Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Milano-Sanremo 2014: Norwegian Good - Kristoff batte Cancellara e tutti i favoriti. Nibali, vano attacco sulla Cipressa

Versione stampabile

Alexander Kristoff precede Fabian Cancellara e Ben Swift e vince la Milano-Sanremo © Bettiniphoto

Cara vecchia Milano-Sanremo. Dissestata dal dissesto (idrogeologico, quello che rende franoso parte del litorale ligure e che ha impedito che si affrontassero Manie e/o Pompeiana), tradita dalla tradizione (quella che qualcuno pensa preveda per la Classicissima un percorso da velocisti, cosa che per decenni non è stata), vinta da un bravissimo quanto poco conosciuto corridore scandinavo (primo nella storia), Alexander Kristoff, provenienza norvegese e destinazione una carriera con tanti bei risultati.

Ha 26 anni, corre per la Katusha e finora non ha vinto tantissimo, per essere un uomo veloce; ma ha la capacità di piazzarsi bene quando conta: lo scorso anno lui e pochi altri (andando a memoria, solo Cancellara) misero insieme tre top ten nelle prime tre monumento stagionali (Kristoff fu ottavo alla Sanremo, quarto al Fiandre, nono alla Roubaix; Fabian fu secondo-primo-primo), mentre l'anno prima si era rivelato alle Olimpiadi, conquistando il bronzo alle spalle di Vinokurov e Urán. Non è ovviamente a lui che si rivolge un tono di rammarico nel commento di questa corsa. Come detto, il norvegese ha le carte in regola per un prosieguo di carriera eccellente, forse anche più di quello del suo connazionale Hushovd; e tra qualche anno, magari ricordando l'elenco dei suoi maggiori successi, inizieremo proprio da questa Sanremo, nella quale è stato perfetto e spietato.

Il rammarico è per quello che la Classicissima poteva essere e invece non è: gli organizzatori già da tempo avevano accantonato il percorso che abbiamo visto oggi, e il motivo, nel caso ce lo fossimo scordati, ce l'abbiamo sotto agli occhi: una gara troppo facile pur nella sua estrema lunghezza, aperta a tutti sì, ma quindi anche a troppi outsider (quel che Kristoff non è più a partire da oggi), e con le Manie il discorso non cambiava poi troppo. L'inserimento della Pompeiana, ovvero una salita nel finale e più vicina al Poggio, diventa ogni anno che passa una necessità sempre più stringente: perché la sin troppo citata tradizione della Sanremo non è in un percorso facile (60 anni fa non lo era pur presentando solo le salite di Turchino e Capi), bensì in un albo d'oro che pullula di campionissimi e che in questi ultimi anni si è un po' indebolito. Speriamo che nel 2015 il maltempo e le frane diano tregua e si possa finalmente vedere cosa cambia con questa nuova scalata a movimentare gli ultimi chilometri.

A un vincitore non tra i più attesi ma sicuramente felicissimo per questo traguardo che lo lancia nel club dei classicomani, fanno da contraltare moltissimi sconfitti. Il primo dei quali, anche secondo l'ordine d'arrivo, è Fabian Cancellara, al quarto podio consecutivo, terzo secondo posto dal 2011 a oggi: ma se nel recente passato l'elvetico si faceva impallinare (veramente lui ai microfoni Rai ha usato un verbo più analitico...) per troppa generosità, stavolta ha optato per l'attendismo e la volata, e va bene che ha fatto meglio di tanti conclamati sprinter, ma non poteva sperare che, tra le decine di corridori rimasti al comando dopo il Poggio, non ce ne fosse uno più veloce di lui.

Ma le sconfitte più fragorose della giornata sono quelle di Peter Sagan e Mark Cavendish, entrambi ritrovatisi senza gambe sul rettilineo d'arrivo del Lungomare Calvino, e incapaci di disputare una volata degna della loro fama. Il freddo e la pioggia (sì, non l'avevamo ancora scritto ma è stato tempo da lupi) hanno fiaccato le loro energie come quelle di altri velocisti attesi (da Greipel a Démare), e l'imprevedibilità della Classicissima (quella sì mai messa in discussione) ha partorito un podio su cui è riuscito ad arrampicarsi anche Ben Swift, discontinua ex promessa, coetaneo di Kristoff e ancora in tempo per togliersi belle soddisfazioni in futuro.

