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Mondiale Cronometro 2013: Italia, si parte con la retromarcia - Howson ed Eraud i primi iridati. Male gli azzurri

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Damien Howson veste la maglia iridata tra Yoann Paillot (a sinistra) e Lasse Norman Hansen (a destra) © BettiniphotoSe ci si sofferma ad osservare l'esito delle prove a cronometro disputate in questa stagione in territorio europeo nelle gare in cui erano presenti molti dei migliori talenti del panorama internazionale, molti avrebbero pensato di assistere, in quel di Firenze, una doppietta annunciata. Ipotesi realistica, dal momento che sia Campbell Flakemore che Damien Howson erano stati in grado di dettare legge, costringendo tutti gli altri ad occupare al massimo il gradino più basso del podio. Caso poi aveva voluto che Flakemore fosse riuscito sempre a precedere il connazionale, seppur senza far segnare gap esagerati, in tutte le suddette prove (l'ultima occasione alla Chrono Champenois, disputata in Francia appena una settimana prima).

Damien Howson però è pur sempre il miglior cronoman australiano (campione nazionale, non a caso), un vero portento sul passo affinatosi anche attraverso il quartetto dell'inseguimento a squadre su pista, prima di potersi esprimere al meglio sulle prove a cronometro su strada che sono inevitabilmente divenute il terreno di massima espressione (in carniere anche tre titoli oceanici di specialità). Howson che già sapeva cosa volesse dire salire sul podio in una gara contro il tempo in cui ci si gioca il titolo mondiale, dato che lo scorso anno era giunto terzo (dietro Vorobyev e il connazionale Dennis) e vantava anche un'altra top ten iridata a Copenaghen quando fu nono due anni fa.

Con simili premesse potremmo, pertanto, considerarci tutto meno che stupiti, eppure al termine di questa prima giornata dedicata alle cronometro individuali possiamo resta comunque la sensazione di aver assistito ad una prestazione notevolissima, contrassegnata da una dimostrazione stilistica che su un percorso che finiva inevitabilmente per strizzare l'occhio ai passistoni altrettanto piacevole per la vista e che non fa che confermare quanto l'Australia continui ad avere a cuore una specialità come questa: nelle ultime cinque stagioni siamo arrivati al terzo titolo (dopo quelli di Bobridge nel 2009 e di Durbridge nel 2011) mentre le stagioni di riferimento diventano sei (col bronzo di Cameron Meyer a Varese nel 2008) se si considera la presenza di almeno un corridore australiano sul podio nella specialità.

Dati eloquenti, come pure continua ad essere in vista il movimento francese, che chiude la prima giornata con l'oro pressoché annunciato di Séverine Eraud tra le Donne Juniores (ne parleremo successivamente) e con l'argento di Yoann Paillot che a questo punto va considerato a tutti gli effetti come il nuovo talento transalpino della specialità. Per l'Italia invece ci troviamo alle consuete considerazioni: buona volontà e voglia di fare che agli atleti non manca ma se i confronti con i migliori durante l'anno avvengono col contagocce o non avvengono affatto e se non c'è neppure l'abitudine a gareggiare su determinate distanze il semplice impegno può non bastare per ottenere risultanze adeguate ad un Paese come il nostro (del resto anche i potenziali talenti come Adriano Malori, che pure nel professionismo non ha vissuto annate tutte rose e fiori finora dopo essersi consacrato come il migliore al mondo nella specialità tra gli Under, non vengono fuori tutti gli anni).

