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Tour Down Under 2014: Porte parte bene, Evans 1" di troppo - Cadel scavalcato da Gerrans, podio Ulissi | Cicloweb

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Tour Down Under 2014: Porte parte bene, Evans 1" di troppo - Cadel scavalcato da Gerrans, podio Ulissi

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Richie Porte taglia in splendida solitudine il traguardo di Willunga Hill © www.abc.net.auL'avevamo già capito nei giorni scorsi, e oggi la tappa regina del Tour Down Under ci ha ribadito che l'edizione in corso della gara australiana è la più bella di sempre. La battaglia che ha animato l'ultima scalata a Willunga Hill, in una cornice di pubblico eccezionale, e con diversi ribaltamenti di fronte, ha condotto a un epilogo che ha visto Simon Gerrans riappropriarsi della maglia ocra di leader della corsa, strappandola a Cadel Evans per un solo secondo; e che ha avuto tra i protagonisti assoluti Richie Porte, vincitore della tappa con un ottimo numero (all'alba di una stagione che dovrebbe vederlo lottare per il Giro d'Italia nelle vesti di capitano della Sky), e pure Diego Ulissi, secondo al traguardo e confermato sul podio della generale.

La frazione era iniziata con una fuga di 4 uomini partiti dopo 5 km: Jens Voigt, Mikhail Ignatiev, Juan José Lobato e Matteo Trentin, tutti molto lontani in classifica, non davano alcun fastidio al leader Evans, anzi semmai rischiavano di togliergli qualche castagna dal fuoco: fossero rimasti al comando abbastanza a lungo, avrebbero tolto di mezzo gli abbuoni che tanta gola facevano a Gerrans (il quale aveva da recuperare nella generale 7" su Cadel); fossero addirittura riusciti ad arrivare al traguardo, per Evans non ci sarebbe stato nemmeno il problema di doversi scapicollare per anticipare i più vicini rivali di classifica. Con le distanze così ravvicinate, ogni secondo di bonus, compresi quelli disponibili all'arrivo (10"-6"-4" per i primi tre), aveva un valore marginale pesantissimo.

Così ponderando, lo stato maggiore della BMC ha deciso quindi di lasciare il guinzaglio molto lungo alla fuga dei 4: i quali, essendo validi pedalatori, non si sono certo fatti pregare, arrivando a mettere in cascina ben 8'50", vantaggio massimo raggiunto al km 42, quando all'arrivo ne mancavano 109. Vista la mala parata, la Orica di Gerrans e la Sky di Porte hanno capito che toccava a loro lavorare per ridurre il gap, e con qualche aiutino anche da parte di Lotto e Tinkoff, sono effettivamente riuscite ad avvicinare in maniera decisiva il quartetto al comando, tanto che in una cinquantina di chilometri il margine è sceso a una più tranquillizzante misura di 3'; e quando, al primo approccio della salita di Willunga Hill (a 25 km dalla fine), il vantaggio degli attaccanti è ulteriormente calato fino a 1'30", si è capito che per i volenterosi fuggitivi non ci sarebbe stata troppa gloria.

Il primo dei quattro a mollare è stato Lobato, staccatosi mentre Ignatiev tentava un poco comprensibile forcing; anche Trentin ha patito l'azione del russo, ma ha stretto i denti e s'è rifatto sotto, riuscendo a rimettersi in scia del corridore della Katusha e di Voigt. Dal gruppo tirato dalla Garmin, intanto, emergevano Javi Moreno e Wesley Sulzberger, ma senza troppa fortuna, tanto da venir ripresi prima del Gpm; a quel punto Axel Domont, secondo della classifica del Gran Premio della Montagna, ha tentato di giocarsi il tutto per tutto, ed è scattato per prendere i 6 punti in palio per il quarto corridore al passaggio. Ma come un terzino di calcio, Adam Hansen non ha perso la marcatura, e passando subito dietro al francese ha raccolto i 4 punti che gli bastavano per difendere la maglia di leader della speciale graduatoria: da una situazione di 24-22 i due hanno così raggiunto entrambi quota 28, ma l'australiano della Lotto ha fatto valere il maggior numero di piazzamenti rispetto all'avversario, e così domani, in assenza di altri Gpm, farà passerella con la sua brava e intoccabile maglia a pois.

Torniamo alla gara: dopo il Gpm non c'era subito discesa, e qui la Orica (con gran lavoro di Matthews) ha messo alla frusta il gruppo, provocandone la frantumazione in tante particelle grazie a un nuovo ventaglio. Il plotone, già sfilacciato lungo la salita, ci ha messo un attimo ad esplodere, e nella prima parte di esso sono rimasti meno di 30 corridori (tutti i migliori della classifica). A 20 km dalla fine Ignatiev si è arreso, ma i suoi compagni d'avventura non avevano un gran futuro davanti a sé, visto che Trentin e Voigt sono stati ripresi ai -16; subito dopo, a 14 km dalla fine, Roelandts ha tentato un'evasione in discesa, ed è rimasto allo scoperto fino ai -9, allorquando è stato raggiunto dalla prima parte del gruppo, su cui intanto c'era stato qualche rientro da dietro.

