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Tour de France 2013: E Froome InVentoux un nuovo ciclismo - Chris sbaraglia il campo. Quintana secondo, Contador soffre

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Per Chris Froome altra vittoria di tappa al Tour 2013, sul Mont Ventoux © Bettiniphoto

Partiamo da un momento in particolare. Quello in cui si è attivato il vortice impressionante delle gambe di Chris Froome, a sette chilometri e mezzo dalla vetta del Mont Ventoux. Con un mulinare irresistibile il britannico ha staccato il rivale Alberto Contador e si è involato verso la vittoria non della tappa (per quella doveva ancora vedersela con Quintana) ma del Tour in sé e per sé. Quando in classifica, a una settimana dalla fine, il leader si ritrova con 4'14" sul secondo (Bauke Mollema), è del resto difficile pensare a un concetto diverso da quello di dominio totale. Certo va anche detto che era bastata una giornata di ventagli, venerdì, per riempire tutti gli appassionati neutrali (o meglio, non tifosi di Froome) di grandi speranze su una Boucle piena di inattesi risvolti. Perciò, magari un paio di tappe scoppiettanti sulle Alpi, tra giovedì e sabato, potrebbero teoricamente ancora rimettere tutto in discussione.

La questione è che, come già la frazione di oggi, pure la cronometro di Chorges, mercoledì, sarà ampiamente favorevole al capitano della Sky, quindi il rischio è di arrivare all'Alpe d'Huez con la maglia gialla che potrà gestire non più 4 e spiccioli, ma 6' tondi sul primo inseguitore.

Oggi in tanti si sono detti sconvolti da quello che hanno visto, da quella progressione vorticosa ai 7.5 km che è stata effettivamente di grande impatto. I media principali non hanno reso un buon servigio al ciclismo, rilanciando (anche prima della tappa) sospetti e insinuazioni a mezza bocca. Teniamo qui a precisare che non è il nostro modo di intendere il ciclismo pedalato, che preferiamo interpretare dal punto di vista del racconto della corsa, dell'impresa quando c'è, dello sport in sé e per sé. Per tutti gli altri discorsi ci sono altri momenti e altri editoriali, ma sarebbe uno schiaffo alla storia del ciclismo decidere di spiegare tutto con le lenti deformanti del doping.

Siamo arrivati quasi al punto di non poter più riconoscere un nuovo grande campione, qualora si manifestasse, perché il balzo in avanti (in termini prestazionali) che solo i fuoriclasse sono in grado di offrire ad una disciplina verrebbe immediatamente ammantato dell'ombra del sospetto. Che futuro possa avere uno sport ridotto in queste condizioni, è quasi superfluo chiederselo: fosco, nero, negativo.

Su queste colonne preferiamo perciò concentrarci sulla tappa, consci peraltro di un fatto: i numeri (cronometraggi, vam, artifizi vari) di Froome oggi non sono una proiezione dall'iperspazio, ma sono abbastanza in linea con quanto visto nelle ultime scalate al Ventoux. Tant'è vero che fino a poco più di un chilometro dalla vetta, Quintana è rimasto accanto al britannico; e che Contador, il principale rivale, ha pagato 1'40" ma non è stato in grado di tenere nemmeno le ruote del bravo (ma non certo superlativo) Nieve. Per non parlare poi del mezzo minuto recuperato da Rodríguez a Froome proprio in quell'ultimo chilometro in cui l'anglokenyano è rimasto solo al comando. Come dire che tutti i dati possono essere letti in un modo o nell'altro (che dire dell'assenza di vento contrario sul Ventoux, ad esempio? E dell'assenza di calura opprimente? Tutti elementi che hanno favorito una migliore prestazione), e sta alla volontà - inquisitrice o meno - di chi riporta la cronaca, dare più o meno peso a tali fattori, influenzando così in maniera pesante la percezione di chi segue il ciclismo.

