Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Diario d'Algeria: Qui i bambini non sanno chi è Nibali - Marco Fiorilla in gara al Tour d'Algerie. Prima tappa alle spalle!

Versione stampabile

Il nostro Marco Fiorilla (secondo da sinistra) ed il Team Greens © FacebookI bambini algerini non conoscono Vincenzo Nibali. A nulla è servito il mio tentativo di pronunciare nomi di gare come Giro d'Italia o Tour d'Italie. Niente. Conoscono solo i beniamini locali (primo tra tutti Reguigui) e le superstar Cavendish e Froome. Ho fatto l'amara scoperta a margine del Critérium di Alger mentre mi godevo gli ultimi giri della kermesse vinta dall'olandese Thomas Rabou (fresco di un secondo di tappa al Tour de Langkawi e di conseguente jet lag). La mia gara è durata circa un'ora, troppo veloce il gruppo e troppi i rischi da correre per cui ho preso la competizione con lo spirito di chi vuole fare un discreto allenamento (nel rettilineo d'arrivo col vento laterale sfioravamo i 50 orari). Quindi mi sono rifugiato in ammiraglia dove immancabilmente sono arrivati i ragazzini in bici a chiedere borracce. Ho colto l'occasione far loro delle domande e ho scoperto che non corrono la domenica ma ogni venerdì e che hanno scelto il ciclismo perché non è uno sport per tutti. Queste giovanissime promesse del ciclismo magrebino poi però mi son cadute in fallo quando ho fatto il nome del nostro Vincenzo Nazionale. Facce perplesse e aria dubbiosa. L'empatia iniziale nei loro confronti è subito svanita ma ieri pomeriggio, al termine della prima tappa, è subito ritornato il feeling tra me e le giovani speranze algerine. Udite udite, mi hanno chiesto di farmi una foto con loro e io non mi sono sottratto. Abbiamo anche regalato una borraccia (rigorosamente verde) a uno di loro. Sarà che mi era tornato il buonumore dopo le brutte sensazioni del Critérium di Alger.

La prima tappa del Giro d'Algeria, 125 km con un solo GPM, era per me il vero e proprio banco di prova. E per fortuna sono riuscito a superarlo. Partenza a ritmi folli con il computerino a segnare sempre 48/50 di velocità. Ma le cose più spaventose sono state altre: gli algerini che si infilano dappertutto, i corridori del Bahrein che finiscono sempre fuoristrada, le cadute improvvise che ti vedi in diretta (il mio compagno di stanza, l'architetto, si è fatto anche lui una bella strisciata e spero di non sentire i suoi lamenti stanotte) e soprattutto i dossi alti da saltare nell'attraversamento dei villaggi. Se sei bravo lo salti con tutte e due le ruote, se sei come me riesci almeno a saltare con l'anteriore e a riservare al posteriore una bella botta. Poi ci sono certi corridori che saltano sempre, anche canalette ridicole. Più che una corsa di ciclismo nei primi 50 km è sembrata una corsa a ostacoli per cavalli. A incidere su questa mia sensazione anche le pacche pesanti che certi corridori si davano sulle cosce per incitare a non rallentare e ad andare avanti. Ma a proposito di ostacoli, il vero mio ostacolo era posto al km 90: il GPM. Fortunatamente mi trovavo a metà gruppo quando è iniziata la salita e quindi ho evitato il peggio ma meglio è andata a qualcun altro che mi stava dietro e che allo scollinare, mentre io ero in preda ai crampi e incapace di fare una retro poussette decente gentilmente offerta dal mio direttore sportivo, mi ha allegramente passato aggrappato a un van. Tre o quattro corridori, non di più. Sono cose che ci possono stare.

Lungo la discesa sono stato ripreso da un gruppetto dove ho riconosciuto, oltre a due miei compagni di squadra, molte di quelle facce che ieri nel critérium mi sfrecciavano accanto con la faccia allegra mentre io ero il volto della sofferenza. Ogni giornata è diversa e ieri ho imparato che oltre a non dover mai sottovalutare gli altri non bisogna nemmeno sopravvalutarli. Quello che devo ancora imparare è invece una cosa importantissima: il rifornimento. Sono partito bello carico di barrette, gel e con due borracce di acqua. Non volevo assolutamente andare in macchina a prendere il rifornimento (nonostante avessimo l'ammiraglia numero 2) per semplice paura. Paura di perdere contatto, di non avere le forze per rientrare. O paura di farlo nel momento sbagliato quando davanti si va forte. Tant'è che quando ho visto Christian, un altro mio compagno, fare cenno con la borraccia e sfilarsi per andare in ammiraglia l'ho considerato un folle. Devo senza dubbio imparare in queste cose ma in altre mi sono scoperto fenomeno. Ho limato alla grande. Ho protetto la mia posizione con i gomiti alti in certe situazioni e ho diretto i cambi a giro negli ultimi 20 km quando con altri 15 ciclisti siamo riusciti ad evitare che il nostro distacco andasse oltre il limite massimo.

Oggi si corre la tappa più lunga. 170 km da Oran verso Mostanagem per poi tornare ad Oran. Un paio di salite e la distanza mi fanno già da adesso capire che o salto oggi o non salto più. Proverò a sfruttare meglio le occasioni di traino offerte dallo staff del Team Gragnano, la squadra under 23 toscana arrivata col proprio furgone via mare da Marsiglia. Oltre a comportarsi bene in corsa coi propri ragazzi (Amicabile 4° ad Algeri, ieri Pinaglia 8° e Tintori 9°), il team italiano si comporta bene nei miei confronti. Di un giallo inconfondibile, il loro furgone può sempre essere la mia ancora di salvezza. Vedremo.

Intanto ci siamo preparati alle 4 ore di corsa che ci attendono oggi con altrettante ore di autobus dall'arrivo di tappa all'hotel di Orano che ci ospiterà fino alla fine della corsa. Uno strazio. Ci siamo anche fermati in un autogrill dove si è creata una fila incredibile per andare in bagno (sfortunatamente era anche l'ora della preghiera e molti algerini si erano fermati per lavarsi e pregare). Un viaggio che mi ha molto ricordato il trasferimento da Smirne a Kusadasi nel 2010 quando seguii il mio primo Tour of Turkey. Anche lì viaggio interminabile con il mio taciturno compagno di posto, un acerbo Tejay Van Garderen, che mi scambiava per uno dell'organizzazione e mi chiedeva sempre se sapevo quando si arrivava. Stavolta però in Algeria il mio compagno di posto sul bus era il meno acerbo Etienne Bonello (classe '77), pluricampione nazionale maltese, che non mi ha fatto nessuna domanda del tipo «quando si arriva», perché passa il tempo a riposare e dormire. Sarà anche per quello che ieri è arrivato 25°.

Marco Fiorilla

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano