Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Tour de France 2013: Riblon gongola, Froome scricchiola! - Moser ottimo terzo all'Alpe d'Huez. Maglia gialla in crisi di fame

Versione stampabile

Christophe Riblon, una felicità incontenibile sull'Alpe d'Huez © Bettiniphoto

Si può uscire da una tappa cardine del Tour de France con una posizione di classifica rafforzata rispetto al giorno prima e al contempo con una brutta sensazione di sconfitta addosso? Per quanto ciò possa sembrare paradossale, si può, ed è successo oggi a Chris Froome in cima all'Alpe d'Huez. La maglia gialla ha aumentato il vantaggio sul secondo della generale, dai 4'34" di ieri ai 5'11" di oggi; e sul terzo, dai 4'51" post-cronometro ai 5'32" post-Alpe. Eppure stavolta 2+2 non fa 4, e i conti non tornano. Perché se è vero che colui che veniva considerato il principale rivale di Froome (Contador) è stato allontanato di 37", è anche vero che altri avversari, attualmente più in forma del madrileno, stanno crescendo; e soprattutto perché per la prima volta in questa Grande Boucle abbiamo visto il capitano della Sky boccheggiare, soffrire, perdere terreno da alcuni rivali di classifica (nella fattispecie, Nairo Quintana e Joaquim Rodríguez).

La questione sarebbe secondaria se fossimo al penultimo giorno e davanti a noi (o meglio, a loro che pedalano) ci fosse solo la passerella parigina; siccome invece il gruppo è atteso da un paio di tappette niente male (con tante salite - e anche dure, e anche disposte così bene da far venire l'acquolina in bocca a chi avesse voglia di attaccare la maglia gialla), ecco che la crisi patita oggi da Chris negli ultimi 5 km di scalata all'Alpe d'Huez si ammanta di nuovi significati. Perché se l'anglokenyota domani mattina dovesse avere qualche postumo della defaillance di oggi, su Glandon e Madeleine (due salite-monstre poste a inizio tappa) potrebbe anche vedere le streghe.

La crisi di fame (questo è stata) di Froome ha di colpo aperto nuovi orizzonti per corridori che in classifica sono tuttora molto lontani, ma che per la prima volta intravedono la possibilità di mettere in seria difficoltà il leader della corsa: non la sua squadra (come sperimentato in alcune frazioni precedenti), ma proprio lui in prima persona, lui che si è rivelato capace anche di sbagliare i tempi e i conti, di commettere errori puerili (come il non alimentarsi a dovere), di saltare pure di gambe e non solo - come si poteva già supporre - di testa.

La fortuna di Froome è - oltre che nella sua comunque non discussa forza - nel fatto che gli avversari sono davvero distanti, cosa che rende il clamoroso ribaltone tuttora improbabile. Però sul piano della distanza e su quello della corsa battagliata, la maglia gialla è attaccabile, eccome.

Nel giorno della prima vittoria francese al Tour 2013 (con un bravissimo Christophe Riblon) e della riscossa di Moreno Moser (terzo al traguardo) dopo una Boucle fin qui del tutto anonima, abbiamo capito che Froome dovrà guardarsi più da Quintana (e, in parallelo, da Rodríguez) che non da un Contador apparso abbastanza sfiatato (e per una volta tradito da un gioco di squadra riuscito malissimo, malgrado la giusta fama di volpone del suo team manager Bjarne Riis); d'altro canto, Alberto ora ha più che mai poco da perdere, e se domani decidesse di far morire Sansone con tutti i filistei, la sua corsa potrebbe alla fine risultare un importante ago della bilancia, anche se non dovesse avvantaggiarsene in prima persona.

L'inizio champagne di Froome, la fuga con Moser
Ricostruiamo i fatti partendo dall'inizio. La 18esima tappa, partenza da Gap, prevedeva subito un bel tratto di salita sul Col de Manse (affrontato in senso contrario due giorni fa). E sulla strada del Gpm gli attacchi sono iniziati ad andare subito a ruota libera, con la Saxo-Tinkoff di Contador impegnata nel tentativo di mandare in avanscoperta qualche suo uomo. Gli affondo di Hernández, Roche e Rogers sin dai primissimi chilometri hanno non solo selezionato subito il gruppo, ma hanno mandato in difficoltà la Sky e soprattutto quasi in trance la maglia gialla, che ha iniziato a inseguire chiunque, spinta forse anche dalla volontà di dimostrare chi era a comandare.

