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Tour de France 2013: Froome, manca solo la lode - Le pagelle: Quintana e Kittel eccellenti, delude la Francia

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Le maglie del Tour de France 2013 © Bettiniphoto

Christopher Froome - 10
Una stagione incentrata sulla Grande Boucle, una vigilia da super favorito, avversari non tostissimi ma comunque di grido. E lui dà cinque minuti al secondo, ammazzando subito ad Ax 3 Domaines gambe e morale della concorrenza. Dal primo scatto sulla Côte de Salario, in Corsica, all'ultimo di Semnoz, un Tour perfetto. Certo, la tattica gli è discretamente sconosciuta (perché inseguire anche l'ammiraglia della Sojasun sui Pirenei?), ma sono dettagli. E, se come dice Brailsford, ha corso una Tour non al top...

Nairo Alexander Quintana Rojas - 9.5
Al secondo GT della sua carriera il talento colombiano coglie una piazza d'onore che dà ragione di credere che tra non molti anni la farà sua, una grande corsa a tappe. Il più forte in montagna dopo Froome, che però stacca a Semnoz, già dalla prima salita pirenaica, il Col de Pailhères, se n'era andato, facendo vedere di avere una marcia in più. Recupera il podio all'Alpe d'Huez, si prende il secondo posto, scalzando "solo" Alberto Contador, sull'ultima salita. E può ancora migliorare, questo ventenne.

Joaquim Rodríguez Oliver - 9
Partito non male, malissimo, sui Pirenei, corre un Tour in rimonta, e che rimonta! Mentre la forma degli avversari, in particolare i due Saxo ed i Belkin, cala, quella di Purito si perfeziona e negli utlimi giorni arriva ad attaccare ed ancora attaccare. Spererebbe in una piazza d'onore ma un superbo Quintana gliela nega. Per com'era iniziata, va benissimo così.

Alberto Contador Velasco - 6
Non c'è la gamba dei giorni migliori, c'è il talento e la voglia, ma non bastano. Già indietro ad Ax 3 Domaines, a Saint-Amand-Montrond prende un minuto a Froome grazie ad un ventaglio (ottimi in quel frangente Matteo Tosatto e Daniele Bennati, voto 6.5 condiviso). Secondo in classifica fino all'ultima salita, non è certo aiutato dalle tattiche della Saxo-Tinkoff. Non resiste mai alle accelerazioni di Froome e di coloro i quali vanno a podio, chiude 4°.

Roman Kreuziger - 6.5
Il miglior Kreuziger mai ammirato in un GT. Al tempo stesso gregario di Contador ed attento alla sua classifica, fino all'Alpe d'Huez è terzo nella generale. Non tiene i big sulle salite, alla fine racimola un 5° posto nella generale che sorprende molto, non troppo.

Bauke Mollema - 6
Per due terzi di Tour resta in zona podio, addirittura secondo, poi la cronometro di Chorges lo porta in quarta posizione, in favore di Contador e Kreuziger. Chiude con un buon 6° posto, logica conseguenza delle ottime prestazioni allo Suisse. Dopo diciassette giornate a podio forse iniziava a crederci sul serio, peccato.

Jakob Fuglsang - 7
Per la squadra che aveva a disposizione ha fatto anche troppo. A Bagnères-de-Bigorre arriva a giocarsi la vittoria di tappa con Daniel Martin, ma l'irlandese avrà la meglio. Fuglsang non sarà appariscente ma c'è sempre, nel primo gruppetto inseguitore, quando la strada sale. Ottimo settimo, e ci si perdoni il bisticcio.

Alejandro Valverde Belmonte - 8
Fino a Saint-Amand-Montrond è 2°, poi arriva quella tappa, quella dei ventagli, il murciano perde oltre 10' e bye bye maglia gialla (non è la prima volta che gli succede). Le tappe alpine potrebbero essere insignificanti per lui, invece si fa in quattro per Quintana, lavorando in ogni modo, scattando, cercando talvolta la vittoria di tappa. Orgoglioso, sfortunato, un filo sprovveduto, alla fine raccoglie meno di quanto meriterebbe. Come già accaduto altre volte.

