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Tour de l'Avenir 2013: Discesa con le ali? Ci pensa Alaphilippe - Classifica finale a Fernández Andujar, Formolo 6°

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Julian Alaphilippe vince l'ultima tappa del Tour de l'Avenir a Plâteau des Glières mentre lo spagnolo Rubén Fernández Andujar porta a casa la maglia gialla © tourdelavenir.com

Era nell'aria che Rubén Fernández fosse un avversario troppo solido per essere mandato in crisi, nonostante la nomea dell'illustre signor nessuno, e così è stato. Il Col de le Salève e il Plâteau de Glières non hanno operato la selezione necessaria, gli attacchi tra i big sulla salita finale si sono risolti con un nulla di fatto e dunque il vantaggio conseguito da Rubén Fernández sul Col de la Madeleine è risultato decisivo per conseguire la 50esima edizione del Tour de l'Avenir.

La tappa odierna, la più difficile in quanto a durezza delle salite, ha visto andar via dopo meno di 20 km un quintetto composto da Dieter Bouvry (Belgio), Tim Mikelj (Slovenia), Viktor Manakov (Russia), Gregory Daniel (Stati Uniti) e Caleb Ewan (Australia), vincitore di due frazioni e deciso a difendere nell'unico modo possibile la sua maglia verde, vista l'assenza di sprint intermedi. Su di loro si riporta il nostro Manuel Senni sulla prima salita di giornata, il Col de La Vernaz, di terza categoria, e il così fatto sestetto comincia a prendere del margine. Il gruppo lascia fare e la fuga prende margine, fino a toccare i sei minuti di vantaggio ai piedi de Le Salève.

Una salita lunga e abbastanza pedalabile, se non per il tratto centrale, 3 km di pendenze costantemente sopra il 10% con punte del 17%: tuttavia su questa salita non succede nulla, se non che metà del gruppo perde contatto, tra cui Howson, che fino a questo momento aveva disputato una discreta prova ed era tredicesimo in classifica. Avviene selezione anche tra i fuggitivi e sono Bouvry, Ewan e Daniel a resistere davanti, mentre gli altri tre sono riassorbiti uno ad uno.

Si profila l'ultima discesa della corsa e qui il protagonista assoluto di questo palcoscenico, Julian Alaphilippe, non vuole sfigurare. Signori, siamo davanti a un talento innato delle picchiate, un ragazzo che quando arriverà al professionismo non sfigurerà di fronte ai grandi talenti recenti della specialità, quali Paolo Savoldelli o Samuel Sánchez. L'unico limite di Alaphilippe è quello di non essere uno scalatore, e dunque difficilmente potrà deliziarci sulle salite alpine; ma il professionismo è un'altra storia e nulla è ancora detto. Fatto sta che oggi sulla discesa de Le Sèleve Alaphilippe ha portato con sé Mohoric e Gougeard, rispettivamente secondo e terzo di ieri (anche per loro pollice in su viste le prestazioni di questo Avenir), andando a riprendere i fuggitivi a fine discesa. Recuperando dunque su di essi all'incirca 3'.

Sul dentello di Groisy Ewan e Daniel hanno ceduto, lasciando Bouvry (compagno di squadra di Alaphilippe alla Etixx, la squadra decisamente più rappresentata e più ricca di talenti a questo Tour de l'Avenir) solo coi nuovi compagni di fuga. Il gruppo si rilassava e lasciava margine, permettendo alla fuga di iniziare il Plâteau con 2'30" di vantaggio. Qui, con Bouvry stanco e Gougeard che lavorava per Alaphilippe, sono rimasti in due a giocarsi la vittoria, dato che dietro il gruppo non riusciva a recuperare molto terreno.

Ai -5 dall'arrivo Alaphilippe ha sferrato l'attacco ed il pur bravo Mohoric non ha potuto opporre resistenza, dovendosi accontentare del secondo posto anche oggi: poco male perché date le prestazioni mostrate, lo sloveno coi colori della Cannondale potrebbe prendersi già l'anno prossimo le meritate rivincite. Quanto a Julian, l'Avenir si chiude come era iniziato, ovvero con la vittoria di un francese, e per lui, militare vincente davanti al monumento della resistenza francese, un doppio premio alla tenacia dimostrata: vittoria di tappa e maglia verde soffiata ad Ewan. Un successo che lascia i francesi senza l'amaro in bocca per non aver trovato un degno erede di Barguil (migliore in classifica Gouault 13° a 4'16").

