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Vuelta a España 2013: Nibali in difficoltà, Horner incombe - Tappa a Barguil, Chris a 28" da Vincenzo, bene JRO-Valverde | Cicloweb

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Vuelta a España 2013: Nibali in difficoltà, Horner incombe - Tappa a Barguil, Chris a 28" da Vincenzo, bene JRO-Valverde

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Un Vincenzo Nibali sconsolato taglia il traguardo di Sallent de Gállego © BettiniphotoNon pensavamo che avremmo scritto, in queste tre settimane, un articolo del genere, ma la temuta sorpresa negativa, evidentemente dietro l'angolo, si è manifestata oggi nella 16esima tappa della Vuelta a España, da Graus a Sallent de Gállego (o, per la precisione, alla stazione sciistica di Aramón Formigal). Vincenzo Nibali, leader della corsa, ha avuto oggi un passaggio a vuoto, fortunatamente limitato agli ultimi 3 km di una tappa sviluppatasi in maniera abbastanza anarchica, e coronata da un assalto alla diligenza condotto in primis da Joaquim Rodríguez e finalizzato anche da Valverde e Horner, ovvero dai più vicini rivali del siciliano in classifica.

I danni, per la maglia rossa, sono stati tutto sommato limitati, poche decine di secondi perse nei confronti degli avversari più quotati, ovvero quelli che fino a ieri sembravano stazionare nel cono d'ombra proiettato dalla figura di Nibali, reputato come perfettamente in sincrono con una tabella di marcia che dovrebbe portarlo al successo nella gara a tappe spagnola e poi a battagliare per altri traguardi (dal Mondiale al Lombardia); invece oggi l'inatteso ostacolo sul cammino di Vincenzo si è manifestato in una sorta di affanno, nella difficoltà a tenere le ruote dei migliori, dopo aver peraltro dato l'impressione di controllare al meglio la situazione anche in quest'ultima frazione pirenaica.

La più facile delle tre, eppure la più insidiosa, a conti fatti. Certo, se si fosse dovuto scegliere un momento in cui perdere terreno, oggi era il giorno giusto, visto che domani il secondo riposo offrirà a Nibali la possibilità di recuperare le energie spese in queste ultime frazioni, e la ripresa - con una tappa assai facile - permetterà al capitano dell'Astana di ricominciare a carburare prima della pericolosa tre giorni decisiva tra Peña Cabarga, Alto del Naranco e Angliru.

Non è pensabile che Nibali sia in calo di condizione, visto che - come detto - la sua preparazione mira a tenerlo sulla corda per un altro mesetto; più facile considerare quella di oggi come una semplice giornata negativa, anche se qualche allarme non era mancato dopo Peyragudes: Valverde aveva apertamente dichiarato ieri di aver visto un Vincenzo in sofferenza (ma poi l'italiano ha ribattuto che in realtà non si era mai sentito meglio prima di ieri, in questa Vuelta: verità o pretattica?). Di sicuro lo Squalo dello Stretto ha la possibilità di rimettersi bene in carreggiata, ma altrettanto certamente i suoi principali avversari avranno tratto dalla frazione odierna un incoraggiamento ad attaccarlo, senza aspettare il finale di tappa (se oggi Purito si fosse mosso prima dei -3 quanti danni avrebbe potuto fare?).

E quel Chris Horner di nuovo così vicino, ad appena 28" dalla maglia rossa, fa più paura di ieri: contrariamente a quanto si poteva preventivare, l'americano continua a tenere botta e si conferma uno dei migliori quando la strada sale: sulle pendenze durissime di Peña Cabarga, dopo quasi 20 giorni di gara, avrà ancora la brillantezza per mettere in difficoltà il leader della generale? E sull'Angliru, sabato, Nibali avrà la forza per difendersi ancora dai prevedibili attacchi che - ormai senza più rete, visto che non si dovrà risparmiare nulla alla vigilia della conclusione della Vuelta - esploderanno nella penultima tappa?

I dubbi si moltiplicano, ma resta di fondo la consapevolezza della forza del siciliano, a tranquillizzare i suoi tifosi; e, a livello di consapevolezza, non si può indugiare oltre prima di confermare quanto di buono avevamo già scritto qualche giorno fa su Warren Barguil, 22enne francese che oggi ha centrato il secondo successo di tappa in questa Vuelta che per lui si sta trasformando in un vero trionfo.

Uscito di classifica in seguito a una caduta, il corridore della Argos ha interpretato come meglio non avrebbe potuto la seconda metà del GT iberico: attaccando ogni volta che ne ha avuto l'occasione, e finalizzando al meglio, da consumato corridore da gare a tappe, in ben due occasioni. Era dal 1996 che un neoprofessionista non vinceva due tappe in un grande giro: allora fu Biagio Conte a far sue due volate proprio alla Vuelta; le due affermazioni di Barguil hanno un peso specifico ancora maggiore, perché pervicacemente volute - e ottenute - con una condotta di gara arrembante e con una visione della corsa da far impallidire diversi veterani.

