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Tirreno-Adriatico 2014: Che dicevate di Sagan? - Strepitoso spunto su Kwiatkowski che diventa leader. Italiani lontani

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Peter Sagan, primo ad Arezzo davanti a Michal Kwiatkowski e Simon Clarke © BettiniphotoNo, in realtà non ci credeva nemmeno lui di non essere più il vincente che è stato e che dovrà continuare (sempre più) ad essere. Peter Sagan l'ha sempre saputo di avere qualcosa in più, anche se in questa prima parte di stagione ha dato l'impressione di non essere al livello del 2013; che poi, di cosa si parla in realtà: due vittorie in Oman e il GP di Camaiore l'anno scorso, solo una vittoria in Oman quest'anno, prima dell'affermazione odierna ad Arezzo, nella terza tappa della Tirreno-Adriatico.

Quel che è cambiato, nella percezione di Sagan da parte di qualcuno (che sia ricercabile nel pubblico o tra gli addetti ai lavori), non attiene tanto a una questione meramente numerica, ma si àncora a un discorso di sensazioni: un anno fa, quando lo slovacco conquistava la terza tappa della corsa dei due mari (sì, vinse la terza pure nel 2013; poi bissò nella sesta), era lanciatissimo verso una primavera di classiche da vincere in serie, stando ai pronostici. Poi la Sanremo l'ha clamorosamente persa da Ciolek, al Fiandre ha dovuto cedere a un immenso Cancellara, e tra Amstel e Freccia non è stato brillante come ci si sarebbe aspettati (mentre è comunque riuscito a vincere la sua prima classica belga, la Gand).

Di più, al Tour de France in estate ha raccolto meno dell'anno precedente, e al Mondiale non è stato il Sagan che ci saremmo aspettati, e poi di nuovo quest'anno ha chiuso la Strade Bianche al secondo posto come dodici mesi prima, ma stavolta da perdente (rispetto a Kwiatkowski) e non da vincente (come fu nel 2013, alle spalle del compagno Moser). Insomma, mettere insieme tutti questi presunti indizi per arrivare a dire che Sagan alla fin fine non sarà quel crack del ciclismo che tutti si aspettavano fino a pochi mesi fa è quantomeno azzardato. Lo è tantopiù se si pensa che Peter ha ancora 24 anni, e la sua costanza ad alti livelli è quasi incredibile, considerando che poi la qualità dei suoi piazzamenti continua progressivamente a migliorare.

Ma oggi, nella vittoria aretina alla Tirreno (che il fuoriclasse di Zilina ha dedicato alla mamma ammalata), possiamo dire di aver intravisto il Sagan dei giorni migliori. Non ancora una risposta a chi già si chiede "tutto qui il fenomeno?", ma un segnale indirizzato principalmente a tutti i rivali che continuerà a sfidare nelle classiche che verranno: i conti con Peter bisogna e bisognerà continuare a farli.

L'arrivo di Arezzo ci ha peraltro fornito qualche indicazione sullo stato dell'arte tra alcuni mostri sacri delle classiche, appunto. Ad esempio abbiamo visto un Philippe Gilbert volitivo anche se non certo ai livelli di 3 anni fa, abbiamo visto un André Greipel che dimostra di avere più resistenza rispetto ai principali velocisti suoi rivali per l'imminente Sanremo; abbiamo visto un Michal Kwiatkowski che continua la sua striscia splendente andando a prendersi la maglia di leader della corsa; abbiamo visto Fabian Cancellara mettere al lavoro la sua squadra nel finale ma poi sparire sulla rampa conclusiva (molto meglio è andato il suo compagno Arredondo).

Quel che spiacerà ai tifosi italiani, invece, è aver visto i nostri relegati al ruolo di comparsa in quel chilometro finale all'insù. Ci aspettavamo Cunego, Ulissi e Pozzato? Il primo lo ritroviamo al 25esimo posto, a 6" da Sagan, gli altri hanno chiuso nel gruppetto a 14", oltre la 40esima posizione; da Moreno Moser, poco da segnalare, anche lui con Ulissi e Pozzato (e Scarponi e Pozzovivo e Battaglin e Basso); i più veloci? Colbrelli 33esimo, Modolo invece sembrava poter tenere i migliori, ma sul rettilineo finale si è letteralmente spento, mollando la ruota di Bennati e finendo poi 18esimo. Ecco, Bennati, pungolato anche dal fatto di correre in casa, ha conquistato un buon sesto posto, piazzamento in top ten che fa il paio con il nono di Nocentini, altro espertissimo corridore di marca toscana.

Insomma, lo sguardo che da Arezzo il tifoso italiano può lanciare verso Sanremo, corse fiamminghe e consorelle valloni, non è che si perda in un mare di miele; ci sarà da soffrire anche quest'anno, coltivando pur sempre la speranza di pescare da qualche parte un jolly (come fu Gasparotto all'Amstel 2012).

Veniamo alla cronaca. Ieri ci chiedevamo come Marco Canola avrebbe provato a difendere la leadership della classifica dei Gpm conquistata con la fuga verso Cascina; il corridore della Bardiani non ci ha fatto attendere troppo per avere la risposta, ed è andato in fuga pure oggi, partendo al km 2 col compagno Nicola Boem e con altri tre avventurosi: Robert Thomson della MTN, Cesare Benedetti (aficionado della fuga a lunga gittata) della NetApp e Bjorn Thurau della Europcar.