43 chilometri da percorrere in un pomeriggio dalle apparenze più primaverili che autunnali tra Pistoia e Firenze per una cronometro da primato, dal momento che mai nessuna prova iridata riservata agli Under 23 aveva un chilometraggio così lungo (aspetto da non sottovalutare nelle varie analisi). Percorso contrassegnato da un lungo rettilineo e che poi si faceva più tecnico (con presenza di varie curve da affrontare) nel momento in cui si entrava nel cuore di Firenze per uno scenario che si faceva inevitabilmente più suggestivo. Il primo a far registrare un tempo significativo è stato il belga Yves Lampaert, il terzo a scattare dalla pedana alle ore 14:02 (ad aprire le partenze è stato l'israeliano Oleg Sergeev alle 14 in punto), in testa già ai primi rilevamenti e che sul traguardo ha fermato il cronometro sui 52'27". Non si è dovuto attendere molto per vedere in azione il primo italiano in gara, indubbiamente il più atteso: alle 14:16 è infatti partito Davide Martinelli, campione nazionale di specialità, che aveva l'obiettivo di centrare un piazzamento dignitoso, pur conscio dell'elevata concorrenza in gara. Il corridore bresciano è transitato al primo intermedio dopo 9,7 km in 11'18", cercando poi di continuare con un passo che gli consentisse di avvicinare la propria velocità ai 50 orari, anche se soprattutto la fase conclusiva della prova complicava inevitabilmente le cose. Al km 28, sede del secondo rilevamento cronometrico, Martinelli è transitato in 33'38" per poi chiudere col tempo di 53'30", riscontro che faceva presagire come sarebbero potuti essere in diversi a far meglio.

Dopo la partenza di Martinelli infatti è giunto già il momento di alcuni osservati speciali come lo svizzero Stefan Kueng (specialista dell'inseguimento su pista) e lo statunitense Lawson Craddock, che invece vantava già due medaglie mondiali nella specialità da juniores, pur senza riuscire mai a salire sul gradino più alto del podio. Pressoché identica la prestazione di entrambi al primo rilevamento (dove nel frattempo il belga e nipote d'arte Frederik Frison, aveva saputo far meglio di 4", sarà il sesto assoluto sui 9,7 km iniziali), il loro passo faceva intendere come tutti e due potessero ambire ad una posizione veramente importante: Kueng ha fatto segnare il nuovo miglior tempo con un 51'36" ma dopo alcuni minuti Craddock (che passerà professionista con l'Argos-Shimano) ha abbassato il limite a 51'31" pur perdendo qualcosa dallo svizzero (dai 14" del secondo intermedio si è scesi ai 5" del traguardo).

Ottima quindi la risultanza cronometrica dell'americano, rimasto al comando per circa un'ora mentre si susseguivano le partenze ed iniziavano ad entrare in scena gli atleti più attesi. Il primo squillo deciso l'ha dato il transalpino Yoann Paillot che al primo rilevamento ha fatto segnare un 10'47" che l'ha portato momentaneamente in testa e a testimoniare la bontà della partenza del francese è stato l'arrivo di Campbell Flakemore, primo per appena 48 centesimi. Successivamente hanno preso il via anche due atleti particolarmente attesi come il tedesco Jasha Sütterlin e l'ucraino Marlen Zmorka ma per entrambi la prima parte di gara è stata indicativa di una giornata che non era delle più memorabili. Per Sütterlin poi l'avvio è stato addirittura da dimenticare: foratura dopo circa un chilometro dalla partenza ed una trentina di secondi buoni lasciati per strada, con ovvie conseguenze anche a livello psicologico (inevitabile il 36esimo tempo ai 9,7 km).

L'atleta della Palazzago invece accusava già una decina di secondi da Flakemore e Paillot e quindi era subito obbligato a dare fondo alle proprie qualità per tentare una difficile risalita. Non restava quindi che attendere le ultime partenze, con altri favoritissimi per il successo e se i primi rilevamenti dell'ucraino Golovash e del belga Campenaerts (rispettivamente il secondo e il primo classificato agli ultimi campionati europei) non erano tra i più memorabili, ben diverso è diventato il tenore al passaggio di Damien Howson e Lasse Norman Hansen, ovvero gli ultimi due a scattare da Pistoia. Subito benissimo l'australiano (10'36"33 al primo rilevamento), ancora meglio il danese campione olimpico dell'Omnium che, sfruttando l'altissima cadenza di pedalata, ha strappato un 10'35"97 che l'ha portato a far segnare il miglior intertempo parziale, seppur per soli 36 centesimi su Howson.

