; il gruppo si è avvicinato sensibilmente ai due fuggitivi già sull'Alt de Montseny, l'ascesa più dura della tappa (Gpm a poco più di 40 km dalla fine), e proprio in cima a questo colle Amets Txurruka, non resistendo alla vergogna personale per non essere andato in fuga dall'inizio, si è mosso dal plotone, mettendosi ad inseguire tutto solo i battistrada.

L'aggancio è avvenuto a 27 km dal traguardo, ai piedi della salita di Collsacreu; ma il gruppo non ha nemmeno lasciato che il terzetto scollinasse, annullando l'azione a 20 km esatti dalla fine; subito in contropiede si è mosso Steven Kruijswijk, chiamando alla reazione Gianluca Brambilla e Julián Arredondo (ecco, sì, in effetti un uomo di classifica s'è mosso, oggi), ma il gruppo si è ricompattato subito dopo il Gpm. A quel punto Romain Hardy, approfittando di un momento di incertezza in testa al plotone (da cui aveva perso contatto uno scarico Richie Porte), è partito, ha guadagnato qualche metro, ma ha dovuto attendere che rientrassero su di lui Wilco Kelderman e Mikaël Cherel (ai -15) perché l'azione prendesse una certa consistenza.

Il nuovo terzetto ha guadagnato quasi 20", ma il grande lavoro della Giant ha rapidamente rimesso le cose a posto; a dare una mano al team tedesco, anche un errore di Cherel e Hardy, che su una rotonda agli 8 km hanno clamorosamente sbagliato direzione, lasciando Kelderman tutto solo. Il pur bravo olandese non ha potuto opporsi al ritorno del plotone, concretizzatosi a 3 km dalla fine, giusto in tempo perché venisse organizzata una volata coi fiocchi.

La Orica ha creduto di poter fare bottino pieno sul rettilineo d'arrivo, allorquando si è sbarazzata del treno Cannondale (disunitosi ai 500 metri) e ha preparato il terreno per Leigh Howard. Sul lato sinistro della strada, però, Mezgec ha giocato d'anticipo, lanciandosi verso il traguardo. Lancaster, che stava tirando lo sprint al compagno, si è allora spostato (causando una sorta di ingorgo a centro gruppo), e per un attimo Howard ha dato l'impressione di uscire più forte dello sloveno. Esaurita però la spinta iniziale, l'australiano ha dovuto subire nuovamente il ritorno del corridore della Giant, che l'ha risuperato ed è andato a vincere con una certa nettezza, per essere un successo al fotofinish.

Alle spalle di Howard secondo sono passati il giovane francese Alaphilippe, quindi Martens, Van Der Sande e Daniele Ratto, sesto e migliore degli italiani. A seguire, Burghardt, Roberto Ferrari, Samuel Dumoulin e Réza, con Brambilla e Viganò poco fuori dalla top ten. Con la classifica strutturata da piazzamenti e abbuoni di questa prima tappa, ritroviamo Mezgec al comando con 4" su Howard, 6" su Alaphilippe, 8" su Vallee, 9" su Cédric Pineau, 10" su Martens, Van Der Sande, Ratto, Burghardt, Ferrari e via dicendo. Porte ci ha rimesso 3' e chiaramente non correrà per vincere questa volta. (Anzi, questa Volta).

Domani la seconda tappa potrebbe riproporre grossomodo quanto abbiamo visto oggi: qualche fuga, qualche contrattacco, e magari una nuova volata alla fine. Si va da Mataró a Girona, 168 km con un ultimo strappetto a meno di 10 dalla conclusione. Per anticipare i velocisti, ci vuole un colpo da maestro.

Marco Grassi

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