Nessuno di questi attacchi, in effetti, è stato fortunato, e si è dovuto attendere lo scollinamento del Manse (con Hesjedal passato per primo da solo) e poi la fine della discesa successiva, per vedere prendere forma la fuga del giorno. A comporre tale azione, nove uomini di indubbia qualità: Van Garderen (BMC), Amador (Movistar), Riblon (AG2R), Voigt (RadioShack), Jeannesson (FDJ), Chavanel (Omega Pharma), Danielson (Garmin), Boom (Belkin) e Moreno Moser, finalmente in movimento dopo 20 giorni di scarsa visibilità (e scarsa gamba, aggiungerebbe il trentino).

Una volta che la fuga ha iniziato a macinare chilometri e minuti di vantaggio, la Sky - ricompostasi dopo lo sparpaglìo del Manse - ha iniziato a imporre il proprio spartito a tutta l'orchestra del Tour: noi a tirare il gruppo ad andatura regolare, gli altri a guardare. Il ritmo non trascendentale tenuto dai nerazzurri in testa al plotone ha permesso ai fuggitivi di guadagnare bene: il loro margine era arrivato a 6'25" quando, a 125 km dalla fine (dopo il Gpm di Rampe du Motty, vinto da Danielson su Riblon), la Saxo - rimasta colpevolmente fuori dalla fuga a differenza, ad esempio, della Movistar - ha deciso che anche lei doveva far qualcosa di efficace e propositivo.

E allora Riis ha sganciato due dei suoi, Paulinho e Roche, i quali si sono messi a inseguire da lontano i battistrada e hanno se non altro spinto la Sky ad aumentare l'andatura (sperando che qualche pedina del team inglese si usurasse anzitempo). I due Saxo non sono riusciti ad avvicinare sensibilmente il drappello di testa (4'30" il ritardo accusato ad esempio ai piedi del Col d'Ornon, ai -85), e non hanno saputo come utilizzare i quasi 3' guadagnati sul gruppo (che intanto, una volta capito che l'azione della coppia di contrattaccanti non avrebbe avuto fortuna, è tornato a rallentare).

Non l'hanno saputo perché il loro impeto ha iniziato a scemare troppo presto, ancor prima che la tappa entrasse nel vivo con la doppia scalata all'Alpe d'Huez.

Moser primo sull'Alpe, l'attacco di Rolland, Nieve e Schleck
Il Col d'Ornon è passato - si può dire - invano. Regolari i battistrada (Danielson è transitato in testa davanti a Chavanel al Gpm), regolare il gruppo con la Sky al comando, senza che qualcuno provasse a sparigliare. Tutto è stato rinviato all'Alpe d'Huez, che - come noto - era in programma per ben due volte (inframezzate dalla difficile discesa del Col de Sarenne).

Arrivati a Bourg-d'Oisans (ai piedi della leggendaria salita alpina) con 8' sul gruppo, i battistrada (o perlomeno i primi tra di loro) hanno addirittura aumentato il vantaggio in cima, chiaro segno di una tregua armata nel plotone. Per tutta la salita è stata sempre la Sky a tirare, con Stannard prima e con Siutsou poi, senza che ci fossero attacchi di uomini di alta classifica. Diciamo che la prima scalata all'Alpe è stata quella dei comprimari, come vedremo.

Tra i fuggitivi, subito Van Garderen (a 60 km dal traguardo, a 10 dalla vetta) è andato all'attacco. Riblon sulle prime gli ha resistito alla ruota, ma dopo un chilometro si è staccato sotto i colpi dell'americano. Più indietro c'erano Danielson e Voigt, ancora più indietro un Moser che è stato tra i primi a perdere le ruote dei migliori. Ma la gestione di se stesso di Moreno è stata entusiasmante: superato il primo tratto impervio, il corridore della Cannondale ha proceduto lungo la salita con un ritmo regolare ma sostenuto, tanto che prima - a metà salita - si è riportato su Voigt e Danielson, poi li ha staccati, quindi a 2 km dalla vetta ha agganciato pure Riblon, e poi col francese ha chiuso su un Van Garderen che, proprio in cima, si era parecchio appannato.

Tanta freschezza aveva ancora Moser nell'occasione, che in vista del Gpm (a 50 km dall'arrivo) è scattato seccamente, andando a prendersi la gloria del passaggio in vetta a una salita tanto mitica in prima posizione. Subito dopo lo scollinamento, Riblon e Van Garderen sono rientrati su Moreno, per poi staccarlo sull'immediatamente successivo Col de Sarenne, a 43 km dal traguardo. Per fortuna del trentino, tale colle non era eccessivamente lungo, sicché ha potuto limitare i danni in vista di un rientro sui primi in discesa.

Al contempo in gruppo, come anticipato poco sopra, si muovevano alcuni comprimari: una volta presi Roche e (a 7 km dalla vetta dell'Alpe) Paulinho, dal plotone è emerso prepotentemente Voeckler, a 6 km dal Gpm. Il francese è stato subito raggiunto da Didier e da Poels, e in seconda battuta anche dal compagno Rolland; un chilometro più avanti, è stata la volta di Nieve uscire dal gruppo e riportarsi sul quartetto dei contrattaccanti; quindi, ai 3 km dallo scollinamento, è stato Schleck a scattare, raggiungendo (con l'aiuto del Didier che intanto si era staccato dal drappello) Voeckler e soci nel giro di un paio di chilometri.

Malgrado l'andatura non sostenutissima del gruppo, qualcuno comunque evidenziava una forma non eccelsa: Evans, in pauroso declino, si era già staccato a inizio salita; strada facendo è toccato pure a Daniel Martin (decimo della classifica) perdere le ruote dei big. L'irlandese era già andato in difficoltà sul Col de Manse, e salutando il plotoncino della maglia gialla ha definitivamente salutato pure la top ten. A 3 km dalla vetta è saltato pure Kwiatkowski (nono della generale). I primi sintomi di una corsa a eliminazione erano già ben visibili.

L'attacco di Contador e Kreuziger nella discesa del Sarenne
Al Gpm dell'Alpe (-50) Moser, Riblon e Van Garderen erano transistati nell'ordine con 55" su Voigt, 7'40" sul gruppetto formato da Nieve, Rolland, Schleck e Poels (Voeckler aveva finito la benzina in vista dello scollinamento), e 8'15" sul gruppo maglia gialla.

Sul Sarenne i contrattaccanti hanno guadagnato ulteriormente sulla carovana di Froome e compagni, arrivando ad avere anche 2' di vantaggio. Laurens Ten Dam, altro uomo di classifica (almeno fin qui: era settimo), ha perso terreno già a inizio salita, mentre i Movistar iniziavano ad alternarsi agli Sky al comando. Ma, vista la brevità della scalata al Sarenne, tutto il pathos era rinviato alla temutissima discesa successiva, molto tecnica (e pericolosa) nella prima parte, e vista con una certa negatività proprio da Froome alla vigilia.

Era lì che erano puntati gli sguardi di chi si attendeva un attacco alla maglia gialla. E quegli sguardi sono stati soddisfatti quasi subito, quando a 40 km dalla conclusione Roman Kreuziger si è avvantaggiato, preparando il terreno per l'annunciato scatto del suo capitano Contador. Alberto è partito ai -39, sorpassando sul ciglio della strada Froome e i suoi compagni (Kennaugh e Porte erano davanti alla maglia gialla, bravissimi a fare da balia pennellando con cautela tutte le curve), e riportandosi rapidamente su Kreuziger.

Lo sforzo dei Saxo è stato però poco fruttuoso: il massimo che i due sono riusciti a mettere tra sé e gli inseguitori sono stati 20", cronometrati in fondo alla discesa, a 30 km dalla conclusione. Contador e Kreuziger hanno provato a resistere ancora un po', ma 15 km di fondovalle prima della risalita all'Alpe non erano l'ideale per salvare quel risicato margine. Tantopiù che la Movistar di Valverde e Quintana, ai -25, è tornata al comando, tirando pancia a terra per preparare un eventuale attacco di Nairo.

