Il Portale del Ciclismo professionistico

.

L'intervista: Bardiani, obiettivo seconda divisione - Roberto Reverberi: «Subito a tutta per restare al top»

Versione stampabile

Roberto Reverberi al volante dell'ammiraglia Bardiani-CSF © Bettiniphoto

La sua squadra ha un nome che è quasi nuovo, per il ciclismo professionistico, ma la società che la gestisce è tra le più antiche: Roberto Reverberi, dopo essersi fatto le ossa all'ombra di papà Bruno, è da tempo il team manager (ma potremmo definirlo deus ex machina) di quello che oggi è noto come team Bardiani ma che nel corso dei decenni si è chiamato Colnago, CSF, Panaria, Navigare, Scrigno, e via dicendo. Dalla sua squadra sono transitati corridori destinati a diventare campioni, ma anche tanti atleti che magari non hanno riempito il palmarès di successi altisonanti, ma che sono stati protagonisti di un ciclismo romantico e battagliero. Intervistiamo il dirigente emiliano per tracciare un bilancio della stagione terminata un mese fa e per capire in quale direzione andrà la Bardiani-CSF nel 2014, e quali obiettivi si porrà.

Lanciandoci in un bilancio del vostro 2013, possiamo dire che il giorno più bello è stato quello di Serra San Bruno con la vittoria di Battaglin al Giro, il risultato più importante la maglia azzurra di Pirazzi, e la delusione - malgrado le nove vittorie da lui conseguite - il mancato salto di qualità di Modolo?
«Parto dalla fine: se Sacha lo farà ora, questo salto di qualità, è una cosa che non riguarda più noi, visto che ha cambiato squadra. In questi anni non ha dimostrato una mentalità da campione, ha una gran gamba ma gli manca spesso la convinzione; chissà, magari ora che è nel World Tour sentirà maggiori responsabilità e crescerà, glielo auguro. Venendo invece ai successi Bardiani del 2013, beh, il giorno della vittoria di Battaglin è stato un'apoteosi, per noi unica squadra italiana a vincere una tappa al Giro (se escludiamo il caso Santambrogio)... per chi ha bisogno della wild card per partecipare alla corsa rosa, non dico che un'affermazione come quella ti garantisca al 100% di essere invitato anche l'anno dopo, ma è di sicuro un buon viatico. Quanto alla maglia azzurra, era un traguardo che Pirazzi perseguiva già dal 2012 (quando era arrivato secondo nella graduatoria dei Gpm), al quale abbiamo voluto puntare ritenendolo adatto all'attuale caratura del corridore, ma che potrebbe essere solo un punto di passaggio nell'attesa di vederlo fare classifica, magari già nel 2014».

Vincerà mai una corsa, Pirazzi?
«Eh, lui è un cavallo pazzo... anche quando abbiamo le radioline in corsa, non lo tieni mica a freno! Anche se devo dire che, rispetto ai primi anni da professionista, sta migliorando in questo senso... secondo me, se vince prende le misure, e poi sarà in grado di ripetersi. Deve evitare errori, come quello della tappa di Firenze al Giro, quando per litigare col colombiano (Chalapud, in un'irresistibile serie di siparietti ai vari traguardi Gpm, ndr) ha sprecato energie preziose, buttando via la possibilità di successo. Ora vuol fare classifica al prossimo Giro: considerando che la maglia azzurra non sarebbe facile riconquistarla, vista la scarsità di salite su cui far punti a metà tappa, e pensando anche a un campo partenti forse non competitivo come quest'anno, non mi sembra eresia pensare che possa finire nei 10, o anche meglio. Poi sarà meno controllato di altri, potrà giocare d'anticipo in frazioni intermedie, approfittando dei tatticismi dei big».