La rincorsa a perdifiato al Monte Ventoso
La tappa è partita forte, fortissimo, con un turbinio di scatti e controscatti, e di gruppetti (o uomini soli) che hanno tentato di avvantaggiarsi o di coagulare intorno a sé la fuga buona. Dopo che De Gendt e Rolland si sono aggiudicati i primi due Gpm di giornata (due 4a categoria di scarso rilievo), si è sostanziato un drappello di 10, composto da Sagan (voglioso di un'impresa sul Ventoux!), Irizar, Fédrigo, Roy, Riblon, Losada, Chavanel, Impey, Poels ed El Fares. I successivi 45 km (sempre tiratissimi, a 50 di media) sono trascorsi nel tentativo di Pierre Rolland (prima con Roelandts, poi da solo, poi con Burghardt) di rientrare sulla fuga. Ma la presenza dell'uomo con la maglia a pois non era evidentemente ben vista dai battistrada, i quali hanno fatto di tutto per respingerne la rimonta.

Al km 78, Rolland e Burghardt sembravano comunque prossimi ad agganciarsi, visto che avevano solo 15" di ritardo dai primi. Una nuova accelerazione del drappello di testa, però, li ha ricacciati indietro. Il gruppo a quel punto veleggiava intorno agli 8' di ritardo. La Europcar, saputo del tremendo sgarro fatto al suo Rollandino, non ci ha visto più. Messasi in testa in blocco, la squadra di Bernaudeau ha tirato in maniera insensata per 50 km. Obiettivo: dare una punizione ai fuggitivi, impedendo loro di prendere il largo e di giocarsi (almeno qualcuno dei 10) il successo di giornata.

Peccato che tra i 10 di testa, 5 fossero francesi, e si dava il caso che oggi fosse 14 luglio, festa nazionale d'oltralpe. Il comportamento antipatriottico della Europcar ha fatto discutere in Francia, non meno di quanto farà soffrire nei prossimi giorni i verdi di Bernaudeau il rendersi conto di non poter più contare su alcuna alleanza in gruppo (in quanti saranno ad avercela con loro, dopo quanto accaduto oggi?).

Con il margine ricondotto a meno di 4', e la fuga quindi abbondantemente nel mirino, è passata a guidare il gruppo (intorno al km 140, quindi a 100 dalla fine) la Movistar, altra squadra che in questo Tour ha brillato moltissimo per genio tattico (dall'occasione di attaccare un Froome isolato sprecata domenica scorsa sui Pirenei, al disastro di Valverde nella tappa dei ventagli venerdì). In effetti non si è capito bene il motivo per cui gli uomini di Unzué abbiano voluto cristallizzare il ritardo dai fuggitivi, anziché lasciare che a lavorare fosse la Sky della maglia gialla. Probabilmente la Movistar operava per favorire un tentativo di successo di tappa di Quintana. Di fatto, il ritmo così alto tenuto praticamente dall'inizio alla fine della fase pianeggiante della tappa, ha fatto arrivare più d'uno con le gambe già in croce all'approccio col Mont Ventoux.

Le prime rampe del Ventoux, finisce la fuga e scatta Quintana
Sagan ha fatto in tempo a vincere il traguardo volante di Malaucène, a meno di 15 km dall'inizio del Ventoux, dopodiché ai piedi del colosso della Provenza Chavanel, ancor prima che la strada si innalzasse sotto le sue ruote, è scattato ai -24. Il resto dei fuggitivi è andato incontro a una notevole dispersione, e tutti sono stati via via ripresi (Sagan al momento del ricongiungimento col gruppo ha regalato al pubblico un'impennata delle sue), coi soli Irizar e Riblon a inseguire Chavanel a una ventina di secondi.

Nel plotone era la Sky a fare il ritmo, ora, con Siutsou e poi Kennaugh. La corsa dei big, però, ha iniziato ad accendersi solo ai -15, quando Rui Costa ha trenato per qualche metro per poi avvantaggiarsi - con Bakelants a ruota - sul gruppo maglia gialla. Il portoghese però non ne aveva più di tanto, e si è presto staccato, lasciando che Bakelants si portasse sul compagno Irizar (Riblon era scoppiato poco prima) e poi rimanesse tutto solo all'inseguimento di Chavanel.

Intanto il gruppo iniziava a perdere pezzi, già da qualche chilometro si erano staccati Hesjedal e poi Pinot e poi Cunego, quindi a 14.5 dalla vetta abbiamo salutato Voeckler e Schleck. Ai -14 è stato Nieve a scattare, mentre Velits (compagno del fuggitivo Chavanel) tirava gli altri facendo un ritmo regolarissimo che soprattutto non facesse male al suo giovane compagno Kwiatkowski, in lotta per la maglia bianca (classifica da lui guidata fino alla partenza della tappa).

Ai 13.5 km Nieve ha preso Bakelants, e subito dopo abbiamo assistito a uno degli scatti più importanti della giornata: quello di Quintana, che è partito secco ai 13 km e nel giro di un chilometro ha raggiunto Bakelants, il quale era stato nel frattempo staccato da Nieve che addirittura era rimasto solo al comando dopo aver superato pure uno stremato Chavanel. In questo tratto, il plotone (o quel che ne rimaneva ormai) ha perso altri pezzi: Klöden, Navarro, Velits, Gadret, Antón. Il margine di Nieve era di una quarantina di secondi, scesa a 30" nel momento in cui Quintana, dopo essersi sbarazzato di Bakelants, ha raggiunto il battistrada a 10.5 km dalla vetta.

Il gruppo, ancora tirato da Kennaugh, continuava ad assistere a defezioni una dietro l'altra: Evans, poi Hernández (uomo importante per Contador), poi Talansky e Bardet, poi ancora lo stesso Kennaugh, nel momento in cui - esaurito il suo compito - si è lasciato sfilare lasciando a Porte il compito di alzare l'andatura. È stato allora che anche uomini di maggior rilievo per l'attuale classifica hanno salutato la compagnia: Kwiatkowski ai 9 km, e subito dopo Daniel Martin, e poi ancora Valverde e Fuglsang. La tappa si avvicinava inesorabilmente al duello finale.

L'incontenibile Froome, la sfinge Quintana, la mala difesa di Contador
Quando i superstiti della Sky (ovvero Porte e Froome) si sono accorti che il gruppo si liquefaceva letteralmente, hanno convenuto che fosse il momento dell'assalto decisivo, sicché Porte ha aumentato ulteriormente il ritmo e con lui son rimasti appena tre uomini: Froome, ovviamente; e Contador scortato sempre dal prezioso Kreuziger. Più indietro Mollema, Ten Dam, Rodríguez, Rogers e Péraud non tenevano le ruote del quartetto. Ma anche Kreuziger, a dire il vero, non le ha tenute più di tanto, visto che presto si è staccato, sempre sotto i colpi implacabili di Porte.

Ai 7.6 km dalla fine Quintana è rimasto infine da solo, visto che Nieve non è più riuscito a stargli agganciato. Ai 7.4, nel momento in cui il trenino Sky+Contador stava per portarsi sul'uomo della Euskaltel, Froome ha rotto gli indugi e si è messo a tirare. Appena raggiunto Nieve, Chris ha aperto il gas in maniera impressionante, mulinando velocissimo le gambe sul rapporto leggero e facendo la differenza: Porte, dopo il gran lavoro, si è lasciato andare. Contador, patito il colpo, si è messo buono buono a ruota di Nieve, mentre la maglia gialla completava abbastanza rapidamente l'inseguimento a Quintana (ripreso ai -6.8).

A questo punto eravamo convinti che Froome avrebbe fatto un sol boccone del colombiano, e invece, sorpresa delle sorprese, l'ottimo Nairo ha resistito almeno a due o tre sgasate che il britannico gli ha assestato nei denti nei successivi 5.5 km: se l'azione di Froome risultava abbacinante, non meno degna di ammirazione era la resistenza di Quintana, che apparentemente non muoveva un muscolo del volto, una vera sfinge impenetrabile sotto i colpi dell'avversario. Un corridore che al primo Tour offre simili prestazioni ci farà divertire moltissimo nei prossimi anni.

