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Diario d'Algeria: Sogno finito, si torna a casa - Marco Fiorilla al Tour d'Algerie: ultime emozioni, le impressioni di Tintori e Debesay

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La foto con il vincitore del Tour d'Algerie, l'eritreo Mekseb Debesay

Ieri si è corsa l'ultima tappa del Tour d'Algérie prima del GP di Oran in programma venerdì pomeriggio. Per me è stato il giorno della vergogna. Per qualcun altro il giorno della gloria. Mentre gli altri corridori si preparavano per la tappa, io e un dirigente del Team Gragnano nella sala della colazione abbiamo provato di tavolo in tavolo a radunare gli altri ritirati o eliminati come me per organizzare un allenamento mattutino. Alla chiamata hanno risposto in pochi, così verso le 10 ci siamo radunati una dozzina di corridori per provare a fare un paio d'ore nei paraggi dell'hotel. Ma dopo mezz'ora è iniziata a venir giù l'acqua. Noi ci siam ritirati in albergo mentre ci arrivavano notizie di diluvio e strade ricoperte di fango dalla corsa. Per un attimo mi sono ritenuto fortunato ma poi ho pensato che mi sarebbe piaciuto star li in mezzo per l'ultima tappa. Mi iniziavano già a mancare quelle maglie che mi facevano compagnia in fondo al gruppo: le biancorosse del Bahrain, quelle dai colori sgargianti del Rwanda e dell'OCBC Singapore, il blu anonimo dell'Al Sadd o il bianco candido della Chazal Chambery. In ogni caso ho dovuto riempire la mia giornata con altre attività. Un po' di palestra, una puntatina al vicino aeroporto per cibarmi e comprare dei souvenir (trovato niente di tutto ciò), un po' di relax in camera guardando Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico, e poi alla fine mi sono anche gustato la sfilata dei corridori che tornavano dalla corsa tutti sporchi. Sarebbe davvero stato bello correre. Ma oggi piove di nuovo e tra le vie di Orano potrò rifarmi o pentirmi di aver scritto tutto ciò.

Poi si ritorna a Malta. Ci attendono 400 km di bus verso Algeri, un volo verso Roma e un breve scalo (solo 3 ore rispetto alle 6 dell'andata) prima dell'ultima tappa Roma-Malta. È stato meraviglioso venire a contatto con il ciclismo vero anche se di Serie B o C, e mi spiace non aver completato la gara, anche in ultima posizione. La maglia nera avrebbe avuto un suo perché. L'aveva quasi acciuffata un mio compagno di squadra, Gerry, che per una manciata di secondi è arrivato penultimo. La stessa cosa, ma al contrario, è accaduta a Devid Tintori. L'atleta pisano del Team Gragnano ha infine raccolto un grandioso 2° posto frutto di un grande lavoro di squadra e di una condizione in crescendo. La formazione lucchese è venuta in Africa per due motivi: a marzo non c'erano corse in Toscana e il grand tour algerino garantiva 3 settimane di competizione "controllata", come dimostrava il caso Sayar nel 2013. «Il livello della competizione – mi ha confidato David nel tranquillo dopocena - è stato alto. Avevo già fatto altre corse a tappe ma qui la corsa è stata davvero difficile da gestire. L'Eritrea volava in salita, il Marocco in pianura e nel complesso sono stato davvero bravo nel fiutare tutti i pericoli e non perdere mai terreno dagli altri». Per Tintori, che ha già assaggiato il professionismo da stagista con l'Acqua e Sapone, intanto il primo obiettivo è stato raggiunto in attesa delle prossime due settimane di gara tra Blida, Constantine e Setif, inseguendo il sogno di un contratto da pro'.

I corridori infangati al termine dell'ultima tappaSogno che sembra alla portata dell'eritreo Mekseb Debesay, vincitore del Tour d'Algérie. La sua rincorsa a questo successo è iniziata due anni fa quando sulla salita di Santa Cruz ha lavorato tanto per la vittoria dell'amico e connazionale Natnael Berhane. Nel frattempo si aggiudicava il Tour dell'Eritrea e pensava al Tour d'Algeria 2014 con un solo obiettivo: vincere. Mekseb mi ha infatti detto che non è venuto qui per arrivare secondo o terzo, o vincere una tappa. Lui che il ciclismo ce l'ha nel sangue (è fratello del corridore della MTN Frekalsi) puntava alla vittoria e ce l'ha fatta. Alla mia domanda su quale era stato il momento più difficile durante il Giro, mi aspettavo riferimenti alla dura tappa di Santa Cruz (l'ho anche accusato che per colpa sua ero finito fuori tempo), ma Mekseb mi ha detto che ha avuto molta paura durante l'ultima tappa. La pioggia, le cadute, le imboscate dei corridori locali lo impaurivano più di ogni altro tipo di arrivo. Ma adesso si pensa al futuro che pare già scritto per lui e per la sua nazionale. Nel 2015 infatti dovrebbe costituirsi una Continental tutta eritrea ma basata in Toscana nei dintorni di Pistoia. Lo sponsor sarà la società nazionale Eritel. Il boom africano continua e si espande nelle nostre terre dove cominciano a mancare soldi e di conseguenza gare. Un bene? Un male?

Mentre l'amletico dubbio mi assale penso solo che come per magia sono stato fortunatamente coinvolto in un vortice di emozioni che solo il ciclismo può regalare. E penso che se io in parte ce l'ho fatta all'età di 33 anni senza ricorrere a nessuna pozione magica, allora chiunque può con il tempo e tanti sacrifici ambire a diventare non tanto un campione ma almeno un onesto professionista di questo sport. Io e i Greens ci facciamo adesso da parte, torniamo a Malta. C'è il Tour ta Malta dal 3 al 6 aprile, ma c'è anche tutto il resto che ci aspetta. Io tornerò tutte le mattine in ufficio magari dopo una pedalata all'alba; Jeffrey lotterà coi suoi turni dell'ospedale per trovare qualche ora libera da dedicare alla bici; Gerry attenderà impaziente la fine dell'orario delle lezioni per prendere un caffè e partire per l'allenamento; Christian alternerà come al solito una settimana di lavoro diurno e una di lavoro notturno alla fabbrica del Playmobil ma troverà anche il tempo per gli allenamenti e per gestire il suo autolavaggio; James (sosia di Scarponi) tonerà a fare il "perit" (architetto) per l'Università di Malta e ogni sabato si sorbirà 4-5 ore di allenamento; Etienne si allenerà come al solito di sera dopo il lavoro; il presidentissimo Charlie ha già la testa al suo supermercato mentre Joseph si rimbocca le maniche per rimettersi a massaggiare gli sportivi maltesi.

È stato un sogno. Per noi finisce qui. Per Mekseb e Devid continua.

Marco Fiorilla

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