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Milano-Sanremo 2014: Delusione Sagan, sorpresa Swift - Le pagelle della Classicissima di Primavera

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Peter Sagan è il grande sconfitto di questa Milano-Sanremo © Bettiniphoto

Alexander Kristoff - 10
Goss, Gerrans, Ciolek e ora Kristoff: non c'è che dire, negli ultimi quattro anni sono stati gli outsider a tagliare per primi il traguardo di lungomare Italo Calvino. Oggi il capitolino (è di Oslo) ha raccolto la prima vittoria norvegese in una classica monumento, portando alle lacrime i cronisti norsk presenti all'arrivo. La sua corsa è stata perfetta: attento sui capi e nelle prime posizioni sulla Cipressa, ha messo a lavorare quel che restava della squadra nel tratto di Aurelia fra le ultime due asperità del percorso. Scollinato indenne e sempre pronto nelle prime posizioni, Kristoff ha potuto contare sull'aiuto di un encombiabile Luca Paolini, di cui si parlerà approfonditamente in seguito. Allo sprint la concorrenza di maggior rango era staccata (Démare, Degenkolb), mal posizionata (Greipel) o semplicemente stanca (Cavendish, Sagan): posizionatosi nel modo migliore, non è stato difficile per lui partire al momento giusto e vincere, quasi per distacco, questa Milano-Sanremo. Nelle ultime quattro classiche disputate è sempre rimasto nei primi 10, segno di costanza come pochi; le gare che più gli si addicono, nonché quelle che lui ama di più, sono le prossime due, Fiandre e Roubaix. Visto come stava oggi, non bisognerà sorprendersi se lo si troverà a combattere per un altro titolo.

Fabian Cancellara - 7.5
Basterebbero i numeri per indicare cosa rappresenti lo svizzero nel ciclismo contemporaneo: nelle ultime 11 classiche monumento corse ha raccolto 4 vittorie, 4 secondi posti, 2 terzi posti e un ritiro per caduta (al Giro delle Fiandre 2012). Nelle ultime quattro Sanremo vanta 3 secondi posti ed 1 terzo posto. Fantastico, con pochissimi altri paragoni nella storia del pedale. Sulla carta era pronosticabile un suo allungo sul Poggio, evento che pareva ancor più probabile dopo l'azione del fidato Grégory Rast (voto 7 allo svizzero che sarà una pedina fondamentale per il capitano su al Nord). Ed invece l'attacco non c'è stato, con il bernese che ha preferito attendere lo sprint: scelta sorprendente, vista la presenza in quel che restava del gruppo di ruote più veloci di lui. L'arrabbiatura sulla linea d'arrivo denota che la fame non manca mai perché, come ha dichiarato Cancellara stesso, il secondo è il primo dei perdenti.

Ben Swift - 9
Alzi la mano chi si aspettava che il ventiseienne britannico, alla prima Sanremo, potesse piazzarsi sul podio. Il capitano di giornata della Sky, vista l'abulico Edvald Boasson Hagen di questi tempi (4.5 al norvegese) e le difficoltà di Geraint Thomas, si è fatto notare per la prima volta sulla Cipressa quando era nelle primissime posizioni accanto ai ben più noti Degenkolb, Gilbert e Sagan. Scollinato senza problemi anche sul Poggio, il nativo di Rotherham ha quindi provveduto a giocarsi le sue carte allo sprint, conquistando il primo podio per la formazione britannica alla Sanremo (e secondo in assoluto dopo Flecha, terzo a Roubaix nel 2010). Bene anche il nostrano Salvatore Puccio (7 per lui), dodicesimo e probabilmente miglior carta tricolore nelle prossime gare.

Juan José Lobato - 8.5
Come per Swift anche il velocista andaluso era alla prima Classicissima corsa (e, nel suo caso, anche prima monumento). Alla vigilia la Movistar si presentava con tre ruote veloci per il probabile sprint: tuttavia per José Joaquín Rojas la Sanremo è durata lo spazio di poche pedalate, dato che è caduto nel tratto di trasferimento meneghino e riportando una botta al gomito che l'ha costretto al ritiro dopo circa 50 km di gara. La presenza di Lobato nel finale era auspicabile ed il quarto posto che ha saputo ottenere regala alla Spagna, in un momento in cui il paese iberico non sforna giovani di primo piano, una carta molto intrigante per il futuro. Nella formazione di Unzué il terzo uomo era Francisco Ventoso (6 per il cantabrico), 11° un anno fa ed oggi 17°.