Dietro invece la montagna partorisce il topolino. I più generosi sono Adam Yates, che tuttavia capisce subito che più che contrastare Fernández Andujar dovrà difendere il suo secondo posto, ed il nostro Davide Formolo, voglioso di riscatto. Ma per entrambi non c'è spazio per andare via e come sul Col de La Madeleine, giunge al traguardo un gruppettino, stavolta di 7 elementi, con Adam Yates terzo a 1'39", Skujins, Konrad, Svendsen e Formolo a 1'44", Kozhatayev e Fernández a 1'47". Chiude la top ten di tappa il vincitore delle due tappe precedenti, Simon Yates, decimo a 1'59". Nettamente sconfitti i favoriti della vigilia: Parra e Kudus vanno in crisi. Il colombiano arriva con Mannion e paga quasi 3' da Alaphilippe, l'eritreo quasi 4'.

La classifica finale vede dunque il podio invariato, con Fernández Andujar che s'impone su Adam Yates di 55" e su Konrad a 1'07". Kozhatayev è quarto a 1'12", poi Svendsen a 1'40" e Formolo che guadagna tre posizioni e sale al sesto posto, a 2'02". Parra rimane settimo con 3'03", al pari di Mannion, mentre Skujins (3'27") e Simon Yates (3'44") si guadagnano la top ten ai danni di Kudus, undicesimo a 3'59" e Pibernic, sprofondato in 23a posizione.

Considerazioni finali. Difficile dire cosa resterà del vincitore di questo Tour de l'Avenir, venuto fuori praticamente dal nulla e probabilmente destinato a non far sfracelli da grande. Non per cattiveria o per partito preso, ma la vittoria di Rubén Fernández sembra più figlia di una maggiore maturità fisica, coniugata con un'ottima preparazione alla gara che solo un professionista poteva permettersi, che di un reale talento. I gemelli Yates, con Adam che arriva trentun'anni dopo Robert Millar, anche lui secondo all'Avenir dietro un fuoriclasse come LeMond, sembrano poter garantire continuità al movimento britannico. Konrad e Alaphilippe sono i portabandiera di una formazione, la Etixx, cresciuta sotto l'ala protettiva della Quickstep e di Bakala, che si sta imponendo come multinazionale di dilettanti di talento, a più di dieci anni dalla Mapei Espoirs (e purtroppo senza nessun italiano): vedremo se i nuovi Cancellara, Pozzato, Rogers verranno fuori da questo vivaio.

Garantisce ricambio anche il Kazakhistan, vincitore della classifica a squadre grazie a Maidos (12°) e Fominykh (14°), oltre che Kozhatayev, mentre la pois fa ad Haugaard Jansen, portacolori di una Danimarca anch'essa molto combattiva. Svendsen, il migliore dei primo anno, potrebbe tornare l'anno prossimo per vincere. Sconfitti su tutta la linea i favoriti della vigilia, ovvero Kudus (probabilmente arrivato troppo stanco) ed i colombiani, fuori dal podio dopo tre anni.

Infine veniamo ai nostri. A Formolo è mancata un po' di fortuna con la foratura alla quinta tappa, ma per giungere a podio serviva anche un po' più di ardore e astuzia. Konrad e Yates non hanno costruito la loro classifica attaccando in salita ma nelle tappe intermedie, mentre Formolo ha atteso le salite vere, sperando in sconquassi che non sono arrivati. I nostri non solo non sono riusciti a portare a casa una tappa, ma non sono mai arrivati neanche a giocarsela, se si eccettua per un tentativo di Martinelli (il più combattivo dei nostri e l'azzurro che esce meglio da questa esperienza) di anticipare lo sprint alla seconda.

D'altronde non partivamo con una squadra fortissima e neanche rappresentativa del meglio che possiamo offrire tra i dilettanti, tra stagisti (Villella, Zordan, Bonifazio) e scelte dettate da lottizzazione. Bertazzo per esempio è andato bene, ma più di un quarto posto allo sprint con dei futuri campioni come Ewan o Zabel non si può avere; Andreetta è al secondo anno e una vittoria alla Bassano-Monte Grappa non basta a farne uno scalatore che può lottare con i migliori al mondo (e nonostante ciò è andato vicinissimo a giocarsela, una tappa); Senni si è visto giusto oggi per una fuga, mentre Sterbini non è mai riuscito a mettersi in mostra.

Va comunque dato merito ai nostri di aver terminato tutti quanti la prova. L'assenza di risultati al Tour de l'Avenir costringerà la nostra nazionale a schierare solo cinque, e non sei atleti, nella prova di Firenze ai Mondiali, visto che i posti andavano alle prime cinque nazioni classificate nella Coppa delle Nazioni.

Nicola Stufano

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