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Vuelta a España 2013: Nibali, non è finita finché non è finita! - È ancora possibile battere il Drago Horner sull'Angliru

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Rocky Balboa vs Ivan Drago: non è finita finché non è finita! © arts-wallpapers.com

In fondo, per noi uomini della strada, gli eroi dello sport e quelli del cinema convivono nello stesso empireo di intangibilità, e non può quindi suonare eretico se prendiamo in prestito frasi e iconografia di un mito come Rocky Balboa per rivolgere a Vincenzo Nibali un'esortazione che dev'essere il grido di battaglia da cui domani, nella tappa decisiva della Vuelta a España, all'Alto de Angliru, il siciliano dovrà essere animato per tentare un'impresa che oggi sembra tanto più difficile quanto risibile nelle proporzioni richieste (rimontare la miseria di 3").

È vero, come noterà qualcuno, che la foto là in cima ci dice di un americano (come Horner) che manda al tappeto un sovietico (che tanto ricorda Alexandre Vinokourov, grande capo dell'Astana di Nibali), ma in questo gioco di rimandi e di ribaltamenti ci piace giocare fino in fondo, perché, ontologicamente, qui si parla di ribaltare tutto quando tutto sembra già essere stato ribaltato. Qui si parla di un Nibali vincente nel giorno del Nibali perdente.

Sì, stasera sembra difficile pensare all'impresa necessaria, perché veniamo da un tris di tappe (Aramón Formigal lunedì, Peña Cabarga ieri e Alto del Naranco oggi) in cui un Horner sempre più dispotico ha rosicchiato secondo per secondo il disavanzo che pativa da Nibali, fino a compiere poche ore fa il sorpasso che ormai era più annunciato di una nevicata in gennaio sul Monte Bianco. Era annunciato, esatto: dalla baldanza di Chris contrapposta alla timidezza di Vincenzo, che non sarà quello del Giro d'Italia, che non starà vivendo la migliore settimana della sua vita, ma che si era quasi rassegnato, negli ultimi giorni, a dover vivere questo temuto momento.

Forse bloccato dall'idea di non poter rischiare il tutto per tutto per aumentare quei pochi secondi di margine sull'avversario, perché aveva tanto da perdere (la maglia rossa!), lo Squalo dello Stretto è stato poco squalesco, stavolta, non ha pensato a prendere delle contromisure per anticipare le prevedibili sfuriate del capitano della RadioShack in salita, non ha morso per primo, attendendo sempre che fosse l'altro a muovere le zanne, e facendosi agnellino al cospetto dei ruggiti di Horner.

Poi scopriremo che era tutta una pura, semplice, banale questione di gambe, e che Vincenzo ne aveva di meno rispetto a Chris, e che il veterano di Okinawa domani aumenterà in maniera definitiva il proprio vantaggio, e magari vincerà pure, sulla salita decisiva. Ma non vogliamo essere sicuri che sia così, perché in cuor nostro lo sappiamo che la prestazione sportiva è una somma di gambe e testa, e che le gambe di Vincenzo erano meno forti di quelle di un altro Chris, Froome alla Tirreno-Adriatico, ma la somma di gambe e testa in quell'occasione diede ragione al siciliano. È successo solo sei mesi fa, può succedere ancora. Perché, lo dice Rocky e lo ripetiamo noi, non è finita finché non è finita.

3" non erano nulla per Horner (che infatti oggi li ha recuperati e restituiti), ma non saranno nulla anche per Nibali domani, questo sia chiaro. L'equilibrio in campo è grande, l'italiano ha peraltro già dimostrato di valere ampiamente Rodríguez e Valverde, gli altri rivali della classifica, di non essere quindi in condizioni così precarie. Ha pure dimostrato, tre anni fa, di saper riemergere sulla salita finale della Vuelta (allora la Bola del Mundo) dopo aver balbettato nelle tappe di avvicinamento, e se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che lei (la storia) si può ripetere. In maniera sempre diversa ma in fondo sempre uguale. Corsi e ricorsi...

In questa apologia dell'ottimismo vogliamo pensare che, anche al netto delle condizioni atmosferiche (si dice che se domani piove, Horner avrà più difficoltà a saltellare sui pedali col rapportone, e quindi Nibali potrebbe essere avvantaggiato: ma pioverà?), sarà la testa di Vincenzo a fare la differenza. A fargli balenare l'idea buona per stanare l'americano, per anticiparlo, per sopravanzarlo al momento giusto. Quella testa finalmente liberata dal fardello della difesa a tutti i costi potrà aprirsi ad una splendida prospettiva di attacco, a una mossa sorprendente, a una stoccata vincente. A quello, insomma, che Nibali ha già ampiamente dimostrato di poter fare nel corso della sua già splendida carriera.

E se poi tutto dovesse risultare vano, resterebbe comunque una stagione in cui le vittorie si sono già sommate alle vittorie, e in cui l'affermazione del Giro sarebbe accoppiata (a meno di clamorosi salti all'indietro) da un podio alla Vuelta, e in cui le speranze per altri giorni di gloria non verrebbero comunque lese (il Mondiale ci aspetta, ma pure il Lombardia...).

Ma non vogliamo pensarci, non vogliamo ancora mettere la parola conclusiva, non vogliamo darci per vinti (con Vincenzo), perché il Drago Horner può ancora essere battuto. Perché - lo ripetiamo e lo gridiamo forte - non è finita finché non è finita!

Marco Grassi

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