Mark Cavendish - 5.5
Nonostante la vittoria nell'ultima tappa, la Tirreno di Mark Cavendish non lasciava in eredità al mannese la forma dei giorni migliori. Sulla carta, la sua Omega Pharma pareva comunque come una delle formazioni meglio attrezzate per la classica italiana; tuttavia, i prematuri (rispetto all'entrata nel vivo della corsa) ritiri di Iljo Keisse, Michal Kwiatkowski (5 per il polacco, uscito non benissimo dalla Tirreno), Alessandro Petacchi e Matteo Trentin hanno lasciato il vincitore dell'edizione del 2009 senza quella dote di gregari a cui sempre fa affidamento. Difesosi con tenacia sulla Cipressa e capace di tenere le ultime ruote sul Poggio, Cavendish si è presentato alla volata nonostante tutto come uno spauracchio per tutti. Purtroppo per lui le gambe erano troppo affaticate per portarlo al bis o quantomeno sul podio; il quinto posto finale non lascia soddisfatto il ventottenne (il quale, per una volta, non è il primo britannico in uno sprint), che comunque non può recriminare con sé stesso. Per l'Omega Pharma anche Zdenek Stybar (6 all'iridato del ciclocross) nelle prime posizioni, precisamente nella settima piazza. Rimane poco comprensibile come mai il ceco non abbia provato ad aiutare il capitano, tentando una volata parallela.

Sonny Colbrelli - 6
Miglior italiano al traguardo, il giovane Sonny mostra una buona familiarità con la Sanremo; dopo il dodicesimo posto di un anno fa, oggi ha portato a casa un sesto posto, risultato molto positivo per la Bardiani. Ciò nonostante non si può etichettare la prova del bresciano come impeccabile: rimane infatti poco comprensibile il motivo per cui abbia attaccato poco dopo il cartello dei meno 3 km dall'arrivo, non appena la corsa era tornata sull'Aurelia; nelle centinaia di metri in avanscoperta il classe '90 ha continuato a voltarsi indietro, vuoi per controllare il margine vuoi per attendere qualche altro finisseur. Fattosi riprendere in breve tempo, Colbrelli ha poi disputato uno sprint degno di nota, arrivando ad un incoraggiante piazzamento finale; rimane l'amaro in bocca per l'allungo avventato, che sicuramente ha ridotto le forza per lo sprint. Per l'uomo in verde fluo è l'undicesimo piazzamento tra i primi 10 in questo 2014: manca la vittoria, certo, ma sono in pochi ad avere una costanza di rendimento paragonabile alla sua. Nella buona prestazione della Banda Reverberi si segnala l'attacco di Enrico Battaglin sul Poggio; per il marosticense (voto 6.5) una Sanremo in mostra, in attesa di misurarsi in obiettivi più adatti alle sue corde.

Sacha Modolo - 6
Dopo lo scoppiettante esordio del 2010 quando fu 4° nella sorpresa generale, Sacha Modolo chiude la sua quinta Sanremo in ottava posizione. La sua Tirreno, assolutamente deficitaria, aveva abbassato le aspettative nei suoi confronti che erano giustamente salite dopo l'eccezionale avvio di stagione. Corre una prova sufficiente, resistendo bene come era presumibile nelle poche asperità del percorso. Nella volata è partito troppo presto, tanto che quando lui è già lanciato Kristoff è ancora alla sua ruota. Prestazione comunque positiva per il trevigiano mentre altrettanto non si può dire per i compagni di squadra Filippo Pozzato e Diego Ulissi. Ad entrambi va un 4 per motivazioni diverse: il vicentino, nonostante fosse nel primo gruppo, non si è mai fatto notare, gareggiando nell'anonimato. Come per molti altri delusi di giornata l'occasione per il riscatto arriva subito, con le classiche del Nord da aggredire in maniera diversa. Il toscano Ulissi invece si è ritirato quando all'arrivo mancavano ancora una cinquantina di km: l'incapacità di resistere oltre i 200 km di gara è una pericolosa costante per il livornese che pare non avere soluzioni a questa sua mancanza. che deve essere colmata se vuole competere ad alto livello.