Una lotta tutta da seguire quindi, nel mentre Paillot si confermava leader al km 28 (31'41" il suo rilevamento) e dove Campbell Flakemore, a sorpresa, iniziava ad accusare indubbiamente il gap nei confronti del francese, transitando con un distacco di 15" che rendeva molto difficile il recupero e quindi la possibilità di salire sul podio che alla vigilia era data quasi per scontata. Una decina di minuti più tardi però il ciclone Howson, splendido da ammirare nella sua pedalata, si è letteralmente abbattuto su Firenze e, pedalando ad una media di 54 orari, l'aussie è transitato al 28esimo chilometro fermando il cronometro sul tempo di 31'04", il che significava 36" su Paillot e le possibilità di medaglia d'oro che si impennavano vertiginosamente con la stessa rapidità con cui si affievolivano quelle di Hansen, che iniziava a cedere alla distanza (per lui, che già lo scorso anno aveva sfiorato il podio, i chilometri iniziavano ad essere troppi ed erano ben 32 i secondi di distacco accusati da Howson, visto il 31'37" del passaggio).

Paillot ha suggellato la sua splendida prova con un bel finale anche nella parte più tecnica, chiudendo in 50'47" che in quel momento hanno estromesso dal gradino più alto l'americano Craddock che ancora resisteva e la conclusione, ancora in calando, di Flakemore (51'12" il suo tempo sul traguardo) ha dato al transalpino la certezza del podio. Restava quindi soltanto da attendere Damien Howson, ancora strepitoso nella sua andatura e abile nei rilanci nelle parti più tecniche, che si è presentato in tutta sicurezza sul traguardo dove ha fermato il cronometro sul tempo di 49'49" (unico a scendere sotto la soglia dei 50 minuti) per una media (scesa per via del finale più tortuoso) di 52.326 chilometri orari. Quasi un minuto di distacco rifilato a Paillot (ben 57" per la precisione) che comunque più di questo non poteva proprio fare contro un Howson così ma il transalpino può comunque consolarsi con un'altra medaglia pesante che va ad aggiungersi alle due d'oro conquistate all'Europeo 2011 (anche quella volta si era in Italia, ad Offida) e ai Giochi del Mediterraneo del giugno scorso. Certamente anche il corridore della Continental La Pomme Marseille avrà attirato l'interesse di molti e andrà seguito con attenzione in queste prove in futuro. Ha salvato il podio invece Lasse Norman Hansen, decisamente più scomposto nell'andatura nell'ultima fase di gara che con il tempo di 51 minuti netti ha conquistato il bronzo con un distacco di 1'10", che costituisce comunque un miglioramento rispetto alla scorsa annata.

Detto di Flakemore, uno dei delusi di giornata (quarto posto per lui a 1'22"), la top-10 si è andata a completare con Craddock (quinto a 1'41"), Kueng (sesto a 1'46"), l'ottimo irlandese Ryan Mullen (settimo a 1'47"), il campione europeo Campenaerts (meglio nella seconda parte, ha chiuso ottavo a 1'47"), il kazako Fominykh (nono a 2'05") e l'argentino Sepulveda (anche lui piacevole sorpresa, decimo a 2'10"). Non è bastata invece a Sütterlin una buona seconda parte per centrare la top ten (il tedesco ha chiuso 13esimo a 2'37"), peggio invece è andata i due ucraini Zmorka e Golovash, anche loro attesi ad un buon piazzamento (per Zmorka si parlava addirittura di possibilità di podio) ma invece costretti ad accontentarsi di piazzamenti di rincalzo (15esimo e 16esimo con distacco pressoché identico, 2'39" e 2'40").