Battaglin, invece, facciamo un punto su di lui: è vero che è caduto e si è fratturato durante il Giro, ma da lì in poi non s'è più visto.
«Fino alla corsa rosa è cresciuto gradualmente in maniera perfetta, è arrivato a puntino al Giro (anche se magari avrebbe potuto lasciare il segno anche in precedenza, se si fossero create le giuste condizioni di gara) e a Serra San Bruno - ma anche col secondo posto di Pescara - ha finalmente fatto vedere quello che un po' tutti gli addetti ai lavori pronosticavano per lui. La caduta è stata una vera disdetta, è rimasto per un mese senza poter andare in bici, dopodiché ha voluto forzare i tempi del recupero perché aveva in testa il Mondiale. E purtroppo, dopo aver fatto intravedere qualcosa a luglio, si è afflosciato, non riuscendo più a raggiungere un picco di forma. Comunque se nel 2014 parte forte e centra subito qualche risultato, prende morale. Intendo dire che il Giro resta l'obiettivo centrale, malgrado ci siano poche tappe adatte a lui, ma le varie corse di inizio stagione che dovrebbe fare (Oman, forse Laigueglia, Lugano, Tirreno se ci invitano) saranno soprattutto un avvicinamento alla Milano-Sanremo, che con questo nuovo percorso...».

Manuel Bongiorno, tra i giovani italiani, è uno di quelli che si sono messi maggiormente in luce, soprattutto col secondo posto alla Tre Valli Varesine. Cosa ci aspettiamo da lui nel 2014?
«Bongiorno e non dimenticherei anche Zardini, il quale ha fatto vedere grandi cose, penso ad esempio al Giro dell'Emilia, dove è stato lui a fare selezione al penultimo passaggio sul San Luca, e all'ultimo era ancora lì a lottare. Entrambi delle sorprese positive, visto che per corridori di primo anno non è mai facile far subito bene, ma devo dire che di loro s'è parlato anche poco, rispetto ad altri giovani che non è che abbian fatto chissacché ma che sono al centro di tutte le attenzioni... Bongiorno al Tour of Britain lottava alla pari con gente come Nairo Quintana e Daniel Martin, ma più in generale da come si muove in gruppo sembra un veterano: viene spesso all'ammiraglia a chiedere che cosa bisogna fare nelle varie fasi di gara, si fa trovare al posto giusto al momento giusto, insomma davvero una bella sorpresa».

Aiutato anche da un carattere particolarmente battagliero: sente sempre la rivalità con Aru?
«Quando l'ho ingaggiato temevo un po', perché da più parti sentivo voci sul suo caratterino, invece sì, ha carattere ma in senso positivo. Sì, per dire, alla Tre Valli quando ha visto che Aru scattava, è subito andato a riprenderlo, ma al di là di questi particolari, in squadra ha legato con tutti, aiuta i compagni ogni volta che ce n'è bisogno, insomma si sa far voler bene. Mi aspetto che sia lui che Zardini, con un anno d'esperienza in più, inizino a vincere. Hanno il vantaggio di avere una bella sparata sugli strappi duri, troveranno quindi tante corse in cui poter essere davanti».

Nelle gare altimetricamente più facili saranno invece Colbrelli e Fortin a ereditare il ruolo di Modolo, o Sonny può essere adatto anche a corse più impegnative?
«Sonny ha un motore incredibile, sia lui che Fortin devono mentalizzarsi sull'obiettivo di partire subito a tutta, ma per un motivo molto semplice: noi dopo il Giro, non facendo il Tour, non avremo più troppe possibilità di trovare gare adatte a loro. Colbrelli, al di là di un po' di buona sorte che gli è mancata in qualche occasione in cui avrebbe potuto già vincere, ha un problema di fondo: fatica a raggiungere il giusto peso, ha bisogno di 2-3 mesi per entrare perfettamente in forma. Ora l'abbiamo messo nelle grinfie di un bravo nutrizionista e vogliamo vedere se riusciamo ad averlo al top già in febbraio. Lui tra l'altro non è solo un velocista, tiene su salite non lunghissime, ma tanto per fare un esempio, se andiamo a guardare l'ordine d'arrivo della tappa dello Jafferau al Giro, lo troviamo al nono posto, dopo essere stato in fuga ed aver resistito meglio di tutti sulla dura salita finale: l'ha presa con 4' di vantaggio, alla fine ne ha persi solo 5 da Nibali, e al termine di una scalata fatta col coltello tra i denti da parte degli uomini di classifica».

