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Tirreno-Adriatico 2014: Arrivo regale a Cittareale! - Contador batte Quintana, ma Kwiatkowski si difende coi denti

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Alberto Contador precede Nairo Quintana all'arrivo di Cittareale © Bettiniphoto

La naftalina è una sostanza che viene utilizzata per tenere lontane le tarme dagli abiti negli armadi, ma non occorre essere una tarma per volersi tenere alla larga da quelle fetide palline. Si può anche essere un corridore di valore, poco più che trentenne, di molto successo in passato e qualche affanno negli ultimi tempi, che non ci sta ad essere accantonato come un reperto del ciclismo che già fu. L'identikit qui sommariamente tratteggiato ci porta dritti ad Alberto Contador, che oggi a Cittareale, all'arrivo della quarta tappa della Tirreno-Adriatico, ha messo in fila tutti i protagonisti della corsa dei due mari, a partire da quel Nairo Quintana da cui più volte è stato bastonato (ciclisticamente parlando) all'ultimo Tour de France, in salita.

Non citiamo il Tour a caso, visto che sarà l'obiettivo centrale della stagione del madrileno, il cui rilancio passa necessariamente da una grande prestazione in luglio in Francia: perché vittorie come quelle di oggi (o come quella di qualche settimana fa in Algarve) possono far piacere, rimpinguare il palmarès (che non fa mai male), ma non spostano granché i rapporti di forza tra i grandi del ciclismo da GT. Possono però essere dei segnali: è vero che mancano sia Froome che Nibali, dai quali Alberto le buscò alla Tirreno 2013, ma l'essersi comunque dimostrato all'altezza di un Quintana (pur pronosticatissimo oggi) significa che Contador non ha ancora la minima intenzione di farsi da parte. Che poi al Tour riesca effettivamente ad essere un osso duro per i principali avversari, oggi non lo possiamo dire. A giudicare dalla voglia che ci sta mettendo Contador, possiamo però essere un po' fiduciosi.

La quarta frazione della Tirreno, interminabile come poche (244 km), utile per prepararsi alle lunghe distanze di una Sanremo (in questa stagione è inevitabile che si getti sempre un pensiero alla Classicissima), era pure ricca di salita, tutta concentrata nella seconda metà tappa. Partenza piana da Indicatore, e consueta fuga da lontano (oggi: da lontanissimo), partita al km 6 con Lloyd Mondory, Alexey Lutsenko, Matthias Brändle, Alexandre Pichot, Maxim Belkov e Filippo Fortin. Il sestetto ha vissuto il momento di maggiore splendore (vantaggio massimo di 7'20") intorno al km 120, e ha poi iniziato a perdere pezzi sulla Forca Capistrello, salita a 70 km dal traguardo, su cui prima Fortin, poi Pichot e quindi Belkov hanno perso contatto dagli altri.

Poi Belkov è rientrato sulla successiva discesa, ma in seguito s'è nuovamente staccato, esausto. Giacché siamo in zona fuga, possiamo completare il racconto dell'azione: ai 27 km dal traguardo (quando il margine dei tre superstiti era inferiore ai 2'), Mondory ha allungato in un tratto di discesa (verso la località di Posta). Ma la posta (...) in gioco non valeva tanto sforzo e tanti rischi, e gli dei del ciclismo l'hanno ricordato al francese, facendolo andare fuori strada in una curva: schienata per lui, fine dell'attacco e gruppo che l'ha risucchiato. Lutsenko e Brändle sono così rimasti soli, a gestire un margine sempre più ridotto, e sono stati raggiunti ai -12, sulle prime rampe della salita finale.

Il gruppo dei big era stato guidato per molti chilometri dalla Movistar, che preparava chiaramente il terreno per Nairo. Sulla Forca Capistrello Basso ed Evans si erano staccati (per foratura), e in seguito anche Horner ha forato, mentre Contador ha cambiato bici a 34 km dalla fine, come a volte fa prima di un arrivo in salita. Il forcing della Movistar si è fatto più pressante sin dai primi chilometri dell'ascesa a Cittareale, e in effetti ha prodotto subito dei danni: ai -11 si sono staccati tra gli altri Sagan e Gilbert, ai -10 abbiamo visto alzare bandiera bianca Evans e Wiggins.

A quel punto è scattato Stefano Pirazzi, nel tentativo di anticipare i colleghi più blasonati. Per un po' l'azione del laziale è stata efficace, con 20" guadagnati nel giro di un chilometro; all'inseguimento del corridore della Bardiani s'è poi messo Intxausti, che però non ha dato l'impressione di avere gambe di diamante, ed è stato raggiunto a sua volta da Kreuziger, uscito dal gruppo ai 7 km. Il ceco e lo spagnolo, insieme, ai 6 km si sono portati su Pirazzi (il quale, vedendoli avvicinarsi, ha rallentato e si è accodato), quindi Roman ha accelerato e Intxausti è saltato.