Canola ha fatto il suo, andando a prendersi anche i due traguardi Gpm di oggi (parliamo sempre di salitelle), e poi s'è bellamente rialzato, lasciando agli altri quattro il compito di proseguire l'azione. Loro si sono impegnati (passando da un vantaggio massimo di 6'45" intorno al km 130, a 80 dalla conclusione), cercando di tenere a distanza il gruppo (di cui non facevano parte Jurgen Van den Broeck e Jacopo Guarnieri, infortunatisi ieri e non ripartiti oggi; e da cui si erano ritirati strada facendo pure Sergio Pardilla e Dario Cataldo, pure loro vittime della caduta di ieri).

Ma quando alla Omega Pharma del leader Cavendish si sono aggiunte altre squadre a dare una mano a tirare (tra queste ovviamente la Cannondale di Sagan, ma anche la Lampre), il margine ha iniziato ad assottigliarsi. Arrivati ad Arezzo, il programma prevedeva un primo circuito largo (di 25 km) da coprire una volta, e poi un secondo circuito più circoscritto (lungo 11 km) da ripetere 3 volte. Già al secondo passaggio sulla rampa d'arrivo (ai 33 km) Thurau aveva capito che quella fuga a quattro non avrebbe avuto esito felice, e allora ha staccato i colleghi e se ne è andato da solo, secondo una dinamica di corsa che per lui sta diventando abituale (già in varie gare, negli ultimi mesi, è andato all'attacco e poi ha staccato i compagni di fuga).

Per un po' il tedesco ha tenuto bene, ma quel circuito finale invitava fatalmente alla velocità, e il gruppo è stato conseguente: non foss'altro per il rush che precedeva ogni approdo del plotone allo strappo finale, il margine di Thurau si è ridotto inesorabilmente nel penultimo giro, finché a 6 km dall'arrivo il gruppo ha ripreso il coraggioso Bjorn, per poi lanciarsi all'ultimo assalto alla rampa aretina.

Ai 5 km Santaromita si è fermato per una foratura, quindi sono state la Lotto prima e la Omega Pharma poi a tenere il gruppo in fila indiana. E quando si è messo a trenare, nei 2 km finali, uno scatenato Tony Martin, per chi era oltre la ventesima posizione non c'era da fare altro che tentare di salvare il salvabile. Quelli che puntavano a vincere la tappa erano già tutti nelle prime posizioni, e tra questi c'era pure Sagan, che si era impegnato non poco, ai 1000 metri, per guadagnare il suo spazietto in prima linea (in precedenza aveva infatti perso qualche posizione).

Ai 300 metri Gilbert ha tentato il tutto per tutto, impostando una volata troppo lunga per le sue attuali possibilità, e prestando così il fianco al veemente ritorno di Sagan, che l'ha passato ai 50 metri trascinandosi dietro Kwiatkowski e Clarke, finiti nell'ordine alle sue spalle. Quarto Gilbert, davanti a Impey e a un ottimo Bennati, che ha chiuso il gruppetto dei primissimi, davanti a Greipel e Geschke (ai quali però non è stato dato distacco rispetto ai primi 6). Modolo, che fino all'ultima curva era in ottima posizione, proprio quando avrebbe dovuto sprintare s'è ingolfato, rimanendo a boccheggiare sul rettilineo finale e venendo risucchiato da una decina di corridori.

Come accennato sopra, Nocentini ha chiuso al nono posto (col compagno Mondory e con Urán, tutti a 4" da Sagan); quindi a seguire Démare (buona prestazione, tutto sommato), Arredondo, Contador e via via gli altri uomini di classifica. Ecco, la classifica: Kwiatkowski, com'era facilmente prevedibile, ha ereditato da Cavendish la maglia azzurra di leader, e ora guida con 10" su Urán, 13" su Clarke, 15" su Martin, 17" su Impey, 22" su Sagan, 30" su Greipel e Bennati, 31" su Durbridge e Meyer. I rivali di classifica del polacco sono oltre la decima posizione: Contador paga 36", Quintana 38", Porte 39", Kreuziger e Roche 44", Basso 46", Arredondo 48", Gesink e Mollema 49", Evans 59", Pinot 1'03", Cunego e Horner 1'05", Pozzovivo 1'13", Kangert e Scarponi 1'14", Wiggins 1'22", Talansky 1'24".

Perché facciamo tutto questo riepilogo della generale? Perché domani gli scenari cambieranno un tantino, e ci sarà un arrivo in salita "vero", a Cittareale. Ovvio che non parliamo dello Zoncolan (siamo pur sempre solo a metà marzo!), ma la scalata finale, pur presentando ampi tratti per recuperare, nasconde molte insidie lungo i suoi 13 km. Ed è preceduta da altre salite, in primis la Forca di Capistrello che potrebbe già selezionare il gruppo. Insomma, tra domani e domenica chi ha gambe da grimpeur dovrà darci dentro per provare a mettere in difficoltà il giovane Michal, che avrà poi dalla sua la non trascurabile crono finale a San Benedetto del Tronto.

Marco Grassi

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