L'Astana prima controlla, poi lascia spazio alla fuga
Sin dalle prime battute della tappa i tentativi di attacco si sono moltiplicati, coinvolgendo anche corridori di un certo spessore (tra gli altri Scarponi, Capecchi, Caruso, Santaromita, Majka, Mollema, Flecha, Boasson Hagen), ma l'Astana di Nibali, forse preoccupata dalla possibilità di lasciare importanti punti di riferimento in avanscoperta ai vari Valverde, Rodríguez e Horner, è corsa a riprendere tutti nei primi 60 km della frazione. Tanto ha tenuto cucita la corsa, la formazione kazaka, che al km 62, al primo traguardo volante di giornata, ha dovuto prendere atto dell'abbuono (3") conquistato da Valverde, bravo a sprintare su Grivko e Nocentini.

Una goccia nel mare (il murciano terzo in classifica accusava da Nibali un ritardo di 1'42"), ma la conferma che gli avversari non sarebbero stati a guardare, pronti a sfruttare ogni minimo errore del leader della corsa. Sicché, probabilmente scottati, gli uomini di Martinelli hanno infine deciso di lasciar fare, e così subito dopo lo sprint intermedio è partita la fuga: Txurruka, Flecha, Nerz, Kohler, Chris Sørensen, Martínez, Sijmens, Huzarski e Urán ne hanno costituito il primo nucleo, nell'attesa che altri corridori si inserissero da dietro strada facendo.

I primi a rientrare sui battistrada sono stati proprio due uomini di Valverde, ovvero Intxausti e Szmyd: la Movistar aveva lavorato nel frangente per non far allontanare troppo i fuggitivi, e i suoi due esponenti si sono fatti sotto a 51 km dal traguardo, sul Puerto de Cotéfablo. Non sono stati gli ultimi, visto che nel corso della salita altri corridori sono emersi dal gruppo (l'Astana era tornata a guidare), e dopo la discesa, a circa 30 km dal traguardo, abbiamo visto altre 6 unità accodarsi alle 11 al comando: Gárate, Cherel, Gusev, Nicki Sørensen, Meier e Barguil; e, non bastasse, ai -20 sono rientrati sui primi anche Herrada (altro valverdiano), Gastauer, Kozonchuk, Paterski, Maté e Cardoso. In totale 23 uomini all'attacco, e gruppo che, avendo nel frangente tirato i remi in barca, era rotolato a 3'30" di distanza.

Dall'attacco di Barguil a quello di Rodríguez
Prima che si approcciasse la salita conclusiva, Gárate ha provato in qualche modo a selezionare il gruppo di testa, causando in effetti qualche danno (ad esempio Intxausti è stato tra i primi a perdere le ruote del folto drappello). Ma solo sulle prime vere rampe dell'Aramón Formigal la corsa si è realmente accesa, e lo ha fatto sulla scorta di un attacco di Barguil.

A 9 km dalla vetta il francese è partito secco, ha preso subito 20", e ha poi fatto crescere il margine fino a poter gestire (ai -5) la bellezza di 40" sugli immediati inseguitori, tra i quali Herrada e Cardoso, Txurruka e Urán parevano i più reattivi. Dal gruppo dei big, fin qui, nessuna notizia, a parte quella di un'Euskaltel messasi a tirare quando ormai i buoi erano scappati dalla stalla.

Ai 3.5 km, però, le cose sono cambiate, in seguito a uno scatto di Valverde. Il capitano della Movistar non è riuscito a prendere il largo, ma ha se non altro ridotto il gruppo a una quindicina di unità. Con Nibali restava il solo Kangert, che per un attimo ha provato a riprendere in mano le redini della situazione, ma gli occhi di tutti erano proprio sulla maglia rossa e sui segnali di difficoltà che da essa oggi promanavano. E allora, visto che il dado era ormai tratto, Rodríguez non ci ha pensato due volte ed è partito in contropiede, ai 3 km.

Purito, che ancora una volta dimostra di saper crescere ottimamente alla distanza (la sua terza settimana al Tour de France è stata fenomenale), ha preso vantaggio, ha trovato sul suo percorso il compagno Gusev che è stato ben felice di dargli una mano finché ha potuto, e ha fatto deflagrare la crisi di Nibali: a differenza delle tappe precedenti, stavolta Vincenzo non ha avuto lo spunto per rispondere, o comunque per guidare l'inseguimento, ma ha rinculato. Horner, di fronte a una simile occasione, non si è fatto pregare e ha alzato l'andatura, guadagnando a sua volta qualche metro; poco dopo anche Valverde ha capito che non era più tempo di indugiare ed è ripartito con Pinot, lasciando Nibali in compagnia del solo Sánchez, visto che anche Roche e Pozzovivo (lì presenti) hanno guadagnato terreno rispetto al siciliano.

Come non bastasse, anche Sánchez ha avuto gambe per staccare Nibali, che è stato raggiunto da Konig e con lui ha concluso la tappa, appena davanti a un discreto Scarponi e al regolare Arroyo.

La bellissima vittoria di Barguil, Nibali raccoglie i cocci
Mentre si consumava la piccola débâcle nibaliana, in testa alla corsa tutto era ancora da decidere. Barguil, superato il momento di massimo splendore, ha iniziato ad accusare un po' di affanno, e già ai 4 km, con Urán in avvicinamento a 30", non era più così sicuro di poter festeggiare un'altra volta. La rincorsa del colombiano è continuata inesorabile fino ai 1200 metri, quando c'è stato l'aggancio al vertice. Gli altri inseguitori (Herrada, Cardoso e Txurruka) avevano a loro volta perso smalto, e si erano fatti superare da Huzarski e Nerz, saliti ad un ritmo regolare e finiti in crescendo.

Quando Urán si è riportato su Barguil, è stato naturale pensare che il corridore della Sky potesse a quel punto fare polpette del giovanotto; e invece quest'ultimo ha respirato, si è messo in scia ed ha atteso lo sprint a due senza più concedere un metro all'avversario. La svolta è stata data dal gran recupero di Huzarski e Nerz nell'ultimo chilometro: i due ormai vedevano i battistrada sempre più vicini, e l'accelerazione del polacco stava per condurre a un ulteriore ricongiungimento ai 300 metri. A quel punto Urán si è fatto prendere dall'ansia, e ha pensato bene di partire col suo sprint quando ancora mancavano 200 metri abbondanti alla conclusione.

La lunga volata di Rigoberto ha sì ricacciato indietro Huzarski (Nerz aveva già perso qualche metro), ma ha anche fatto sì che si prestasse il fianco, da parte del sudamericano, alla controrimonta di Barguil. Warren ha gestito benissimo il finale, è partito giusto, ai 150 metri, ha chiuso il buco nei confronti dell'avversario e proprio sulla linea d'arrivo l'ha affiancato e battuto con un colpo di reni che si è tramutato in un vantaggio - per il transalpino - di un centimetro o poco più: solo il fotofinish ha potuto darci la certezza della vittoria del corridore della Argos, anche se lui non aveva perso tempo e aveva subito esultato.

Urán mastica amaro per la sconfitta ma si consola con una crescita di condizione che lo renderà uno degli uomini da seguire con maggiore attenzione in quel di Firenze. Huzarski, terzo di tappa, ha chiuso a 3" dai primi, Nerz è arrivato a 8", Herrada a 20", e poi a seguire Cherel, Paterski, Cardoso, Txurruka, Chris Sørensen e poi gli altri superstiti della fuga. Il primo dei big, Joaquim Rodríguez, è transitato in 17esima posizione a 1'41" da Barguil, e ha preceduto di 3" Valverde (che nel finale aveva superato Horner), di 6" Pinot e appunto Horner, di 15" Sánchez, di 22" Roche, di 23" Antón e Pozzovivo, di 27" Konig. Nibali, 26esimo di tappa, è arrivato a 2'09" dal vincitore e a 28" da JRO, giusto davanti a Scarponi e Arroyo (preceduti di 5"), e di Moreno, Kangert e Kiserlovski (che hanno chiuso a 10" da Vincenzo).

Tutto ciò ci porta ad una classifica che si è fatta decisamente più corta: solo 28", come anticipavamo in apertura, separano ora Nibali da Horner, mentre Valverde è risalito a 1'14" dal siciliano; Rodríguez è quarto a 2'29", Pozzovivo quinto a 3'38" e controlla sempre Roche che è sesto a 3'43"; Pinot procede in settima posizione (a 4'37" dalla maglia rossa), quindi Konig (a 6'17"), Sánchez (a 7'33") e Kangert (a 9'21") chiudono la top ten; Scarponi ha perso una posizione (scavalcato da Herrada) ed ora è 14esimo a 12'08", e l'Italia ha ancora Capecchi in top 20 (18esimo a 19'16" da Nibali).

Domani, come detto, si riposa, e dopodomani si ripartirà in maniera soft, con la Calahorra-Burgos, 189 km molto facili (malgrado un paio di Gpm di 3a categoria) che dovrebbero concludersi con una volata di gruppo (sarebbe appena la seconda in 17 tappe). Nibali avrà quindi un paio di giorni per recuperare la forma migliore (e lo spirito più adatto, dopo la mezza delusione di oggi) e per tornare nella condizione ideale per condurre in porto quella che sarebbe un'impresa di grandissimo spessore: vincere la Vuelta dopo aver dominato il Giro. Noi continuiamo a credere che abbia ancora tutte le carte in regola per riuscirci.

Marco Grassi

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