A quel punto Contador e Kreuziger si sono rialzati, facendosi riprendere da un gruppo in cui erano rientrati anche diversi corridori precedentemente staccati (Ten Dam, ma anche Cunego, oggi meglio rispetto all'andazzo di questo Tour). Il madrileno ha fatto in tempo a cambiare bici ai -20, quindi il drappello maglia gialla, con la Movistar impegnatissima nel tirare a tutta, ha fatto in tempo a chiudere su Schleck e Nieve, e poco dopo anche su Rolland e Poels, ricostituendo di fatto lo stato di cose che vigeva prima della prima scalata all'Alpe: tutti insieme in vista dell'ascesa finale.

Intanto, avevamo lasciato i battistrada in cima al Col de Sarenne, a 41 km dalla fine. Appena iniziata la picchiata, Van Garderen ha avuto un problema alla catena che gli ha fatto perdere parecchio tempo, fino a obbligarlo a una fermata non richiesta. Sullo statunitense è così rientrato Moser, che ha esibito doti notevoli in discesa, riportandosi abbastanza rapidamente su Riblon, e addirittura staccandolo a 36 km dalla fine, in occasione di un errore del francese, finito fuori strada dopo un lungo in curva (per sua fortuna, c'era della vegetazione che fungeva da via di fuga, e sulla quale è riuscito a rallentare rimanendo in piedi).

A fine discesa Riblon si è comunque riportato su Moreno (il quale, giustamente, lo aveva aspettato, non essendo intenzionato a sorbirsi tutto solo i difficili 15 km di fondovalle). E un tenace Van Garderen si è a sua volta riportato sui due colleghi a 17 km dalla conclusione, poco prima che si approcciasse nuovamente l'Alpe d'Huez. I 3 battistrada, però, non potevano più contare sugli 8' di vantaggio di qualche chilometro prima, perché l'azione dei Movistar dietro aveva ridotto il distacco del gruppo a 5'30". Un margine che non offriva totali certezze in vista della scalata finale, ma che lasciava aperto più di uno spiraglio sulla possibilità che uno dei fuggitivi arrivasse a braccia alzate al traguardo.

Contador soffre, Froome fa la voce grossa e poi si lascia piegare dalla fame
Purtroppo per i tifosi italiani, si è subito capito che non sarebbe stato Moser quell'"uno dei fuggitivi" in grado di vincere la tappa. Il trentino, come già nella scalata precedente, si è subito staccato, già sulle prime rampe dell'Alpe d'Huez. Stavolta, però, le energie non gli sono più bastate per tenere nel mirino gli avversari e pensare ad un rientro nel finale. Van Garderen, poi, nonostante le energie spese per rimediare al guaio della catena, ha voluto riproporre ancora l'assolo, staccando Riblon a 12.5 km dalla vetta.

In quel mentre, Voigt si riportava su Moser, per poi scoppiare letteralmente ai 10 km, quando l'italiano l'ha ripreso e staccato definitivamente. In quel momento Tejay aveva 20" su Riblon e 4'20" sul gruppo maglia gialla.

Nelle fila dei big della generale, si notava nuovamente la débâcle di Ten Dam, staccatosi appena ricominciata l'Alpe. E stavolta anche al suo compagno (e capitano) Bauke Mollema, secondo in classifica fino all'altro giorno (e ancora quarto ieri), si è spenta la luce: a 13 km dalla cima, gli olandesi della Belkin erano già fuori dalla contesa. Negli stessi istanti, perdevano le ruote del gruppo anche Voeckler, Schleck, Cunego, mentre tentavano una timida avanscoperta Valverde, Antón e Serpa.

Dopo un breve turno di Porte in testa al drappello, Froome ha deciso che aveva pazientato troppo, ed ha alzato il ritmo da par suo. La progressione della maglia gialla ha annullato l'azione dei tre contrattaccanti ispanofoni, ha chiamato all'immedita reazione un vispo Rodríguez, e ha fatto staccare Kwiatkowski (anche lui era rientrato in discesa), ma anche Fuglsang (ottavo della generale). Ma non avevamo visto ancora niente. Infatti agli 11 km è caduto nella rete uno dei pezzi grossi di questo Tour: Kreuziger (terzo in classifica) ha perso le ruote dei migliori, stimolando col suo passaggio a vuoto un nuovo affondo di Froome.

