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Tour de France 2013: Attese disattese, è il solito Cunego - Per il veronese il bilancio è negativo

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Damiano Cunego in azione al Tour de France © BettiniphotoCi sta che il tifoso duro e puro di Damiano Cunego resti convinto che il suo beniamino sia tra gli atleti più forti non solo nel panorama ciclistico italiano ma addirittura in quello mondiale. Non lo vieta nessuna legge.

Ci sta decisamente meno che in una classifica - qualsiasi essa sia - si guardi ancor prima del vincitore la posizione ed il distacco di Cunego Damiano da Cerro Veronese.

Se poi la classifica in questione è quella del Tour de France e Cunego risulta un filo attardato rispetto alla maglia gialla, non si ragiona più o quasi.

In realtà Damiano Cunego viene considerato più di un Davide Malacarne: il feltrino da stasera precede il veronese il classifica, non eccelle nemmeno lui a questo giro ma almeno ci ha provato, è stato male, ci ha riprovato. Come Cunego, Malacarne ha vinto un Mondiale tra gli Juniores, anche se il feltrino si prese l'oro nel ciclocross e non su strada, correva l'anno 2005.

Il Tour di Cunego è un Tour all'insegna dell'aggiustare il tiro. All'inizio vuol fare classifica ma al primo arrivo in salita prende una scoppola (già aveva perso tempo a Montpellier, ma lì la colpa era di una caduta); allora punta alle tappe, senza se e senza ma. Aspettiamo l'Alpe d'Huez per giudicarlo, non abbiamo fretta. L'abbiamo aspettata, quest'Alpe, ma davanti anziché Cunego abbiamo trovato Moser (con piacere, aggiungiamo).

E proprio con il trentino ed altri oggi Cunego era andato in avanscoperta, fino al Col de la Madeleine, per poi rimbalzare e pagare a Rui Costa 23'50'' sul traguardo. Adesso la classifica lo vede sempre più lontano, a un'ora e quaranta da Froome. Cosa non ha funzionato?

Se non lo sa Cunego stesso, che «preferisce pensare ad un errore nella preparazione», non possiamo certo dirlo noi, cos'è andato storto nella Grande Boucle di Cunego. Anzi, forse c'è da aggiustare il tiro in un fattore: quello delle attese. Sempre troppo elevate rispetto al corridore; uno che è stato molto bravo nelle stagioni passate, oseremmo dire remote, ma che da troppi anni a questa parte viene spacciato come la potenziale maglia gialla, o rosa, o roja, o quel che è, quando in realtà si tratta di un corridore che fatica ad entrare nei primi dieci.

Sia chiaro, non gliene facciamo una colpa, al buon Damiano, solamente se ne faccia una ragione. Non è competitivo nei GT? È pacifico, ma almeno non arrivi al Tour dichiarando di puntare alla classifica. Sarebbe come se Cavendish venisse al Giro puntando alla classifica degli scalatori: nessuno si stupirebbe se non raggiungesse tale obbiettivo. Ora, Cunego ha deluso, si dice: una volta andata la classifica generale, ossia da Ax 3 Domaines (ufficialmente), avrebbe dovuto cercare la fuga ad ogni costo, la vittoria di tappa come scopo principe.

Alla prima fuga andata in porto, quella della 14a tappa, arrivo a Lione e vittoria di Matteo Trentin, Cunego non c'era. D'accordo, non è facile entrare nelle fughe, men che meno al Tour, ma è incomprensibile la scelta del veronese di seguire cavallo pazzo Hoogerland quando i battistrada avevano oltre 3' di vantaggio sul gruppo. Lo scopo? Un ricongiungimento? Ovviamente il gap non è mai stato colmato da Hoogerland e Cunego nei confronti dei primi.

Poche gambe, ci sta tutto, ma la tattica applicata in quell'occasione è un obbrobrio che nemmeno in una gara di allievi si vedrebbe. Aspettavamo la fuga sulle Alpi, non solo l'Alpe d'Huez, ma niente da fare, Cunego disperso. Solo oggi ha avuto inizialmente un sussulto, facendo da gregario all'ottimo Serpa nel gruppetto dei contrattaccanti per poi staccarsi. C'è ancora domani (ci stupiremmo di vedere il veronese emulare Vinokourov sui Campi Elisi) prima di chiudere un Tour che non osiamo nemmeno definire fallimentare, deludente, al di sotto di ogni attesa.

È un Tour da Cunego. Ossia un corridore che ha avuto i suoi anni di gloria e vittorie, che come ogni essere umano invecchia e che non ha la stoffa del fuoriclasse, lo sa lui meglio di tutti. Quindi la sua posizione in classifica non è deludente ma ampiamente prevedibile. Era, insieme a Moser (anche un gradino sotto a Moser), la punta dell'Italia in questa Grande Boucle, ha fatto quello che i suoi mezzi, al momento e da qualche anno, gli permettono di fare, quindi dove sta la delusione?

Ora tutti a chiedersi come reinventare Cunego: chi suggerisce sempre più caldamente di puntare solo alle tappe dei GT (dove però i Rui Costa di turno lo precedono con una regolarità imbarazzante), chi lo indirizza alle Classiche (dove si scontrerebbe con gli i corridori da Ardenne, o comunque specialisti, uscendone non bene, stando ai risultati più recenti), chi gli dice che sarebbe anche ora, a 31 anni suonati, di lasciare la Lampre-Merida, i Galbusera, e cercare nuove sfide (ma dopo queste prestazioni che mercato ha, se lo ha?).

Tutte bellissime idee, per carità, ma per onestà intellettuale farebbe bene, Cunego, a pensare di ritagliarsi un spazio effettivamente "nuovo": ad esempio fare da gregario ai più giovani (e non viceversa), ai quali potrebbe insegnare l'arte (nel mentre cercare qualche gioia personale, tipo una maglia a pois ed una tappa al Tour) e poi, tra qualche stagione, farsi definitivamente da parte.

A 31 anni non si può tirare a campare con i soliti «miglioreremo nel finale di stagione» o «l'anno prossimo non commetterò questi sbagli» perché la concorrenza cresce, i giovani arrivano, le primavere passano, i gruppetti ed i gruppi ti superano.

È stato un bel corridore, Damiano Cunego, ha fatto sognare gli "orfani" di Marco Pantani e non solo dal 2004 in poi, ma negli ultimi anni non è giusto per una squadra come la Lampre, con determinate risorse a livello di giovani, puntare tutto su un solo numero che non esce mai. E giustamente non esce mai, il numero Damiano Cunego: ha avuto una serie di stagioni eccellenti, poi è calato, infine s'è stabilizzato; ora è questo il suo livello e la sua ruota girerà in eterno, se si aspetta una sua grande vittoria.

Che i suoi tifosi da lui si attendano ogni anno la maglia gialla è comprensibilissimo, ma chi osserva il corridore non può che constatare che attualmente è questa la dimensione di Damiano Cunego. Ed iniziare a cercare nelle classifiche dei GT i vari Moser, Aru, De Marchi, Felline e così via.

Francesco Sulas

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