Gerald Ciolek - 6
Il sorprendente vincitore della scorsa edizione si riaffaccia all'orizzonte sul Poggio quando inizia l'ascesa in un'eccellente quarta posizione, giusto a ruota di Sagan. Il finale è stato diverso rispetto a un anno fa sia per lui che per lo slovacco, curiosamente piazzatisi ancora vicini (rispettivamente 9° e 10°). Nel complesso una Sanremo corsa senza infamia e senza lode, visto e considerato la condizione attuale, decisamente inferiore alla scorsa stagione.

Peter Sagan - 3
Inutile girarci attorno, il grande sconfitto è solo lui. Il decimo posto finale rimane solo per la statistica, quello che bisogna segnalare è che lo slovacco ha patito oltremodo il freddo e le avverse condizioni atmosferiche, in maniera ancor più importante rispetto alla scorsa stagione. Con una Cannondale decisa a fare la corsa ancora nel tratto pavese, il prezioso lavoro di Macej Bondar e Alan Marangoni prima e di uno straordinario Alessandro De Marchi (voto 8 al friulano, capace di tirare con buona andatura per tutta la Cipressa e oltre), pareva scontata la buona condizione del capitano, desideroso di riprendersi la rivincita di dodici mesi fa. Sul Poggio il suo volto pareva abbastanza tirato, impressione poi confermata nello sprint finale; incollatosi alla ruota di Cancellara, ha poi abbandonato la traccia dello svizzero per posizionarsi a quella di Cavendish sulla destra della sede stradale. Da lì è parso evidente che non ci fossero più le forze per superare i rivali, lasciando il fenomeno di Žilina con le ossa rotte. Ora avrà poco tempo per pensare a questa sconfitta, visto l'imminente avvio delle classiche del pavé, dove proverà finalmente a vincere una classica monumento.

Philippe Gilbert - 5
È voce diffusa nell'ambiente che i due belgi della Bmc non vadano d'amore e d'accordo; basandosi solamente sulla prova odierna è innegabile notare che Philippe Gilbert e Greg Van Avermaet (5 anche a lui), pur denotando una condizione positiva, hanno finito per pestarsi i piedi a vicenda invece di unire nel migliore dei modi le proprie qualità. Con una serie di inutili attacchi (emblematico lo scatto telefonato di Gilbert all'ultima curva) hanno sprecato energie per ottenere alla fine un 13° posto con Gilbert e un 25° con Van Avermaet.

Luca Paolini - 9
Seconda Milano-Sanremo vinta da Luca Paolini. In nessuna delle due occasioni nell'albo d'oro della Classicissima non si trova il nome del barbuto milanese che, dopo quella straordinaria azione del 2003 che portò al successo il capitano di una vita Paolo Bettini (gara in cui terminò terzo), quest'anno ha letteralmente guidato Kristoff al successo sanremese, standogli costantemente accanto negli ultimi 30 km di gara. Nella preparazione della volata finale l'esperto azzurro ha fatto un duplice lavoro: prima si è prodigato nel far morire sul nascere il tentativo di Colbrelli e poi ha pilotato nella miglior posizione il capitano, gustandosi una vittoria che, francamente, uno come lui merita nel proprio palmares. Un corridore come pochi nel panorama mondiale, purtroppo per tutto il ciclismo italiano giunto alle ultime recite di una brillante carriera.

Vincenzo Nibali - 6.5
Ormai è una costante: quando Nibali si attacca un numero sulla schiena è scontato che il messinese cercherà un attacco, un allungo o una qualsiasi altra maniera di tentare il successo. A differenza di troppi colleghi, che preferiscono correre nell'anonimato quando non competitivi (qualcuno anche quando lo è...), il siciliano non si fa questi problemi: dopo una Parigi-Nizza disputata, anche in questo caso, in maniera garibaldina, lo Squalo dello Stretto ha attaccato a metà salita della Cipressa, tenendo un ritmo costante nei restanti km di ascesa per poi puntare deciso verso i fuggitivi rimasti nella discesa. Raggiunti e superati immediatamente De Maar e Tjallingii ha proseguito a testa bassa sull'Aurelia, aumentando il vantaggio sino a 50". Il rientro del gruppo, propiziato da un'accelerazione improvvisa nel ritmo imposta da De Marchi, è avvenuto in prossimità del Poggio, ascesa affrontata dal capitano dell'Astana senza patemi. Se ci fossero più corridori come lui nel gruppo lo spettacolo ne guadagnerebbe; in periodi di carestia (di attaccanti) come in questo momento storico, quelli come lui risaltano.