Tra gli altri, Pasqualon si è segnalato quest'anno come possibile vincente: come mai non l'avete confermato?
«Perché, al di là di aver vinto una corsa, ha dimostrato di non essere costante, e soprattutto di non essere un uomo squadra. È egoista, mentre in una formazione giovane come la nostra ci vuole unità di gruppo, c'è bisogno che tutti si aiutino a vicenda. Lui in diverse situazioni non ha fatto quello che doveva. Non è che parli di cose gravissime, se vogliamo si tratta anche di sciocchezze, che però magari in alcuni momenti cruciali ti facevano perdere la corsa. Per noi anche il fatto di andare all'ammiraglia a prendere l'acqua per i compagni è determinante. Non sto dicendo che non sia un bravo ragazzo, intendiamoci: giudico solo il corridore. Quando ha vinto in Francia sapeva già, comunque, che non sarebbe stato confermato, e la sua vittoria non ci ha fatto cambiare idea».

Cambieranno aria anche Di Corrado e Delle Stelle: il loro rendimento non vi ha convinti?
«Di Corrado ha fatto un buon primo anno, ma quest'anno è letteralmente sparito, pur senza aver avuto problemi fisici o di altra natura. Ha iniziato a corricchiare, a farsi un po' vedere, quando ormai era tardi per strappare un rinnovo; quanto a Delle Stelle, non ha confermato quanto di buono fatto vedere tra i dilettanti: purtroppo un conto è vincere gli sprint in corse di 120 km nelle quali il tuo treno è preponderante sulle altre squadre, tutt'altro doversi misurare tra i prof, quando ci vuole tanto mestiere e tanta forza anche solo per tirare la volata a un compagno».

Tra gli altri ragazzi che avete confermato (Barbin, Boem, Canola, De Ieso, Pagani), da chi ci possiamo aspettare qualche lampo?
«Tra tutti faccio il nome di Barbin, che qualcuno ricorderà ai piedi del podio nel Roma Maxima. Ha un bel potenziale, tiene in salita e già da stagista aveva fatto vedere qualcosa. Non dico che sia un fuoriclasse, ma può prendersi belle soddisfazioni, ritagliarsi i suoi spazi».

Un altro atleta dall'ottimo potenziale è Stefano Locatelli, che però da professionista non ha ancora mantenuto le promesse.
«Per lui il 2014 è la stagione decisiva: come si dice dalle mie parti, o viene o va. Dovrà essere il suo anno. È stato anche sfortunato, non lo nego, la caduta all'Appennino ad esempio ha bruscamente interrotto la sua stagione, anche se a fine anno ha dimostrato grande caparbietà nel voler tornare per le ultime gare, se non altro per fare atto di presenza e riprendere confidenza col gruppo. Però dopo un bel Giro del Trentino, in cui ha battagliato coi migliori, non posso dire di essere soddisfatto di quanto ha fatto vedere al Giro: è innegabile che ci aspettassimo di più da lui. È discontinuo, sente troppo la tensione della gara, addirittura fa fatica a dormire prima delle corse importanti. Spero davvero che l'esperienza lo aiuti a superare questi problemi e lo faccia rendere secondo il suo potenziale».

Nei giorni scorsi abbiamo visto Marco Coledan vincere l'Inseguimento in Coppa del Mondo su pista: aumenterà il suo impegno sugli anelli, può essere un obiettivo strategico per voi?
«Marco ha la massima libertà e può fare quanta pista vuole, e per noi è senz'altro un bene che si faccia vedere anche in un settore nel quale altrimenti non saremmo presenti. Ma è un di più, diciamo, accanto alla pista deve essere competitivo in strada, che è quel che più conta. Anche lui, come Colbrelli e Fortin, deve uscire bene dall'inverno, ha una bella cilindrata ma sconta come gli altri due un problema col peso. Insomma, è proprio grosso: magari in pista ciò non è determinante, ma se risolve questo problema potrà fare buone cose anche su strada, e magari migliorare ulteriormente a cronometro».

