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Coppa del Mondo Roma 2014: Albert-Van Der Haar, cavalli di razza - Fontana 15°, l'Italia deve crescere | Cicloweb

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Coppa del Mondo Roma 2014: Albert-Van Der Haar, cavalli di razza - Fontana 15°, l'Italia deve crescere

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Niels Albert, vincitore della prova di Coppa del Mondo di Roma © Ufficio stampa Memorial Romano ScottiSì, della bella vittoria di Niels Albert e della spettacolare rimonta di Lars Van Der Haar e Sven Nys e della prova incolore di Marco Aurelio Fontana parleremo più giù, ma la sesta e penultima tappa di Coppa del Mondo di ciclocross merita un incipit che vuol essere quasi un approfondimento. Perché parliamo dell'unica prova di caratura internazionale che si svolga in Italia, e che ci dà l'occasione per tracciare un piccolo bilancio dello stato dell'arte, per quanto riguarda questa disciplina nel nostro paese.

Premessa: massimo rispetto e apprezzamento per gli sforzi di Fausto Scotti, che col suo staff organizza anche il Giro d'Italia di Ciclocross (conclusosi domenica scorsa con la vittoria di Gioele Bertolini) e si conferma al momento uno dei principali riferimenti per il cross nel nostro paese. Ma dire delle rose e dei fiori non aiuta la crescita di nessuno, e allora proponiamo qualche spina al ct azzurro, nella speranza che ciò funga da pungolo per migliorare in futuro.

Partiamo dalla location. Roma. Bastano queste quattro lettere per sognare, ma se bisogna essere in tutto e per tutto onesti, organizzare una gara nella Città Eterna e poi andare ad autoesiliarsi all'Ippodromo delle Capannelle è un po' come comprare una Lamborghini e usarla come fermacarte. Posto che la struttura in questione ha tutte le comodità del caso (sale, ristoranti, spogliatoi, tribuna), cosa rappresenta della Capitale? Poco, al di là delle mandrakate di Gigi Proietti. Spostarsi in centro significherebbe dare tutta un'altra impronta (e un altro fascino) all'appuntamento: in una delle ville, magari (Borghese, Ada, Doria Pamphili?), o meglio ancora al Circo Massimo, che sembra nato per ospitare una gara di ciclocross.

Oltre al maggiore richiamo di pubblico (quanta malinconia vedere il percorso di gara, oggi, praticamente privo di spettatori?), ci sarebbe anche la possibilità di pensare un tracciato veramente tecnico e selettivo. E questo, riguardante il percorso, è il secondo punto all'ordine del giorno: pur se movimentato dal maltempo e dal fango, il circuito delle Capannelle si è confermato abbastanza carente dal punto di vista spettacolare (malgrado qualche miglioria apportata rispetto al 2013). Scotti sostiene che non avrebbe senso disegnare un percorso duro che finirebbe con lo sfavorire gli atleti azzurri; e infatti il discorso non si esaurisce nella tappa di Coppa del Mondo, ma va a mettere in discussione anche il tipo di tracciati offerti - ad esempio - dal GiroCross: perché non inserire, nella challenge italiana, almeno un paio di gare più impegnative?

Ciò permetterebbe peraltro anche ai nostri crossisti di migliorare, forse ridurre il gap da fiamminghi e olandesi; si tratta per di più di una richiesta che viene dagli stessi corridori, i quali si rendono conto per primi della distanza che li separa dagli specialisti più forti, e vorrebbero riuscire ad essere più competitivi in campo internazionale: ma se in Italia si gareggia sempre su piattoni asciutti (il fango non lo vediamo spesso, alle nostre latitudini), come sperare di fare un salto di qualità per poi confrontarsi coi migliori al mondo?

In un momento storico in cui il ciclocross sta riacquisendo appassionati e praticanti (nelle categorie giovanili e master i numeri crescono di anno in anno), sarebbe un peccato finire con lo sprecare l'occasione di un rilancio pieno della disciplina: la Federciclismo ha il dovere di far trovare ai crossisti di domani (quelli che si affacceranno alle categorie maggiori nei prossimi anni) un movimento in salute, ma siccome si ha quasi l'impressione che nel settore tutto sia delegato al ct, ci rivolgiamo direttamente a lui, affinché si parta dal buono già realizzato per riportare il cross alla dimensione che merita.

Nell'attesa di un futuro più roseo, possiamo tornare a concentrarci sulla gara di oggi. Subito dopo il via, alla prima curva, in onore del vicino Raccordo Anulare, un grande intasamento ha indirizzato la prova in un certo modo: Van Der Haar (leader di Coppa) e Nys sono rimasti intruppati nelle retrovie, ritrovandosi così a perdere subito molto terreno rispetto ai primi attaccanti di giornata. I quali rispondevano ai nomi di Philipp Walsleben, Martin Bina, Niels Albert e Francis Mourey. Per tre giri tra il quartetto di testa e il "gruppone" (comprendente i vari Van Der Haar, Nys, Meeusen, Peeters e Fontana) sono rimasti intercalati Van Kessel, Bosmans e Wellens.

Al quarto degli otto giri le carte si sono rimescolate (il terzetto è stato raggiunto da quelli che erano dietro), ma a quel punto era già successo qualcosa di importante davanti: Albert, dopo aver tirato per la maggior parte del tempo nelle prime due tornate, aveva aperto il gas e alla terza aveva preso il volo. Da quell'attacco, nessuno è più riuscito a raggiungere il capitano della BKCP, sicché la lotta si è ridotta alla ricerca della piazza d'onore.

Marco Aurelio Fontana, campione nazionale italiano, ha dato l'impressione di poterselo giocare, quel piazzamento, visto che era nel drappello di Nys e Van Der Haar, ma al quinto giro il tricolore è saltato, perdendo irrimediabilmente posizioni; l'altro tricolore in gara (quello col blu al posto del verde, ovvero Mourey) si dava invece parecchio da fare: dopo aver subìto un attacco di Bina al quarto giro, ha chiuso sul ceco per poi provare in contropiede al quinto. La sua azione ha mandato a gambe all'aria Walsleben (letteralmente crollato dopo metà gara), ma non ha permesso al suo autore di fare realmente il vuoto, tant'è vero che al sesto giro Van Der Haar, in impetuosa rimonta, si è riportato sotto.

Mourey non si è dato per vinto, e al settimo giro ha provato un'altra sortita, ma quando anche Nys è rientrato su Van Der Haar, l'impresa per il francese si è rivelata impossibile: la coppia inseguitrice ha infatti rapidamente chiuso il buco, andando a comporre col corridore della FDJ un terzetto destinato ad arrivare al traguardo. E puntualmente, dopo aver vanamente inseguito Albert (tra una trenata di Nys e una di Van Der Haar), i tre si sono giocati il podio allo sprint, e proprio Mourey ha ceduto subito, lasciando a Van Der Haar (secondo) e Nys (terzo) l'incombenza della cerimonia protocollare post-gara.

Bina, Peeters, Van Amerongen, Meeusen, Van Kessel e Wellens hanno occupato i posti dal quinto al decimo, e il primo italiano - Fontana, appunto - ha chiuso la gara in 15esima posizione (17esimo è stato Franzoi, 22esimo Tabacchi, 27esimo Luca Braidot). La classifica, con Walsleben che era secondo e che si è piazzato fuori dai 10 (11esimo), vede Van Der Haar sempre più primo, con 407 punti. Il secondo, a 353 punti, è Albert, che ha scavalcato il compagno Walsleben (sempre lui) e ora insegue l'olandese leader a 54 punti di distanza; il tedesco è terzo a 344, tutti gli altri sono fuori dalla lotta per la vittoria della Coppa. Ma anche i due che ci sono dentro, lo sono per il rotto della cuffia: pur con gli 80 punti in palio per la vittoria nell'ultima tappa (a Nommay in Francia il 26 gennaio), Albert non scavalcherebbe il leader se quest'ultimo si piazzasse almeno in 24esima posizione, mentre Walsleben, per compiere il miracolo, dovrebbe sperare di vincere e di veder arrivare Van Der Haar oltre il 33esimo posto. Ipotesi alquanto remote sulla strada (fangosa) che separa VDH dalla prima importante affermazione tra gli élite.

Marco Grassi

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