Daniel Navarro García - 7
Nel suo primo GT da capitano ottiene un 9° posto onesto. A Le Grand Bornand ottiene il miglior piazzamento della Grande Boucle (5°), vive di alti e bassi ma alla fine la top ten la porta a casa.

Andrew Talansky - 7.5
Il classe '88 statunitense non inizia benissimo ma finisce in crescita. Colma il vuoto creato da Ryder Hesjedal (voto 5) per la leadership della Garmin, va pure in fuga (è 3° a Lione, nel giorno di Trentin), ed a Semnoz ottiene il miglior piazzamento in salita, 6°. Se troverà ancor più continuità sarà un osso davvero duro.

Michal Kwiatkowski - 8
Classe '90, e basterebbe questo. Il polacco si butta in volata (ad Ajaccio è 4°, a Calvi 3°), vola a cronometro e tiene discretamente (nonn benissimo) sulle salite. A Bagnères-de-Bigorre è ancora 4°, sulle Alpi si arrende a molti, nello specifico della lotta per la maglia bianca a Quintana, che gli è palesemente superiore. Un 11° posto finale che non può che far ben sperare per le edizioni future.

Mikel Nieve Ituralde - 7
Il basco, zitto zitto, lo trovi sempre se la strada sale. I suoi scattti non sembrano far male, eppure durano e lo portano a cogliere piazzamenti prestigiosi. Al di là del 12° in classifica, degno di menzione il 3° posto di tappa sul Ventoux, dietro a Froome e Quintana. E abbiamo detto fin troppo.

Laurens Ten Dam - 6
A quasi 33 anni questo buonissimo corridore si piazza nella prima parte di Tour nei primi dieci e ci resta fino alla crono di Mont-Saint-Michel. In salita comunque coglie ottimi piazzamenti ma con il passare dei giorni scivola in 13a posizione. Forse non ci avrebbe scommesso nemmeno lui.

Richie Porte -7.5
Solo una giornata storta, la seconda tappa pirenaica (quella di Bagnères-de-Bigorre), nemmeno ventiquattr'ore dopo aver terminato alle spalle di Froome in quel di Ax 3 Domaines. Sulle Alpi e per tutto il resto della Grande Boucle è il gregario più che perfetto di Froome, il quale vorrebbe portarlo alla vittoria. Non ci riesce ma nel 2014 il diavoletto della Tasmania lotterà per vincere un GT. Una menzione speciale per Geraint Thomas (voto 7). Perché trovarlo in testa a tirare sulle Alpi con una microfrattura al bacino non è proprio un fatto ordinario...

Andy Schleck - 5.5
Ritornava dopo un anno pieno di inattività, in pratica, e qualche segnalino l'ha dato. Non entra mai nei dieci (miglior prestazione: 12° posto a Bagnères-de-Bigorre) ma per ora forse è fin troppo.

José Rodolfo Serpa Pérez - 7
Primo Tour della carriera (ha 34 anni) per il colombiano della Lampre, che si trova ad essere il miglior uomo in classifica per i blufucsia. Sicuramente meglio di Przemyslaw Niemiec (voto 4), impalpabile, così come non s'è mai visto Damiano Cunego (voto 4). Né per la generale, né per una tappa, una sola volta in fuga.

Igor Antón Hernández - 5
Decisamente inferiore al compagno Nieve, l'impressione è quella che il bel corridore che nel 2011 vestiva la maglia roja alla Vuelta (e chissà come sarebbe finita senza quella caduta) non lo ammireremo più.

Pierre Rolland - 5.5
Non si decide: prima va a prendersi la magli a pois, entra nelle fughe, però vorrebbe anche provare a fare classifica. Risultato: non coglie né l'uno né l'altro obbiettivo. Nel 2012 8° con una vittoria di tappa, nel 2011 10°, questo piazzamente fuori dai venti non è il massimo.

