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Vuelta a Burgos 2013: Ponzi, lo stallo finisce al Castillo - Battuto Ratto nella prima tappa, buoni segnali da Nibali

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Simone Ponzi precede (e copre) Daniele Ratto vincendo la prima tappa della Vuelta a Burgos © www.vueltaburgos.comCome l'anziano signore che, quando non più se l'aspetta, sente dentro di sé il fremito di un'erotica attrazione, oggi l'appassionato italiano avrà trovato, nell'oppressione dell'afa agostana, un inatteso brivido di gioia se avrà seguito la prima tappa della Vuelta a Burgos, ovvero la coerentissima Burgos-Burgos di 139 km. Tale brivido è stato dettato sì (ma non solo) dall'affermazione di Simone Ponzi, talentuoso e veloce corridore dell'Astana i cui risultati sin qui sono stati inferiori alle potenzialità che gli sono riconosciute, ma gli anni sono ancora solo 26, e quindi - volendo - un certo quid di miglioramento è ancora ampiamente possibile sotto tutti i punti di vista.

Intanto quest'anno il bresciano di Manerbio ha mostrato buone cose in corse durette (piazzamenti raccolti a Roma Maxima e Strade Bianche in avvio di stagione), ha esibito una condizione in crescita un mese fa al Giro d'Austria, ed oggi eguaglia il numero di vittorie del 2012 (sempre 1), solo che l'anno scorso quell'affermazione venne al Giro di Slovenia, quest'anno, con lo squillo alla Vuelta a Burgos, siamo a una gara un po' più prestigiosa; speriamo che non si accontenti, ma che continui a lanciare segnali, anche al ct Bettini che potrebbe tenerlo in considerazione per un posto in azzurro, hai visto mai...

L'appassionato italiano oggi fremente l'abbiamo lasciato alle prese con la vittoria di Ponzi e non abbiamo ancora scritto che, subito alle spalle di Simone, si è piazzato Daniele Ratto (gioiellino della Cannondale); che dalla prima alla 13esima posizione troviamo la bellezza di 7 italiani; e che il più atteso fra tutti, Vincenzo Nibali, ha svolto un buon lavoro proprio a beneficio di Ponzi, ritrovando qualche motivo di serenità dopo le non brillanti prestazioni del Giro di Polonia.

Un risultato di gruppo che qualche anno fa era la normalità, ma che oggi è merce rara, in un ciclismo in cui l'Italia, ai massimi livelli, risulta spesso - purtroppo - marginalizzata in tempi di globalizzazione dello sport (e di impoverimento del nostro movimento, aggiungiamo).

La tappa è iniziata con la forte determinazione di Vasili Kiryienka, trombato eccellente dell'ultimo Tour de France (chiuso con un mesto fuori tempo massimo dopo 9 tappe), a far andar via una fuga: la missione è stata compiuta al km 16, quando il bielorusso della Sky si è ritrovato al comando con Fabricio Ferrari, Jorge Azanza, Christian Meier e Paolo Tiralongo. Forse Kiryienka aveva letto l'oroscopo che stamattina gli avrà consigliato di tenersi alla larga dai compagni, sui quali incombeva una maledizione puntualmente verificatasi al km 57 (a 82 dal traguardo), allorquando una grossa caduta ha fatto strike dei nerazzurri, costringendone addirittura tre al ritiro (Boswell, Dombrowski e Knees) e lasciando segni di ferite sul corpo degli altri (compreso Cataldo, poi piazzato all'arrivo).

La fuga, nel frattempo, non è certo decollata: la Movistar, fidandosi a occhi chiusi di Visconti, ha lavorato tutto il giorno per tenere gli attaccanti in zona, concedendo ai 6 non più di 2'43" (il vantaggio massimo è stato toccato al km 38). Abbiamo detto 6, ma prima ne avevamo elencati solo 5: su di loro, al chilometro 20, è rientrato anche Illart Zuazubiskar, 23enne basco della Euskadi (la consorella Continental della Euskaltel, anch'essa dal futuro incerto come la formazione WT), il quale purtroppo in futuro pagherà senz'altro una certa avversione da parte della lobby dei titolisti (che, si sa, preferiscono i cognomi brevi). Non è riuscito invece a rientrare sugli attaccanti l'altro giovane Efren Carazo (della Burgos BH, formazione di casa), rimasto per un po' a metà strada e poi riassorbito dal gruppo.