Rojas cade prima di partire, Boem, Parrinello e Bono vanno in fuga
Uno dei possibili piazzati di giornata, José Joaquín Rojas (candidato al quarto posto, come ironizzava qualcuno sui social network), è stato il primo ad alzare bandiera bianca in questa domenica 23 marzo: caduto ancor prima del km 0, nella fase di trasferimento iniziale, si è fatto male al gomito e si è poi ritirato dopo qualche decina di chilometri.

Nel frattempo si era già messa in moto la fuga del giorno, con l'attacco di Maarten Tjallingii e Jan Barta al km 4, e il ritorno sui primi di Nicola Boem, Marc De Maar e Antonino Parrinello prima, e di Nathan Haas e Matteo Bono poi (al km 15). Con gli uomini Cannondale a tirare il gruppo ma non il proprio collo, i 7 battistrada hanno messo da parte 11' di vantaggio massimo (toccato intorno al km 120, a più di 170 dalla fine), prima che la grandine sostituisse la pioggia sul Turchino, al passaggio della carovana sanremese.

Dopo la salita che separa l'entroterra dalla riviera ligure, freddo e pioggia si sono intensificati, così come il lavoro del gruppo, in testa al quale ora uomini Trek e Giant si alternavano ai Cannondale. La tenuta dei fuggitivi era però tutto sommato buona, e anche se prima dei tre Capi hanno perso contatto prima Boem (ai -105 per crampi), poi Haas (ai -80 per foratura), quindi Parrinello (ai -65, molto affaticato), gli altri conservavano oltre 5' di vantaggio a poco più di 50 km dal traguardo.

Sui Capi inizia la selezione, sulla Cipressa il sogno di Nibali
Se fino al Capo Mele le notizie provenienti dal gruppo avevano riguardato giusto qualche ritiro e una caduta (di Fortin, che ha conseguentemente abbandonato ai -105), sin dalla prima delle cinque salite(lle) dei 55 km conclusivi abbiamo dovuto iniziare ad annotare i nomi (alcuni anche abbastanza quotati) di quelli che si staccavano. Il primo corridore di grido a uscire dalla contesa è stato Diego Ulissi, ai 53 km. La sua tendenza a patire il freddo e la pioggia si è pericolosamente incrociata con la sofferenza nelle gare più lunghe: non è, in assoluto, un caso che il toscano si sia arreso all'approssimarsi dei 250 km di corsa. Se i suoi fan sognavano per lui la Liegi, presumibilmente dovranno rinviare ancora una volta la fase r.e.m. del loro tifo.

Ma anche altri validi pedalatori si sono ritirati in quei frangenti (Kwiatkowski, Keukeleire, poi più avanti anche Gasparotto), mentre altri hanno perso contatto dai migliori sul Capo Berta, capolinea per Trentin, Petacchi, Thomas, e indigesto anche per un Démare che comunque in un modo o nell'altro s'è salvato. Le trenate dei Trek e poi dei Katusha dopo il Capo non hanno impedito che il gruppo, sfilacciatosi in salita (quando nella prima parte di esso erano rimasti 60 corridori), si compattasse sostanzialmente già a Imperia, a 35 km dalla fine.

A 30 dalla fine non rimanevano che 2'20" di vantaggio ai tre fuggitivi, e diciamo tre perché Barta si era staccato sul Berta (roba da filastrocche!), mentre Bono ha perso contatto all'approdo sulla salita di Costa Rainera, lasciando così al comando i due olandesi (Tjallingii e De Maar), bravissimi a resistere fino in cima e a scollinare ancora in testa a 22 km dalla conclusione.

Alle loro spalle, però, le cose erano cambiate radicalmente sulle rampe che portano a Cipressa. La Cannondale di Sagan aveva ripreso in mano il comando delle operazioni, con De Marchi che ha aumentato il ritmo: se solo per creare un po' di selezione, o anche per impedire che qualcuno scattasse a danno del suo capitano, non lo sappiamo (ma dopo aver visto la scarsa volata di Peter, sospettiamo che il motivo fosse il secondo).

Se oggi c'è nel ciclismo un corridore che non ha mai paura di lanciare il cuore oltre l'ostacolo, e di buttarsi all'attacco anche quando il terreno di gara o le condizioni fisiche non sono per lui ottimali, quel corridore risponde al nome di Vincenzo Nibali. E alla Sanremo Nibali c'era. Un facile sillogismo aristotelico ci portava a pensare che il siciliano avrebbe tentato qualcosa, sulla Cipressa o sul Poggio, e lui non ha smentito l'assunto: a 26 km dalla fine, 4 dalla vetta di Costa Rainera, il capitano dell'Astana è scattato in faccia a Sagan e De Marchi, provando a costruire mattone su mattone il proprio sogno.