E stavolta la progressione del britannico ha fatto male davvero: Quintana è stato il primo a riportarsi in scia, mentre Rodríguez tirava un quartetto con Contador, Valverde e Porte; tutti gli altri risultavano dispersi o quasi. Dani Moreno, preziosissimo luogotenente di JRO, ha avuto ancora un sussulto ai 10 km, allorché ha speso le ultime energie per rientrare sul gruppetto del suo capitano e dargli una mano a liberarsi della compagnia di Contador, Valverde e Porte. Ci ha poi pensato Purito a chiudere tutto solo il buco che rimaneva nei confronti di Froome e Quintana.

Che la giornata di Contador volgesse al brutto lo si è capito quando, di lì a poco, anche Porte e Valverde lo hanno staccato. E mentre Quintana prima (ai 9.8 km) e Rodríguez poi (ai 9 km) proponevano degli scattini che davano comunque fastidio a Froome, Contador si predisponeva a una batosta che poteva fargli perdere anche il posto sul podio.

A questo punto però è successo qualcosa di inatteso, Froome, al contrario di quanto mostrato fin qui in salita, è parso accusare il colpo. Non ha perso troppo terreno da Rodríguez e Quintana, ma per un paio di chilometri abbiamo visto Purito precedere di 10 metri Nairo, che a sua volta precedeva di 10 metri Chris; senza che quest'ultimo trovasse il modo di chiudere quel piccolo gap.

Ai 7 km, quando il vantaggio della maglia gialla su Contador (che nel frattempo aveva fatto gruppetto con Kreuziger, Fuglsang, Serpa, Moreno e Nieve) ammontava a un minuto tondo, Porte è riuscito a rientrare sul suo capitano, che proprio in quel frangente si ricompattava con Rodríguez e Quintana. Segno di una gamba stratosferica del tasmaniano, oppure di un'andatura non eccezionale dei tre che lo precedevano? La risposta giusta è la seconda.

E la conferma a questo assunto è venuta due chilometri dopo, ai -5, quando Froome, in un accesso di improvviso nervosismo, ha iniziato a chiamare smaniosamente l'ammiraglia. Porte, San Gregario, si è lasciato sfilare, è andato dal direttore sportivo, ed è tornato su con una preziosa bustina di zuccheri, pronto a passarla al suo capitano: non c'erano dubbi, la maglia gialla era preda di una crisi di fame.

La rimonta felice di Riblon su Van Garderen, le crepe nel giallo di Froome
Il momento per Chris era veramente critico. Già per tutta la salita (anche nella prima scalata) si era dovuto sorbire gli sgradevoli "buuh" di una parte del pubblico (un crollo nella sportività dei tifosi del ciclismo che francamente ci fa cadere le braccia). Ora si ritrovava con le gambe vuote e con 5 km ancora da fare, al cospetto di due rivali che invece stanno esibendo una strepitosa crescita di condizione in questa terza settimana.

I due tipetti in questione, nell'occasione, ci hanno messo più di qualche secondo a cogliere appieno la portata dell'evento. Rodríguez, il primo ad accorgersi della crisi di Froome, non ha voluto agire in prima persona, ma si è voltato quelle 16-17 volte verso Quintana, esortando con lo sguardo il colombiano affinché fosse lui a fare la prima mossa. Finché la maglia bianca non ha capito che era il momento di muoversi, ed è scattata ai 4.8 km, per poi ripetersi 300 metri dopo. JRO, col suo passo, è rapidamente rientrato sul sudamericano della Movistar, e i due, d'amore e d'accordo, hanno coperto i 4 km conclusivi, curandosi di guadagnare il più possibile su Froome: impresa che fino a qualche chilometro prima sembrava proibitiva, e che di colpo era diventata realtà.

Così come era ancora reale - e con ciò torniamo sulla lotta per il successo di tappa - la possibilità che Riblon facesse il colpaccio. Van Garderen, scattato a inizio Alpe d'Huez, non era riuscito a conquistare più di 35" di vantaggio sul francese (margine toccato ai -6). Ai 4 km l'azione dell'americano aveva iniziato a farsi affannosa; ed esattamente come nella prima scalata, per Riblon si faceva palpabile l'ipotesi aggancio. Ai 3 km dalla vetta il corridore della AG2R aveva abbassato a 20" il distacco dal battistrada; ai 2.5 km aveva iniziato a vedere il corridore in maglia BMC; e ai 2 km l'aveva infine raggiunto e, senza aspettare un secondo di più, staccato con un contropiede che ricorderà finché campa.

Quegli ultimi due chilometri, per il 32enne di Tremblay, sono stati un'apoteosi. Simile a quella vissuta nel 2010 ad Ax 3 Domaines (allora, sempre il 18 luglio, ottenne la sua prima e finora unica vittoria al Tour, sempre grazie a una fuga da lontano), ma più forte e più grande, perché l'Alpe d'Huez è un'altra cosa, l'Alpe d'Huez è quella salita che ti permette di vederti intitolato, da qui all'eternità, uno dei tornanti che rendono mitica questa scalata. A patto che tu vinca.

E oggi Riblon è arrivato puntuale con l'appuntamento che vale una carriera. Ha vinto, sì, primo francese a iscrivere il proprio nome nell'elenco dei vincitori al Tour 2013, nel tripudio del foltissimo pubblico presente al traguardo. Christophe ha chiuso con 59" su Van Garderen (il povero Tejay è letteralmente crollato nel finale), e con 1'27" su Moser, bravissimo a gestirsi e a evitare di essere risucchiato dagli uomini di classifica. Per il trentino un terzo posto di tappa che, unito al primo passaggio in vetta all'Alpe, e al fatto di aver trovato questa giornata di grazia a fine Boucle, rende dolcissima la sua esperienza in terra di Francia. È al suo primo GT, Moreno, e lo chiude bene dopo aver sofferto per quasi tre settimane. Onore a lui.

E onore a Quintana, che ha centrato il quarto posto di giornata (primo tra i big) a 2'12" da Riblon e davanti a Rodríguez (quinto a 2'15"). I due hanno distanziato Froome (transitato alle spalle di Porte) di oltre un minuto: 3'18" il ritardo dei due Sky all'arrivo rispetto al vincitore; a 3'22" è giunto Valverde (ottima la sua rimonta nel finale), a 4'15" Nieve ha preceduto Fuglsang (anche il danese ha recuperato bene negli ultimi chilometri) e un Contador stremato ma conscio di aver salvato il secondo posto. A 4'31", in 12esima posizione, è arrivato Kreuziger; tra gli altri, ricordiamo la presenza di De Marchi (bravo a stare a lungo coi migliori), 19esimo a 5'47"; mentre hanno pagato molto Mollema (6'18"), Kwiatkowski (7'06"), Ten Dam (9'54") e Schleck (11'23"), per non parlare di Daniel Martin, arrivato a 25'10" da Riblon.

La classifica generale ci presenta Froome in giallo, con 5'11" su Contador, 5'32" su Quintana, 5'44" su Kreuziger, 5'58" su Rodríguez, 8'58" su Mollema, 9'33" su Fuglsang, 14'26" su Rogers, 14'38" su Kwiatkowski, 14'39" su Ten Dam, 14'56" su Valverde e 16'24" su Talansky (12esimo). Il migliore italiano della classifica è ora Cunego, che oggi ha chiuso al 34esimo posto (a 9'17" dal primo), e che nella generale è 50esimo a 1h26'50".

Domani, come suggerito sopra, potrà succedere di tutto. Nella 19esima tappa, da Bourg-d'Oisans a Le Grand-Bornand (204.5 km), saranno affrontati in avvio il Glandon e la Madeleine, ovvero due salite che si inerpicano fino ai 2000 metri (in realtà al Glandon manca qualcosina per arrivarci), e sulle quali il Contador della situazione potrebbe decidere di partire per mettere a ferro e fuoco la classifica. Che farebbe Froome in una simile situazione? E soprattutto, come reagirà alla crisi di fame di oggi? Ci saranno strascichi a livello fisico? L'ipotesi non è peregrina.

D'altro canto, bisogna capire come si muoveranno Quintana e Rodríguez, e vedere se vorranno rischiare da lontano (dopo i primi due Gpm verranno affrontati il Col de Tamié e il Col de l'Épine), o se aspetteranno l'ultima ascesa, quella alla Croix Fry, per fare qualcosa. In ogni caso, se il trend di questi ultimi giorni sarà rispettato (e vorremmo tanto che lo fosse!) potremmo vivere un'altra giornata molto molto divertente. Anche più divertente di oggi.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano