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Tour de France 2013: Trentin, una gioia infinita - Fuga in porto e successo italiano dopo 3 anni. Domani il Mont Ventoux

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L'arrivo vincente di Matteo Trentin a Lione © Bettiniphoto

L'abbiamo aspettata tre anni, l'abbiamo sfiorata qualche volta in queste ultime edizioni, l'abbiamo considerata l'obiettivo massimo realisticamente perseguibile al Tour de France 2013, e oggi finalmente, a Lione, la vittoria italiana è arrivata, per merito di uno dei nostri giovani più promettenti, Matteo Trentin, bravissimo a infilarsi in una fuga da lontano e ad averne poi ragione al traguardo.

Trentin, quasi 24enne di Borgo Valsugana, è alla seconda stagione da professionista dopo una brillante carriera da under 23 (nel corso della quale ha riportato tra le altre cose un Liberazione e un titolo tricolore su strada). Sin dal suo passaggio ha difeso i colori della Omega Pharma, accanto ad alcuni dei principali protagonisti del ciclismo di questi ultimi anni, da Boonen a Cavendish. E sia l'uno che l'altro hanno fatto presto a riconoscere le doti del trentino, ad apprezzarlo e a pretenderlo al loro fianco nelle corse più importanti: Tom già nelle grandi classiche l'anno scorso, Mark nei GT quest'anno (dopo il Giro, l'inglese ha fortemente voluto che Trentin prendesse parte pure al Tour).

Trentin ha fatto ottimamente la sua parte nel treno di Cavendish, andando a cogliere pure un piazzamento nella confusione del finale della prima tappa, a Bastia (fu quinto), ma certo la sua impresa di oggi a Lione lo proietta in tutt'altra dimensione: che avesse una buona predisposizione per le corse in linea l'avevamo pure capito (alla Sanremo lo scorso anno era nel primo gruppo ma cadde all'arrivo; e il ct Bettini non volle rinunciare a lui per la Nazionale del Mondiale di Valkenburg, portato diligentemente a termine dal ragazzo). Il colpo d'occhio e il grande acume tattico esibiti oggi confermano quanto di buono si era già intuito sul suo conto, e chiaramente ora su di lui si addenseranno nuove aspettative, pronte però a dispiegarsi nella prossima stagione (visto che dopo due grandi giri, a 24 anni, è pure giusto staccare la spina). Avrà, nel 2014, l'età giusta e anche quel pizzico di esperienza internazionale che potranno aiutarlo a reggere l'aumento di pressione a cui va incontro dopo la vittoria di oggi.

Una tappa, la 14esima da Saint-Pourçain-sur-Sioule a Lione, che si prestava come nessuna alla fuga a lunga gittata: non solo per il percorso parecchio accidentato (fatto che spingeva i team dei velocisti a tirare i remi in barca), ma anche per il grande dispendio energetico cui molte squadre si sono sottoposte nella frazione ventosa di ieri. Proprio la grande consapevolezza sul fatto che la fuga oggi sarebbe probabilmente andata in porto ha fatto sì che la battaglia per entrarci, nell'attacco del mattino, fosse particolarmente accesa, al contrario di quanto accaduto fin qui.

Così, dopo i batti e ribatti dei primi chilometri, sulla scia degli iniziatori Voigt, Kadri e Bak (partiti al km 8) si sono messi altri 15 uomini: Vichot, Burghardt, Van Garderen, Bakelants, Gautier, Brutt, Erviti, Rojas, García, Trentin, Millar, Talansky, Albasini, Geschke e Simon, rientrati sui primi dopo una cinquantina di chilometri. Lampre, Euskaltel e Vacansoleil, rimaste fuori dalla fuga, hanno tirato ancora per qualche chilometro, per tenere la fuga a tiro e provare a inserire un loro uomo, ma non c'è stato niente da fare, sicché l'attacco ha preso sostanza passando dall'1'20" sul gruppo al km 56 ai 3' in cima alla Côte de la Croix Couverte, al km 98 (e a 93 dal traguardo).

Gli esclusi dalla fuga, però, faticavano a mettersi l'anima in pace, così sulla Côte de Thizy-les-Bourgs, a 77 km dalla fine, Hoogerland e Cunego sono scattati dal gruppo, quando il margine da recuperare sui battistrada era vicino ai 4'. Sul successivo Col du Pilon (ai -65) l'olandese ha staccato un Cunego veramente sottotono, ma non è più riuscito a colmare il minuto di gap che gli rimaneva rispetto ai 18 di testa. Sicché, dopo essere rimasto per un po' a mezz'aria, Johnny ha aspettato di essere ripreso da Cunego, ma entrambi - ormai a 2' dai fuggitivi e con 2'20" sul gruppo - hanno infine capito che la loro azione non aveva più alcun senso, e si sono quindi rialzati.

