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Coppa del Mondo su Pista 2014: Stavolta è Coledan l'inseguito di lusso - Il veneto primo sui 4 km: risultato che mancava dal 1997

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Marco Coledan sul podio dell'Inseguimento in Coppa del Mondo a Manchester, tra il russo Serov e lo spagnolo Mora © TissotTiming.comMarco Coledan e la vittoria in Coppa del Mondo. Un successo di tappa (e non ancora generale, quindi) di una manifestazione che non attraversa la sua epoca migliore, in una disciplina che non è nemmeno più olimpica, e al cospetto di avversari che non sono certo la crème de la crème a livello mondiale. Ma questa è solo una parte della verità. Una visione parziale della cosa. Un'interpretazione - diciamolo! - assai riduttiva della piccola impresa che il trevigiano della Bardiani ha messo a segno ieri sera a Manchester.

Per essere onesti e completi nell'analisi della prestazione di Coledan, dobbiamo riportare qualche altro dato. Intanto, quello che ci segnala che era dal 1997 che non segnavamo un'affermazione azzurra nell'Inseguimento Individuale, da quell'Andrea Collinelli che all'epoca era il numero uno al mondo e di cui non ci sono stati eredi nel nostro movimento. Già solo essere tornati al successo dopo 16 anni, è un dato di un certo rilievo.

La seconda questione è che sì, in queste ultime stagioni non sono mancate vittorie di tappa in Coppa del Mondo, ma praticamente sempre in prove endurance (più volte la Bronzini nella Corsa a Punti, la Cucinotta nello Scratch, Paolo Simion lo scorso anno a Cali nell'Omnium), e quasi mai in quelle più prettamente da pistard. Hanno fatto eccezione le ragazze del terzetto dell'Inseguimento a Squadre l'anno scorso, sempre a Cali; e ora Coledan: segno che la rotta, dopo anni di buio totale in questo tipo di specialità, si sta leggermente invertendo?

Non lo diremmo di fronte al mero dato della vittoria di tappa (come detto, mancavano tutti i più forti); ma se inseriamo in questa analisi il terzo elemento importante pro Coledan, allora qualche bel pensiero inizia a sembrarci lecito. Tale elemento è il tempo fatto segnare dal veneto. Non tanto quello della finale contro il russo Serov (4'22"641 Marco, 4'23"296 l'avversario), quanto quello ottenuto in qualificazione, quel 4'20"753 che ha proiettato l'azzurro verso la finale per l'oro (nessuno ha fatto meglio di lui nell'occasione), e che è sì lontanissimo dal primato del mondo (il 4'10"534 fissato da Jack Bobridge nel 2011), ma che rapportato ai tempi degli ultimi Campionati del Mondo, varrebbe a a Coledan quasi un posto sul podio.

Sì, avete letto bene, quel 4'20" e spiccioli proietterebbe l'italiano verso la lotta per il bronzo iridato: e se al Mondiale in questione (quello di Minsk nel febbraio scorso) Marco non andò oltre un 4'32"148 (che gli valse appena il 16esimo posto), il miglioramento è davvero sensibile, anche perché diversi di quelli che 8 mesi fa lo distanziavano, stavolta gli sono finiti alle spalle; e allora possiamo ben dire che a 25 anni per Coledan si apre una nuova fase, quella in cui potrà davvero impegnarsi e continuare a lavorare bene sul cronometro, in modo da ritagliarsi un ruolo da futuro protagonista dell'Inseguimento (e magari da guida del quartetto azzurro, da troppo tempo assente ad alti livelli). Dire che questo successo di Manchester è solo un antipasto di quel che potrà venire non è solo una fantasia da tifosi, ma un elemento che inizia a poggiare su basi di una certa solidità.

Riguardo alla gara di ieri, detto dell'affermazione di Coledan su Serov, rimane da citare il terzo posto dello spagnolo Sebastian Mora (battuto nella finalina lo svizzero Bohli), con altri buoni inseguitori (il britannico Tennant, l'irlandese Irvine, l'australiano Scotson) che hanno chiuso tutti abbastanza lontani dall'italiano.

