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Mondiali Ciclocross 2014: Lo vince Stybar, massima styma! - Nys battuto in uno splendido testa a testa. 3° Pauwels, Franzoi 13°

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Zdenek Stybar vince davanti a Sven Nys il Campionato del Mondo di ciclocross © BettiniphotoQualche giorno fa non avremmo mai pensato di finire con lo scrivere, oggi, questo articolo. Non avremmo mai pensato che Zdenek Stybar potesse vincere il Campionato del Mondo di ciclocross, semplicemente perché non era immaginabile che il fuoriclasse ceco decidesse di partecipare alla prova iridata. E invece quello che sulle prime poteva essere un semplice ghiribizzo è diventato via via un'idea percorribile con sempre maggiore convinzione: il "mi si nota di più se non vengo, o se vengo e me ne sto in disparte?" non sarà durato troppo, nella testa del corridore Omega Pharma, anche perché per lui il partecipare aveva senso solo se fosse stato certo di poter recitare da primattore. E così, sciolta la riserva al giovedì, eccolo qui alla domenica esultare al traguardo di Hoogerheide, e poco dopo fregiarsi - sul podio - della terza maglia arcobaleno in carriera, dopo la doppietta 2010-2011.

Chi mastica più amaro di tutti è senza dubbio Sven Nys, che proprio non aveva messo in conto di ritrovarsi tra i piedi il rivale di qualche anno fa, e sentiva di avere tutte le carte in regola per confermarsi sul tetto del mondo; il risveglio per il Cannibale di Baal è stato amaro, nel momento in cui, giro dopo giro, s'è reso conto di non riuscire a staccare quel pericolosissimo avversario, e quanto più si avvicinava la conclusione, tanto più cresceva l'ansia di non riuscire a battere quell'atleta formidabile che ultimamente s'è dato al ciclismo su strada, ma che evidentemente sa ancora pescare dal proprio cilindro prestazioni crossistiche clamorose.

In second'ordine, resta poi da capire se dobbiamo salutare questa vittoria di Stybar come una grande notizia o come un fatto negativo: da un lato, abbiamo un corridore che dimostra che si può anche far bene la strada (e lui è stato ottimo nel 2013), ma trovare ugualmente la possibilità di ritagliarsi spazi importanti nel cross; dall'altro lato, il fatto di averlo visto vincere senza aver quasi gareggiato nel fango (solo 6 gare a cavallo delle festività natalizie), potrebbe spingere qualche protagonista del circuito a risparmiarsi nel corso della stagione per poi sparare tutto al Mondiale. Una sorta di culto del picco che non è auspicabile per un mondo piccolo come quello del cross.

La gara di Hoogerheide è iniziata nel segno di Francis Mourey. Il francese, reduce da buoni risultati, è partito forte, ed è stato agevolato da una caduta di Bina (poi ritirato) e Van Der Haar, che erano immediatamente alle sue spalle e che finendo per terra gli hanno permesso di aprire un buco tra sé e il resto del gruppo. È stato Van Amerongen a forzare per riportare gli inseguitori su Mourey, e il ricongiungimento si è consumato alla fine della prima tornata, con Nys in perfetto controllo della situazione, e gli altri belgi un po' sparsi. Il peggiore dello squadrone belga è stato sin dall'inizio Albert, il quale, caduto nel riscaldamento, si era fatto male a un polso, e ciò ha inevitabilmente condizionato in peggio la sua prestazione.

Chi invece è partito benino è stato Enrico Franzoi, capitano del duo azzurro schierato dal ct Fausto Scotti (l'altro italiano in gara era Bryan Falaschi): il veneto è stato col gruppetto buono nel primo giro, poi ha perso terreno e non è più rientrato nelle posizioni che contano. Anche perché lì davanti si faceva sul serio: Stybar ha lanciato un primo attacchino alla fine del primo giro, ma presto è stato raggiunto da Nys, a formare quell'accoppiata che sarebbe rimasta praticamente indissolubile fino alla fine. In questa fase di gara, però, le forze erano ancora fresche, e allora pure Van Der Haar è rientrato, imitato poco dopo da Mourey (mentre Van Amerongen, pur impegnandosi in tal senso, non è riuscito a chiudere il gap coi primi). Nys a parte, ancora poco Belgio, al secondo giro.

Il quartetto al comando è rimasto in carica per un paio di tornate, nonostante vari tentativi di forcing operati da Nys prima e da Stybar poi, ma in realtà è parso abbastanza visibile che l'olandese e il francese fossero gli sparring partner di un duello che riguardava gli altri due: lampante il momento in cui al terzo giro Nys ha cambiato bici al box, Stybar ha avuto la tentazione di provare ad allungare, ma poi s'è quasi fermato ad aspettare il rivale, e sul calo di ritmo Van Der Haar e Mourey, che avevano perso qualche metro a inizio tornata, si son rifatti sotto; quindi Mourey ha nuovamente perso terreno nella seconda parte del circuito, ma è rientrato quando Nys ha smesso di tirare, chiedendo la collaborazione di Van Der Haar.