Intanto tra i battistrada iniziava qualche fermento. Una volta capito che la fuga non aveva più problemi ad arrivare (il vantaggio sul gruppo ha continuato ad aumentare fino al traguardo), è stato Burghardt a segnalare per primo la volontà di rompere l'equilibrio. Un tentativo velleitario già ai 60 km è stato seguito da una nuova evasione provata ai -30, sulla Côte de Lozanne. Il tedesco non ha avuto spazio, e dopo di lui (ai -26) ci hanno provato prima Albasini e poi Millar. Niente da fare anche per loro.

Intorno ai -15 uno dei momenti topici: ci ha provato prima Bakelants, causando suo malgrado il distacco del compagno Voigt. Su di lui sono rientrati per primi Burghardt, Albasini, Brutt e Geschke, e poi anche gli altri, e in contropiede ai -14 è partito Simon. Il quale era probabilmente il più veloce della compagnia, ma ha voluto tentare di centrare il successo memorabile in maniera memorabile. E fino a un certo punto, il francese della Sojasun sembrava anche essere vicino all'impresa quando, ancora a 9 dalla fine, alla fine della Côte de la Croix Rousse (ultima salitella di giornata), Julien conservava 20" sugli inseguitori (nonostante un paio di tentativi di accorciare su di lui, prima di Trentin ai -12 e poi di Kadri sulla salita).

Un nuovo sforzo di Geschke ai 6 km ha però rimesso tutto in discussione, e quando anche Bak poco dopo ha dato una bella trenata delle sue, il futuro di Simon si è fatto fosco, visto che il suo vantaggio è risultato dimezzato. Ai 4 km abbiamo visto ancora un tentativo di Van Garderen con Kadri, e una volta ripreso l'americano, ai -3, è partito in contropiede il suo compagno Burghardt. Alla sua ruota si è piazzato poco dopo Albasini, che è riuscito ad avere lo spunto migliore nel frangente, e al triangolo rosso dell'ultimo chilometro è stato il primo a rientrare su Simon, imitato poi da altri 12 componenti la fuga (gli altri si erano dispersi nei chilometri finali).

Tra questi 12 rientrati c'era pure Trentin. Il quale, capendo che i suoi principali rivali per la volata avevano già speso molto (sicuramente l'avevano fatto Simon e Albasini), ha individuato in un batter d'occhio l'uomo da curare in José Joaquín Rojas, pluripiazzato e poco vincente. Ancora una volta lo spagnolo non si è smentito: dopo un paio di tentati allunghi di Geschke e Bakelants, la volata per chiudere su Albasini che con le ultime energie si trovava ancora al comando l'ha condotta proprio lui, e Trentin è stato bravissimo a prenderne la ruota e a uscire ai 200 metri guadagnando non solo il centro della strada (gli altri erano sul lato sinistro), ma anche quei metri necessari a issarlo sul gradino più alto del podio di giornata.

Prima vittoria da professionista per Matteo, che ora avrà certamente l'umiltà per tornare a prendere il suo posto nel treno Omega, ma che - come scrivevamo sopra - sa che il suo futuro non avrà il sapore del puro gregariato, ma potrà aprirsi a grandi soddisfazioni personali. Alle sue spalle a Lione si sono piazzati nell'ordine Albasini, Talansky, Rojas, García, Bak, Geschke, Vichot, Brutt, Gautier, Simon e Bakelants a tempo pieno. Via via più staccati gli altri fuggitivi, il gruppo è arrivato a 7'17".

La generale sostanzialmente non cambia, se non per la risalita di Talansky fino alla dodicesima piazza a 5'54" dalla maglia gialla Froome e giusto davanti a Cadel Evans. Alle spalle del capoclassifica ci sono Mollema a 2'28", Contador a 2'45", Kreuziger a 2'48", Ten Dam a 3'01", Fuglsang a 4'39", Kwiatkowski a 4'44", Quintana a 5'18", Péraud a 5'39", Rodríguez a 5'48" e Daniel Martin a 5'52" (due secondi davanti al compagno di squadra Talansky).

Domani tutto nuovamente in discussione nella 15esima tappa, da Givors al Mont Ventoux. Una frazione lunghissima, ben 242 km con gli ultimi 21 tutti all'insù verso il traguardo, dopo un interminabile avvicinamento punteggiato da salitelle che non dovrebbero incidere più di tanto, ma chissà. La domanda che tutti si pongono è: Froome baderà solo a difendersi o proverà ad attaccare per chiudere il prima possibile la questione? Se fino a un paio di giorni fa eravamo convinti della seconda ipotesi, dopo i ventagli di ieri (e l'ennesimo liquefarsi della Sky) non abbiamo più troppe certezze. Tantopiù che i primi avversari del britannico (ovvero le coppie Saxo - formata da Contador e Kreuziger - e Belkin - formata da Mollema e Ten Dam) risultano abbastanza galvanizzati.

Insomma, la possibilità del clamoroso ribaltone la diamo alla stessa quota della mazzata inflitta da Froome ai rivali: 50 e 50. Quindi incertezza massima. Quindi pomeriggio da dedicare senza distrazioni al ciclismo. Quindi tanto spettacolo possibile, sulle rampe di una delle montagne che hanno fatto la storia del Tour.

Marco Grassi

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