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Tour de France 2013: Tentativi Lampre, ma Cunego dov'è? - Oggi Mori in fuga e Ferrari 5°. Damiano aspetta le Alpi | Cicloweb

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Tour de France 2013: Tentativi Lampre, ma Cunego dov'è? - Oggi Mori in fuga e Ferrari 5°. Damiano aspetta le Alpi

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Staccatosi verso Ax 3 Domaines, Damiano Cunego punta ad una vittoria di tappa © Bettiniphoto

Sgomberiamo in partenza il campo dagli equivoci: la Lampre-Merida che è partita dalla Corsica ed in buona parte arriverà sui Campi Elisi è tutt'altro che un dream team. Damiano Cunego, capitano dei blufucsia per la classifica, staccatosi sulle prime rampe del Col de Pailhères nella frazione di Ax 3 Domaines non è decisamente l'immagine di chi vuol ambire ad un posto nei primi 10-20 nella classifica finale. Ne prendiamo atto come ne ha preso atto (si spera) il veronese.

C'è dell'altro, oltre a Cunego, in questa Lampre. Chi sa andare in fuga, chi apre gli sprint, chi li finalizza, chi, come Malori, avrebbe dovuto e potuto fare bene nella crono ed invece s'è ritirato ancora prima dei Pirenei. Non è una Lampre cunegocentrica, quella del Tour, e forse è una bella notizia per tutti.

Lasciando il piccolo principe (a proposito: cambiare nickname a quasi 32 anni, no?) per ultimo, troviamo nella formazione diretta da Orlando Maini e Bruno Vicino, gente che durante l'anno magari non s'era vista granché, eppure tra Corsica, Costa Azzurra e Bretagna si sta facendo notare. È il caso, partendo dalla cronaca odierna, di Manuele Mori, già in fuga nel finale ad Ajaccio, quando poi a spuntarla fu Jan Bakelants.

Oggi, insieme a Francesco Gavazzi, Flecha, Delaplace e Sicard, è partito al km 3 e s'è sciroppato poco più di 200 km di fuga. Azione non certo fine a se stessa, quella di Mori, perché nel finale da velocisti di Tours chi aveva il compito di ottenere un bel risultato era Roberto Ferrari: al ragazzo di Gavardo, già 5° a Marsiglia e 9° a Montpellier, sono un po' mancate le gambe nel finale ma ciò non gli ha impedito di centrare un altro bel piazzamento, con il 5° posto.

Ferrari è quindi una discreta certezza, ma per gli arrivi veloci i blufucsia hanno potuto contare anche su Davide Cimolai, che ad Ajaccio, quando Manuele Mori era andato all'attacco, ha sfruttato quell'azione per chiudere - non senza qualche rimpianto - al 4° posto. C'è poi Elia Favilli, uomo faro per Ferrari (o Cimolai) nelle volate, oggi coinvolto in una caduta, così come il "Cimo". Sulla velocità, insomma, la Lampre è ben coperta.

Sul passo lo sarebbe anche stata, come detto, se Adriano Malori, fermato dal riacutizzarsi di una lombo-sciatalgia, non fosse stato appunto obbligato a lasciare la Grande Boucle durante la 7a tappa. Così come Matteo Bono, non certo un passista ma di sicuro ritirato dopo la caduta sulla via di Albi.

Veniamo alle tappe, che per i Lampre, o meglio per Damiano Cunego, non sono solo tappe, ma sono «velleità di classifica». oltre al veronese ci sono anche il polacco Przemyslaw Niemiec ed il colombiano José Serpa. A Montpellier Cunego, rimasto attardato dopo la caduta di Brajkovic, perde 59". Niemiec evita l'ingorgo ed è davanti a Damiano. Il quale, verso Ax 3 Domaines, perde contatto dai migliori già sul Col de Pailhères ed al traguardo pagherà 14'27".

Anche Niemiec in quella tappa cede quasi 9' mentre Serpa rimane quasi fino all'ultimo con i big, arrendendosi solo alle accelerazioni folli di Porte e Froome per pagare al traguardo 4'54". Il colombiano, che anche a Bagnères-de-Bigorre è lì, si rivela uomo classifica della Lampre mentre Cunego ripone ogni ambizione di piazzamenti, podio, e via dicendo, dopo l'arrivo in salita sui Pirenei: «Devo abbandonare le velleità di classifica, ora sarà importante radunare tutte le energie e rivolgerle all'obiettivo di provare a vincere una tappa».

Ecco, appunto. Damiano ha fatto classifica (con successo) nei Tour 2006, quando fu 11° e miglior giovane, e nel 2011, quando chiuse al 6° posto. Nelle edizioni precedenti sono state tante le voci, più o meno autorevoli, che hanno affettuosamente consigliato a Damiano di puntare ad una tappa, alla maglia a pois, di correre in maniera garibaldina, ché la gamba non era più quella di un tempo. Niente.

Tolta la splendida Tirreno-Adriatico scorsa, in cui ha vinto la classifica dei Gpm andando in fuga nelle frazioni più dure, Cunego s'è sempre (e quasi sempre) incaponito sulla classifica del Tour. Poi, una volta presa la batosta, il piccolo principe diventato ormai adulto capisce che nei 10, nei 20, nei 30 non entrerà nemmeno con una fuga bidone e punta alla tappa.

Ora che l'obiettivo è stato fissato - 'sta benedetta tappa - ci aspettiamo un Damiano Cunego battagliero già sul Mont Ventoux, in fuga sulle Alpi, magari nella tappa dell'Alpe d'Huez, dove nel 2006 fu secondo solo a Fränk Schleck. Centomila volte meglio una vittoria in un tappone del genere, sentendo in lontananza fulmini e saette che i big (si spera) si scaglieranno l'uno contro l'altro, che attendere per un po' nel gruppo dei migliori per poi staccarsi alla seconda accelerazione.

In una Lampre che attacca con Mori, sprinta con Cimolai, Favilli e Ferrari e cerca un piazzamento onorevole con Serpa (Per Niemiec la questione è più complicata), ci aspettiamo di vedere domenica e sulle Alpi un Damiano Cunego battagliero. Sarebbe tanto meglio per chi guarda la corsa, per i suoi numerosi tifosi e soprattutto per lui, ne siamo certi.

Francesco Sulas

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