Il gruppo, tirato in quel momento da Poels (compagno del leader Kwiatkowski), pagava 26", ma ciò evidentemente non bastava al cocapitano (con Contador) della Tinkoff: sicché Kreuziger ha dato un'altra rasoiata (salendo sempre col 53), e a 3.5 km dalla vetta si è liberato della compagnia di Pirazzi. Ai 2.5 km Hermans ha proposto uno scatto, ed è stato chiuso da Porte; poco dopo hanno avuto più spazio Kiserlovski e Scarponi, usciti in contropiede nel momento in cui Ivan Basso soffriva in fondo al gruppo dei migliori, sempre più assottigliato.

L'azione dei contrattaccanti ha dato il la alla bagarre: a poco meno di 2 km dal traguardo, Quintana ha infine rotto gli indugi ed è scattato, seguito come un'ombra da Contador. I due hanno raggiunto Kiserlovski e Scarponi, mentre Kreuziger, in affanno sulle rampe più dure in prossimità dell'ultimo chilometro, difendeva con sempre maggiore difficoltà il vantaggio che aveva costruito. Ai 1200 metri, Quintana è ripartito, ma a quel punto, visto che Contador non mollava la presa, ha prevalso un po' di tatticismo: di colpo, tutti si sono come fermati, mentre Kreuziger veniva raggiunto e mentre Porte da dietro riportava sotto il gruppetto comprendente ormai solo Kwiatkowski, Dani Moreno e Horner (Urán si era staccato poco prima).

All'ultimo chilometro è stato ancora Scarponi a tentare un affondo, accompagnato da Kreuziger (inesauribile), ma anche questo tentativo non ha avuto troppo spazio; intanto Kwiatkowski, con grande generosità ed encomiabile impegno, riusciva a non perdere le ruote dei rivali, che in quei due chilometri finali stavano provando in tutti i modi a distanziarlo. Ai 500 metri è scattato Porte, con Contador, Quintana e l'indomito Scarponi a tampinarlo; ma quando, dopo un nuovo accenno di scatto dell'australiano, Contador ha deciso di mettere la parola fine alla vicenda, nessuno ha più potuto opporre alcunché.

È stato ai 200 metri che è partito lo sprint di Alberto, a cui ha fatto seguito il tentativo di reazione di Quintana, che però non è bastato a impedire al Pistolero di sparare il suo coreografico colpo al traguardo. Contador primo con 1" su Quintana, quindi a seguire Moreno, Kreuziger e Porte a 5", Scarponi a 8" (gli ultimi 100 metri li ha sofferti, Michelino), Kwiatkowski a 10", Kiserlovski e Horner a 11". A 17" si sono piazzati Giampaolo Caruso, De Clercq e Pozzovivo, e non sono andati poi male (considerando soprattutto la lunghezza della tappa) Ulissi e Moser, a 25" come Arredondo, Talansky, Hermans, Péraud e Nieve: di sicuro hanno fatto meglio di gente come Mollema (34" il suo ritardo, nel giorno in cui il sodale Gesink gli si è ritirato per problemi alle vie urinarie), Urán (38"), Rolland (1'07"), Basso (1'08"), Cunego (1'41"), Pirazzi (1'49"); Evans e Wiggins, arrivati con Sagan e Gilbert, hanno pagato la bellezza di 8'39"; Pinot si è proprio ritirato.

La classifica che ne consegue è quantomai aperta a qualsiasi soluzione: Kwiatkowski è sempre leader, ma un po' meno saldo di ieri. Ora solo 16" lo separano da Contador secondo, con Quintana terzo a 23", Porte quarto a 34", Urán quinto a 38", Kreuziger sesto a 39" e Kiserlovski settimo a 49". Moser è il migliore degli italiani, ottavo a 1'01" da Kwiatkowski, e bisogna segnalare anche il 13esimo posto di Scarponi a 1'12", il 16esimo di Pozzovivo a 1'20", il 18esimo di Caruso a 1'25" e il 20esimo di Ulissi a 1'28".

Domani la tappa più attesa della Tirreno-Adriatico 2014 porterà il gruppo da Amatrice a Guardiagrele, per un arrivo duro nel teatino che ormai è un classico della corsa dei due mari (in passato si è spesso arrivati proprio a Chieti). Stavolta si è davvero esagerato, visto che il muro finale raggiunge l'astronomica percentuale del 30% di pendenza, in alcuni tratti dei suoi 600 metri sui quali la pendenza media è del 25%. Prima di cotanta parete, 190 km non certo facili, considerando che si dovrà scalare Passo Lanciano, 17 km da Manoppello (11 quelli più duri, da Lettomanoppello), con vetta a poco meno di 30 km dal traguardo: sì, sarà una tappa a dir poco decisiva. Speriamo sia, allo stesso tempo, spettacolare.

Marco Grassi

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