Daniele Bennati - 5.5
Sanremo abbastanza indecifrabile per l'aretino: protagonista sul Poggio di uno dei pochi tentativi di evasione dal gruppo, si è presto spento nella discesa, racimolando un 18° posto finale. Probabile che, restando tranquillo nel gruppo, un piazzamento nei primi 10 sarebbe arrivato per il velocista toscano. Ora anche per lui il futuro lo porta in Belgio dove correrà, forse da capitano dati i problemi di Breschel, da capitano della Tinkoff.

John Degenkolb - s.v. Lascia un grosso rammarico la foratura del tedesco della Giant, favorito per la vittoria assieme a Sagan, avvenuta poco prima dell'inizio del Poggio. Nonostante il pronto aiuto del compagno Simon Geschke (6.5 per lui), il velocista proveniente dalla Turingia non ha potuto rientrare sulla coda del gruppo, maledicendo la tempistica dell'inconveniente che l'ha colpito. Ed è un peccato, vista la facilità di azione che aveva dimostrato sulla Cipressa, sempre scortato dal fido Geschke.

André Greipel - 4
Vederlo staccarsi, a differenza di Cavendish, sul Poggio è stata una sorpresa: il capitano della Lotto ha infatti inseguito il gruppo sino all'ultimi km quando è riuscito a rientrare grazie al lavoro di Jürgen Roelandts. A quel punto era impossibile tentare la volata, per cui il piazzamento del velocista teutonico è un misero 22° posto. Anche la prova odierna continua a far stendere qualche ombra sul trentaduenne che fatica oltremodo nelle corse di un giorno (solo 11 vittorie in gare in linea su 107 totali, la più importante delle quali è il campionato nazionale 2013): in queste occasioni pare più efficace come battitore libero, come è stato nello scorso Giro delle Fiandre in cui, dopo un coraggioso attacco, ha lavorato per Roelandts che seppe cogliere il terzo gradino del podio.

Le delusioni
Una delle principali débacle è propria del francese Arnaud Démare (4 per lui): il capitano della Fdj.fr ha perso le ruote del gruppo sul Poggio e non è stato capace di rientrare. Chissà cos'avrà pensato alla notizia il rivale in squadra Nacer Bouhanni, dirottato a sorpresa in settimana a correre in patria al fine di lasciare carta bianca al piccardo. Molto male l'australiano Michael Matthews (voto 4), capitano assieme a Simon Clarke (4 anche a lui) di un'Orica priva di Simon Gerrans: pur essendo in un eccellente stato di forma, Matthews è arrivato al traguardo con un ritardo di 10'04". Leggermente più positiva ma sempre insufficiente la prestazione della coppia Iam formata da Sylvain Chavanel (5) e Heinrich Haussler (4.5): per entrambi poche chance alla vigilia ma l'auspicio che provassero qualche azione interessante. Speranza risultata vana.

Fuggitivi - 6
I fuggitivi della prima ora sono Jan Barta, Nicola Boem, Matteo Bono, Marc De Maar, Nathan Haas, Antonino Parrinello e Maarten Tjallingii. Il tentativo, partito poco dopo il km 0, ha visto perdere mano a mano tutti gli esponenti, con gli olandesi De Maar (affiliato alla federazione olandese in quanto non esiste la federciclo di Curaçao, isola delle Antille dalla quale proviene) e Tjallingii a tenere più a lungo. Per questo i due prodotti dello sterminato vivaio Rabobank si meritano entrambi un 6.5.

Gianni Savio - 10
Chiudiamo le pagelle con il voto più alto non per un atleta ma per un team manager; per la sua Androni non è stata una giornata indimenticabile, con Franco Pellizotti 63° come miglior piazzato. Tuttavia la novità della giornata proposta da Rai Sport, ossia la telecamera posta in un'ammiraglia al seguito della corsa, è stata l'occasione per vedere il Principe dei direttori sportivi italiani in una delle sue versioni migliori: spumeggiante ed esaltante come sempre, Gianni Savio ha rappresentato la miglior scelta possibile per far entrare questa nuova tecnologia nel racconto televisivo, accompagnando la consueta verve agli incitamenti per i propri ragazzi.

Alberto Vigonesi

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