A 5 km dalla conclusione, Froome e Quintana (che ha pure dato qualche cambio, anche se non era strettamente tenuto) avevano 25" su Contador e Nieve e 1'30" sul gruppetto degli altri uomini di classifica, un gruppetto sul quale si era già riportato Fuglsang e su cui stavano rientrando pure Valverde, De Clercq e Moreno (a testimonianza della non esagerata andatura di Mollema e soci). La voglia di Froome di staccare Quintana si esplicava in una nuova accelerazione ai 4 km, un'accelerazione che se non ha smosso di un centimetro il sudamericano, ha sicuramente allargato la forbice sugli inseguitori (45" per Contador, 1'45" per Mollema).

Ai 1400 metri, dopo un'ennesima comunicazione via radio con l'ammiraglia (ne avrà fatte una ventina negli ultimi 8 km), Froome è ripartito, e stavolta per Nairo non c'è più stato niente da fare: l'anglokenyano si è involato, preoccupato di mettere ancora quanto più spazio possibile tra sé e gli altri, ed è andato a tagliare il traguardo con 29" sul bravissimo Quintana (che si consola con la riconquista della bianca). Intanto all'ultimo chilometro Rodríguez aveva proposto il suo classico scatto finale, che gli ha permesso di recuperare un mezzo minutino sulla maglia gialla e di portarsi a tiro di Nieve e Contador. Al madrileno proprio in quel momento si è spenta la luce, sicché al traguardo Nieve e Rodríguez sono passati a 1'23" dal vincitore, mentre Alberto, trainato da Kreuziger, è passato poco dopo, a 1'40". Fuglsang, bravo a gestirsi, ha chiuso al settimo posto a 1'43" da Froome, davanti a Mollema che, a 1'46", ha salvato il secondo posto (che a lungo era appartenuto virtualmente a Contador). L'altro olandese Ten Dam (nono a 1'53") e Péraud (decimo a 2'08") hanno chiuso la top ten.

Tra i due e i tre minuti di ritardo troviamo poi De Clercq, Valverde, Martin e Porte; tra i tre e i quattro son transitati Moreno, Gesink, Kwiatkowski, Bardet e Monfort; Evans (per fare qualche nome illustre) ha pagato 8'46", Schleck 10'42", Chavanel a 15'29"; i primi italiani, Gasparotto e Gavazzi, sono arrivati a 19'20".

La classifica, come accennato in apertura, può quasi dirsi chiusa: Froome ha 4'14" su Mollema, 4'25" su Contador, 4'28" su Kreuziger, 4'54" su Ten Dam, 5'47" su Quintana, 6'22" su Fuglsang, 7'11" su Rodríguez, 7'47" su Péraud, 7'58" su Kwiatkowski. Dan Martin è 11esimo a 8'28", quindi troviamo Rogers a 9'54", Talansky a 12'32", Monfort a 13'47", Valverde a 14'42", Evans a 15'40", Nieve a 18'12", Schleck a 19'14", Moreno a 21'42" e Navarro a 23'36" (e così abbiamo scritto tutta la top 20). Miglior italiano in classifica, ancora Malacarne, che ora è 40esimo a 54'18" da Froome.

Domani secondo atteso giorno di riposo, prima del decisivo rush finale, su e giù per le Alpi. Martedì si ripartirà con la 16esima tappa, da Vaison-la-Romaine a Gap, 168 km non particolarmente difficili, con un paio di salitelle in avvio e il Col de Manse nel finale, un seconda categoria di una decina di chilometri con vetta a 12 km dal traguardo. Che sia fuga da lontano, o che qualche uomo di classifica tenti un colpo di mano negli ultimi chilometri, non dovrebbe in ogni caso risultare una tappa decisiva.

Marco Grassi

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