Rui Alberto Faria da Costa - 8
Si fa un mazzo tanto per Valverde e Quintana, attende il murciano a Saint-Amand-Montrond, con conseguente perdita di minuti, centra due vittorie diversissime, a Gap ed a Le Grand Bornand. Pericoloso, abile ad entrare nelle fughe, altrettanto ad uscirne dal lato giusto: quello anteriore.

Tejay Van Garderen - 4.5
S'è spento dopo la vittoria al California ed anche qui, dove dodici mesi fa aveva ottenuto un'ottima 5a piazza (con relativa maglia bianca) crolla sin da subito. Si mette in mostra verso l'Alpe d'Huez. Un po' sfortunato, un po' con due chilometri in meno nelle gambe, fatto sta che non vince nemmeno là.

Philippe Gilbert - 4.5
Come nel 2012, probabile che aspetti il Mondiale, e chi glielo impedisce. Al Tour va qualche volta in fuga senza lasciare traccia. Non è il Gilbert che avevamo conosciuto.

Thomas Voeckler - 4.5
Tanta voglia di attaccare, poche gambe. Anche quando le forze lo sorreggono, l'attacco dura poco. Non troppo utile alla squadra, anzi.

Alessandro De Marchi - 6.5
Lavora per Sagan, poi sulle Alpi resta con i migliori. In fuga a Le Grand-Bornand, da due anni a questa parte si è messo più che in luce. E chissà che in futuro non riesca a ritagliarsi un suo spazio...

Simon Gerrans - 7
Batte Sagan a Calvi. In volata. È una mezza notizia. Tiene per un paio di giorni la maglia gialla, poi la cede a Daryl Impey (voto 7), primo africano a vestirla (precede di un paio di giorni Froome). Per tutti e due bilancio positivo, er quello che potevano e dovevano fare.

Jan Bakelants - 7.5
Bella Grande Boucle per il fiammingo della RadioShack, già in giallo ad Ajaccio, dopo aver creduto nell'azione finale. Nel finale trova anche un 3° posto a Le Grand Bornand, dopo una lunga fuga. Una piccola rivelazione.

Peter Sagan - 7.5
Ok la maglia verde strameritata e conquistata con largo anticipo ma non ci è sembrato il solito Sagan. Di sicuro la caduta di Bastia influisce non poco sul suo rendimento, almeno nella prima parte di Tour. La vittoria di Albi, un capolavoro tattico della Cannondale su cui Sagan mette la firma, è un po' pochino, ma forse ci aveva abituato bene.

Tony Martin - 7
Pronti via e cade subito, rischiando il ritiro. Resta in gara stoicamente, la schiena a pezzi. A poco a poco si riprende e vince la crono di Mont-Saint-Michel. Missione compiuta.

Marcel Kittel - 9.5
Sbocciato definitivamente. Se negli anni scorsi era parso già fortissimo, questo Tour lo eleva a velocista di riferimento insieme a Cavendish e Greipel. Quattro capolavori, l'ultimo su un traguardo non certo banale, quello dei Campi Elisi. Logico che John Degenkolb venga sacrificato alla causa del connazionale, ma ne vale la pena.

Mark Cavendish - 7
Bene, ma non granché. Stride quest'affermazione quando hai vinto due tappe (Marsiglia e Saint-Amand-Montrond, dopo i ventagli). Eppure son più le volte che si piazza rispetto a quelle iin cui alza le braccia al cielo. Gli sfugge persino Parigi, dove vinceva da quattro stagioni consecutive. Non il miglior Cavendish, sebbene resti a livelli eccelsi.

André Greipel - 6.5
Una sola vittoria, a Montpellier, per il Gorilla. Trova Cavendish (e non solo lui) davanti a lui in quel di Marsiglia mentre un Kittel formidabile gli impedisce anche di vincere sui Campi Elisi.