Una presenza lì davanti così legata ad episodi non poteva avere che vita breve, e infatti al quarto giro, sull'ennesimo forcing di Nys, Lars e Francis hanno definitivamente mollato, lasciando il solo Stybar a vedersela con le sfuriate del Campione del Mondo uscente. Da dietro, intanto, alla lunga emergevano gli altri belgi, con Vantornout e Pauwels in forte rimonta, e con quest'ultimo che prima del quinto giro ha raggiunto e superato Mourey (partito troppo forte, alla prova dei fatti).

La quinta tornata ha visto un tentativo di allungo di Stybar, mentre Pauwels continuava la risalita e raggiungeva pure Van Der Haar, e Vantornout si portava - insieme a Meeusen - su un Mourey sempre più moscio. Al passaggio del sesto giro la coppia al comando faceva segnare 20" di vantaggio su Pauwels e Van Der Haar, ma il campioncino di casa ha avuto un problema al pedale che di fatto l'ha messo fuori gioco per il discorso medaglie; non che Pauwels non abbia avuto le sue brave gatte da pelare, presentatesi sotto forma di un guaio al manubrio che l'ha obbligato a fermarsi per raddrizzare il raddrizzabile. In quel frangente Vantornout l'ha passato (Meeusen era scivolato poco prima, rimanendo più indietro con Mourey), ritrovandosi così in terza posizione.

Ma la lotta importante era ovviamente quella tra i due battistrada: a più riprese Nys ha tentato di sbarazzarsi della compagnia di Stybar, ma quando è riuscito ad aprire un varco ecco una scodatina sul fango, e il ceco s'è rifatto sotto. Con entrambi i protagonisti al limite prestazionale, ogni piccolo errore poteva costare caro. Ma a smentire clamorosamente questo assunto, i fatti del settimo e penultimo giro: all'inizio della tornata Stybar è caduto su una curva in discesa, Nys l'ha evitato per un soffio e si è così ritrovato solo al comando. Rimane il dubbio che Sven, nell'occasione, non abbia tentato il tutto per tutto, visto che Stybar, dopo essersi rapidamente rialzato, non ha impiegato troppo tempo per rientrare.

A Nys scappava la voglia di farla finita con quell'accoppiata (si sentiva battuto in volata), e a metà giro ha allungato un'altra volta, di forza. Ma una sua inopinata scivolata su una curva a U (di quelle che si fanno attaccandosi al paletto che delimita il percorso per rilanciarsi in uscita) ha permesso a Stybar di rientrare un'altra volta, e ha dato al ceco pure il coraggio di tentare un proprio allungo, frustrato dal pronto rientro di Nys. All'ultimo passaggio, i due avevano 28" su Pauwels (che aveva superato il compagno di club e di nazionale Vantornout), e nella prima metà dell'ultima tornata è stato sempre Sven a tirare.

A metà circuito, Stybar ha rotto gli indugi: è passato a condurre, ha preso 4-5 metri di margine, ma non è subito riuscito a fare la differenza, essendosi quasi impantanato su una fanghiglia; superato però questo momento di impasse, il ceco ha aperto il gas e se n'è andato, al cospetto dell'impotenza di Nys di tenergli la ruota. Da lì al traguardo non c'è stato modo, per Sven, di recuperare il pur poco terreno perduto, e Stybar è andato a vincere tutto solo, per un'esultanza comprensiva di bacio alla bici, e - c'è da scommetterci - di un minimo di incredulità anche da parte sua.

Nys, secondo a 12", ha conquistato il nono podio mondiale in carriera (sono comprese due vittorie), Pauwels ha acciuffato il suo terzo bronzo a 40" dal vincitore, Vantornout a 58" e Meeusen a 1'07" hanno chiuso nei 5, davanti a Van Der Haar che si è dovuto accontentare del sesto posto (a 1'22"). Peeters, Mourey, Simunek e Bosmans hanno completato la top ten, da cui resta fuori Walsleben, e da cui non è lontanissimo Franzoi (13esimo a 2'29" da Stybar e a soli 18" dal decimo posto). Niels Albert ha portato a casa un malinconico 20esimo posto, e l'altro italiano in gara, Falaschi, ha concluso in 30esima posizione. La spedizione azzurra si consola bene con l'argento conquistato ieri da Eva Lechner, ma di sicuro tra gli uomini il gap da colmare rispetto ai più forti (e ci riferiamo anche alle categorie giovanili) resta molto ampio.

La stagione del ciclocross volge decisamente al termine: dopo la conclusione della Coppa del Mondo vinta da Van Der Haar e il Mondiale odierno, rimangono 4 gare dei circuiti maggiori, due di Superprestige e due di Bpost Bank Trofee. Valevole per quest'ultima challenge è il Krawatencross in programma sabato prossimo a Lille, mentre domenica tornerà il SP con la prova di Hoogstraten.

Marco Grassi

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