A questo punto Jens Voigt, evidentemente non ancora sazio di chilometri all'attacco, ci ha riprovato, per la gioia dei suoi tifosi e per l'ovazione del folto pubblico presente sul percorso e all'arrivo. Il 42enne della Trek appena pochi giorni fa fingeva di stupirsi per il fatto di ritrovarsi a correre oggi in un gruppo in cui è presente (nella BMC) il giovane Rick Zabel, del cui padre Erik è stato, in un tempo lontano (nella Germania Est, quindi proprio in un'altra epoca!), addirittura compagno di scuola... Ora, chi si azzarderebbe a fargli notare che questi non sono discorsi che può fare uno che va all'attacco nel finale di una tappa in cui è già stato in fuga per 130 km?

Comunque lo scenografico attacco-bis di The Jensie non ha sconvolto il piano tattico dei big della classifica, i quali hanno raggiunto il tedesco all'imbocco della seconda scalata a Willunga Hill, a 3.3 km dalla fine. A quel punto non era più la Orica a orchestrare, bensì la BMC: tenendo un ritmo basso, infatti, gli uomini di Evans si sarebbero sicuramente esposti all'affondo di Gerrans in cima, Cadel doveva quindi fare di tutto per staccarlo prima che quello andasse a collezionare abbuoni.

Detto fatto, dopo un rapido forcing di Wyss e Bookwalter, Cadel si è ritrovato al comando in un gruppetto comprendente Porte, Ulissi e Wesley Sulzberger: Gerrans, secondo i piani del leader della classifica, non c'era. Ma il tenacissimo Simon non era lontano, e ai 2.5 km è riuscito a chiudere sul drappello dei migliori, riportando dentro pure Impey, Hansen e Gesink. Ai 2.2 km Sulzberger è scattato, e così facendo ha fatto staccare Gesink e Impey, ma ha pure scatenato la reazione dello stesso Evans, pronto a rispondere con Porte e Ulissi a ruota, e ad alzare il ritmo. Per Porte, un invito a nozze: il capitano della Sky è partito in contropiede ai 2 km, e ha fatto il vuoto. Evans non è riuscito a tenere la ruota del tasmaniano, e qui s'è di fatto deciso il suo TDU, visto che si è ritrovato a mezza via tra il battistrada e gli inseguitori (ai quali intanto tornava a dar man forte Impey).

Per tutto il chilometro dai -2 ai -1, Evans ha tentato in ogni modo di riavvicinare Porte, ma Richie era lepre non facile da riagguantare. Spendendo tutto lo spendibile, Cadel ha dovuto invece fare i conti col rientro di Ulissi e Gerrans, che hanno calcolato bene i tempi di reazione, hanno aumentato l'andatura in vista del triangolo rosso dell'ultimo chilometor, e hanno raggiunto Evans ai 900 metri. Appena ripreso l'uomo in ocra, Ulissi ha dato l'impressione di voler tirare dritto per provare a sua volta a staccare gli altri e a colmare il gap di 14" che in classifica lo dividevano dal leader della corsa (e di 7" rispetto a Gerrans), ma il presunto attacco del toscano è durato 2", dopodiché abbiamo visto Diego voltarsi, come a voler chiamare all'azione i colleghi, in un ragionamento orientato più al dover ancora inseguire Porte che al doversi disputare la vittoria del Down Under.

È stato così ancora Evans a tentare di partire, agli 800 metri, ma di nuovo non ha avuto spazio. Controllatissimo da un glaciale Gerrans, Cadel ha così sparato le ultime cartucce, esponendosi alla reazione conclusiva dei due avversari. Mentre Porte, irraggiungibile coi suoi pochi secondi di vantaggio, andava a vincere benissimo la tappa, ma non a impensierire i primi tre della generale (non a caso Richie è risalito in classifica sì, ma solo fino al quarto posto), gli ultimi 300 metri erano quelli dell'assalto alla diligenza da parte di Ulissi. Troppo tardi, però, perché se è vero che nella sua lunga volata il capitano Lampre ha staccato di qualche secondo Evans ed è riuscito a precedere all'arrivo Gerrans (che invece gli era rimasto a ruota), ciò non gli è bastato per scalare posizioni in classifica.

Del tutto sufficiente è stato lo sviluppo degli eventi per lo stesso Gerrans, invece: e non usiamo l'aggettivo "sufficiente" a caso, visto che se per avere la certezza di vincere una gara a tappe basta precedere di 1" in classifica il più vicino degli avversari, proprio questo ha fatto Simon. Infatti se lui e Ulissi hanno tagliato il traguardo a 10" da Porte, Evans (raggiunto da Gesink e Impey, che si sono piazzati al quarto e al quinto posto) ha pagato 14". 4" guadagnati da Gerrans sul campo, più i 4" dell'abbuono per il terzo posto, fanno 8", uno in più del distacco che pativa il capitano della Orica alla partenza.

Quindi ci ritroviamo con Gerrans nuovamente al comando della generale, con 1" su Evans, 5" su Ulissi e 10" su Porte; seguono Haas a 27", Gesink a 30", Impey a 34", Hansen, Thomas e Silin a 37". La tappa di domani, quella che chiuderà questo bel Tour Down Under, sarà niente più che un criterium di 85 km, ad Adelaide. Ci saranno un paio di traguardi volanti con abbuoni, quindi teoricamente Evans potrebbe provare a ribaltare nuovamente in proprio favore la situazione; ma la Orica vista oggi non sembra facilmente infilzabile, e Gerrans avrà la possibilità di mandar via una fuga, nel caso, o di controllare direttamente coi suoi i due sprint intermedi, ed evitare così rischi. Per la volata conclusiva, poi, saranno altri gli uomini che andranno a lottare: Greipel su tutti, ma non ci dimentichiamo delle possibilità di Elia Viviani.

Marco Grassi

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