Bisogna scendere invece fino al 29esimo posto per leggere il nome di Davide Martinelli, staccato di ben 3'40" da Damien Howson. Una prestazione che di certo non può soddisfare il corridore bresciano ma che va indubbiamente a cozzare con dei limiti in prove dalla lunghezza così elevata (i buoni test effettuati ad inizio mese nella premondiale Toscana e soprattutto alla Chrono Champenois, dove pure era arrivato un incoraggiante nono posto, sono probabilmente ancora insufficienti nel corso di un'intera annata dove altri atleti hanno la possibilità di prepararsi di più e meglio a certi appuntamenti) e con una concorrenza che non sempre costituisce un banco di prova attendibile se si ragiona in ottica mondiale, concetti che il giovane atleta del Team Food Italia ha chiaramente espresso ai microfoni Rai alla conclusione della gara. C'è ancora del tempo per lavorarci e migliorare ulteriormente anche se si ha sempre l'impressione che in Italia più che in salita ci si trovi ad affrontare un vero e proprio golgota. Nessuna velleità di risultato invece per il toscano Simone Antonini, l'altro azzurro impegnato in gara per il quale la convocazione ha rappresentato premio alla dedizione mostrata per la specialità anche in quest'ultima stagione: per lui 49esimo posto a 5'09" e la soddisfazione di poter dire "io c'ero!".

Pronostici rispettati anche nella gara riservata alle Donne Juniores che in mattinata aveva aperto la giornata di gare: a trionfare è stata infatti la francese Séverine Eraud che si conferma un prospetto molto interessante e dotata anche di una buona duttilità. L'atleta transalpina infatti aveva già conquistato il titolo europeo nel mese di luglio ma su un tracciato totalmente diverso e l'aver partecipato, facendo molto bene, anche a gare riservate alle Elite (per lei anche la vittoria nella cronometro in una breve corsa a tappe disputata in Francia quest'anno) ci suggerisce senz'altro di tenerla d'occhio in futuro. Inoltre la sua buona tenuta in salita la renderà una delle avversarie più ostiche anche per la giornata di venerdì 27 in cui si disputerà la gara in linea e la Francia proverà a replicare la doppietta europea.

La Eraud si è aggiudicata il titolo coprendo i 16,1 chilometri del tracciato (prova interamente fiorentina con partenza alle Cascine e arrivo al Mandela Forum) in 22'42" con una media vicina ai 43 km/h, resistendo alla temibile concorrenza australiana, con il Paese oceanico che alla fine è riuscito a racimolare comunque le altre due medaglie in palio: argento ad Alexandria Nicholls, distanziata di appena 2", bronzo per Alexandra Manly, campionessa nazionale di specialità, staccata di 8" (prova deludente invece per la campionessa oceanica Emily McRedmond, solo 32esima). Podio sfiorato per la lituana Zavynta Titenyte, quarta a 11", davanti alla russa Iakovenko che ha invece chiuso quinta a 13". Presenti in top-10 anche le olandesi Demi De Jong (sesta a 14") e Floortje Mackaij (ottava a 21"), la statunitense Catlin (settima a 20"), la canadese Gibson (nona a 22") e la tedesca Kattinger (decima a 23", meno bene invece Anna Knauer, solo 23esima a 50").

Piazzamenti di rincalzo invece per le due azzurre in gara, per il quale il massimo obiettivo poteva essere costituito da un'entrata in top-15 ma prima di analizzare il risultato vale la pena ricordare anche che le due migliori cronogirl nazionali, ovvero la campionessa italiana Arianna Fidanza e Ilaria Bonomi, sono state preservate per la gara in linea. In questo modo si è deciso di puntare su due atlete che hanno nelle doti sul passo la migliore caratteristica ma sicuramente più adatte su distanze più brevi (non a caso entrambe sono campionesse europee su pista nell'inseguimento a squadre): Francesca Pattaro pertanto ha chiuso in 17esima posizione a 41" dalla Eraud, per Michela Maltese invece 39esimo posto con un distacco di 1'30". Anche in questo caso comunque la scarsa possibilità di sostenere confronti internazionali durante l'anno nella specialità fa indubbiamente sentire i suoi effetti.

Domani seconda giornata dedicata alle cronometro individuali con gli Uomini Juniores (in gara per l'Italia Filippo Ganna ed Edoardo Affini) che saranno impegnati dalle ore 10 mentre nel pomeriggio toccherà alle Donne Elite (a partire dalle 14, in gara Elisa Longo Borghini e Rossella Ratto). Per entrambe le categorie la distanza da coprire sarà di 25 chilometri e la speranza è naturalmente quella che possano arrivare buone risultanze anche per i colori azzurri.

Vivian Ghianni

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