Dalla bella (ma vana) azione di Nibali al no contest sul Poggio
L'attacco in salita ha permesso a Nibali di guadagnare terreno e avvicinarsi ai due fuggitivi del mattino: il messinese ha guadagnato abbastanza rapidamente oltre 20", non tanto grazie all'esplosività della sua azione, quanto per il ritmo sin troppo regolare del gruppo (da cui pur si staccavano in tanti, a partire da Hushovd, per finire - di nuovo - a Démare). Ma è stato in discesa che Vincenzo ha dato il tutto per tutto, raddoppiando il proprio margine (anzi, più che raddoppiando: 49" dopo la picchiata e un pezzo di Aurelia), e raggiungendo e staccando in un colpo solo i due olandesi all'attacco.

Questo è stato in effetti un momento chiave della corsa: giunto su Tjallingii e De Maar, l'italiano non ci ha pensato su due volte, e li ha immediatamente piantati in asso, senza considerare che magari, li avesse aspettati, avrebbero potuto dargli una mano nel lungo tratto pianeggiante prima del Poggio. Bisogna però anche considerare che nel momento dell'aggancio, Nibali andava più o meno al doppio della velocità dei colleghi, e ciò rende comprensibile la sua scelta di non attenderli: i due erano chiaramente stanchi, dopo 270 km di fuga (una gittata d'azione che permetterebbe di vincere qualsiasi corsa, esclusa la Sanremo!), ma se il siciliano avesse immaginato che Tjallingii (non De Maar, che si è arreso dopo la discesa) avrebbe resistito a bagnomaria tra lui e il gruppo per diversi chilometri ancora, magari ci avrebbe fatto un pensierino.

Rimanere con il corridore della Belkin avrebbe significato potersi giovare di qualche preziosissimo cambio, e non esaurire invece le proprie energie per tenere a distanza un gruppo che, dopo la salita più dura della giornata, si riorganizzava con Cannondale (ancora De Marchi!), Sky e BMC all'inseguimento del battistrada.

Ancora fino a 13 km dalla conclusione (e a 3 km dall'inizio del Poggio), l'azione di Nibali, con 40" di margine, sembrava promettente, malgrado il fuggitivo avesse già perso qualche secondo; ma a quel punto è emersa pure la non eccezionalità della condizione di Vincenzo, il quale ha iniziato a ingobbirsi sulla bici, a dare di spalle, a sbuffare e a farsi legnoso. Il bel sogno del capitano dell'Astana era destinato a sfumare prima del previsto, e nella prima parte del Poggio (a 9 km dalla fine) il gruppo è tornato su di lui.

Un gruppo da cui mancava, a quel punto, uno dei principali favoriti di giornata, ovvero John Degenkolb, incredibilmente intempestivo nel forare appena prima della salita finale. Una disdetta a cui il capitano della Giant (avuta dal compagno Geschke una ruota per sostituire quella bucata) ha tentato di reagire con grande veemenza, tanto da riuscire a rientrare quasi in coda al gruppo dei migliori (ridotto a una quarantina di unità), ma lì sul Poggio tra lo stare nelle retrovie e lo stare in prima linea ci passa una differenza abissale.

In ogni caso, la salita simbolo della Classicissima è stata oggi assai deludente: solo Rast, in contropiede su Nibali, ha provato a scattare (per favorire il compagno Cancellara?), e solo Enrico Battaglin ha risposto alla chiamata, accennando pure un contrattacco (mentre Vincenzo, ormai al lumicino, si staccava dai migliori insieme a Nocentini). Ai 7 km (1 dalla vetta), l'azione dei due si è esaurita, ma nessuno ha avuto la forza di promuovere un attacco più efficace (Gilbert ci ha provato per un attimo, con Bennati a ruota), sicché si è giunti in cima al Poggio con Nordhaug e Van Avermaet a precedere di pochi metri tutti gli altri, e senza che il famoso "trampolino su Sanremo" avesse sortito effetti rilevanti.

Il torcicollo di Colbrelli, la sapienza di Paolini, lo spunto irresistibile di Kristoff
In discesa Van Avermaet, sullo slancio, è rimasto a guidare la corsa fino all'imbocco dell'Aurelia, ma il gruppo l'ha raggiunto a fine picchiata, e in contropiede è scattato Sonny Colbrelli. "Aspetto lo sprint per poi fare sesto, o tento un anticipo kamikaze?", si era detto tra sé e sé subito prima di rompere gli indugi e partire; il problema, nel suo caso, è che questa rottura di indugi è durata troppo poco: appena ha preso margine, il corridore della Bardiani ha infatti iniziato a voltarsi in maniera tanto insistente e controproducente da far capire subito a tutti che la sua azione non avrebbe avuto alcun esito.

Con Stybar a tirare per Cavendish, ai 1800 metri Colbrelli è stato ripreso, e a quel punto è stato Paolini a portare la sua barba in testa al gruppo, per una lunga trenata che preparava il terreno allo sprint di Kristoff, impedendo l'evasione di qualche scavezzacollo in vista del triangolo rosso dell'ultimo chilometro. Azione quantomai utile, quella di Luca, vista la presenza in zona di un certo Cancellara, ovvero uno dal quale il colpo di mano te lo aspetti sempre. Ma non c'era solo Fabian, lì davanti, ad essere in grado di inventare un diversivo: potremmo citare ad esempio Gilbert e Navardauskas, solo che fondamentalmente nell'occasione si son ritrovati tutti senza gambe.

Gilbert, comunque, qualcosa ha fatto: si è messo in testa sulla doppia curva ai 500 metri, per lavorare per Van Avermaet, che gli stava dietro e che ai 300 metri ha tentato un pallido anticipo. Ma sia Philippe che Greg sono stati spazzati via non appena il rettilineo d'arrivo s'è materializzato sotto le ruote del drappello, pronto a lanciare il volatone.

Tutti guardavano Cavendish e Sagan, ma lo slovacco ha subito fatto capire che il barometro per lui segnava bassa pressione, e infatti s'è via via fatto sfilare da chiunque, andando a chiudere malinconicamente al decimo posto; Mark invece nello sprint ci s'è buttato con grande animo, in un testa a testa a centro strada con Sacha Modolo, che fin lì era stato perfetto nel tenere le prime posizioni, ma che giunto al conquibus è sfiorito come fossimo in una classica d'autunno (sarà stata anche per lui la pioggia...).

Il problema di Modolo è aver finito la benzina con 50 metri d'anticipo, quanto bastava per vedere sfumare pure il podio, e per ammirare da dietro la netta esplosione di potenza di Kristoff, uscito a sua volta dalla ruota di Cavendish, ma capace di tenere fino in fondo, resistendo al rabbioso ritorno di Cancellara, il quale bruciava fior di velocisti, ma non riusciva nemmeno a competere col norvegese. Vittoria netta e meritata per Alexander, e classico pugno di stizza sul manubrio per il bernese.

Al terzo posto Swift ha tolto al giovane spagnolo Juanjo Lobato (compagno e forse erede di Rojas...) la gioia del podio, e al quinto posto s'è piazzato Cavendish; sesto, Colbrelli ha forse maledetto l'improvvido scatto di poco prima (se non avesse speso quelle energie, un posticino nei tre se lo sarebbe potuto ritagliare), e ha preceduto Stybar, Modolo, il vincitore della scorsa Sanremo Ciolek (il quale fino al rettilineo finale era stato irreprensibile, ma poi ha palesato qualche limite), e Sagan, appunto decimo. Nei 20 l'Italia piazza pure Puccio (12esimo), Bennati (18esimo) e Felline (20esimo), e col tempo dei migliori è arrivato pure Cimolai (22esimo). Greipel, che ha patito le pene dell'inferno per tenere il ritmo dei migliori nel finale (e non ha nemmeno sprintato) ha chiuso con Van Avermaet (24esimo e 25esimo) il plotoncino.

In definitiva, se Kristoff ottiene il più grande successo in carriera e la Katusha si ritrova a vincere la seconda classica monumento consecutiva (dopo il Lombardia di Rodríguez), non sono in troppi a poter ridere dopo questa giornata: i fuggitivi, certo (bravissimi soprattutto i due olandesi), e Swift per l'ottimo podio, ma volgendo lo sguardo al resto della compagnia sanremese, si trovano solo delusione e recriminazioni. Ma tutto sommato oggi non piange nessuno: la stagione delle grandi classiche è appena iniziata, e le rivincite sono calendarizzate già dal prossimo week-end, nelle Fiandre (Harelbeke venerdì, Gand domenica). Qualcuno si riscatterà.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano