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Vuelta a Andalucía 2014: La Sky lavora, Valverde gradisce - Scarponi quarto. Algarve, Kwiatkowski su Malori nella crono

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Alejandro Valverde sul palco delle premiazioni alla Vuelta a Andalucía © Ufficio stampa MovistarLa piattezza tattica della Sky, una delle squadre più forti del mondo, è a tratti sorprendente. Pensare che si faccia mettere poi nel sacco ripetutamente da quella vecchia non-volpe di Valverde, fa addirittura sorridere. Ieri, arrivo di Jaén in cima a un muretto niente male, gli uomini in neroazzurro hanno lavorato per tutto lo strappo conclusivo, selezionando il gruppo di testa e porgendo infine all'avversario la vittoria sul piatto d'argento: «Prego, gradisca!». Quello non s'è fatto giustamente pregare, ed ha sprintato andando a conquistare il successo.

Allora - uno è portato a pensare - oggi i ragazzi di Brailsford (che, per i meno informati, è il grande capo del Team Sky) avranno cambiato radicalmente registro, no? No. Macché. È cambiata solo la distanza della salita su cui si sono spremuti, dai 3 km e rotti di ieri ai 10 di oggi, ma l'andamento della gara è stato identico, e l'esito pure: a scremare il gruppo di tutte le possibili presenze fastidiose ci hanno pensato i gregari di Porte; a raccogliere la gloria quotidiana, si è ripresentato ancora una volta Valverde. Il quale, se avesse potuto correre sempre in queste condizioni, avrebbe oscurato il nome di Merckx, per presenze negli albi d'oro. Fortunatamente per i suoi avversari, non tutte le squadre sono compiacenti e arrendevoli come la Sky vista nella Vuelta a Andalucía in corso.

La seconda tappa in linea della corsa spagnola, con arrivo in quota a Cabra dopo 10 km di scalata (non certo difficile, ci mancherebbe), si è aperta con la consueta fuga dei comprimari. Oggi il ruolo è toccato a Tim Wellens (che è un giovanotto interessante), Zeits, Geschke, Irizar, Zingle, Samoilau e Jordi Simon. Questi ultimi due si sono staccati per primi, a 35 km dalla fine, in un momento in cui il gruppo controllato dalla Movistar stava lasciando i battistrada lì davanti a vista, a un paio di minuti, senza mostrare l'urgenza di andare a riprenderli. Sarebbe bastata la salita conclusiva per riacciuffarli tutti.

Ma la stanchezza, tra i fuggitivi supersiti, si è fatta sentire, il margine è calato fisiologicamente, ed è stata infine la Sky a finalizzare il ricongiungimento, ai piedi della scalata verso Cabra. Da lì ai 500 metri alla conclusione, c'è veramente poco da descrivere: il trenino nerazzurro, in ordinato andamento sostenuto (Kiryienka e Thomas sugli scudi), ha fatto staccare decine di avversari, fino a lasciarne, attorno al capitano Richie Porte, non più di una quindicina.

Quando il tasmaniano s'è regolato che era giunta l'ora, eravamo già a 500 metri dalla conclusione. Ora, secondo la sua grande scienza, uno come lui avrebbe mai potuto battere Valverde in una volata di mezzo chilometro in salita? Ovviamente ciò non è accaduto, e Alejandro è stato premiato nel suo attendismo (ma del resto: aveva forse bisogno di attaccare, oggi, lui che venendo da due successi di tappa consecutivi era già abbastanza saldamente in testa alla classifica?).

Non ha concesso nemmeno un metro, il murciano, alla sfuriata di Porte: gli ha preso subito la ruota, e poi è andato a prendere pure quella di Navarro, che ai 400 metri è partito in contropiede. Alle spalle dei due spagnoli, Porte ha tenuto botta, e l'ha tenuta pure Michele Scarponi, la cui condizione sta crescendo, e a cui la presenza di spirito su questi arrivi in salita in genere non manca. Navarro ci ha poi riprovato ai 250 metri, ma ancora una volta non ha avuto spazio, e Valverde l'ha superato agevolmente ai 150 metri, involandosi verso il successo.

Al secondo posto si è piazzato Luis León Sánchez, che era rientrato appena prima sul quartetto e che ha avuto ancora la forza per sprintare davanti a Navarro, Scarponi (buon quarto posto alla fine) e Porte, tutti classificati a 1" da Valverde. A 5" è arrivato il gruppetto di Degand, Mollema e Kangert, a 9" Marcos García e Jon Izagirre hanno chiuso la top ten. Appena fuori dai 20, a 1'27", Rebellin e Tiralongo. Nella generale Valverde allunga, ha ora 20" su Porte, 22" su Sánchez, 33" su Izagirre, 43" su Kangert, 44" su Mollema, 51" su Degand, 55" su Navarro, 1'02" su Scarponi nono e 1'24" su Maté; 16esimo è Rebellin a 2'10", 18esimo Tiralongo a 2'20". Domani a Siviglia si concluderà una terza tappa (di 183 km) che dovrebbe vedere in scena i velocisti; sempre se Valverde, dominatore assoluto della Vuelta a Andalucía, sarà d'accordo...

E in tema di dominatori, viene naturale passare a parlare di Michal Kwiatkowski. Il quale in Portogallo da un paio di giorni sta facendo il bello e il cattivo tempo: prima vincendo in solitaria la frazione di Monchique, seconda tappa della Volta ao Algarve; poi assestando ai rivali un'altra bottarella oggi nella crono di Sagres. In quello che si pensava poter essere terreno di caccia per Tony Martin, sì fuori dalla classifica, ma pur sempre in grado di dar lezioni di cronometro a chiunque, l'epilogo è stato quasi sorprendente.

In effetti il tedesco non ha fatto male, ha preso presto la testa della corsa (essendo partito abbastanza prima rispetto ai big della generale) tenendosi dietro avversari insidiosi come Dowsett e De Gendt, anche grazie a una media altissima, superiore ai 57 orari: una prestazione che si spiega con un percorso abbastanza agevole (con diversi tratti in leggera discesa) e soprattutto con un forte vento alle spalle.

Ma Martin non era destinato a vincere questa crono, oggi. E a farlo scendere dal temporaneo piedistallo ci ha pensato Adriano Malori, già bravissimo quest'anno (ha vinto la crono del Tour de San Luis un mese fa), e capace di migliorare di 2" il tempo dell'iridato di specialità: 14'14" contro 14'16". Né Contador (partito per terz'ultimo), né Rui Costa (che ha preso il via per penultimo) hanno insidiato il tempo di Malori, anzi addirittura il portoghese è andato maluccio, pagando 23" al parmigiano.

Ma tutti dovevano fare i conti con Kwiatkowski, e il polacco i panni dell'oste li ha vestiti fino in fondo, mettendo la sua prestazione (58 km orari) sul salatissimo piatto presentato agli avversari. Alla fine, 14'03" per il 23enne della Omega Pharma, e vittoria netta con 11" su Malori, 13" su Martin, 20" su Contador, 25" su Dowsett, 28" su Barta, 29" su Flens, 30" su De Gendt e Kelderman, 33" su Geniez. Rui Costa ha chiuso al 12esimo posto a 34" dal vincitore.

Ne deriva una classifica che parla ancor più polacco, visto che Kwiatkowski ha 32" su Contador, 38" su Rui Costa, 1' su Geniez, 1'03" su Chernetskiy, 1'08" su Kelderman, 1'20" su Rubén Fernández, 1'23" su Spilak, 1'24" su Horner e 1'25" su Prades (che era quarto ma ha pagato la bellezza di 1'09" sui 13 km della crono). Malori è 12esimo a 1'32", e domani dovrà stringere i denti nella quarta tappa, da Almodôvar all'Alto do Malhão, salita che caratterizza la Volta ao Algarve e che sarà affrontata una prima volta a 50 km dal traguardo (la tappa misura 164 km in totale), prima di fungere da terreno di scontro finale. Contador ha l'occasione per dare una zampata, ma come la mettiamo con l'incontenibile Kwiatkowski?

Marco Grassi

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