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Superweekend: Cartoline dal ciclismo - Con Strade Bianche, Roma Maxima e Parigi-Nizza la stagione entra nel vivo

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Peter Sagan tira il gruppo in uno sterrato della Strade Bianche 2013 © Bettiniphoto

Uno dei fine settimana ciclistici più lunghi ed azzeccati dell'epoca moderna, quello che dall'anno scorso parte dalla Toscana e termina nella Capitale, è iniziato ieri con il G.P. Città di Camaiore. S'è già detto della bella vittoria di Diego Ulissi, del sempre meno emergente, sempre più realtà Julián David Arredondo, di Vincenzo Nibali che - ammette lui stesso - inizia a sentire una buona forma. E di tanti altri, ovviamente. Ma il bello - e non è retorica, bensì auspicio - deve ancora venire.

Domani infatti si terrà l'ottava edizione della Strade Bianche, che non è una corsa sul pavé né un piccolo Fiandre. È una via di mezzo. Paesaggi mozzafiato tra le colline toscane, si parte da San Gimignano (e non più da Gaiole in Chianti), ci arriva in Piazza del Campo, traguardo che dopo nemmeno dieci anni è già diventato un classico.

La corsa, nata nel 2007 in seguito al successo dell'Eroica, manifestazione amatoriale che rievoca il ciclismo di un'altra epoca (strade bianche, bici da corsa con manettini del cambio a telaio, fili dei freni che escono dalle leve, pedali con gabbietta. L'abbigliamento dei partecipanti è conseguente), ha visto il successo di un corridore nostrano solamente l'anno scorso. Fu infatti Moreno Moser a sbucare per primo in piazza del Campo.

Prima di lui, era toccato a Kolobnev, Cancellara, Lövkvist, Iglinskiy, Gilbert ed ancora Cancellara. Moser, sfruttando l'aiuto del fido Peter Sagan, ha fatto il vuoto nella rampa che porta a Piazza del Campo. Vittoria a sorpresa? Un po' sì, anche se da un corridore come il trentino ci si deve aspettare questo ed altro.

Domani sarà al via con il dorsale numero uno, su un percorso più lungo rispetto al 2013 (allora era di 190 km, quest'anno ne sono stati aggiunti sette), con più settori di strada bianca (dieci contro gli otto del 2013) ma, paradossalmente, meno chilometri proprio su queste strade antiche ceh con il sole impolverano, con la pioggia inzaccherano. Se nel 2013 i corridori avevano infatti percorso 57.2 km su strada bianca, domani i fastidi che provoca il brecciolino saranno su soli 45.4 km. La salita di Montalcino è sì molto impegnativa, ma tutto si deciderà negli sterrati del finale, tra Lucignano d'Asso, Monte Sante Marie, Montaperti, Colle Pinzuto e Le Tolfe.

I partenti sono quelli delle grandi occasioni, con 12 squadre World Tour, a cui si uniscono Androni-Venezuela, Bardiani-CSF, Colombia, IAM Cycling, MTN Qhubeka, Unitedhealthcare e Neri Sottoli-Yellow Fluo. Moser campione in carica, ma la Cannondale punterà molto, se non tutto, su Peter Sagan, in questo periodo al centro di vivaci discussioni sul suo futuro (Tinkov l'avrebbe ingaggiato per il 2015, il suo agente, Giovanni Lombardi, nega e vuol lasciare tranquillo il corridore. Come a dire che l'affare è bell'e chiuso).

Nell'Astana, Fabio Aru correrà per la prima volta in Italia, in questa stagione, ma il suo lavoro dovrebbe essere finalizzato ad aiutare Maxim Iglinskiy, che una Strade Bianche l'ha già vinta nel 2010. C'è pure Guarnieri, mentre nella BMC sarà interessante vedere all'opera insieme Cadel Evans, Darwin Atapuma, Samuel Sánchez ed un uomo del nord come Manuel Quinziato. Miscela esplosiva.

La IAM ha Thomas Lövkvist, che sa come vincere da queste parti, mentre nella Lampre-Merida, oltre a Cunego ed Ulissi, troveremo Pippo Pozzato. Valverde in casa Movistar, Urán e Trentin per l'Omega, Barguil in Giant-Shimano, il primo vincitore della manifestazione, Alexandr Kolobnev, nella Katusha, una Sky con uno Ian Stannard capace di portare a casa sabato scorso l'Omloop Het Nieuwsblad, per non parlare di Bennati nella Tinkoff-Saxo e, ultimo ma non meno importante, Cancellara (altro vincitore della corsa, per ben due volte) nella Trek, sono possibili, se non probabili, protagonisti.

Per vincere la Strade Bianche servono sudore e tenacia - o almeno questo sostiene RCS Sport. È preferibilmente richiesta una buona attitudine a pedalare su sterrati che raggiungono pendenze del 10%, se non di più, oltre ad una buona dose di culo: forare nel momento decisivo della corsa, o mettere il piede a terra su uno sterrato al 10% può compromettere il lavoro di un'intera squadra.

Gli sconfitti, o almeno buona parte di loro, potranno consolarsi domenica, con la Roma Maxima, corsa un tempo nota agli appassionati come Giro del Lazio. Resuscitata da RCS Sport lo scorso anno, dopo un quardriennio di limbo (non si è disputata dal 2009 al 2012), ha avuto enorme successo: il percorso è avvincente, e dopo l'inizio pianeggiante si sale. Rocca Massima e Colle Callaccio per iniziare, Rocca Priora per fare un po' di selezione, Campi di Annibale per provare ad andare via, lo strappetto di Cappuccini per tagliare le gambe a chi ancora prova a resistere. E poi via, verso il traguardo, con il Colosseo come sfondo.

Tra Rocca di Papa e lo strappo di Cappuccini l'anno scorso attaccò Vincenzo Nibali, ma Blel Kadri, partito dopo 50 km all'inseguimento dei fuggitivi della prima ora, era davanti, e là sarebbe rimasto, nonostante l'esultanza di Pozzato, divenuta più popolare di quella del corridore marchiato AG2R La Mondiale. Saranno 195 km in cui quasi tutti i protagonisti della Strade Bianche potranno prendersi una bella rivincita.

Nel frattempo, in Francia, sarà iniziata la seconda prova World Tour, ben più blasonata del Tour Down Under (e non ce ne vorranno gli amici australiani): la Parigi-Nizza, edizione numero 72. Non si correrà mai contro il tempo, né all'inizio, quando mancherà il prologo, né alla fine (negli ultimi due anni s'è svolta la cronoscalata al Col d'Èze anche se mai davvero decisiva).

Il via da Mantes-la-Jolie, 50 km a ovest di Parigi, con una tappa in linea che si concluderà in circuito e presumibilmente in volata. Si assisterà ad uno sprint, a meno di imprevisti, anche nella seconda frazione, da Rambouillet a Saint-Georges-sur-Baulche, ed anche la terza tappa (partenza da Toucy ed arrivo nel circuito automobilistico di Nevers Magny-Cours) sembra disegnata per le ruote veloci.

La quarta frazione è già più intrigante, con i 201 km che separano Nevers da Belleville che saranno intervallate da quattro ascese: tre di terza categoria, una, l'ultima, di seconda, la Côte de Mont Brouilly. La vetta dista dal traguardo 14 km, improbabile che le azioni vadano in porto, non per questo si dovrà rinunciare. Quattro salitelle anche nella quinta tappa, che porterà il gruppo da Crêches-sur-Saône a Rive-de-Gier. Anche in questo caso l'ultima ascesa, la Côte de Sainte-Catherine (2a categoria), disterà 13 km dal traguardo.

Venerdì 14 la sesta tappa, 221.5 km da Saint-Saturnin-lès-Avignon a Fayence, arrivo in salita. Finale di tappa che andrà interpretato al meglio, visto che si dovranno superare Côte des Tuilières (2a categoria), Côte du Mont Meaulx (3a categoria), Col de Bourigaille (1a categoria) e la salita finale che porta a Fayence. Qui si può davvero scrivere una bozza della classifica finale della Corsa verso il sole, che sabato impegnerà i corridori nella settima tappa, da Mougins a Biot Sophia Antipolis: cinque Gpm, con due prima categoria subito (il Col de Vence dopo 49 km ed il Col de l'Ecre dopo 85 km) che potrebbero fungere da trampolino di lancio per una fuga a lunga gittata.

L'erede di Richie Porte, che nel 2013 precedette Andrew Talansky e Jean-Christophe Péraud sul podio, uscirà fuori dall'ultima tappa, 128 km frizzantelli con partenza ed arrivo a Nizza: da superare la Côte de Duranus, la Côte du Châteauneuf ed il Col de Calaïson (tutte di seconda categoria), mentre sia la Côte de Peille che il Col d'Èze sono di prima categoria. Dalla vetta della classica vetta di Nizza al traguardo mancheranno 15 km di discesa non certo semplice, che può prestarsi a discrete imboscate.

La startlist è quella delle grandi occasioni: non ci sarà il campione uscente Richie Porte, primo australiano a vincere la course au soleil, e dirottato sulla Tirreno-Adriatico, dal momento che un infiammazione alla schiena impedirà a Chris Froome di essere presente alla Corsa dei Due Mari. In Francia nella Sky troveremo anche un Edvald Boasson Hagen che all'Omloop Het Nieuwsblad ha fatto faville.

Ci sarà il colombiano Betancur, con Romain Bardet in gran forma, nell'AG2R La Mondiale, una Belkin che schiererà Kelderman per la generale, Boom, Hivert, Nordhaug ed Hofland per le tappe. Van Garderen è la punta di diamante della BMC, e potrebbe anche portare a casa la corsa, mentre nella Cannondale troveremo cacciatori di tappe e Davide Villella, fin qui ottimo ma capace ancora di migliorare. Jeannesson e Bouhanni, per generale e tappe, gli uomini della FDJ.fr, mentre la Lampre-Merida avrà un occhio di riguardo per l'iridato Rui Costa.

Omega al solito stellare: Boonen, Meersman, Steegmans, Stybar e Terpstra, solo per fare alcuni nomi, mentre l'Orica-GreenEDGE punterà su Goss, Albasini, Matthews e Keukeleire. Degenkolb l'uomo della Giant-Shimano, mentre la Trek, oltra ai fratelli Schleck, potrà contare su Bob Jungels e sul nostro Fabio Felline.

A proposito di corridori italiani, per la seconda volta in carriera sarà presente alla Parigi-Nizza Vincenzo Nibali. Lo Squalo dello Stretto, abituato a correre la Tirreno-Adriatico (tranne nella stagione 2006, quando al primo anno in Liquigas prese parte alla course au soleil, ottenendo anche un 5° posto nella frazione di Digne-les-Bains), ha cambiato. Non sarà alla Parigi-Nizza per vincere ma per fare la gamba che, dopo Camaiore, sta migliorando.

Indubbiamente Nibali sarà l'uomo di riferimento della corsa, anche se non è al top. Quel che è certo è che Nibali è in crescita, che un italiano non vince la course au soleil dal 2008 (allora toccò a Davide Rebellin) e che Alexandre Vinokourov, General Manager dell'Astana in cui corre Nibali, nonché vincitore di due Parigi-Nizza (2002 e 2003) saprà ben consigliare il messinese.

Francesco Sulas

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