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L'intervista: «Insieme a Nibali per dare l'assalto al Tour» - Michele Scarponi, la stagione 2013, la firma con l'Astana | Cicloweb

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L'intervista: «Insieme a Nibali per dare l'assalto al Tour» - Michele Scarponi, la stagione 2013, la firma con l'Astana

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Michele Scarponi vestirà la casacca dell'Astana nel 2014 © BettiniphotoUn'intervista con Michele Scarponi non è mai soltanto un'intervista. L'Aquila di Filottrano ha la battuta pronta, la parlantina rapida e la risata è sempre dietro l'angolo. Tutti questi fattori rendono le chiacchierate con Michele estremamente piacevoli. Figurarsi poi se lo si contatta appena finita una vacanza, «ad Ortisei con la moglie ed i bimbi, in un hotel per bambini, molto bello. Ho ricaricato le batterie, mi sono proprio rilassato...». Al di là di tutto, Michele Scarponi sa essere divertentissimo così come serio ed altamente professionale quando c'è da parlare di sé, del futuro e della propria carriera. Nel 2014, infatti, il marchigiano cambierà squadra, vestendo la casacca dell'Astana di Vincenzo Nibali ed Alexandre Vinokourov. Dovrà aiutare lo Squalo dello Stretto nella conquista del Tour de France ed allo stesso tempo provare a conquistare sulla strada la maglia rosa al Giro d'Italia (già nel 2011 l'ha vinto, ma a tavolino, dopo la squalifica di Contador), dove correrà con il giovane Fabio Aru (e chissà, magari anche con lo stesso Nibali, molto stimolato dal percorso). Della stagione passata e di quanto potrà riservargli l'immediato futuro Michele Scarponi ci parla serenamente («anche se devo andare a far la spesa», incalza di tanto in tanto, simpaticamente), senza peli sulla lingua, com'è sua consuetudine.

Michele, la stagione 2013 va in archivio. Come la consideri?
«È una stagione che ha confermato la mia costanza di rendimento. Sarebbe stata più bella se fossi riuscito a portare a casa qualche corsa in più, visto che solo a Donoratico, al GP Costa degli Etruschi, ho vinto. In quel senso qualche successo avrebbe arricchito un po' la mia stagione. Comunque viene confermato il mio buon rendimento. Non è stata un'annata delle migliori ma nemmeno delle peggiori, ecco».

L'impressione è che tu sia arrivato sempre lì lì, restando con i big, ma che ti sia mancata la zampata. Confermi?
«In effetti sì, sono sempre stato con i migliori e m'è mancato qualcosa nel finale, l'attimo che ti cambia il risultato, e magari con quel risultato il morale sale per il resto dell'anno. È stato così un po' per la sfortuna, che c'è stata, ed un po' perché non sempre ho avuto quel guizzo che ti permette di stare con i migliori, devo ammetterlo».

Magari momenti sfortunati coma la tappa di Marina di Ascea al Giro, quando eri davanti e sei caduto.
«Sì, ma quello è un episodio. Se li mettessi tutti insieme... Tra Camaiore e la Parigi-Nizza ero sempre davanti ma m'è mancata la zampata vincente. Poi vediamo... Ah sì, il Campionato Italiano. Santaromita s'è strameritato quel tricolore, è stato bravissimo. Io ero lì e forse sono stato un po' meno bravo di lui a cogliere l'attimo. Al Tour de Suisse, per continuare, sono caduto due volte e senza quegli incidenti avrei potuto fare molto meglio, perché avevo la condizione del Giro d'Italia. Però ho vinto a Donoratico, ho fatto un gran Mondiale, al Lombardia non sono stato bene, quindi ho fatto un bel Giro dell'Emilia e poi... E poi è finita la stagione».

D'altra parte, c'è anche una Vuelta a España corsa bene, con il 2° posto nella tappa regina di Peyragudes.
«Ma vedi, anche lì il francese che ha vinto a Peyragudes (Alexandre Geniez, n.d.r.) è uscito da una fuga partita ad un centinaio di chilometri dall'arrivo, con tantissimi uomini dentro. Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato, invece... Siamo sempre lì, se l'avessi tenuto maggiormente d'occhio, se l'avessi controllato di più, magari avrei vinto io. Sono gli attimi decisivi che ti cambiano una tappa, una corsa o una stagione intera».

Capitolo Giro 2013: c'era qualcosa in più che potevi fare per andare oltre il 4° posto?
«Francamente del Giro scorso mi dispiace che siano state accorciate tante tappe a causa del meteo. Quella di Val Martello, con Gavia e Stelvio, in particolare. Io ho dato tutto, il freddo mi ha penalizzato parecchio e non sono riuscito mai ad essere brillantissimo in salita».

Di solito patisci tanto il freddo?
«Il freddo non lo patisco troppo, ma quello era un freddo super! Tornando al Giro, sono convinto che Vincenzo (Nibali, n.d.r.) l'avrebbe stravinto comunque, magari anche in miglior modo. Però penso che se non fosse stata eliminata una tappa e se il tempo fosse stato più clemente, avrei potuto aspirare a salire sul podio».

Cambia molto.
«Cambia molto sì! Da un 4° ad un 3° cambia proprio la prospettiva della stagione. Di quarti posti uno ne ha fatti tanti in carriera, altra cosa è salire sul podio al Giro. Sembra poco ma ti dà un morale incredibile. Si dice sempre che sono rimasto lì con i migliori.. Sì, d'accordo, però da un 4° posto a un podio ce ne passa».

Sei andato molto bene nelle gare in linea, tant'è che l'unica vittoria è giunta a Donoratico. Quasi ti fossi preparato per le corse di un giorno.
«No, no, mi sono preparato più o meno come gli anni scorsi. A Donoratico ho ottenuto la mia prima vittoria da professionista in una corsa di un giorno, tra l'altro. Mai vinto una da quando sono Pro', ma non sono mai andato malissimo nelle gare in linea. Però sono un corridore che va di fondo, di resistenza, quindi nelle gare a tappe mi trovo meglio. Non ho un grandissimo spunto veloce, quindi nelle gare in linea non sono il favorito, però nelle Liegi che ho fatto sono sempre stato con i migliori. Al Lombardia un anno ho chiuso al 2° posto. Alla Sanremo ho fatto bene in passato, solo che andar forte alla Sanremo è sempre difficile».

Il G.P. Costa degli Etruschi di quest'anno com'è andato?
«Non era nemmeno troppo duro. In sostanza sono uscito con una gran condizione dalla Vuelta, sono andato via con un gruppetto, a supportarmi c'erano due miei compagni, Pozzato e Ulissi. Loro hanno stoppato un po' gli altri ed il gioco di squadra mi ha favorito. Però la vittoria va cercata nella buona condizione con cui sono uscito dalla Vuelta».

E poi c'è stato un gran bel Mondiale.
«Sì, sono molto contento e soddisfatto di quello che ho fatto. Il Mondiale è una corsa importantissima, particolare, unica. Eravamo caduti in tre, con l'adrenalina a mille, il pubblico che ci incitava. È stata un'esperienza stupenda. Essere presente nelle fasi calde o addirittura, come ho fatto io, innescare l'azione decisiva, non è assolutamente facile. Sono riuscito a farlo, ed in gran modo, quindi sono davvero davvero contento di come ho corso».

Magari al posto di Nibali saresti scattato un po' dopo, non sull'ultimo Fiesole.
«Vincenzo è un grandissimo corridore, è un campione, quindi se ha ritenuto giusto muoversi lì ha fatto bene. È vero, se io fossi stato al suo posto non mi sarei mosso in quel momento, avrei sfruttato di più il lavoro del mio compagno di squadra (che in quel caso ero io) e mi sarei giocato tutto sullo strappo più duro, Via Salviati. Magari dico così anche perché mi sarebbe piaciuto restare con i primi fino a lì, e dopo Vincenzo poteva andare a giocarsi il Mondiale con Joaquim Rodríguez, non lo so... In fondo stiamo parlando solo di ipotesi, di teorie».

Una settimana più tardi ti si attende al Lombardia e invece ti ritiri nelle prime fasi.
«E mi è dispiaciuto davvero tanto perché dopo il Mondiale ero convinto di poter stare con i migliori e fare una grande gara. Mi ero allenato in modo davvero duro in quella settimana. Purtroppo sin da subito ho avuto dolori allo stomaco, non so se fosse una congestione o che cosa. Peccato, perché non è facile arrivare a fine stagione con una gran gamba. Poi per un corridore come me, che va forte nelle gare lunghe, è ancora più difficile. Un po' per il Mondiale, un po' per tutto il resto, sono arrivato ad ottobre con una buona forma e ritirarmi così m'è proprio spiaciuto».

A proposito di Lombardia, cosa pensi del nuovo percorso?
«Personalmente non ho mai provato il nuovo finale del Lombardia, visto che l'unica volta che vi prendevo parte, quest'anno, non l'ho finito. In generale non sono per il cambiamento di percorso nelle classiche, ecco. Quello vecchio, storico, a pelle mi piaceva di più. Questo nuovo non l'ho mai fatto, non ci sono mai arrivato».

Un'idea te la sarai comunque fatta.
«Per essere collocato ad ottobre mi sembra un po' troppo duro all'inizio, perché il Valcava è davvero impegnativo. Poi c'è il Muro di Sormano e il Ghisallo, ma da lì quei 30 km di pianura fino all'ultima salita annullano tutto. Viene vanificato il lavoro delle squadre, gli attacchi... Si può andare via solo sull'ultimo strappo, mentre nel vecchio tracciato si andava via anche prima dell'ultima salita, poteva riuscire un colpo da lontano. Vincenzo nel 2011 volava, eppure nemmeno lui è riuscito a far la differenza su questo percorso. I big aspettano l'ultimo strappo, dove c'è Joaquim Rodríguez favorito, è vero, ma bisogna arrivarci e ci vogliono gambe anche lì».

Parlando di variazioni di percorso, ha cambiato volto anche la Sanremo.
«Francamente... Com'è la nuova Sanremo?».

Hanno tolto le Manie ed inserito la salita della Pompeiana tra Cipressa e Poggio.
«Ecco, questa salita non la conosco ma penso che la Sanremo diventerà più impegnativa. È una delle poche Classiche adatte ai velocisti, anche se già negli ultimi anni c'era molta selezione. Già per il chilometraggio è dura, adesso diventerà ancora più dura. Senza Manie sarà anche più nervosa. Arriveranno nel finale tutti i corridori, tutti insieme. È vero che è lunga ma avranno più forza nelle gambe. Sarà molto nervosa già dalla Cipressa. Sarà più selettiva di quando c'erano le Manie prima e si giungerà alle battute conclusive con più corridori. Io non l'avrei cambiata, anche se penso che per corridori con le mie caratteristiche sia un pelo più... Non lo so, io sono amante del classico, mi piaceva di più com'era prima».

Andrai a provare la Pompeiana ed il nuovo finale?
«Ci incontreremo con la squadra e vorrei correre la Sanremo, sì. Se potrò farla, andrò a provare la Pompeiana ed il nuovo finale, certo».

Già, la nuova squadra: nel 2014 correrai con l'Astana. Come sei arrivato al team kazako?
«Da metà stagione, o tre quarti di stagione, ci sono stati dei contatti con alcune squadre, non solamente l'Astana. Quest'ultima però mi ha prospettato un progetto molto interessante. Corridori forti (basti pensare a Vincenzo Nibali), direttori sportivi competenti, un general manager come Alexandre Vinokourov, persona che stimo tantissimo. Mi sono anche sentito inorgoglito per essere stato contattato da loro. Mi è piaciuto il progetto, l'idea di correre il Tour per Vincenzo potendo comunque giocare le mie carte in diverse altre gare. E poi m'è piaciuta l'idea di correre con l'Astana, che è una delle squadre più forti al Mondo».

L'aspetto decisivo che t'ha fatto approdare all'Astana?
«Già il fatto di correre per l'Astana m'è piaciuto. E poi tutto l'insieme di cose che ho detto. Non ho cambiato squadra pensando solo ad un fattore, ci ho ragionato bene. Poter provare a vincere il Tour con Vincenzo, che penso abbia ottime possibilità, e Vinokourov a fare da general manager, sono tutti aspetti che mi hanno affascinato».

Quando parli di tuoi spazi parli soprattutto di Giro d'Italia.
«Credo di sì. Ho una mezza idea sul mio calendario, però vorrei parlarne con la squadra prima. Voglio partire con il piede giusto, ecco (ride)».

Ok, allora la tua mezza idea quale sarebbe? Cosa ti piacerebbe fare?
«Innanzitutto, mi piacerebbe tantissimo correre in bicicletta, quindi qualsiasi sarà il calendario lo interpreterò col massimo della voglia e della cattiveria agonistica che potrò trovare nel mio corpo. (ride) No, seriamente, a me piacerebbe iniziare a gennaio, poi fare Tirreno, Trentino, Giro, le solite gare che ho sempre disputato, insomma. E poi appoggiare Vincenzo al Tour».

Al Giro dovresti essere la punta, con il giovane Fabio Aru in appoggio. Che idea hai di lui?
«Lo conosco ed un anno fa mi impressionò tantissimo al Giro dell'Emilia. Quest'anno l'ho visto al Giro ed al Trentino. È sicuramente uno dei giovani italiani più portati per le corse a tappe. Lo conoscerò meglio essendo in squadra con lui ma mi pare che abbia già fatto vedere di aver tutte le carte in regola per poter diventare uomo di classifica nelle grandi corse a tappe».

Insomma, lui darà una mano a te o viceversa?
«Ci daremo una mano a vicenda, via (ride)».

Il tracciato della corsa rosa ti piace?
«Mi piace. Ora non mi ricordo nemmeno troppo bene com'è, ma questo non scriverlo, mi raccomando... Tu mi stai facendo tutte queste domande ma devi capire che io sono ancora con la testa prevalentemente in vacanza».

E questo mi pare anche giusto.
«Comunque vediamo... Ecco qua, non tocca molto le Marche e la cosa un po' mi dispiace, se devo dire. Però ci sono tante salite importanti, c'è Oropa, la cronoscalata del Monte Grappa, la tappa di Val Martello, con Gavia e Stelvio, che è quella annullata lo scorso anno. C'è lo Zoncolan. Sembra, almeno sulla carta, leggermente meno duro rispetto alle passate edizioni, ma so che non sarà così. Sarà durissimo, con tre tappe all'estero che non conosco ma che saranno nervosissime. Credo che si deciderà negli ultimi tre o quattro giorni, tra Val Martello, Grappa e poi Zoncolan in successione, se non sbaglio. Ma sarà anche bello arrivare in cima a salite come Oropa o Plan di Montecampione, dove il campionissimo, Marco Pantani, ha fatto l'impresa».

L'hai conosciuto, Marco Pantani?
«No, sono passato nel 2002, ci ho corso poco ed allora lo ammiravo e basta, perché per me era il campione che vedevo scattare solamente in tv. Ci siamo incrociati ogni tanto ma non l'ho mai conosciuto».

Discorso Tour. Dopo aver corso il Giro andrai in Francia per aiutare Nibali.
«Non sarà facile, perché nel Giro farò classifica, e porterà via tantissime energie. Il Tour è la gara più dura al Mondo, quindi uno dovrebbe arrivarci con tutte le cartucce mentali e fisiche, diciamo, a disposizione. Poi, un conto è affrontare una grande gara a tappe da leader, altro discorso è correrla da uomo importante».

E tu al Tour sarai l'ultimo uomo di Vincenzo Nibali, è un ruolo importantissimo.
«Sì, dovrò aiutare Vincenzo in determinate tappe, quelle di montagna difficili, che potrebbero determinare la classifica. Quindi in tappe di pianura o non di montagna potrei sempre rifiatare un po'. Sarà un ruolo difficilissimo. Anche perché non è che nelle tappe non di montagna salirò in ammiraglia... Però a livello di concentrazione cambia tutto. Quando si fa classifica si sta attenti ad ogni metro in ogni tappa, perché comunque non si vogliono perdere secondi da nessuna parte. La tensione, la concentrazione ed il nervosismo sono elevatissimi. Io invece avrò un compito diverso da quello di far classifica, compito comunque importantissimo perché il Tour per l'Astana sarà l'appuntamento più importante della stagione, e per me pure, ma è diverso da quando corri come capitano. C'è meno stress, in teoria, perché poi lo stress ci sarà lo stesso, ma cercheremo di remare compatti ed uniti verso quell'obiettivo».

Contro avrete un Chris Froome che s'è dimostrato difficile da staccare. Come si batte?
«Non lo so come si batte Froome ma credo che Vincenzo stia dimostrando anno dopo anno di crescere ed andare sempre più forte. Non è facile, quando si è ai suoi livelli, andar sempre in crescendo, ma se guardiamo le sue ultime annate le ha corse una meglio dell'altra. Questo è un segnale che ha ancora margini di miglioramento, secondo me. È un fatto che fa ben sperare per gli italiani, per l'Astana e anche per me, visto che lui sarà in squadra con me. Detto questo, il Tour è il Tour ma mi sembra che Vincenzo abbia già battuto Froome quest'anno, alla Tirreno-Adriatico, poi si sono incontrati poco. La Tirreno non era il Tour de France ma Vincenzo ha vinto uno scontro diretto in cui sicuramente Froome voleva vincere, non scherzava. Froome è uno che va molto forte a cronometro».

E nel prossimo Tour ce ne sarà una sola, di crono.
«Anche per questo penso che Vincenzo abbia ottime possibilità di fare davvero bene. Chiaramente con i rinforzi che ha avuto nella sua squadra avrà ancor di più la strada spianata, diciamo... (ride)».

Tornando a te, dopo la revisione dell'accordo con la Lampre a febbraio, che prevedeva la conclusione del rapporto di lavoro il 31 dicembre 2013, pareva potessi restare ancora con i blu-fucsia. È una voce fondata?
«In effetti stavo discutendo anche con loro. Stavamo parlando, non è che ci fosse ancora chissà quale discorso però era una soluzione che stavo valutando anch'io. Poi ho messo sul piatto della bilancia tutto ed ho scelto l'Astana, per quella serie di motivi che ho elencato prima».

Invece un atleta a te legato, Simone Stortoni, pare non essere stato confermato dalla Lampre.
«Io non credo che la campagna acquisti della Lampre sia chiusa. Ad oggi non è nell'organico ed io avrei voluto correre con lui anche l'anno prossimo. Purtroppo firmando a fine ottobre, di questi tempi poi, tutto risulta più difficile. Ripeto, credo che la campagna acquisti della Lampre non sia terminata ma Stortoni è un bravissimo ragazzo, un gran corridore, un uomo squadra e so che, qualora non venisse confermato dai blu-fucsia, non avrebbe difficoltà a trovare un'altra formazione».

Onestamente, l'avresti voluto con te all'Astana.
«E certo! A me sarebbe piaciuto correre con lui fino a fine carriera, perché c'è un ottimo rapporto d'amicizia, oltre che lavorativo. Abitiamo vicini, ci alleniamo insieme. Purtroppo non sarà così, l'Astana è già a posto, ma spero che le nostre strade si possano incrociare nuovamente in futuro».

A parte Stortoni, qual è un altro corridore a cui sei particolarmente affezionato?
«Ma tu mi fai fare un casino! Ce ne sarebbe più di uno. Ho un bel rapporto con tanti compagni di squadra ed anche con gli avversari. Fammi pensare... È un casino, mi metto contro tutti gli altri, poi mi attaccano... (ride) José Serpa, detto anche el León de Bucaramanga. È un corridore fortissimo, siamo amici e poi mi piace la sua spensieratezza nei momenti difficili, la tranquillità che alla fine ti trasmette. Però sono molto amico anche di Luis Ángel Maté e di tanti altri eh...».

E nell'Astana, tolti Vinokourov e Nibali, per i quali hai già speso bellissime parole, chi ti incuriosisce?
«Guarda, a me piace vedere dei giovani che vanno forte, che vogliono crescere ed imparare. Quindi dico Aru: ha un grande potenziale, sta crescendo bene ed io spero di poterlo aiutare, diciamo, nella sua ascesa».

Francesco Sulas

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