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Tour Down Under 2014: Vince Greipel, ma quel Viviani... - Elia spreca, Gerrans e Ulissi si avvicinano a Evans

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André Greipel esulta a Victor Harbor, Elia Viviani sbatte il pugno sul manubrio © www.abc.net.auAustralia Meridionale, esterno giorno, campo lungo: mentre il gruppo attraversa una vera e propria prateria spazzata dal vento e percorsa pure da qualche canguro (esistono davvero, allora!), a 55 km dal traguardo della quarta tappa del Tour Down Under 2014, un ventaglio fa capolino separandolo in due, lanciando i 60 rimasti davanti e disperdendo i 70 intruppati dietro. Se serviva un'altra conferma di quanto sia battagliata quest'anno la corsa australiana, eccola qui: pure i ventagli. E non si è trattato di un episodio di gara secondario, visto che tra i tanti rimasti attardati, ha pagato dazio anche Marcel Kittel, che era atteso al duello allo sprint col connazionale Greipel e con chi altro ci avesse voluto provare.

La vittoria che era sfuggita ad André nella tappa d'apertura è così giunta oggi, a premiare un impeccabile lavoro della Lotto nei chilometri finali, e a ricacciare indietro le speranze di Gerrans di vincere un'altra volta e strappare così a Cadel Evans la maglia di leader della corsa. Il tutto mentre Elia Viviani, partito per lo sprint da una frazione nelle vicinanze di Victor Harbor (per dire della lontananza rispetto all'avanguardia del gruppo...), riusciva - con prodigiosa rimonta - ad agguantare il gradino più basso del podio, alle spalle dello stesso Greipel e del suo compagno Roelandts.

Tanti spunti di cronaca ci conducono inevitabilmente a dover fare un po' d'ordine; e per farlo non c'è niente di meglio che partire dall'inizio, allora. Da un inizio di tappa (a Unley) che sembrava un piccolo Tour de France, visto il susseguirsi di tentativi di fuga, tutti frustrati da una Orica attenta e spietata. Il motivo di tanto attivismo da parte del team australiano? Semplice: al km 25 c'era un traguardo volante che era nelle mire di Gerrans, e in effetti Simon è stato conseguente rispetto al grande impegno dei compagni, andando a primeggiare allo sprint davanti a Goss (che lo scortava) e a Nathan Haas, anch'egli vicino in classifica: coi 3" presi a Echunga (la località del traguardo volante), Gerrans ha ridotto il gap da Evans da 12" a 9" (e Haas, quarto della generale, da 27" a 26").

Vinto lo sprint, la Orica ha tirato i remi in barca, e subito è partito un attacco a tre con Bobridge, Linfield e Bakelants. La presenza di quest'ultimo, non lontano da Evans nella generale (1'01" il suo ritardo), è suonata come un campanello d'allarme per la BMC, che infatti si è messa a inseguire pancia a terra per annullare il tentativo (che in breve aveva già raggiunto un vantaggio di 40"). Annullata la fuga scomoda, è partita quella destinata a trovare maggiore spazio: a comporla, Michael Andersen della Tinkoff, Axel Domont della AG2R, Cameron Wurf della Cannondale, Yukiya Arashiro della Europcar (squadra che era stata la più attiva nei primi chilometri, e che ha poi tentato, vanamente, di inserire pure Thurau in questa fuga), e - immancabile presenza di un rappresentante della Drapac - Wesley Sulzberger.

I 5 sono partiti a 116 km dalla fine (o al km 32, se preferite), e appena hanno raggiunto il vantaggio massimo (5' ai -94) hanno smesso di andare d'accordo: proprio in quel frangente, infatti, Domont e Wurf hanno attaccato nuovamente, isolandosi al comando e abbandonando gli altri tre al loro destino. Se ai 60 km il margine di Wurf e Domont era ancora di 4', l'accelerazione del gruppo in occasione del citato ventaglio ha rapidamente dimezzato il distacco. Domont ha fatto in tempo a passare primo al Gpm di Myponga, che era un seconda categoria e che gli avrebbe consegnato la maglia di migliore scalatore, se il detentore della medesima, Adam Hansen, non avesse avuto cura di andare a conquistare il terzo posto, salvando così la leadership nella speciale classifica (24 punti totali per lui, 22 per Domont, 20 per William Clarke).

In un modo o nell'altro, il destino dei battistrada era segnato, e a 42 km dalla fine i due sono stati ripresi: nuovamente la Orica, che era stata tra le protagoniste del ventaglio, ha preso in mano la situazione, visto che - guarda la combinazione! - di lì a poco ci sarebbe stato un nuovo traguardo volante. E chi era interessatissimo a conquistare nuovi abbuoni? Gerrans, ovvio. Siccome però stavolta i suoi avversari hanno capito per tempo il giochetto, Simon non s'è trovato la strada spianata, anzi: Haas è riuscito a precederlo (decurtando il distacco da Evans a 23"), Ulissi ci ha provato ma non ce l'ha fatta (accontentandosi del secondo di bonus riservato al terzo piazzato, e abbassando il distacco dal leader da 15" a 14"), e pure lo stesso Cadel, giacché era in zona, non s'è tirato indietro: ma un salto di catena gli ha impedito sul più bello di sprintare (e l'ha pure obbligato a un successivo cambio di bici).

Coi 2" valevoli per il secondo posto, Gerrans in ogni caso si è portato a 7" dalla maglia ocra, rinviando alla volata conclusiva la possibilità - nel caso avesse vinto - di tornare al comando della corsa. In vista dello sprint conclusivo, anche la Cannondale ha iniziato a fare capolino nelle prime posizioni del gruppo, visto che Viviani sentiva di poter fare buone cose. E proprio la squadra di Amadio ha movimentato nuovamente la situazione, con un nuovo attacco dell'infaticabile Wurf, ai 6 km.

L'azione dell'australiano non era ovviamente destinata al successo, ma ha dato il la a un bel tentativo di contropiede di marca Omega Pharma: ai 5 km, mentre Wurf veniva ripreso, si è infatti mosso ancora Bakelants, con Serge Pauwels a supporto, e i due hanno guadagnato diversi secondi sulla salitella che veniva affrontata in quel momento, credendo seriamente nella riuscita del colpo di mano, e arrendendosi solo a 700 metri dall'arrivo, in seguito al determinatissimo inseguimento dei Lotto.

Dopo un paio di curve secche (ma la strada era molto larga), la Orica ha provato ad anticipare Greipel sul rettilineo finale; André era in quel momento a ruota di Roelandts, che gli stava lanciando la volata, e appena s'è visto affiancato da Gerrans (che a sua volta era stato lanciato da Impey) è partito secco ed è andato a vincere senza più tentennamenti. Roelandts, per dire quanto ne aveva, non s'è rialzato dopo essere stato superato dal compagno di squadra, e ha difeso egregiamente un bel secondo posto; Gerrans ha intanto resistito al ritorno di Haas, ma da dietro, come un fulmine, pedalando veramente a velocità doppia, s'è infilato Viviani, che ha anticipato entrambi conquistando un terzo posto pieno di visibile rammarico: nel pugno che Elia ha rifilato al manubrio della sua bici c'era tutta la rabbia di chi sapeva che se fosse partito non dalla 15esima (a dir poco) posizione, ma da più avanti, oggi avrebbe probabilmente potuto vincere. Purtroppo per il veronese questa caratteristica (il partire da lontanissimo) sta diventando un leitmotiv, e quindi un problema; ma il tempo è dalla parte di Viviani, e non c'è da dubitare che in futuro il simpatico pistard possa finalmente imparare a non perdere quando è il più forte.

La top ten è stata completata da Impey, Bouet, Trusov, Roux e Francesco Gavazzi, e la classifica dice che Evans guida con 7" su Gerrans, 14" su Ulissi, 23" su Haas, 29" su Gesink e Thomas. Domani a Willunga Hill ci si giocherà il tutto per tutto: la salita che da qualche anno è diventata il simbolo della corsa risulterà decisiva anche stavolta. Verrà affrontata due volte nel finale della quinta tappa (partenza a McLaren Vale), e la seconda è quella dell'arrivo. Gerrans qui ha già vinto l'anno scorso (mentre due anni fa fu battuto da Valverde), e stavolta dovrà dare fondo a tutto quello che ha per piegare un Evans che pare irriducibile. La speranza dei tifosi italiani, però, è che tra i due litiganti... Si sa che Ulissi su questi strappetti (e su queste distanze: 151 km) può esprimere il meglio del proprio repertorio: se uno spunto vincente gli regalasse qualche secondo di vantaggio sui rivali, da integrare con l'abbuono di 10", chissà che al livornese della Lampre non riesca il colpo grosso.

Marco Grassi

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