Ma non solo Coledan ha brillato ieri per i colori azzurri: la Corsa a Punti ha visto la partecipazione di un buon Elia Viviani, capace di chiudere al terzo posto la prova, alle spalle di Irvine e di Hansen. L'irlandese ha messo insieme 20 punti uscendo nettamente alla distanza (ha vinto 4 dei 12 sprint, e in particolare si è imposto negli ultimi 3), superando proprio all'ultima volata il danese, rimasto fermo a quota 17. Viviani ha fatto sue due volate, completando con tre quarti posti il suo ruolino che l'ha visto chiudere la gara con 13 punti, uno in più del britannico Doull, quarto.

Nel caso di Elia, nulla di nuovo sotto il sole, visto che da tempo il corridore della Cannondale è un personaggio della pista, di sicuro il nostro uomo più in vista sugli anelli di tutto il mondo. Per il momento ha lasciato da parte l'Omnium (specialità nella quale ha gareggiato anche alle Olimpiadi conquistando un sesto posto), e chissà che non possa concentrarsi sulla Corsa a Punti anche in chiave iridata.

Le altre gare di ieri hanno visto il francese François Pervis imporsi nel Keirin (sul tedesco Levy e il venezuelano Canelon; decimo Francesco Ceci), mentre la tedesca Vogel ha bissato anche nell'individuale l'oro già vinto nella Velocità a squadre: per lei netta vittoria in finale (2 volate a 0) sull'hongkonghese Wai Sze Lee. L'asiatica aveva compiuto la sua impresa in semifinale, battendo l'australiana Meares (che poi ha perso pure la finalina per il bronzo dalla britannica Rebecca James). Nell'Inseguimento femminile le britanniche, dopo aver fatto polpette delle avversarie nella prova a squadre, si sono confermate, piazzando due atlete sul podio: a vincere è stata Joanna Rowsell in 3'34"904, mentre la sua connazionale Wiasak ha chiuso al terzo posto; in mezzo alle due, l'australiana Wiasak, che ha fatto segnare in finale il tempo di 3'36"830 (nona la Bartelloni per l'Italia).

Capitolo Omnium: quello maschile si è concluso con la vittoria del belga Jasper De Buyst, già in testa dopo la prima giornata. Quantomai regolare, il fiammingo è rimasto sempre al comando, mettendo il punto esclamativo alla sua prestazione con la vittoria nel Chilometro, ultima delle 6 prove previste; alle sue spalle l'olandese Tim Veldt (21 punti contro i 18 del vincitore), e a completare il podio è stato l'australiano Luke Davison, il più forte nelle gare contro il tempo (primo nel Giro Lanciato, secondo nell'Inseguimento e nel Chilometro), ma poco competitivo in quelle endurance; per lui 34 punti così come per il neozelandese Aaron Gate, rimasto giù dal podio proprio per la peggior somma dei tempi nelle prove a cronometro. Le altre prove dell'Omnium sono state vinte dal francese Boudat (Corsa a Punti ed Eliminazione, nella prima giornata; ma nella seconda il transalpino è stato assai grigio, chiudendo solo al settimo posto della generale), dal danese Von Folsach (l'Inseguimento) e dallo svizzero Beer (lo Scratch). L'Italia era rappresentata da Francesco Castegnaro, finito parecchio indietro in tutte le prove e di conseguenza nella generale (16esimo su 19, ben 95 punti per lui).

Assai equilibrata la situazione nell'Omnium femminile, con 6 atlete racchiuse in 5 punti: a quota 11 la canadese Carleton guida (ha vinto il Giro Lanciato, è stata sesta nella Corsa a Punti e quarta nell'Eliminazione) con lo stesso punteggio della francese Berthon (prima nella Corsa a Punti, seconda nel Giro Lanciato, solo ottava nell'Eliminazione); terza al momento è la belga D'Hoore con 12 punti (quarta-quinta-terza nelle singole prove), quindi l'australiana Edmondson segue a 13 (ha vinto l'Eliminazione), e poi a 14 troviamo la spagnola Olaberria e a 15 la britannica Trott. Alle spalle di questo drappello, Annalisa Cucinotta segue un po' staccata, settima a 25 punti (ottava nel Giro Lanciato, 11esima nella Corsa a Punti, sesta nell'Eliminazione), ma oggi potrebbe quantomeno cercare una buona prestazione nello Scratch, in cui ha spesso brillato.

Le altre finali della giornata - l'ultima della tappa di Manchester di Coppa del Mondo - saranno la Corsa a Punti e il Keirin femminili, lo Scratch e la Velocità maschili.

Marco Grassi

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