L'inevitabile, ovvero l'annullamento della fuga, è andato in scena dopo una seconda maxicaduta (avvenuta a 31 km dal traguardo intorno alla 30esima posizione del plotone: coinvolti, fortunatamente senza conseguenze, anche Nibali e Agnoli); rimessisi tutti in piedi e annullati i microfrazionamenti che avevano avuto luogo nell'occasione, il gruppo ha raggiunto gli attaccanti. Prima proprio Zuazubiskar e Ferrari, staccatisi su un forcing di Tiralongo ai 26 km; poi anche gli altri, ultimo tra tutti Meier, che ha resistito da solo fino ai -11 dal traguardo.

Il finale prevedeva una doppia scalata alla salitella che porta al castello di Burgos (propriamente chiamata Alto del Castillo); la prima volta (a 8 km dalla fine) abbiamo visto Roux operare un ottimo forcing con Failli in seconda ruota e con Nibali e Quintana acconciamente messi nelle prime posizioni; appena scollinati, col gruppo allungato se non proprio sfilacciato, è partito in contropiede l'altro FDJ Geslin, ripreso ai 6 km; dopo un breve lavorìo dei fratelli Herrada e altri batti e ribatti, il colombiano Chalapud ai 3 km ha tentato per ultimo di evadere (raggiunto anche da Plaza e da Zandio), prima che il gruppo annullasse ogni azione e si presentasse compatto o quasi ai piedi dell'ultima salita.

Ratto ha voluto esagerare, ed ha proposto uno scatto proprio all'inizio dell'ascesa, a circa 800 metri dal traguardo (dopo che erano stati i Vini Fantini ad alzare il ritmo); a chiudere su di lui è statto Nibali, bravo a selezionare un gruppetto con tutti i migliori di giornata e a preparare il terreno (tirando fino ai 200 metri) per la volata all'insù del suo compagno Ponzi. Il quale è stato molto sveglio nel finale, lasciando che fosse ancora Ratto a partire ai 150 metri, prendendone senza indugi la scia e poi passandolo sull'ultima curva a destra, all'interno, mentre chissà perché il torinese si voltava per guardare sul lato esterno. Terzo ha chiuso un po' a sorpresa il russo Chernetskiy, con Roux piazzatosi al quarto posto (con conseguente conquista di nuovi punti Gpm che gli hanno conferito la maglia di migliore scalatore della corsa, per il momento).

I primi quattro hanno chiuso tutti con lo stesso tempo, e la classifica è uguale all'ordine d'arrivo, visto che storicamente questa corsa è priva di abbuoni. A 3" da Ponzi sono stati cronometrati Cataldo e Keukeleire, a 5" troviamo Vaugrenard, Finetto e Cherel, a 8" è arrivato un drappello aperto da Nocentini decimo, con a seguire Visconti, Samuel Sánchez e Giampaolo Caruso, e comprendente tra gli altri anche Nibali (16esimo). Il grosso del gruppo, al cui interno c'erano Landa, Intxausti e Quintana, è transitato a 12". Ivan Basso, solo 61esimo, ci ha rimesso 42", ma diciamo che questo non era certo il suo arrivo.

Domani la seconda tappa partirà da Roa de Duero e si chiuderà nella città romana di Clunia, e al termine dei 157 km previsti dovrebbe esserci una volata. Quanto corposo sarà il gruppo che andrà a disputarsela, dipenderà dalla tenuta sul leggero falsopiano che conduce alla località d'arrivo.

Marco Grassi

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