Uno sguardo ai vostri nuovi ingaggi: cosa vi aspettate da Ruffoni e Colonna, neoprofessionisti?
«Colonna tirava le volate a Ruffoni tra i dilettanti, ma non l'abbiamo preso solo per quello. Da lui mi aspetto che, data la sua età (ha 26 anni), sia già pronto per districarsi e far bene, magari in brevi corse a tappe; Ruffoni come sprinter è proprio forte, diciamo come Colbrelli (anche se tiene meno in salita). Comunque avranno tempo per crescere, dalle prime corse stagionali vedremo poi come indirizzarli per il prosieguo».

Manfredi e Piechele invece li avete ingaggiati dalla Flaminia. Che contributo daranno alla causa?
«Manfredi da dilettante ha avuto diversi problemi, ma ora li ha superati; mi sembra davvero molto forte in salita, diciamo che è un po' una scommesa, ma è un ragazzo serio, motivato, con una grandissima voglia di partire per questa sua nuova avventura. Piechele era con noi già due anni fa, ma un problema ai ginocchi gli impedì praticamente di correre. Gli promisi che se avesse risolto tale problema l'avremmo ripreso per dargli una seconda chance. Dopo un'operazione, pare che l'anno scorso abbia finalmente superato questo guaio fisico: però a metà 2013 non avevamo la possibilità di ingaggiarlo, quindi ha corso per un po' nella Flaminia, comportandosi peraltro abbastanza bene, e quindi ora rieccolo con noi».

Nello staff tecnico avrà maggior peso Mirko Rossato?
«No, semplicemente si dedicherà - già lo sta facendo - anima e corpo alla squadra. Il suo progetto di guidare una Continental sarebbe stato probabilmente in conflitto con il suo ruolo di direttore sportivo della Bardiani-CSF, e di sicuro qualcuno avrebbe avuto da ridire. Quindi alla fine ha fatto la sua scelta, optando per dedicarsi solo alla nostra squadra. Accanto a lui lavoreranno tante altre professionalità, un bello staff giovane e motivato, comprendente anche il nutrizionista che citavo prima, e che fa parte del centro Science of Cycling di Casteggio, da cui siamo seguiti passo passo. Il preparatore, Simone Casonato, non ha neanche 25 anni, e mi piace soprattutto perché spiega ai ragazzi perché gli fa fare le varie cose: non passa loro le solite tabelle fotocopiate che si possono trovare su internet, ma si aggiorna continuamente su metodologie e tecniche di allenamento».

Come e cosa dovrete migliorare rispetto al 2013?
«Il potenziale c'è, se riusciremo a correggere quei piccoli errori di impostazione per quei 4-5 corridori (mi riferisco ad esempio proprio alle problematiche relative al peso di alcuni di loro), potremo toglierci delle belle soddisfazioni. Perché se consideriamo che le corse si vincono soprattutto coi velocisti, se proprio loro in particolare (Fortin, Colbrelli) riescono a fare da traino per tutta la squadra, faremo un salto di qualità».

Programmi per il 2014: avete già stilato un calendario di massima? Non dovreste avere problemi a ricevere gli inviti di tutte le corse RCS, ad esempio.
«Penso che quegli inviti ce li siamo meritati, anche se non si sa mai, perché a volte l'organizzatore vuole accontentare tutti, o dare spazio a qualche formazione straniera... Per quanto ci riguarda, se facciamo bene al Giro abbiamo risolto praticamente il 70% della stagione, il percorso di avvicinamento alla corsa rosa sarà quindi fondamentale. Oltre al calendario italiano, dovremmo fare, se tutto va bene, Oman, Qatar e Dubai, poi abbiamo appena ricevuto un invito dalla Freccia del Brabante, a cui stiamo cercando qualche corsa da accoppiare, per non fare la trasferta per un solo giorno di gara. Al momento, comunque, tutto è in divenire».

In Bardiani sono contenti di quanto avete fatto in questo loro primo anno da main sponsor?
«Penso proprio di sì. Spendono cifre più che rispettabili, ma non abbiamo certo un budget da World Tour, né tantomeno equiparabile a quello di alcune altre Professional, eppure siamo riusciti ad essere protagonisti e a far circolare molto il nome dello sponsor. Ricordo che durante il Giro sulle pagelline quotidiane pubblicate dalla Gazzetta si faceva riferimento proprio a questo: "Con tutti gli scatti che fa Pirazzi, lo sponsor Bardiani dovrebbe ritenersi soddisfatto già solo per avere uno come lui in squadra". Noi storicamente abbiamo sempre intrattenuto ottimi rapporti coi vari sponsor, ne abbiamo alcuni che ci seguono da 20-25 anni: sanno che non devono spendere cifre enormi, ma che hanno un ritorno d'immagine garantito, nell'ambito di una squadra che lavora molto seriamente, senza lanciarsi in troppi proclami e senza causare grossi problemi».

A proposito di sponsor: è alle porte una riforma del ciclismo che promette di essere epocale soprattutto per squadre come la vostra, perché si dovrebbe passare da 18 World Tour + 18-20 Professional a 16 team di prima divisione + 8 di seconda. Tutto il resto diverrebbe molto meno importante. Ecco, da quale lato cadrà la Bardiani-CSF nel momento in cui, nel 2015, questa riforma diventerà operativa?
«Diamo per scontata la conferma delle 18 World Tour, di cui 16 andranno in prima divisione e due in seconda; Sembra che a decidere quali saranno le altre 6 squadre che da Professional entreranno in seconda divisione sarà il criterio sportivo. Quindi ci sarà grande lotta, nel 2014, per raccogliere i punti (in tutte le corse del calendario) per avanzare in questo ranking delle Professional. Noi come siamo messi? Siamo messi che ce la giocheremo. La Europcar, che è una delle Professional più forti, dovrebbe entrare già da quest'anno nel World Tour. Noi lotteremo quindi con le altre nostre pari grado, consci che non ce ne sono poi tantissime che sulla carta sono più forti di noi. Con lo sponsor abbiamo già parlato di questa prospettiva, ed è pronto a rimboccarsi le maniche nel caso in cui dovessimo centrare questa "qualificazione". Bisogna anche dire che entrare in seconda divisione significherebbe avere dei diritti che oggi non abbiamo: ad esempio, avremmo la certezza di fare almeno un grande giro, quando oggi il nostro status non ci assicura nemmeno di disputare la Coppi e Bartali. Quando hai dei diritti, quindi, è anche più facile trovare le risorse da investire. E saranno comunque rilevanti, visto che dovremmo passare da un organico di 16-17 corridori ad uno di 22».

Entrare nelle prime 6 Professional sarebbe fantastico per voi. Ma se non doveste riuscirci si aprirebbe un baratro, visto che l'attuale categoria Professional diventerebbe una sorta di serie C di scarso peso e conto. Non è un progetto, quello dell'UCI, che rischia di fare malissimo al ciclismo italiano?
«Sono d'accordo, teoricamente potrebbe essere devastante, perché siamo già in pochi, e non è detto che riusciremo a restare tutti nel ciclismo di vertice. Se poi togli le squadre e i corridori, chi parteciperà alle corse? Il movimento italiano rischia effettivamente il collasso nel giro di pochissimi anni. Non penso, ad esempio, che qualcuna delle attuali Professional, se non dovesse entrare nella seconda divisione, continuerebbe la sua attività».

Ma c'è ancora il modo di influire sulle scelte dell'UCI? Magari attraverso la vostra associazione di categoria, cercando quantomeno - ad esempio - di aprire un canale tra seconda divisione e categoria Professional, per dare la possibilità a qualcuno di partire dal basso e di venire promosso nel ciclismo maggiore?
«Non credo proprio... abbiamo fatto una riunione in Lega, ma del tutto informale. Mauro Vegni è nella commissione che sta studiando questa riforma, faranno altre 2-3 riunioni preventive prima del voto che in gennaio sancirà l'attivazione del progetto in sede UCI, spero che in queste riunioni possa essere smussata qualche problematica; o che quantomeno si imponga un sistema di punteggi chiaro che ci permetta di monitorare settimanalmente o almeno mensilmente la classifica a squadre in quella che sarà una stagione a dir poco determinante per tutti noi».

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano