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Le pagelle: Tra Nys e Vos c'è tutto il cross - Bilancio sui protagonisti della stagione 2013-2014

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Sven Nys e Marianne Vos, protagonisti della stagione di ciclocross 2013-2014

Sven Nys - 8.5
Che dire ancora di questo leggendario crossista? Domina sin dall'inizio il Bpost Bank Trofee (5 vittorie in 8 tappe), conquistandolo per la nona volta in carriera. Il capolavoro lo compie col 13esimo Superprestige vinto, accompagnato da 4 successi parziali ma soprattutto ottenuto con un memorabile sprint all'ultima gara, beffando in maniera assai dolorosa Albert. Per non parlare del nono titolo nazionale belga. E per non parlare dello spettacolo che regala praticamente sempre. Unico neo in una stagione memorabile (a quasi 38 anni!): quel Mondiale che gli sfugge un'altra volta, stavolta lasciandogli un argento pieno di rammarico.

Niels Albert - 5
Non ci si tacci di cinismo se diciamo che è lui il grande sconfitto della stagione. Sì, vince due tappe di Coppa del Mondo, due di Superprestige e l'ultima del Bpost Bank Trofee, colpo d'ala al termine di un'annata che, a ben vedere, lo vede battuto in tutte e tre le challenge: in due casi secondo dietro a Nys (e dire che il SP ce l'aveva in tasca, a due gare dal termine), in CDM terzo e preceduto pure dal compagno Walsleben. Il Mondiale, poi, un vero disastro: si è fatto male nel giro di ricognizione e poi è stato impalpabile per tutta la gara. Diciamo la verità: Nys l'ha eclissato quasi totalmente.

Zdenek Stybar - 8
Un pugno di gare in dicembre, con qualche piazzamento raccolto giusto per ricordare a tutti di chi si stesse parlando (è stato terzo in Coppa a Zolder e secondo nel GP Nys). Poi settimane di pretattica, e rieccolo in gara al Mondiale, quasi a sorpresa. E quasi a sorpresa l'ha pure vinto, massimizzando i profitti di un quarto di stagione crossistica, fatto così, giusto per, tanto perché non si dicesse che... E ora torna alla strada, forte di questa terza maglia iridata del cross che lo consacra tra i migliori di sempre, pronto a rilanciare la sfida nelle classiche del pavé. Chi come lui, nel ciclismo (maschile) d'oggi?

Kevin Pauwels - 5.5
Ha scontato per tutta la prima parte di stagione un guaio fisico che l'ha tenuto spesso lontano dalle zone calde delle varie gare. Poi, prima di Natale, uno squillo nel Bpost Bank Trofee, a Essen. Segno di una vena ritrovata? Macché. Nelle gare successive ha palesato un nuovo calo di condizione, salvo poi riprendersi per centrare il podio al Mondiale che gli raddrizza almeno parzialmente il bilancio di un'annata negativa. Gli ultimissimi piazzamenti, con mezzo circo del cross già con la spina mezza staccata, quasi non fanno testo.

Tom Meeusen - 7
Corridore che esce alla distanza, in effetti il suo finale di stagione è stato degno di nota. Aveva vinto, a dire il vero, già il 1° novembre (il Koppenbergcross, e scusate se è poco), ma poi ha ondeggiato per quasi due mesi nelle posizioni immediatamente successive alle prime. La crescita netta da metà gennaio: vittoria a Nommay in CDM, quinto posto al Mondiale, vittoria in SP a Middelkerke, rimonta che l'ha portato a centrare due podi nel Bpost Bank Trofee e nel Superprestige. Ed è l'unico, con Albert, ad aver vinto gare in tutte e tre le challenge.

Klaas Vantornout - 5
Solo una prova del Superprestige (a Ruddervoorde) in carniere quest'anno per lui: un po' poco per l'uomo che lo scorso anno si era proposto come alternativa credibile ai vari mostri sacri della disciplina. Tra fine dicembre e fine gennaio è praticamente scomparso (nel senso che ha gareggiato poco e male), per farsi poi rivedere al Mondiale, dove ha disputato una buona gara per vedersi comunque sfuggire il podio (quarto posto per lui).

Lars Van Der Haar - 8
Il nome più nuovo della stagione. Al secondo anno nell'élite del cross, è partito a spron battuto, lanciandosi con due vittorie al comando della Coppa del Mondo. Ha messo praticamente al sicuro la challenge col terzo successo, a Zolder, e poi ha controllato nelle restanti due prove, trovando per strada pure un'alleanza con Nys, che l'ha portato tra l'altro ad essere ago della bilancia nella sfida per il Superprestige. Campione nazionale olandese, puntava al podio al Mondiale di casa, ma l'ha chiuso al sesto posto, forse non gestendosi al meglio in gara. Errori di inesperienza che gli si possono perdonare, a fronte dei risultati già raggiunti.

Philipp Walsleben - 6.5
Tra ottobre e novembre è stato a livelli di assoluta eccellenza: pur non riuscendo a imporsi nelle tre challenge principali (né ci è riuscito in seguito), è stato per due mesi uno dei protagonisti, sempre piazzato e nel vivo della contesa. Poi un calo sempre più verticale, che non gli ha impedito di laurearsi campione tedesco (ma del resto la concorrenza maggiore era quella di Marcel Meisen: quasi un ectoplasma per tutto l'anno, voto 4.5), ma che l'ha estromesso da discorsi più intriganti. Ha comunque salvato il secondo posto in Coppa del Mondo, un risultato di tutto rispetto, figlio del suo ottimo autunno.

Rob Peeters - 4.5
Non è che abbia entusiasmato nella parte iniziale della stagione, ma va bene, forse il problema era che in Fidea scontava la concorrenza di Meeusen. Ha cambiato squadra, ma nella Vastgoedservice la musica non è cambiata: qualche piazzamento in un mare di anonimità, e l'unica possibilità di svolta rappresentata dal campionato nazionale, nel quale è stato battuto da Nys. Lontanissimo dai livelli di un paio d'anni fa.

Martin Bina - 6
Più che confermarsi campione nazionale ceco e raccogliere pochi piazzamenti significativi (spiccano i secondi posti di Ronse nel Bpost Bank Trofee e di Zolder in Coppa), non è che potesse fare tanto, non avendo incontrato quest'anno (a differenza del 2013) quei terreni ghiacciati che tanto gli piacciono. Di sicuro molto meglio lui dell'invisibile (a parte una pallida top ten al Mondiale) connazionale Radomir Simunek, voto 4 in contumacia (se qualcuno lo vede, glielo segnali).

Bart Aernouts - 5
A 31 anni e mezzo inizia a far parte della vecchia guardia, ma l'andazzo è sempre il medesimo: un mare di piazzamenti senza mai un lampo. Concetto che si potrebbe esprimere anche per il più giovane Thijs Van Amerongen, suo compagno di squadra a cui diamo mezzo voto in più (5.5) per il sol fatto di essere stato coinvolto nel palpitante finale del Superprestige, quando a Middelkerke ha preceduto Albert di quella posizione che avrebbe dato a Niels il successo in classifica.

Corné Van Kessel - 6.5
Tra le nuove leve - considerando che Van Der Haar fa caso a parte - è risultato senz'altro il più interessante: non solo e non tanto per qualche piazzamento raccolto qua e là (spicca il quinto posto di Hasselt, il sesto di Lille e mettiamoci pure il 12esimo del Mondiale e il secondo posto al campionato olandese), quanto per la presenza costante al fianco dei capitani della Telenet-Fidea, per i quali non ha mancato mai di sacrificarsi, quando gli è stato richiesto. Ha fatto tanta esperienza in questa prima stagione da élite (ha 22 anni). Decisamente più trasparente la figura del connazionale Niels Wubben (5.5 per lui), già più grandicello (26 anni), che ha dato una mano a Van Der Haar ma che ricordiamo più che altro per il terzo posto conquistato in Italia al Trofeo Guerciotti.

Wietse Bosmans - 6.5
22enne come Van Kessel, è stato preso in BKCP sotto l'ala protettiva di Niels Albert, che da lui è stato anche spesso aiutato in stagione. Ha avuto una discreta partenza (appena giù dal podio nella prova Superprestige di Hamme-Zogge, tanto per dire), ma poi una brutta caduta (di faccia) a Koksijde ne ha minato il rendimento per un tratto. Interessante il decimo posto ottenuto al Mondiale. In tema di volti più o meno nuovi del ciclocross belga, merita una citazione il quasi 25enne Jim Aernouts, vari piazzamenti (tra cui il quarto posto di Essen in Bpost Bank Trofee) e tanto lavoro per Pauwels e Vantornout. Il tutto gli vale un 6 d'incoraggiamento.

Francis Mourey - 7
Il dubbio rimane: è uno stradista prestato al cross, o un crossista prestato alla strada? Di sicuro ha fatto sensazione la sua affermazione in Coppa del Mondo a Namûr; in Italia l'abbiamo visto vincere nettamente a Faè d'Oderzo, ed è scontato ricordare che si è confermato anche campione nazionale francese (ottavo titolo in carriera). Gran lottatore, autore di inizi di gara fulminanti, purtroppo spesso si spegne alla distanza (lampante il caso del Mondiale, in cui è stato in testa per tre giri, prima da solo poi con altri big, ma ha chiuso solo all'ottavo posto). La sua presenza, comunque, dà un tocco di internazionalità in più alla disciplina.

Bart Wellens - 5
10 anni fa era un divo del cross (due titoli mondiali), oggi a 35 anni sente il fiato corto dell'età che avanza. Terzo al campionato belga, ma svanisce al cospetto del più anziano Nys che quella gara (insieme a tante altre) l'ha vinta.

Julien Taramarcaz - 5
Sembrava destinato a ottenere risultati più interessanti, del resto veniva da un sesto posto al Mondiale 2013; e invece ha deluso, è andato male pure al campionato nazionale svizzero, e gli rimane, come piazzamento migliore in stagione, il quinto posto di Hamme-Zogge nel Superprestige. C'è senz'altro qualcosa da registrare.

Marco Aurelio Fontana - 6
Possiamo dire che, malgrado il titolo italiano, non ci ha entusiasmati? La sua stagione è durata troppo poco, e va bene la contingenza con la MTB, ma qui stiamo giudicando il ciclocross. Ha vinto, oltre al campionato nazionale, anche la tappa di Fanzolo di Vedelago, al GiroCross. Era attesissimo alla Coppa del Mondo di Roma, ma ha ampiamente deluso. Dopodiché il Mondiale - vexata quaestio! - l'ha saltato a pie' pari. Una sua presenza fissa servirebbe tantissimo al cross italiano, ma a furia di ripeterlo finiremo col risultare oziosi. Sufficienza di stima.

Enrico Franzoi - 5.5
Spiace bocciarlo, anche perché un paio di top ten in Coppa del Mondo (ottavo al Cauberg, decimo a Tabor) le ha portate a casa; e anche perché indubbiamente un po' di iella l'ha penalizzato al GiroCross, competizione in cui pur vincendo 3 tappe su 7 è finito giù dal podio, scontando un paio di rotture meccaniche che l'hanno spinto fuori dalla contesa per la maglia rosa. Però alla fine i rovesci superano i successi. Battuto da Mourey a Faè di Oderzo, da Vanderkinderen al Guerciotti, da Fontana al Campionato Italiano... Si può dire che praticamente tutti gli obiettivi stagionali gli siano sfuggiti. Al Mondiale, partito benino, ha chiuso al 13esimo posto. In bocca al lupo per la stagione da stradista che ha da poco riavviato.

Bryan Falaschi - 6
Sembrava essere destinato a vincerlo lui il GiroCross, onorato con tre vittorie di tappa... e invece, sul filo di lana, è stato beffato da Bertolini. È comunque giovane, va per i 23 anni, e potrà solo migliorare (o meglio: dovrà solo migliorare). Insieme a Franzoi, unico italiano al via del Mondiale (chiuso al 30esimo posto).

Gioele Bertolini - 6.5
La grande ventata d'aria fresca del nostro movimento è rappresentata da questo ragazzotto che ha vinto il GiroCross al fotofinish su Falaschi e che ha più volte dimostrato grande grinta, anche all'estero. Non sempre all'altezza delle attese (il Mondiale U23, per dire, l'ha malamente bucato: solo 21esimo, anche se va riconosciuto che ha pagato cara una caduta), ma i margini di miglioramento ci sono.

Elia Silvestri - 5
Il podio al Campionato Italiano è forse l'unica vera perla di una stagione in cui qualche piazzamento al GiroCross (chiuso al terzo posto) non è certo bastato a rendere giustizia al suo talento.

Eva Lechner - 7.5
L'unica medaglia azzurra ai Mondiali è l'argento conquistato dall'altoatesina nella gara femminile, condotta con gran gagliardia e ammirevole coraggio. Un podio che fa il paio con quello ottenuto a Roma in Coppa del Mondo (challenge da lei chiusa in settima posizione), e che si unisce alle belle vittorie di Faè di Oderzo e del Campionato Italiano. Un faro per il cross azzurro.

Katherine Compton - 7
Approfittando delle assenze di Marianne Vos ha messo una ipoteca grossa come una casa sulla Coppa del Mondo femminile, bagnata da 5 successi in 7 tappe, e dalla conseguente vittoria nella generale. Decisamente deludente invece al Mondiale, chiuso al nono posto: ma il meglio della sua stagione a quel punto l'aveva già dato.

Marianne Vos - 8.5
Come abbiamo aperto queste pagelle, le chiudiamo: con un 8.5 ad un cannibale. Nel suo caso, più che in quello di Nys, l'appellativo non è certo esagerato (per quanto - lo riconosciamo - abusato: iniziamo a cercare delle alternative?), visto che parliamo della più grande campionessa che questo sport abbia mai avuto. Nella sua scorribanda sul fango quest'anno ha collezionato "solo" due successi (più il terzo posto finale) in Coppa del Mondo, il quarto titolo (consecutivo) di campionessa olandese e il settimo Mondiale (sesto consecutivo). Quest'anno compirà appena 27 anni: idolo assoluto.

Marco Grassi

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