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Mondiali su pista Cali 2014: Viviani, questa è proprio brutta - Elia impalpabile nella Corsa a punti vinta da Ávila

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Edwin Ávila sventola la bandiera colombiana dopo aver vinto il Mondiale della Corsa a punti © Ufficio stampa Mondiali di CaliCome la mettiamo, caro Elia? Ieri, nell'analizzare la prova di Viviani nello Scratch, abbiamo usato quasi i guanti bianchi, malgrado il suo brutto piazzamento, giunto però al termine di una gara che per lunghi tratti è stata gagliarda e incoraggiante. Oggi ci aspettavamo di ritrovare il veronese nel vivo della Corsa a punti, se non proprio per una medaglietta, almeno con una prestazione di assoluto livello, non per due terzi di corsa come ieri, ma per l'intera prova. E invece ci ritroviamo a commentare l'incommentabile.

Ovvero una presenza tanto scialba e impalpabile nelle pieghe di una Corsa a punti altrimenti entusiasmante, da farci pensare che l'Italia - come capita in diverse specialità ai Mondiali di Cali - fosse assente. I risultati sono impietosi, parlano di appena 7 punti conquistati, di un 13esimo posto finale, dell'incapacità di guadagnare un giro che fosse uno (mentre in 11 su 17 che hanno finito la prova ci sono riusciti), di un'eccessiva vaghezza nei vari sprint che, ogni 10 giri, si susseguivano a dare alla classifica un'impronta sempre più negativa per l'azzurro.

Diciamola tutta: Elia non ci ha provato nemmeno. Tanto era stato incisivo coi suoi attacchi nello Scratch, tanto è stato trasparente in una Corsa a punti al termine della quale fatichiamo a ritrovare il suo nome in due fogli fitti di appunti. Solo una volta, a metà gara, Viviani ha tentato un timido attacco, insieme ad altri, ma nel giro di 5 o 6 giri l'azione è sfumata, e a quel punto, quando già aveva accumulato i suoi 7 punti nei primi 9 sprint (grazie a un secondo e due terzi posti), l'italiano è praticamente uscito di scena. Scomparso, proprio.

Si può dire, a sua parzialissima discolpa, che la gara è stata di altissimo livello (o di bassissima capacità di controllo da parte del gruppo), visto che il vincitore, Edwin Ávila, 24enne del team Colombia di Claudio Corti, l'ha conquistata con la bellezza di 70 punti, esattamente il doppio di quanti ne servirono 12 mesi fa a Simon Yates per laurearsi Campione del Mondo. Si è partiti subito con un attacco dello spagnolo Teruel, uno dei protagonisti della gara, subito marcato stretto dagli avversari; il danese Hansen ha vinto il secondo sprint, ma la sua prova è stata assai al di sotto di tale premessa, e si è chiusa col ritiro.

I primi a conquistare il giro, ai -126 (160 le tornate totali), sono stati l'austriaco Graf, lo svizzero Schir, il ceco Blaha, il tedesco Reinhardt e - rientrati sugli altri quattro in un secondo momento - anche il russo Savitskiy e il colombiano Ávila, pronto a vivere la serata forse più magica della sua carriera, lui che un titolo iridato nella specialità l'ha pur vinto, tre anni fa.

Il tempo di un breve tentativo d'attacco da parte di un drappello comprendente anche Ávila (ancora), Irvine e Hansen, e ai -107, sollecitato da un allungo di Scully, Teruel è partito in contropiede. Lo stesso Scully, insieme al belga De Ketele, si è portato sullo spagnolo, per poi partire tutto solo ai -100 e completare ai -98 la conquista del giro. Ai -92 l'ennesimo boato del pubblico di casa ha salutato un nuovo allungo di Ávila, mentre Teruel allungava su De Ketele, conquistava 5 preziosi punti al settimo dei 16 sprint, e si avviava a conquistare il giro ai -88.

Il colombiano ha raggiunto De Ketele, l'ha superato ed è andato a prendere di nuovo il giro: con 47 punti già in tasca a metà gara, il sudamericano sentiva già di aver compiuto tre quarti di impresa. Ma non sapeva ancora che avrebbe dovuto sudare tanto per ribattere alla reazione dei suoi principali avversari. Il primo a provare una nuova caccia è stato Teruel, quindi di nuovo Scully si è mosso (con l'hongkonghese King Lok Cheung), ma il gruppo non ha lasciato spazio.

Ne ha lasciato invece allo stesso Cheung, partito ai -63 per una lunghissima caccia nel corso della quale è stato prima raggiunto dal francese Brisse e dal britannico Doull, quindi, ai -56, ha subìto nuovamente il ritorno del gruppo, per poi andare un'altra volta all'attacco ai -55. In tutto ciò, l'asiatico ha incamerato 15 punti vincendo 3 sprint di seguito, ma non è riuscito a guadagnare quel benedetto giro. È dovuto arrivare di gran carriera su di lui l'irlandese Irvine, ai -35, a rianimare quell'azione e a condurla in porto ai -18 (dopo altri 6 punti guadagnati negli sprint 13 e 14 da Cheung). Nel momento in cui l'hongkonghese ha guadagnato il sospirato giro, si è ritrovato a 41 punti, al secondo posto (Ávila ne aveva ancora 47).

Ma il finale di gara è stato un susseguirsi di fuochi d'artificio: ancora mentre Irvine e Cheung erano in caccia, dal gruppo era partito Teruel ai -28; un avversario che in quel momento era quarto in classifica a quota 36, ed era perciò pericolosissimo per Ávila, visto che prendendo il giro sarebbe balzato al comando. Il colombiano si è quindi rapidamente organizzato per ripartire a sua volta, ai -25, insieme all'australiano O'Shea, a Graf e a un inesauribile Thomas Scully. Il neozelandese, che in quel momento era terzo a 37 punti, si è impegnato a fondo, riuscendo ad essere generalmente più efficace dei rivali diretti negli sprint.

Ai -17, dopo aver conquistato altri 2 punti allo sprint numero 14 (Scully nell'occasione ha preso un punticino anticipando i tre del suo gruppetto), Teruel ha conquistato il suo secondo giro, volando a 58 punti contro i 47 di Ávila, i 41 di Cheung e i 38 di Scully. Ma ai -13 anche Ávila e soci hanno completato la caccia, e il colombiano (al terzo giro conquistato!) ha ritrovato la vetta della classifica, con 67 punti. Scully non ha perso tempo ed è volato subito in testa per sprintare, riuscendoci benissimo, visto che ha vinto la volata numero 15, mentre Ávila si accontentava del quarto posto: risultato, 68 punti per Edwin e 63 per Thomas.

A quel punto, considerando che non c'era più tempo perché qualcuno guadagnasse giri, la lotta era ridotta a loro: per vincere, Scully avrebbe dovuto conquistare la volata finale, sperando che Ávila non si piazzasse nei primi 4. Impresa molto ardua (per quanto non impossibile), soprattutto alla luce del grande sostegno che un pubblico entusiasta dava al beniamino di casa. Il quale, sorretto da tanta spinta, ha addirittura tentato di anticipare, attaccando ai -7; ovviamente nel frangente non ha avuto spazio, e allora s'è incollato alla ruota di Scully, ben sapendo che quello sarebbe andato a sprintare senza se e senza ma all'ultimo giro.

Quasi spallate, tra i due, nell'emozionante tornata finale, conclusa da uno sprint che Scully non ha vinto (ma ci è andato vicino: secondo) e che Ávila ha saputo controllare benissimo, chiudendo terzo. Classifica finale, 70 punti per il colombiano, 66 per il neozelandese. Teruel, rimasto a 58, ha preso il bronzo davanti a Graf (50), Cheung (41) e Irvine (35). Primo oro per la Colombia e grande festa sugli spalti, con allegria che ha contagiato anche il solitamente compassato Brian Cookson, presidente UCI in vena di premiazioni (ha conferito le medaglie sia nell'Inseguimento femminile che, appunto, nella Corsa a punti).

Se l'Italia della Corsa a punti piange, figurarsi se le altre ridono. Quella dell'Omnium, rappresentata dal giovane Francesco Castegnaro, ha chiuso la prima giornata di gare con un desolante penultimo posto. Male nel Giro lanciato (16esimo su 18), non certo bene nella Corsa a punti (12esimo), pessimo nell'Eliminazione (primo a venir buttato fuori), l'azzurro si ritrova a 45 punti, lontanissimo dalle prime posizioni ma drammaticamente vicino all'ultima (solo 4 punti lo separano dal messicano Aguirre, fanalino di coda). E non è che domani, tra Inseguimento e Chilometro, il ragazzo possa farsi valere più di oggi; giusto lo Scratch potrebbe essere meno amaro, nell'ambito di una prova generale disarmante. Colpa sua? O piuttosto colpa di chi insiste a schierarlo in una prova in cui dimostra di avere ancora troppe lacune?

Al comando dopo le prime tre prove dell'Omnium c'è il francese Thomas Boudat, che ha vinto Corsa a punti ed Eliminazione (gara interrotta da una caduta generale) dopo aver pagato dazio nel Giro lanciato (solo decimo); Boudat guida con 12 punti, seguito dal russo Manakov a 15 (e le prove in programma domani sono sulla carta più favorevoli a quest'ultimo), dall'olandese Veldt a 18, dal neozelandese Gate (campione uscente) e il giapponese Hashimoto a 21, dal britannico Clancy e il colombiano Arango a 22. La lotta per le medaglie sarà abbastanza aperta, visto che si finirà col vincere con un punteggio non certo basso.

Le altre due maglie azzurre in gara le abbiamo avute oggi nell'Inseguimento individuale femminile, e anche qui non arrivano sorrisi: in qualificazione, Maria Giulia Confalonieri ha raccolto il 15esimo e ultimo tempo (un modestissimo 3'48"166), appena meglio è andata Beatrice Bartelloni, che con 3'43"577 si è piazzata al 12esimo posto. In finale ci sono andate Sarah Hammer col primo tempo e Joanna Rowsell col secondo, ma nella sfida per l'oro è stata quest'ultima a primeggiare, comandando dall'inizio alla fine e imponendosi con 3'30"318 contro i 3'31"535 della pluricampionessa statunitense. Per la Rowsell il primo titolo individuale in carriera fa il paio con l'oro vinto ieri nella prova a squadre con la Gran Bretagna. Nella finalina l'australiana Amy Cure ha battuto di giustezza l'ucraina Solovey, 3'36"174 contro 3'37"003.

Anche il Chilometro maschile si è concluso con la vittoria di un atleta che aveva conquistato un oro già ieri: François Pervis, dopo aver trionfato nel Keirin, si è ripetuto confermando la propria supremazia nella specialità: era il campione uscente, e si presentava forte del record ottenuto meno di tre mesi fa ad Aguascalientes (56"303). A Cali il francese ha fatto segnare un buon 59"385 con cui ha messo in riga il tedesco Eilers (59"984), il neozelandese Van Velthooven (1'00"518), il polacco Maksel (1'00"533 e bronzo sfuggito per appena 15 millesimi) e l'olandese Haak (1'01"076).

Si è poi disputata la prima giornata del torneo della Velocità femminile. Poche sorprese nei primi turni, ai quarti sono approdate Kristina Vogel contro Stephanie Morton, Jessica Varnish in un duello fratricida con la campionessa uscente Rebecca James, Tianshi Zhong contro Anna Meares e Junhong Lin contro Wai Sze Lee. I risultati sono stati quattro secchi 2-0 in favore di Vogel, Varnish (che è pure caduta facendo surplace nella seconda sfida), Zhong e Lin. La James si è poi magramente consolata vincendo la finale per il 5°-8° posto davanti a Morton, Meares e Lee; le altre si scontreranno domani a partire dalle semifinali: la tedesca Vogel, a questo punto favorita, se la vedra con la Lin, la britannica Varnish con la Zhong: due cinesi in semifinale, chissà se almeno una riuscirà ad arrivare a giocarsi l'oro.

Oltre alle fasi finali della Velocità femminile, domani partirà anche il torneo di quella maschile; si concluderà l'Omnium maschile e inizierà quello femminile (in cui schieriamo Simona Frapporti); e vedremo quindi la Corsa a punti femminile, nella quale Giorgia Bronzini dovrà provare a dare un senso alla spedizione azzurra, fin qui abbastanza disastrosa. L'Italia è ancora assente nel medagliere guidato dalla Germania (2 ori e 2 argenti) davanti ad Australia (2 ori, 1 argento, 2 bronzi), Francia e Gran Bretagna (2 ori, 1 bronzo), Nuova Zelanda (1 oro, 1 argento, 3 bronzi), Colombia (1 oro, 1 argento), Russia (1 oro, 2 bronzi), Belgio (1 oro), Canada, Svizzera, Usa, Irlanda, Polonia, Danimarca e Cina (tutte con 1 argento), Spagna, Olanda e Hong Kong (1 bronzo). 18 nazionali a medaglia prima degli azzurri: speriamo di non dover continuare questo conteggio fino a domenica.

Marco Grassi

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