Matthew Harley Goss - 4.5
Mai visto. E sì che vince, ma nella cronosquadre. Per il resto non riesce nemmeno a piazzarsi in una top ten, solo sfiorata a Saint-Malo (11°) ed a Parigi (12°). Qualcosa non va.

Edvald Boasson Hagen - 6.5
Sulla via di Tours cade e s'infortuna, salutando il gruppo. E dire che fino a lì, tra qualche volata ed il gregariato per Froome, non aveva demeritato. Ad Ajaccio, Marsiglia ed Alvi è nei primi 10, il resto della storia è nota. Conclude il Tour invece Alexander Kristoff (voto 6), senza infamia e senza lode. Magari da lui un lampo in più lo si poteva attendere.

Danny Van Poppel - 7.5
A 20 anni da compiere piazza subito un terzo posto a Bastia, nella tappa d'apertura. Prosegue bene, entrando un altro paio di volte nella top ten, poi si ritira dopo il Ventoux. Il futuro è (anche) suo.

Thibaut Pinot - n.g.
Era molto atteso, non si può negare. Cade nel panico in discesa e da allora non la muove più. Si ritira senza mezzo acuto.

Cadel Evans - n.g.
Forse troppo stanco dopo il Giro corso ad alti livelli, forse inizia a sentire le primavere, fatto sta che si rilassa e chiude con un 39° posto che non aggiunge nulla alla sua carriera. Ma lui se l'è goduto, questo Tour, ed al prossimo potrebbe avere un ruoo tecnico in BMC.

Jean-Christophe Péraud - 6.5
Stoico, quando si frattura una clavicola nella ricognizione della crono di Chorges, parte ugualmente e cade ad un paio di chilometri dal termine, battendo sullo stesso punto. Ritiro obbligato, peccato perché era 9°.

Matteo Trentin - 8
Se c'è da tirare per Cavendish lui tira, e dal britannico è molto apprezzato. Se poi va via la prima fuga sulla strada che porta a Lione il ragazzo di Borgo Valsugana ci si fionda. E quando parte Albasini lui fa valere lo spunto veloce, regalando una vittoria all'Italia dopo tre anni.

Roberto Ferrari - 7
Tre volte quinto (Marsiglia, Tours e Parigi)  ma più in generale sempre lì pronto a sprintare. Uomo di riferimento della Lampre quando c'è una volata, è un altro corridore rispetto alla prima parte di stagione. Bene così.

Jurgen Van den Broeck - n.g.
Non che paresse in grande spolvero prima del ritiro ma il belga della Lotto-Belisol sulla via di Marsiglia cade e si ritrova con un'ecchimosi ed un edema al ginocchio. Nessuno può sapere cos'avrebbe combinato.

Moreno Moser - 5.5
Lavora molto per Sagan, trova poco la fuga. Ma verso l'Alpe d'Huez il trentino è presente. Si stacca, chiude, va via in discesa, si stacca ancora ed alla fine è 3°. Deve crescere ancora tanto, perché una bella prestazione non può giustificare una sufficienza che non c'è. Molto, ma molto incoraggiante in chiave futura.

Daniel Martin - 6
Come ogni Garmin, parte da mezza punta e sui Pirenei vince anche il tappone di Bagnères-de-Bigorre. È 14° sul Ventoux ma sulle Alpi si perde, chiudendo la corsa al 33° posto.

Christophe Riblon - 6.5
Il francese dell'AG2R La Mondiale palesa una buonissima forma già a Gap, dove però Rui Costa lo precede. In fuga due giorni dopo verso l'Alpe d'Huez, si stacca e cade nella discesa del Sarenne. Rientra su Moser insieme a Van Garderen e nel finale ne ha più di tutti. Per la squadra e per la Francia una vittoria che è una boccata d'ossigeno.

Francesco Sulas

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